Rigiri e rigiri tra le mani l'accendino. Il tuo occhio cade sulla lettera incisa in basso, quella S di Sakyo che ti tormenta ancora ogni notte.
Ormai è passata una vita, i solchi sul tuo viso non sono altro che i segni del tempo implacabile che ti ha carezzato giorno dopo giorno.

Non hai mai permesso a nessun uomo di varcare la soglia di casa tua, né del tuo cuore.

Qualche appuntamento, certo, te lo sei concesso. Hai lasciato che due o tre pretendenti, nel corso della tua vita, tentassero di districarsi tra i rami intrecciati della tua indole di donna dura, spigolosa e ripida, senza mai dare loro la speranza di poterti raggiungere, impossibile, impassibile, infinita. 

Tuo fratello, che ha sempre avuto l'aria di un babbeo, è riuscito a trovare quel senso che tu ancora stai cercando. Quando va a dormire, la sera, socchiude le palpebre sereno perché accanto a lui dorme la donna che ama con tutto se stesso; ma tu non sai chi sei, quante volte hai cercato di fuggire dalla te stessa che incontravi di fronte allo specchio, come avresti potuto trovare una metà disposta a combaciare con la tua?

Non esistono pezzi che possano incastrarsi coi tuoi.

Ogni possibilità che avevi di aspirare alla felicità è bruciata insieme a lui.

Vorresti piangere la sua dipartita come una donna qualsiasi, ancorata al ricordo dell'amato che è scomparso in circostanze tragiche ma sai bene che non è così. Se Sakyo non è al tuo fianco, se sei rimasta sola, è stato un suo volere. Un suo capriccio.

Si è fatto esplodere, in quell'arena, perché voleva godersi lo spettacolo: voleva assistere dall'alto al caos che si sarebbe creato una volta aperto il varco di connessione tra la terra e il regno dei demoni.

Dovresti odiarlo per questo. Non solo ha lasciato la scena come un codardo ma non si è preoccupato che potesse accaderti qualcosa. 

Quante notti ti sei svegliata tutta sudata, col respiro corto e il cuore che batteva all'impazzata, perché lo avevi sognato? Che cosa ti diceva? Che nonostante tutto non era pentito della sua scelta, che l'avrebbe ripetuta ancora e che ogni volta tu saresti, semplicemente, rimasta sola.

Rigiri e rigiri tra le mani l'accendino. Non l'hai mai usato per accenderti una sigaretta e, a dirla tutta, da quando le fiamme hanno avvolto il corpo di Sakyo davanti ai tuoi occhi, non ne hai più fumata una.
E' stato un modo per giurargli fedeltà, amore eterno, qualcosa del genere.

Giunta ad una certa età, piena di rughe, esausta di tirare avanti a fatica, ti domandi che senso abbia avuto tutto questo.

Avresti potuto fumare, non sarebbe cambiato niente.

Sakyo ha rinunciato a tutto perché nella sua visione folle del mondo c'era una lotta teatrale tra umani e demoni; ma più di qualsiasi altra cosa, non riesci a perdonargli che abbia rinunciato a te.