Capitolo secondo
Le promesse erano mille mille
Ma nel cuore sento spille spille
Prova a toglierle tu baby tu baby
Chiamami per nome
Solo quando avrò perso le parole
So che in fondo ti ho stupito venendo qui da solo
Guidando al buio piango come uno scemo
Chiamami per nome…
(“Chiamami per nome” – Fedez,
Francesca Michielin)
Theon ci si mise
d’impegno per trovare la locanda più nascosta, più lontana da qualsiasi strada
appena percorribile, insomma, la più sfigata di tutte, dove probabilmente non
si vedevano avventori dai tempi in cui regnavano ancora i Targaryen! I due
ragazzi smontarono da cavallo (il quale ne fu silenziosamente grato) e si
avviarono verso la locanda solitaria. Quando Theon aprì la porta poté
constatare, con suo grande sollievo, che in effetti il luogo era deserto (come
dicevo, probabilmente dai tempi del Re Folle…), c’era solo una donna di mezza
età con un grembiule liso ma pulito e i capelli raccolti in uno chignon stretto
e severo e che poteva essere soltanto la padrona del locale. La donna sembrò
piuttosto sorpresa nel vedere i due giovani (cosa che dimostrò ancora una volta
quanto deserto e desolato fosse quel posto!) e andò loro incontro con una certa
titubanza, quasi avesse paura di farli scappare a gambe levate.
“Buongiorno, miei signori,
e benvenuti nella mia locanda” disse affabilmente. “Volete mangiare? Ho anche
delle stanze libere per la notte, se ne avete bisogno.”
Certo
che hai stanze libere, qui sembra non ci metta piede nessuno da quando Walder
Frey era giovane, pensò Ramsay lanciando un’occhiata a Theon. Tanto
meglio per loro, comunque, almeno non avrebbero avuto bisogno di raccontare la
storiella del Lord e del suo scudiero, che al giovane Bolton non era andata
ancora giù. La locandiera sembrava talmente felice di avere due clienti che se
li sarebbe presi anche se fossero stati tagliagole, ladri, assassini o
qualsiasi altra cosa… e a dirla tutta almeno su uno dei due non si sarebbe
sbagliata!
“Sì, grazie, vorremmo
mangiare qui e possibilmente restare almeno per una notte o due anche se…
purtroppo non abbiamo conio, siamo stati derubati da una banda di fuorilegge”
rispose Theon. Non c’era motivo che la locandiera non credesse alla storia
della rapina, quei due erano in uno stato tale che parevano essere scampati a
un genocidio! “Siamo comunque disposti a lavorare per te in cambio della tua
ospitalità, possiamo tagliare la legna, lavare i pavimenti, servire ai tavoli…”
Servire
ai tavoli chi, esattamente? Giochiamo a fare che io servo te e tu servi me?, disse
dentro di sé Ramsay e ancora una volta l’occhiata che lanciò a Theon era molto
eloquente.
La donna non sembrò
innervosirsi alla prospettiva di non guadagnare un bel niente anche questa
volta, chissà, magari era semplicemente contenta di avere compagnia, forse da
mesi e mesi non vedeva un’anima e sentiva il bisogno di un contatto umano… sì,
beh, uno dei due era Ramsay Bolton e quindi di umano non aveva poi molto, ma questo la locandiera non poteva
saperlo!
“Ma sì, va benissimo,
anzi, per me sarebbe un grande sollievo avere qualcuno che mi aiuti” rispose la
donna.
“Me lo immagino,
vista la folla…” stavolta Ramsay non riuscì proprio a trattenersi ma, per
fortuna, la locandiera era talmente emozionata all’idea di parlare con altre
persone che non raccolse, o forse nemmeno udì, la battuta.
“Vado subito a
prendervi da mangiare, ho della zuppa, pane e formaggio e birra, intanto voi
accomodatevi dove volete” disse lei, prima di eclissarsi dietro una porta che
doveva condurre alla cucina.
“Allora, dove vuoi
che ci sediamo?” chiese Ramsay, caustico. Ovviamente i tavoli erano tutti
liberi.
“Sei stato tu a
insistere tanto perché trovassimo una locanda e ora questa non ti va bene?
Mettiamoci laggiù” replicò Theon, che ormai da tempo aveva perduto anche la più
piccola forma di deferenza verso quello che per ben quattro anni era stato il
suo carceriere… tanto per dire come possono cambiare le cose! Poi si diresse
verso un tavolo in un angolo che era il più appartato, il più fuori vista e
quello dal quale si poteva controllare meglio se mai a qualcuno fosse venuto in
mente di entrare dalla porta. Sì, diciamocelo, il giovane Greyjoy era diventato
paranoico, ma dopo tutto ciò che aveva passato si poteva anche comprendere, no?
Pochi minuti dopo la
locandiera era di ritorno con il cibo e la birra e, dopo aver servito i due
ragazzi, rimase a contemplarli quasi non credesse ancora che fossero reali. La
cosa iniziava a innervosire un tantino Theon, mentre Ramsay era talmente
contento di poter finalmente mangiare qualcosa di caldo e seduto ad un vero
tavolo che non si era accorto di niente.
“Come avrete capito
anche voi, miei signori, questa locanda non è molto frequentata, soprattutto da
quando sono iniziate tutte le guerre” iniziò a raccontare la donna che,
evidentemente, aveva in comune con Ramsay il piacere di ascoltarsi parlare…
“Però, quando c’erano ancora i miei figli, qui venivano sempre molti giovani a
trascorrere la serata, io avevo tre cameriere a servire, tre belle ragazze, e
l’allegria e il divertimento non mancavano. Non si direbbe ora ma…”
Theon avrebbe tanto
voluto zittirla, ma non voleva né fare né dire qualcosa che avrebbe potuto
farlo notare troppo e, del resto, Ramsay non gli era di alcun aiuto,
concentrato com’era sulla sua zuppa. Così si lasciò trascinare in una conversazione
che non voleva per niente.
“Hai dei figli?”
domandò alla donna, pur fregandosene altamente di lei e della sua famiglia.
“Oh, mio signore, ne
avevo tre, ma…” e qui si asciugò gli occhi con un angolo del grembiule. “Erano
tre bei ragazzi, forti e allegri, il più grande aveva venticinque anni e il più
giovane sedici quando… quando sono partiti per unirsi all’esercito di Robb
Stark.”
Theon per poco non si
strozzò con un boccone di pane. L’esercito di Robb Stark? Possibile? Insomma,
aveva fatto di tutto per trovare la locanda più nascosta, desolata, solitaria
di tutto il Nord ed era incappato in una donna i cui figli avevano combattuto
nello stramaledetto esercito di Robb
Stark? E magari ora sarebbe venuto fuori che la locandiera lo aveva pure
conosciuto…
“Sono morti tutti e
tre, durante la prima battaglia” continuò la locandiera, talmente presa dal suo
dolore da non accorgersi nemmeno che il giovane Greyjoy stava passando un
brutto quarto d’ora. “Quando dei soldati di passaggio me lo dissero credetti
che sarei impazzita, ma poi, per come sono andate le cose, forse è stato meglio
così. Almeno loro sono morti combattendo, hanno perso la vita guardando in
faccia il loro nemico, non come quegli altri poveri ragazzi, Re Robb e i suoi
compagni, assassinati a tradimento durante le Nozze Rosse. Quel Walder Frey e i
suoi degni compari, che gli Estranei se li portino tutti alla dannazione!”
Il nome di Walder
Frey pareva aver fatto breccia anche nella mente disordinata di Ramsay, che già
di per sé aveva i suoi problemi e adesso era pure del tutto concentrata sul
pasto… però quel nome fece drizzare la testa anche a lui. Si voltò verso Theon
e lo vide pallido come un morto e con l’espressione che aveva più o meno quando
era prigioniero a Forte Terrore…
Ma quanto si poteva
essere sfigati? A quanto pareva i due erano capitati nella locanda di una donna
i cui figli avevano combattuto con Robb (chissà, magari Theon li aveva pure
conosciuti di sfuggita) e che sapeva tutto delle Nozze Rosse, dei Frey e forse
persino del legame tra Frey e Bolton. Ci mancava solo che iniziasse a parlare
dell’infame tradimento di un tale Theon
Greyjoy che, approfittando dell’assenza di Re Robb, aveva cercato di
conquistare Grande Inverno!
“Oh, mio signore, ti
ho sconvolto con le mie chiacchiere? Lo so, sono cose terribili da ricordare
per noi gente del Nord… È che ho così poche occasioni di parlare con qualcuno e
così… ma ora me ne vado e vi lascio mangiare in pace” disse la donna, che aveva
notato l’evidentissimo sbigottimento di Theon e, per fortuna, lo aveva
scambiato per una manifestazione di cordoglio. “Mi fa davvero piacere che
restiate per un paio di notti, sono sempre sola e in realtà ho bisogno più di
compagnia che di un aiuto vero e proprio.”
La locandiera si
inchinò e poi si diresse verso la cucina. Ah, se avesse saputo che i due che
era tanto felice di ospitare erano proprio Theon Greyjoy e Ramsay Bolton,
quello che aveva tradito Robb Stark e quello che aveva occupato Grande Inverno,
mentre per buona misura suo padre massacrava lo stesso Robb e tutto il suo
esercito… forse non sarebbe stata così lieta
della compagnia!
“Finiamo di mangiare
e poi inventiamo una scusa e ce ne andiamo” mormorò Theon, talmente sconvolto
da non riuscire a fare altro che giocherellare con il cibo nel piatto.
“Ce ne andiamo senza
pagare? Allora sì che si ricorderà di noi” gli fece notare Ramsay che, a quanto
pareva, in certi momenti si ricordava di riattivare il famoso neurone solitario
nel vuoto cosmico del suo cervello. “Facciamo quello che hai detto all’inizio,
quella donna non sa assolutamente chi siamo e se scappassimo diventeremmo molto
più sospetti.”
Suo malgrado, Theon
dovette ammettere che Ramsay aveva ragione e già questo era un fatto eccezionale
di per sé. Era il suo senso di colpa a fargli venire le paranoie, quella donna
non aveva mai visto in vita sua Robb Stark né nessuno dei suoi uomini e di
certo non aveva mai conosciuto i Bolton (nel qual caso probabilmente non
sarebbe stata viva e in salute…). A quei tempi non avevano mica Google o
Wikipedia per sapere tutto di tutti! Per lei Stark, Frey e Bolton erano solo
nomi senza volto… e magari non sapeva neanche che fosse mai esistito un Theon
Greyjoy. Era vero che la sua fama lo precedeva, ma insomma, non così tanto.
Il giovane Greyjoy si
sforzò di riprendere a mangiare, anche se ogni boccone sembrava avvelenato, e
di mantenere il più possibile il controllo. In fondo era riuscito a resistere,
a dissimulare e a sopravvivere a più di tre anni come prigioniero di Ramsay
Bolton, era assurdo che adesso si facesse i film
mentali per le chiacchiere di una locandiera qualunque! Doveva riprendere a
pensare lucidamente, così come aveva fatto negli ultimi mesi, e sfruttare il
tempo che avrebbe trascorso lì per rafforzare ancora di più il suo ascendente
su Ramsay, che era la cosa che davvero gli premeva per più di un motivo
(qualcuno dei suddetti motivi Theon rifiutava di ammetterlo anche con se
stesso). Pian piano riuscì a calmarsi e a mettere a tacere gli strali che la
sua cattiva coscienza gli lanciava… perché, ovviamente, tutte le sue paure
derivavano dal fatto che, dopo più di quattro anni, ancora gli bruciava addosso
il senso di colpa per ciò che aveva fatto a Grande Inverno e, di conseguenza,
vedeva ovunque persone che avrebbero potuto accusarlo. Quando la locandiera
tornò da loro, era ritornato più o meno il Theon di sempre, o meglio il Theon
che era riuscito a diventare negli ultimi mesi, più sicuro e determinato e con
un piglio che induceva a farsi rispettare (che chissà da dove aveva tirato
fuori, visto che non l’aveva mai avuto prima!).
“Grazie per il pasto,
era tutto buonissimo” disse alla donna. “Come ti ho già detto, non abbiamo
conio, ma lavoreremo per ripagare la tua ospitalità. Nel frattempo potresti
mostrarci la nostra stanza?”
“Ma certo e… non
preoccuparti, mio Lord, mi fa molto più comodo avere un po’ di aiuto in cambio
di vitto e alloggio, in fondo sei tu a farmi un favore” replicò lei. “Bene, tu
e il tuo scudiero potete seguirmi, tutte le stanze sono al primo piano ma a voi
voglio riservare la più grande e luminosa.”
La locandiera si
incamminò per le scale e Theon la seguì, già rinfrancato, mentre Ramsay aveva
spalancato tanto d’occhi alle sue parole, era rimasto malissimo e solo con un
notevole sforzo di volontà era riuscito a muoversi dalla sedia dove si era
sentito praticamente inchiodare.
Mio
Lord? Il tuo scudiero? Ma che accidenti… Non gliel’abbiamo raccontata la nostra
storiella, com’è che a questa gallina è venuto in mente di apostrofare Theon
come Lord e me come scudiero? Non ce l’abbiamo mica scritto in fronte! E poi…
visto che tanto non paghiamo un cavolo potevamo anche prenderne due di stanze,
no?
Mentre la locandiera
conduceva i due giovani al piano di sopra e mostrava loro la stanza,
decantandone le lodi come se avesse dovuto vendergliela, Ramsay continuava a
chiacchierare con se stesso, a lamentarsi tra sé e sé, a tenere il muso e a
intessere una lunga e appassionante conversazione con il suo unico neurone,
chiamato a fare gli straordinari. Ritornò più o meno alla realtà che lo
circondava quando fu chiamato in causa da Theon.
“Sì, la tinozza andrà
benissimo e basterà che tu ci scaldi l’acqua, penseremo noi stessi a portare i
secchi per riempirla” diceva il giovane Greyjoy. “Lo faremo io e il mio
scudiero, vero? Vero?”
“Eh? Sì, lo faremo
noi” rispose Ramsay senza avere la minima idea di ciò che lui e Theon avrebbero
dovuto fare. Si riprometteva di elencare al suo compagno d’avventure tutte le
cose che non gli erano andate tanto per la quale non appena fossero rimasti da
soli nella stanza, che poi ancora non capiva perché dovesse essere una sola…
Più tardi, dopo una
decina di viaggi su e giù per le scale per portare i secchi d’acqua e riempire
la tinozza (la qual cosa riportò alla mente di Theon tanti brutti momenti…),
Ramsay chiuse la porta della stanza e si preparò a esternare tutto ciò che lo aveva contrariato.
“Insomma, noi non l’abbiamo
raccontata la storiella che avevamo preparato, e allora perché quella donna ha
chiamato te mio Lord e me il tuo scudiero?” esordì, in tono
petulante.
Theon ridacchiò,
alquanto divertito.
“Probabilmente è
perché io ho l’aspetto di un Lord molto più di te” rispose.
E qui Ramsay si
tacque, perché uno strano calore lo aveva invaso quando si era reso conto che
era proprio vero e che, anzi, più che a un Lord, Theon assomigliava proprio a
un Principe, un Principe vero, e la
cosa chissà perché lo turbava parecchio. Per distrarsi da questo pensiero (o
quello che ne faceva le veci) tanto inopportuno decise di tirar fuori un’altra
lamentela.
“E perché abbiamo
preso una stanza sola? Tanto non paghiamo comunque, potevamo anche prenderne
due” proseguì.
Theon dovette
voltarsi per nascondere il sorrisetto malizioso e la scintilla che gli era
passata fugace negli occhi… insomma, era vero che Ramsay sembrava ormai del
tutto innocuo, ma non si poteva mai sapere e di certo provocarlo non sarebbe
stata una buona idea.
“La stanza è grande
abbastanza per tutti e due, inoltre la locandiera si è fatta l’idea che tu sia
il mio scudiero e di norma i Lord non prendono una stanza anche per gli
scudieri” replicò. “Ma poi, scusa, di che ti lamenti? A Grande Inverno abbiamo
dormito insieme per mesi e la cosa non ti infastidiva affatto, anzi, eri tu che
volevi che rimanessi nella tua stanza.”
E
nel tuo letto, era la frase che Theon non disse ma che sembrò lo
stesso risuonare chiaramente nella stanza. Era proprio quello il punto…
“Sì, questo è vero”
dovette ammettere Ramsay che, a quel punto, non capiva più perché la cosa lo
mettesse tanto in crisi. Theon aveva detto bene, a Grande Inverno dormivano
insieme e, in genere, il giovane Greyjoy lo compiaceva
pure più o meno tutte le notti, e allora qual era il problema adesso?
Ramsay non lo sapeva,
come non sapeva tante altre cose, però sentiva che c’era qualcosa di diverso e
che l’equilibrio delle forze stava andando sempre di più in direzione di Theon…
che poi adesso che stava facendo? Perché accidenti aveva deciso di spogliarsi
lì davanti a lui come se niente fosse?
“Ehi, ehi, che fai?”
“Che faccio? Abbiamo
fatto almeno dieci viaggi su e giù per le scale per riempire questa tinozza di
acqua calda proprio perché avevo bisogno di farmi un bagno, cosa c’è di strano?
Vuoi farlo prima tu? Per me va bene, posso stare qui e aspettare, basta che non
lasciamo freddare l’acqua” rispose Theon, che si stava dimostrando decisamente
diabolico. Non solo aveva iniziato a spogliarsi con il chiaro scopo di vedere
se Ramsay si sarebbe turbato, ma adesso faceva anche il gentile e il premuroso
come nei bei tempi andati, offrendosi di lasciare che fosse il giovane Bolton a
lavarsi per primo… con lui lì a guardarlo e magari ad aiutarlo, pure!
“No, no, va bene,
ormai ti sei praticamente… sì, insomma, magari intanto io vado giù dalla
locandiera a dirle di scaldare altra acqua” disse precipitosamente Ramsay,
cercando di guardare in qualsiasi altra direzione e, soprattutto, di uscire da
quella stanza con una scusa qualunque.
Quando fu fuori dalla
camera, al sicuro, Ramsay si domandò
che accidenti gli stesse prendendo. Quelle stranezze erano troppo anche per
lui! Che gli Estranei lo portassero, si era divertito mille volte a mettere in
imbarazzo Theon fissandolo mentre si lavava e fingendo di volerlo aiutare e
adesso perché cavolo si sentiva così, come se il sangue gli stesse andando a
fuoco e le gambe gli tremassero?
Theon, nel frattempo,
si immergeva soddisfatto nella tinozza, pensando che aveva segnato un altro
punto a suo favore e che, comunque, prima o poi Ramsay in quella stanza sarebbe
pur dovuto tornare…
Fine capitolo secondo