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Autore: Justice Gundam    05/01/2022    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

 

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Risposte alle recensioni

 

Farkas - Ti capisco, io proprio soffro di autentica fobia nei confronti degli insetti, anche se li ritengo comunque animali affascinanti.

In "Pathfinder", ci sono tre tipi di magia: arcana, che è quella che viene studiata da maghi, magus ed arcanisti e usata da stregoni, bardi e fattucchieri, e che di solito produce gli effetti più spettacolari e distruttivi; divina, che viene concessa dagli dei o da creature di simile levatura; e psichica, che crea effetti magici tramite l'emozione e la forza di volontà.

Vedremo più avanti come mai Pepa odia tanto gli halfling... e vedremo più avanti cosa sta succedendo a Valente. Grazie della recensione e...

 

Ah, un piccolo chiarimento. Questa storia, così come "L'Ascesa della Follia" e "I Figli della Regina dei Draghi", non si svolge su Golarion, bensì su Nexos, che è un mondo fittizio di mia invenzione. Invece, "L'Era dei Presagi Perduti" si svolge effettivamente su Golarion, che è il mondo fittizio creato dagli autori della Paizo.

 

Grazie ancora, e a presto!   

 

 

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Capitolo 5 - Preparativi

 

 

Draig non si considerava una persona schizzinosa, nè uno che si impressionava facilmente. Come combattente dedito alla Chiesa di Bahamut, era preparato ad assistere a scene inquietanti ed orrende... ma la vista di quella mano mutilata lo aveva lasciato senza parole per il disgusto. Reprimendo un'espressione schifata, il dragonide rosso si avvicinò ai maabri resti e diede un'occhiata al simbolo sacro argentato, ancora ben stretto in quella mano rigida e senza corpo.

 

"Che... che cos'è quel simbolo? Da... dove viene?" chiese Pepa, una volta che ebbe raccolto abbastanza risolutezza da guardare nuovamente in direzione dell'orrido ritrovamento. "Forse... è meglio che lo prendiamo a torniamo a Pasiega a fare rapporto. Sto cominciando ad avere dei brutti presentimenti, su questi insetti giganti."

 

Draig storse il naso e riuscì a strappare il simbolo dalla mano gelida. Era un simbolo sacro che aveva l'aspetto di un sole stilizzato, con i raggi leggermente ondulati. Draig non era molto esperto di religione, ma quel simbolo era abbastanza noto: apparteneva al culto di Pelor, il dio del sole, della guarigione e della redenzione. Una religione che per ovvimotivi aveva molti punti in comune con quella del Drago di Platino. Ma la domanda era... da dove veniva? Non gli risultava che ci fosse un luogo di culto di Pelor, lì a Pasiega.

 

Forse si trattava di qualcuno proveniente da un'altra delle colonie di Abundancia? La cosa aveva senso, in effetti... e dipingeva uno scenario inquietante.

"Sì, sono d'accordo con lei, signorina Pepa. E poi, tra non molto sarà l'ora del ritrovo con Albion e gli altri. Speriamo che a loro sia andata meglio." disse Draig, fissando con ansia il simbolo argentato. La giovane donna incoccò una freccia nel suo arco e si guardò attorno, sperando che non ci fossero altri insetti giganti... e trasalì quando vide qualcosa che strisciava verso di lei, e che fino a quel momento era rimasto mimetizzato tra l'erba! Con un sibilo disgustoso, un'orripilante artropode rigonfio delle dimensioni di un cane da caccia uscì da una macchia di erba alta e cercò di lanciarsi su di lei, aprendo a ventaglio le sue otto zampe segmentate! Guidata unicamente dal suo istinto di sopravvivenza, Pepa si gettò di lato, e la bestiaccia atterrò goffamente ad appena un metro da lei, mentre altre tre della stessa specie emergevano dalla vegetazione!

 

"Merda... e queste cosa diavolo..." ringhiò Draig mentre impugnava la sua lancia. Erano davvero delle creature schifose, simili a ragni, con otto zampe segmentate ed un corpo a forma di uovo di colore marroncino. La bocca era la parte più ripugnante, una sorta di tenaglia dai bordi seghettati, dotati di uncini che sembravano fatti apposta per trattenere la vittima... e una lingua tubolare che guizzava tra le mandibole come una sorta di orrido vermiciattolo.

 

Pepa non perse tempo e scagliò la sua prima freccia, trafiggendo la bestia rigonfia che aveva cercato di saltarle addosso. L'orrida creatura agitò spasmodicamente le zampe prima di afflosciarsi a terra come un pallone forato, ma gli altri aracnidi non sembrarono impressionati dalla fine del loro compagno e continuarono ad avanzare verso i due avventurieri.

"Zecche giganti..." le identificò Pepa con una smorfia di orrore. Incoccò rapidamente un'altra freccia e la scagliò, trafiggendo un'altra di quelle creature immonde. Un'altra zecca gigante balzò addosso a Draig e chiuse le mandibole sul suo braccio sinistro... ma la pelle squamosa del guerriero resistette, e lo schifoso artropode scivolò giù e venne trafitto dalla lancia del dragonide.  Draig si allontanò rapidamente dal corpo della creatura e si piazzò accanto a Pepa, in modo da impedire alle zecche giganti di raggiungerla.

 

"Draig!" esclamò Pepa.

 

"Resti dietro di me, signorina." rispose il dragonide. "Io ho la pelle dura, faranno più fatica a mordere me. Lei continui pure a farne spiedini."

"Va bene." rispose la giovane donna. Quattro zecche giganti uscirono rapidamente dall'erba e strisciarono con velocità insospettabile verso i due avventurieri... e Pepa scoccò due frecce in rapida successione che abbatterono due di quelle minacce striscianti. Un'altra cercò di saltare verso Draig... ma prima che potesse staccarsi da terra, il dragonide rosso prese rapidamente fiato, aprì la bocca e scagliò una fiammata contro il mostruoso artropode. La zecca gigante stridette orrendamente quando le fiamme la avvolsero, e nel giro di due secondi, di essa non rimase che un guscio bruciato. La quarta riuscì a saltare in direzione di Draig, ma ancora una volta, le sue mandibole non riuscirono a penetrare la pelle squamosa del dragonide. Draig afferrò saldamente la zecca gigante, la sollevò di peso, e poi la scaraventò addosso ad altre due di quelle bestiacce che stavano emergendo dall'erba alta.

 

"Draig, non possiamo restare qui. Ne arrivano troppe." disse la giovane donna. "Dobbiamo cercare di seminarle e tornare a Pasiega per fare rapporto." Incoccò un'altra freccia e la scagliò contro un'altra zecca gigante, colpendola alla testa e facendola crollare a terra senza vita.

"Va bene. Adesso provo a bloccarle..." disse il guerriero. Prese di nuovo fiato e soffiò un'altra fiammata, questa volta dirigendola davanti agli artropodi giganti, che si fermarono di colpo quando sentirono il drastico cambio di temperatura. "Okay, ora sì che possiamo andare. Loro si cercheranno qualche preda più facile."

 

"Il problema è che potrebbe trattarsi di qualche abitante..." commentò Pepa, mentre i due si affrettavano verso la loro colonia. "Dobbiamo fare quanto prima rapporto al comandante Verdugo."

Draig annuì seriamente, provando una sorta di cattivo presagio riguardo il recente doppio incontro. "Già... questa storia degli insetti giganti sta cominciando a prendere una brutta piega..." affermò. "Spero di sbagliarmi..."

 

 

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Il ritrovo con il resto del gruppo era andato più o meno come tutti si aspettavano - e quanddo Draig e Pepa avevano parlato di quello che avevano scoperto, anche il resto del gruppo cominciò a condividere la loro preoccupazione. In quel momento, riuniti vicino ad uno dei più grandi edifici della cittadina, i sei avventurieri stavano cercando di pensare a cosa fare, mentre Albion osservava il simbolo sacro che il suo migliore amico aveva recuperato.

 

"Non ci sono dubbi, è un simbolo di Pelor." affermò gravemente il paladino. "Dovrei chiedere al comandante Verdugo... o alla vice-comandante Torreblanca... ma sono abbastanza sicuro che è proprio a Tarago che si trova una cattedrale dedicata al dio del sole... oltre che ad altre divinità."

"Quindi, è altamente probabile... che questo simbolo sacro appartenesse a qualche chierico di Tarago che stava recandosi qui a Pasiega per qualche motivo, ed è stato aggredito e divorato dagli insetti giganti." riflettè Damiàn ad alta voce. "Io e il signor Hipolito, qui presente, abbiamo investigato un atto di vandalismo, ma mi sentirei di escludere che c'entri qualcosa con la storia degli insetti - chiaramente, questi avvistamenti hanno la priorità."

"E' vero. Non possiamo lasciare che diventino una minaccia per il nostro villaggio." rispose Pepa, dando un'occhiata all'attività che ancora ferveva nella piccola ma operosa colonia. Tutte quelle persone stavano vivendo la loro vita senza apparentemente accorgersi dei pericoli che le circondavano... ed era loro compito fare in modo che continuassero le loro vite in tranquillità. Per questo, dovevano andare fino in fondo a quella storia, prima che fosse tardi.

 

La giovane donna sospirò e guardò per terra. "Eduardo... manterrò io la nostra promessa per tutti e due." pensò malinconicamente. "Voglio che il tuo ricordo continui ad esistere anche in questa città..."

 

 

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"E... questo conclude il nostro attuale rapporto." concluse Albion con un cenno della testa. Il resto del gruppo si mise sull'attenti davanti al loro superiore, e Verdugo osservò con evidente preoccupazione il simbolo argentato, ancora imbrattato di sangue rappreso, che gli avevano appena consegnato. Sapeva che c'erano dei problemi da quelle parti, con tutti gli insetti giganti che erano stati avvistati... ma ora appariva chiaro che la minaccia si avvicinava sempre più a Pasiega, e che anche le altre colonie di Abundancia potevano essere in pericolo. Un esercito di predatori guidati soltanto dalla fame e dall'istinto riproduttivo, dotati di micidiali armi naturali, con i quali era impossibile giungere ad un accordo... l'idea che una simile minaccia incombesse su Pasiega era terrificante.

 

Mantenendo la sua espressione quanto più neutrale possibile alla luce di quello che aveva scoperto, Dmitros Verdugo appoggiò il simbolo del sole argentato sulla sua scrivania e si mise a pensare. Inutile negarlo, quello che aveva sentito era molto preoccupante. E la cosa peggiore era che non avevano idea da dove venissero questi insetti giganteschi, e non avevano idea di cosa fare per mandarli via una volta per tutte.

 

"Quello che mi state dicendo... è un vero problema." rispose infine il fiero minotauro. "Se questi insetti mostruosi continueranno ad assediare il nostro villaggio... sarà impossibile per i nostri cittadini esplorare l'entroterra, andare in cerca di risorse... e il nostro villaggio non potrà espandersi. I nostri concittadini saranno sotto costante minaccia. Sarà necessario capire da dove vengono gli insetti giganti, e trovare il modo di contrastarli."

 

Hipolito annuì lentamente, mentre ripensava a quello che era successo nella fucina di Valente. Che avesse qualcosa a che fare con questo problema degli insetti giganti? No, non era possibile... se una di quelle bestiacce fosse entrata nell'abitazione di Valente, non si sarebbe certo limitato a danneggiare gli oggetti... e poi, i danni inflitti mostravano una certa premeditazione, che certo un insetto guidato solo dagli istinti più primitivi non poteva dimostrare.

 

"Farò del mio meglio per rintracciare i luoghi da cui provengono questi insetti giganti, comandante Verdugo." affermò l'halfling druido. "Vorrei solo chiedere alla signorina Pepa di darmi una mano in questo compito. Lei meglio di chiunque altro è in grado di svolgere compiti simili, senza nulla togliere ad alcuno dei miei compagni."

Nessuno dei suoi compagni ebbe da ridire su questo. Si conoscevano tra loro abbastanza da poter dire che la supposizione di Hipolito era corretta: di tutti loro, Pepa era la più esperta nell'orientarsi in ambienti selvaggi ed inesplorati come l'entroterra di Abundancia. Ma il problema era che... era Pepa stessa a non essere d'accordo con la proposta di Hipolito, e a quel punto, la ranger non riuscì a tenere a freno le proteste.

 

"Comandante Verdugo, con tutto il dovuto rispetto... non posso accettare questa proposta!" esclamò, cogliendo un po' tutti di sorpresa. Anche la stoica Serena sobbalzò e sbattè gli occhi davanti al netto rifiuto della sua compagna di squadra. "Se... se devo essere sincera... non mi va di lavorare a così stretto contatto con il signor Hipolito!"

"M-ma... signorina Pepa!" esclamò Damiàn stupito. "Che... che significa? Perchè non vuole..."

 

"Ho le mie ragioni..." affermò Pepa scuotendo la testa. Si avvicinò al suo superiore e si mise una mano sul cuore, in segno di formale petizione. "Comandante Verdugo, io la rispetto e non oserei mai mettere in dubbio la sua autorità e la sua competenza. Ma le chiedo cortesemente di non darmi l'ordine di lavorare a così stretto contatto con il signor Hipolito. Ho... dei motivi personali molto importanti per questa mia posizione. Se... se volete scusarmi..."  

 

Ma Verdugo non era tipo da accontentarsi di una spiegazione così vaga. "Un momento, signorina Vallesteros!" esclamò, fissando severamente la ranger. Parlava con una tale autorità e decisione che Pepa si fermò di colpo e restò ferma a pochi metri dal suo superiore, che la fissò intensamente come a ricordarle quale fosse il suo dovere. "Non voglio entrare nel merito, e non le chiedo di rispondere a domande personali. Avrà i suoi motivi per questa richiesta... ma le ricordo che il contesto in cui ci troviamo richiede collaborazione, e non c'è spazio per risentimenti personali. Non voglio costringerla a fare amicizia con persone che non le vanno a genio, ma le chiedo di mostrare rispetto nei loro confronti e di svolgere comunque il suo lavoro al meglio. Ci potrebbero essere molte vite in gioco, non lo dimentichi."

 

Davanti a quell'improvvisa e disarmante ammonizione, Pepa restò in silenzio, scioccata e rabbiosa... ma non era così sventata da pensare che avrebbe potuto cavarsela se avesse risposto male al comandante Verdugo. Il resto del gruppo, ancora stupito da quanto era successo, non intervenne... e sotto lo sguardo severo del minotauro, Pepa ingoiò il suo orgoglio e cercò di mostrarsi accomodante.

"Chiedo... chiedo scusa, comandante Verdugo." rispose prontamente. "Ho... parlato a sproposito. Non accadrà mai più."

 

Verdugo annuì con le braccia conserte. "Va bene. L'importante è essersi chiariti. Più avanti, però, consiglierei di spiegarsi anche con i suoi compagni di squadra." affermò. "Come stavo dicendo... in questo momento, la cosa più importante è cercare di capire da dove vengono questi insetti giganti, e se c'è un modo per impedire loro di prenderci di mira."

"Ha qualche sospetto sul quale potremmo lavorare, comandante Verdugo?" chiese Albion, bene eretto davanti alla scrivania.

 

Il minotauro guardò con attenzione le sue carte, i rapporti che aveva a disposizione e tutto ciò che gli era pervenuto riguardo il problema degli insetti giganti su Abundancia. Era una situazione ancora poco chiara, e non aveva elementi a sufficienza per dire con esattezza cosa ci fosse dietro. Era un evento naturale, o c'era davvero qualcuno dietro? Se fosse stato possibile scoprire la verità, ci sarebbero state migliori possibilità di difendere gli abitanti di Pasiega da quelle creature.

Verdugo storse il naso e guardò il gruppo di avventurieri che attendeva istruzioni, in piedi davanti alla sua scrivania. Con le poche informazioni che aveva a sua disposizione, poteva soltanto cercare di prendere la decisione che gli sembrava più giusta, e sperare di non mandare quel gruppo di giovani nelle fauci della morte.

 

Era in quei momenti che Verdugo si rendeva conto di quanto fossero vere le parole di suo padre. Quando era ancora un giovane vitello e faceva i suoi primi addestramenti, e una delle frasi di suo padre che più gli era rimasta scolpita nella mente era stata: "Il comando è una responsabilità, non un diritto."

 

Dopo averci pensato su, Verdugo prese la sua decisione e diede le dovute istruzioni ai suoi subordinati. "D'accordo... per domani, vi affido una missione di esplorazione nella zona attorno a Pasiega. Ho bisogno che voi eseguiate una missione di ricognizione e possiate farmi un rapporto quanto più completo possibile. Tenete d'occhio tutti i luoghi in cui si possono nascondere gli insetti giganti, e cercate se possibile di neutralizzarli. Una volta che avremo una mappa completa dei luoghi da dove provengono, interverrà la milizia di Pasiega e farà in modo  di eliminarli o costringerli ad andarsene."        

 

Albion fece un cenno affermativo. "Come desidera, comandante Verdugo. Faremo del nostro meglio per scovare ed eliminare queste minacce." affermò. "Ci aspettiamo che la missione richieda qualche giorno per essere portata a termine."

"La cosa è perfettamente accettabile. L'importante è fare in modo che gli abitanti e la colonia siano al sicuro." continuò Verdugo. Guardò i suoi subordinati uno alla volta, e fu lieto di notare che tutti loro sembravano d'accordo. "Raccogliete tutte le informazioni e gli indizi che potete, anche quelli che possono sembrare più insignificanti. Nel frattempo, io e la vice-comandante Torreblanca faremo in modo di rafforzare le difese di Pasiega e fare in modo che possiamo rispondere ad un attacco diretto degli insetti giganti. Mi dispiace di non poter dare delle direttive più precise, ma con quello che abbiamo a nostra disposizione... è tutto quello che posso fare al momento."

 

"Non si preoccupi... comprendiamo la situazione, e anche noi sentiamo la responsabilità di proteggere questo villaggio e i suoi abitanti." rispose prontamente Pepa. "Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per darle un quadro più completo possibile della situazione."

 

"Bene. E' tutto quello che vi chiedo." affermò Verdugo, sentendosi già un po' più tranquillo. "Per adesso, potete andare. Avete tempo libero fino a domattina, quindi... usatelo al meglio per prepararvi per la missione. Tenetevi comunque a disposizione... E ricordatevi di rientrare il prima possibile se vi trovate di fronte qualcosa che temete di non poter gestire da soli."

 

"Certamente, comandante Verdugo. Non mancheremo." rispose Draig, con un inchino che gli altri eseguirono a loro volta con rispetto e decisione. Con un cenno della testa, il comandante diede loro il permesso di uscire e restò a guardarli mentre uscivano uno alla volta, in perfetto ordine. Albion chiuse la processione e fece un ultimo saluto prima di uscire dall'ufficio e lasciare il comandante nella solitudine del suo posto di lavoro.

 

Con espressione cupa, il possente minotauro  appoggiò i documenti davanti a sè e li lesse un'altra volta, cercando di pensare ad un modo di tenere al sicuro la popolazione di Pasiega. Quei dannati insetti giganti si facevano sempre più vicini... e avevano già cominciato ad attaccare le persone e a fare delle vittime. Se si fosse arrivati alla peggiore delle ipotesi, sarebbe stato anche il suo turno di prendere di nuovo in mano la sua ascia e combattere. Era il suo dovere, dopotutto... ma la preoccupazione per la minaccia ignota che incombeva sulla colonia non gli permetteva di essere sereno. Come se la stavano cavando, le altre colonie? Quegli insetti giganti... stavano mettendo anche loro in pericolo? Stavano ostacolando le loro attività? Divorando i loro viveri? Troppe incognite, in una situazione così delicata...

 

Decidendo che non sarebbe stato utile a nessuno restare lì seduto e rimuginare, il comandante Verdugo si alzò e mise a posto come meglio poteva, poi uscì a sua volta dall'ufficio e nelle indaffarate strade della colonia.  Si guardò attorno, alla ricerca di un soldato, e non appena ne vide uno impegnato in un giro di perlustrazione, lo fermò e si rivolse a lui. "Tu, soldato di Estania! Dove posso trovare la vice-comandante Torreblanca?"

 

"In questo momento è agli addestramenti, signore." rispose prontamente il soldato.

 

Il minotauro fece un cenno di assenso. "Bene. Torna pure alle tue mansioni." concluse. Il soldato fece un saluto e riprese la sua perlustrazione mentre Verdugo si dirigeva al campo di addestramento, sperando di poter concludere qualcosa già in quella particolare giornata...

 

 

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"Tenete alta la guardia! Su gli scudi! Quando combattete in una formazione, fate in modo che il vostro compagno sulla sinistra sia protetto dal vostro scudo, come voi siete protetti dal compagno alla vostra destra! Alti gli scudi! Non lasciate alcuna apertura al nemico!"

 

Seguendo con attenzione le istruzioni della loro comandante, i soldati di Estania si stavano addestrando a combattere in formazione, ognuno di loro armato di spada e scudo. Disposti in una serie di file ordinate, i soldati sferravano degli eleganti fendenti in perfetta sincronia, mentre allo stesso tempo proteggevano il compagno al loro fianco con i loro scudi di ottimo acciaio. Verdugo aveva sempre ammirato queste disposizioni efficienti ed ordinate - dal suo modesto punto di vista, rappresentavano qualcosa che richiamava la sua natura di minotauro - diviso tra civiltà e ferocia, una sete di battaglia che ribolliva nel suo animo, e che cercava di tenere a bada con disciplina e fermezza.

 

Un fendente. Due fendenti. Tre fendenti. Il comandante dei difensori di Pasiega restò a guardare attentamente i soldati che continuavano il loro addestramento, lodando privatamente la loro abilità e disciplina. C'era sempre spazio per il miglioramento, ma l'impegno profuso dai loro uomini era più che percettibile.

Una volta che i soldati ebbero completato quella parte dell'addestramento, Verdugo fece un passo avanti e cominciò ad applaudire, ritenendo che fosse giusto far vedere almeno un po' di apprezzamento per il loro impegno e per i risultati raggiunti.

 

"Ottimo lavoro. Vedo che state facendo del vostro meglio... e i risultati si vedono." esordì il comandante. Immediatamente, i soldati e la vice-comandante si misero sull'attenti e si voltarono in direzione del minotauro, che fece loro cenno di rilassarsi. "Mettetevi comodi. Non sono venuto qui per fare controlli o ispezioni. Vice comandante Torreblanca, se la mia visita non giunge in un momento inopportuno, avrei bisogno di discutere delle questioni importanti con lei. Questioni riguardanti la sicurezza della nostra colonia."

 

"Comandante Verdugo. Non si preoccupi, non disturba affatto." rispose Orsola con un saluto militare. "Se si tratta di una questione che desidera sottopormi, possiamo discuterne anche adesso." 

"Grazie. E penso che anche i nostri soldati avranno bisogno di ascoltare." rispose il fiero minotauro. Orsola annuì e fece cenno agli uomini di rilassarsi. "Molto bene. Ascoltatemi, fedeli soldati di Estania. Non voglio nascondervi nulla. Siamo di fronte ad una potenziale minaccia alla nostra colonia. Al momento, mentre stiamo parlando, Pasiega viene circondata lentamente ma progressivamente da predatori senza discernimento. Insetti, aracnidi, artropodi di dimensioni inusuali che ci considerano loro prede e si stanno avvicinando sempre di più alle nostre abitazioni. Essi non ci odiano per qualcosa che abbiamo fatto loro. Non provano rancore verso di noi. Sono semplicemente bestie senza ragione che agiscono spinte dagli istinti più primordiali. Ma proprio per questo non possiamo sperare di convincerli con le parole, nè possiamo sperare di intimorirli e farli fuggire. E andarcene da qui, abbandonare tutto quello che abbiamo costruito con le nostre fatiche, non è accettabile. Dobbiamo restare qui, e combattere per difendere le nostre vite e quelle dei nostri cittadini e dei nostri cari."

 

Dei mormorii di stupore, allarme e paura si diffusero tra il gruppo di soldati, e il comandante attese che il clamore della notizia che aveva dato si esaurisse prima di continuare.

"Comandante Verdugo!" esclamò Orsola, la cui espressione lasciò per qualche istante posto ad una vaga inquietudine. "Da... da dove viene questa notizia? Ha... ricevuto dei rapporti dal nostro gruppo di specialisti?"

Il minotauro annuì lentamente. "Sì... hanno trovato degli indizi che fanno supporre che queste creature, questi insetti giganti, stiano lentamente ma progressivamente stringendo d'assedio il nostro villaggio." spiegò. "Percepiscono la presenza di prede in questa zona, e stanno già mietendo delle vittime. I nostri specialisti hanno trovato i resti di qualche viaggiatore, quasi sicuramente qualcuno che proveniva da un'altra delle colonie di Abundancia. E si sono imbattuti in vari esemplari di insetti giganti, in molti casi dovendo combattere contro di essi. Non possiamo sottovalutare questi avvenimenti, dobbiamo preparare il nostro villaggio a difendersi. Ed è proprio per questo che ci sarà bisogno dell'aiuto di tutti voi."

 

"Comandante Verdugo!" disse un giovane soldato, che forse aveva un po' più di coraggio, o anche soltanto di iniziativa, rispetto agli altri. "Noi abbiamo giurato di difendere l'incolumità della gente di Estania il giorno in cui abbiamo indossato l'armatura per la prima volta. Ritengo di parlare per tutti quando dico che siamo disposti a seguirla per combattere contro questa minaccia e neutralizzarla."

"Siamo con lei, comandante Verdugo." rispose una soldatessa. Diversi dei soldati si fecero avanti, anche se nei loro volti si vedeva un'ombra di paura o di sorpresa. Non era un tipo di minaccia alla quale si aspettavano di dover fare fronte... ma allo stesso tempo, il loro dovere come soldati di Estania era chiaro.

 

Anche la vice-comandante ci mise pochi attimi a mettere da parte le sue incertezze. "Comandante Verdugo... siamo a sua disposizione." affermò senza esitare. "Ci dica cosa dobbiamo fare, e noi faremo tutto quello che è in nostro potere per far fronte a questo problema."

Il minotauro fece un piccolo sorriso, lieto di poter contare sull'aiuto dei suoi uomini. "Vi ringrazio, valorosi soldati di Estania." rispose prontamente. "Molto bene... prima di tutto, abbiamo bisogno di creare delle difese attorno alla nostra città. Gli insetti giganti non hanno le nostre armi. Se riusciamo a tenerli a distanza, o comunque a ritardarli il più a lungo possibile prima che arrivino nel centro abitato, meglio per noi e per tutti. Inoltre, dobbiamo porre enfasi sul combattimento a distanza, e tenere pronti quanti più archi e balestre possibile. Se ci sarà la possibilità di disporre di armi da fuoco, meglio ancora."

 

"Posso occuparmi io di questo problema, comandante Verdugo." si offrì Orsola. "Farò in modo di consultare quanti più esperti possibile per preparare le difese della nostra città."

"Ottimo. Conto sul suo apporto, vice-comandante Torreblanca." rispose il comandante. "Se c'è qualcuno di voi che ha qualche proposta che potrebbe dare una mano in questa situazione, non esiti a farsi sentire..."

 

 

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La dimora che era stata assegnata a Pepa non era esattamente quello che si poteva definire una reggia - una singola stanza dotata di tutto quello che poteva servire per la vita di tutti i giorni, con un semplice tavolo di legno addossato ad un muro, sotto una finestra, una credenza, un camino, un paio di sedie e tutti gli attrezzi che potevano essere utili alla faccende domestiche. Ma per quello che serviva alla giovane donna, era più che sufficiente, e lei apprezzava la semplicità di questo tipo di vita, anche se richiedeva fatiche e sacrifici.

 

Se non altro, non le lasciava molto tempo per perdersi nei suoi pensieri.

 

Ma quella notte, i pensieri non volevano lasciarla in pace. Pepa Vallesteros cercava come poteva di prendere sonno, senza successo. Pensava alla spedizione che sarebbe cominciata la mattina dopo, e pensava a dove l'avrebbe portata... e se avrebbe avuto la fortuna di tornare indietro.

Con un sospiro, la giovane donna si lasciò cadere sul letto e appoggiò la testa sul cuscino, cercando di togliersi dalla mente l'immagine di Hipolito che accoglieva l'idea di una missione con il solito, irritante entusiasmo tipico degli halfling. Sicuramente sarebbe rimasto con lo sguado fisso sul terreno, pronto a raccogliere e catalogare ogni forma di vita, ogni esemplare raro cheattirasse la sua attenzione. Perchè la cosa le dava fastidio? In fondo, quell'halfling non le aveva fatto niente di male... o almeno, questo era quello che la sua mente razionale le diceva.

 

Ma ogni volta che vedeva il viso sorridente di quell'halfling, la parte inconscia della sua mente tornava a quei momenti terribili...

 

Pepa strinse gli occhi e si rattrappì in una posizione fetale, sentendo ancora il dolore, sia fisico che emotivo, di quei momenti, e rivedendo ancora il sorriso di quei dannati halfling. L'espressione maligna dei loro occhi. Quelle facce paffute ed apparentemente infantili, che sorridevano del suo dolore...

 

"Signorina... siamo sicuri che lei sarà più collaborativa del suo compagno..."

 

La mano di Pepa si strinse sulla coperta, e la giovane donna si costrinse ad aprire gli occhi, svegliandosi con un sobbalzo. Il sogno svanì come fumo al vento, e Pepa si passò una mano sulla fronte, respirando affannosamente mentre cercava di concentrarsi sul tetto sopra di lei.

"Merda... di nuovo quel maledetto sogno..." sussurrò, per poi mettersi seduta sul letto e prendere fiato. La sua camicia di notte era bagnata di sudore, e i suoi capelli dovevano essere un disastro. Ma in quel momento, la cosa non la riguardava... tutto quello che voleva era cercare di dimenticare quei momenti spaventosi, e cercare di guardare ad Hipolito con più fiducia. Quell'halfling non era come quegli spregevoli mostriciattoli...

 

Finalmente, la giovane donna si sdraiò nuovamente sul suo letto e riprese fiato, le braccia aperte come se questo la aiutasse a rilassarsi. L'indomani sarebbe cominciata la loro spedizione,  e Pepa sapeva che doveva essere quanto più sveglia e preparata possibile, se voleva essere in forma e capace di dare una mano durante la spedizione. Aveva la netta impressione che non sarebbe stato facile trovare momenti per rilassarsi, dall'indomani in poi.

 

Finalmente, Pepa riuscì a rilassarsi abbastanza da chiudere gli occhi e scivolare lentamente nel mondo dei sogni. Per un attimo, prima di addormentarsi, ebbe la sensazione che un paio di occhi a lei molto noti la stessero osservando...

 

 

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Albion gettò un'ultima occhiata all'interno della sua bisaccia, per controllare che tutto fosse a posto. Aveva ormai perso il conto delle volte che aveva controllato il contenuto, ma la prudenza, si ripeteva in continuazione, non era mai troppa. I suoi compagni erano una sua responsabilità, ed era suo dovere fare tutto quello che era in suo potere per riportarli indietro tutti vivi e in buona salute. E chissà cos'avrebbero potuto trovare fuori dai confini di Pasiega... questa volta non avrebbero avuto accesso a servizi e supporto distanti solo pochi passi. Era una spedizione nelle terre selvagge, nella quale avrebbero dovuto contare soltanto sulle proprie forze e sul loro gioco di squadra.

 

"Sei pronto, Draig? Tra non molto daremo ufficialmente il via alla spedizione..." disse Albion, dando un'occhiata al suo migliore amico, che sembrava impegnato in alcuni esercizi di riscaldamento. Il dragonide rosso teneva tra le mani la sua lancia, ornata con un paio di strani feticci e lucidata ed affilata di recente. Eseguì un paio di affondi, poi fece volteggiare la lancia tra le mani muovendola come un'elica davanti a sè... e infine, eseguì un rapido giro su sè stesso e piantò la lancia nel terreno, per infine mettersi in posa incrociando le braccia sul petto.

 

"Sì, dai tutta l'aria di essere pronto." disse il dragonide argentato. "Okay, è il momento di andare. Gli altri ci stanno aspettando."

Draig fece un piccolo sorriso e recuperò la sua lancia, per poi riporla nella sua custodia sulla schiena. "E allora, non facciamoli attendere ancora a lungo, vecchio mio. Questa è una missione importante, dopo tutto."

I due dragonidi raccolsero tutti i loro effetti e uscirono dalla baracca, raggiungendo il cortile dove il resto del gruppo stava aspettando. Pepa, Damiàn, Hipolito e Serena erano in piedi accanto all'edificio, con le armi già pronte e l'equipaggiamento già pronto. Non appena videro arrivare Albion e Draig, tutti si misero sull'attenti e si apprestarono ad ascoltare quello che il loro comandante aveva da dire.

 

"Molto bene, compagni. Non credo di dover aggiungere altro a quello che il comandante Verdugo ci ha comunicato ieri, nè credo di dover porre ulteriore enfasi sull'importanza di questa missione." rispose. "Se il vostro equipaggiamento è a posto, e siete pronti per quella che potrebbe essere una lunga missione fuori dai confini di Pasiega, possiamo partire."

 

Hipolito si fece avanti e, con un'espressione insolitamente determinata sul suo viso rotondo, si fece avanti e puntò per terra il suo bastone da druido, per poi alzare una mano in segno di assenso. "Siamo tutti pronti, paladino Albion." rispose. Serena si mise a posto il mantello con un gesto della mano e disse di sì con la testa. "Possiamo partire quando volete."

 

Pepa non ebbe nulla da ridire e si mise da parte, guardando l'halfling druido con aria affaticata. La nottata non era stata troppo gentile con lei, e la giovane donna sperava di non dare a vedere che in effetti era piuttosto provata. "Sono pronta anch'io... più o meno. Se troviamo uno di quegli insettoni... e sopravviviamo per raccontarlo... ci portiamo dietro anche qualcosa per farlo analizzare?" chiese, per poi passarsi una mano sul viso e soffocare uno sbadiglio. Damiàn, poco lontano da lei, storse il naso, avendo la netta impressione che la giovane donna stesse cercando di nascondere qualcosa. In effetti, era sempre sembrata alquanto a disagio ogni volta che doveva passare più di un certo tempo in squadra con Hipolito.

 

"Sì, credo che sarebbe una buona idea." rispose Albion. "Non mi risulta che abbiamo ancora ricevuto informazioni riguardo quelle lepisme giganti che abbiamo visto nella libreria, ma in ogni caso, avere più elementi su cui lavorare sarà utile per il signor Veda."

 

"Chissà se vedremo anche una delle viverne di cui ho sentito parlare." disse Serena, apparentemente disinteressata al discorso.

Damiàn provvide subito a frenare certe idee della giovanissima warlock. "Spererei proprio di noi, signorina. O se dovesse essere, spero che sia da lontano. Non credo che siamo in condizioni di affrontare una viverna, in questo momento. a meno che, ovviamente, una viverna non intervenga a salvarci da qualcuno di quegli insetti colossali."

"Penso che... sia meglio non affidarci troppo alla fortuna, e invece fare più affidamento sulla nostra esperienza e il nostro istinto di sopravvivenza." commentò Draig. "Nemmeno io ci tengo ad affrontare una viverna adesso come adesso... comunque, avete capito quello che dobbiamo fare. A questo punto, non dobbiamo che aspettare il comandante Verdugo e la vice-comandante Torreblanca per dare ufficialmente inizio alla spedizione." Non che il dragonide rosso fosse esattamente rigido nell'osservare le "regole", ma se era necessario seguire certe formalità, tanto valeva farlo senza storie.

 

Il gruppo si disse d'accordo... e come se fosse stato evocato dal loro stato mentale, il comandante Verdugo apparve dalla piazza principale accompagnato dalla sua vice. I due ufficiali si fermarono vicino allo spiazzo nel quale i sei avventurieri si apprestavano ad iniziare la loro spedizione, ed Albion non perse tempo ad accoglierli con un formale saluto. "Comanante Verdugo. Vice-comandante Torreblanca. Il sottoscritto, paladino Albion Wuprax, al servizio della corona di Estania, comunica che il suo gruppo è pronto a dare inizio alla missione. Con il vostro permesso.". Tutti assieme, come se obbedissero ad un solo ordine, il resto degli avventurieri fece a sua volta un saluto e si misero sull'attenti.

 

Il minotauro e la sua attendente ricambiarono il saluto. "Riposo, paladino Albion." rispose il possente uomo-toro. "Siamo venuti proprio a controllare che tutto fosse in regola, e ad augurarvi buona fortuna. Non c'è altro da dire." rispose.

"Lo stesso vale per me." affermò. "Non preoccupatevi per la colonia. Durante la vostra assenza faremo in modo di organizzare le difese del villaggio ed essere preparati se ci dovesse essere qualche imprevisto. Stiamo tutti collaborando per la sicurezza e la prosperità della nostra nuova casa."

 

Albion fece un sorriso appena accennato. "Grazie, vice-comandante Torreblanca. Non vi deluderemo." rispose, per poi dare l'ordine di marcia al resto del gruppo. "Avanti, squadra. Possiamo partire. Seguite l'ordine che vi è stato assegnato. Hipolito e Damiàn al centro. Io e la signorina Pepa davanti. Draig e Serena chiudano la formazione."

Il gruppo non perse tempo a disporsi in un'ordinata formazione due per tre e cominciarono a dirigersi verso l'uscita di Pasiega, ricevendo dalla popolazione di Pasiega una pioggia di saluti ed auguri. Nonostante la tensione palpabile, l'atmosfera della colonia era di speranza e di attesa ottimista... ognuno degli abitanti di Pasiega che conoscevano Albion e i suoi compagni erano venuti ad augurare buona fortuna ai loro difensori. Guardandosi attorno, i sei avventurieri riconobbero subito diversi volti familiari - lo gnomo Horacio, il mezzorco fabbro Valente (a proposito, si chiese Hipolito, aveva avuto altri problemi con i vandali?), il giovane garzone Elias... tutte persone che avevano avuto modo di conoscere e stimare durante la loro pur breve permanenza a Pasiega. Per loro, era un modo di ricordare cosa stavano cercando di proteggere e di trovare motivazione per la missione che li attendeva.

 

"Buona fortuna, amici!"

 

"Siete forti!"

 

"Per la gloria di Estania!"

 

Serena guardò alla propria destra mentre passava vicino ad una piccola folla, e vide una bambina mora con in braccio un gatto bianco che la salutava, accompagnata da un uomo alto e ben piantato che doveva essere suo padre. La giovane warlock ricambiò il saluto, lasciando che un piccolo sorriso le apparisse sul viso.

 

"Buona fortuna, signorina!" esclamò la bambina, anche mentre il gatto bianco si ritraeva da Serena. La warlock non era esattamente sorpresa - la sua aura magica tendeva ad inquietare gli animali. Ma anche così, era contenta di vedere che quella bambina si fidava di lei senza riserve - era qualcosa a cui non era abituata, nell'ambiente della nobiltà estaniana. Di solito, tutti coloro con cui interagiva le erano indifferenti, la disprezzavano per la sua condizione di secondogenita, o - nel raro caso in cui fossero consapevoli che era una warlock - erano spaventati dai suoi poteri.

 

Serena fece il segno dell'okay alla bambina, e il gruppo si lasciò dietro Pasiega, incamminandosi verso la foresta e le sue insidie...

 

 

oooooooooo

 

 

"Potente Isrizzed. Il villaggio di Pasiega è circondato." L'insetto dall'aspetto umanoide chinato davanti all'altare di Deskari udì le parole del suo subordinato che lo distolsero dalla sua meditazione. Un orrido sacrificio si era da poco consumato... e ora, della vittima legata sopra l'altare restava poco più che uno scheletro sanguinolento, la bocca aperta in un ultimo disperato grido di aiuto, mentre le formiche che lo ricoprivano fino ad un attimo prima cominciavano a ritirarsi, non senza aver prima rosicchiato ogni rimasuglio di carne che restava attaccato alle ossa.

 

L'insettoide, senza tradire alcun sentimento, raccolse la falce che aveva appoggiato al proprio fianco e fece un segno di devozione al principe demoniaco che venerava, poi si voltò verso il subordinato che lo chiamava... un mostriciattolo umanoide alto appena un metro, dalla pelle verde e verrucosa, con una testa esageratamente grande e le orecchie a sventola, vestito di nero e anche lui conuna falce al fianco. Era a cavalcioni su un gigantesco scorpione delle dimensioni di un lupo, dalla corazza chitinosa di uno strano colore blu, e usava delle strane redini di filo di ferro per condurre il gigantesco aracnide.

 

"E' così, dunque?" chiese conferma l'insettoide, non troppo più alto del suo subordinato,

 

"Gli umani non potranno muoversi da lì senza essere attaccati dai nostri insetti giganti." affermò il subordinato con una vocetta stridula. "Li terremo fermi lì e li consumeremo man mano."

 

"Eccellente." affermò Isrizzed con una punta di crudele soddisfazione. "Ben presto, quel misero villaggio diventerà un nuovo alveare, in nome del sommo Deskari!"         

              

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

  
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