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Autore: domaris    04/09/2009    2 recensioni
"Il braccio gli faceva un male d'inferno, ma non era questo a tenerlo sveglio nonostante la stanchezza..."
Gli avvenimenti del finale della sesta stagione visti attraverso i pensieri di Tony
ATTENZIONE SPOILER: '6x25 - Aliyah'
Genere: Generale, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota: Prima di andare in vacanza per qualche giorno volevo lasciarvi anche questa storia che rappresenta la mia visione dei fatti svoltisi in Aliyah. Risponderò alle eventuali recensioni al mio ritorno. Buona lettura a tutti, Robin

Momenti difficili


Tony si passò una mano tra i capelli poi volse la testa. Il display luminoso della sveglia sul comodino indicava che erano passate da poco le due. Il braccio gli faceva un male d'inferno, ma non era questo a tenerlo sveglio nonostante la stanchezza. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva gli avvenimenti degli ultimi giorni. La reticenza di Ziva, le bugie che gli aveva detto per coprire Rivkin, il rifiuto di quest'ultimo a lasciare gli Stati Uniti, il confronto da cui era uscito vivo solo perché il suo avversario era stato ubriaco fradicio. Da quel momento gli eventi erano precipitati. Si era trovato a dover giustificare le sue azioni con Vance, con il direttore del Mossad, con Ziva. Ma non si era reso conto di quanto tutto fosse andato a rotoli fino all'ultimo momento, quando a Tel Aviv Gibbs era salito a bordo dell'aereo ordinando di partire, nonostante Ziva fosse ancora a terra. 
Non ricordava di aver visto un'espressione così dolente sul viso del capo da molto tempo. Sembrava invecchiato di colpo, come poche altre volte era successo. Era stato un bene che all'arrivo a Washington Gibbs non si fosse fermato al Quartier Generale, gli altri avrebbero voluto sapere perché aveva lasciato indietro un membro della squadra e Tony gli aveva letto in faccia che, qualunque fosse stato il motivo, non era stata una scelta facile, sempre che la decisione non gli fosse stata imposta in qualche modo.
Scosse la testa e si mise seduto. Non sarebbe riuscito a dormire con tutti quei pensieri che gli ronzavano in testa. Lui aveva avviato l'indagine su Rivkin, decidendo poi di non avvertire il capo prima di aver avuto l'opportunità di parlare con la collega e aveva ucciso l'uomo che forse Ziva amava. E alla fine Gibbs aveva perso uno dei suoi agenti migliori per colpa sua.
Ma il senso di colpa era stemperato dalla certezza di aver fatto la cosa giusta. Rivkin era un agente straniero che aveva contravvenuto ad ogni regola operando sul suolo americano, uccidendo un agente federale e rifiutando ripetutamente di lasciare il paese. Quello che non si era aspettato era l'assenza di Ziva e la reazione violenta dell'altro uomo quando aveva tirato fuori le manette, sapendo che il massimo che avrebbero potuto fargli sarebbe stato rispedirlo in Israele, tanto più che i direttori dell'NCIS e del Mossad erano buoni amici.
Tony scostò le coperte e si diresse in soggiorno, dove si lasciò cadere sul divano, prese il telecomando e cercò in tv qualcosa che lo distraesse. Ma la mente continuava a tornare agli avvenimenti dei giorni precedenti e ad un qualcosa che gli era stato detto ripetutamente e che lo lasciava perplesso. In molti sembravano convinti che avesse ucciso Rivkin non per legittima difesa ma per gelosia. Ziva lo aveva accusato più volte di essere geloso e la stessa cosa era stata insinuata prima da Rivkin e poi da Eli David. Ma lui non provava nulla per Ziva, se non la stima dovuta ad una collega in gamba con cui lavorava fianco a fianco da anni. Oppure ingannava se stesso?
C'erano state innegabili scintille tra loro durante i primi tempi, avevano flirtato senza ritegno e si erano concessi qualche “assaggio” durante un paio di missioni sotto copertura in cui avevano impersonato una coppia. Erano anche quasi finiti a letto insieme tre anni prima, durante i mesi in cui Gibbs gli aveva lasciato il comando della squadra e si era ritirato in Messico. Ma da allora non c'era stato più niente tra loro se non un normale rapporto di lavoro e amicizia. Era stato lui a tirarsi indietro, inizialmente a causa della missione segreta per la Shepard e la conseguente relazione con Jeanne Benoit. In seguito si era reso conto che la giovane israeliana aveva cominciato a provare qualcosa per lui e non aveva voluto illuderla dal momento che tutto quello che lui poteva darle non era più di qualche ora tra le lenzuola, senza nessun impegno. L'ultima volta in cui aveva avuto la tentazione di provarci con lei era stato un anno prima, in California. Prima che fosse chiaro che il direttore stava nascondendo qualcosa, prima che trovassero Jenny in quel buco in mezzo al deserto, il corpo crivellato di colpi d'arma da fuoco.
La successiva dispersione del team li aveva allontanati più che fisicamente. Quando si erano rivisti, quattro mesi dopo, erano cambiati entrambi e in certi momenti aveva avuto il dubbio che Ziva non lo considerasse più nemmeno un amico. L'aveva vista abbracciare Abby, scherzare con McGee, diavolo, gli avevano detto che aveva persino abbracciato il capo quando era tornata da Israele!
Da principio aveva cercato di riportare le cose come in passato, stuzzicandola e mettendo deliberatamente il naso negli affari suoi, ma in seguito altre cose avevano avuto la priorità e, anche se a malincuore, aveva lasciato perdere, pensando che ci sarebbe sempre stato tempo per risolvere le cose.
Ed ora era qui, nel cuore della notte, a chiedersi se Ziva fosse rimasta in Israele perché non sopportava l'idea di lavorare ancora con lui e se ci fosse qualcosa di vero in quello che tutti sembravano pensare. Impulsivamente prese il cellulare e premette un tasto.
Dopo tre soli squilli si attivò la comunicazione.
- DiNozzo, hai idea di che ora sia? - chiese la voce infastidita di Gibbs.
Ma non insonnolita, notò il giovane.
- Quasi le tre, capo. Ma nemmeno tu dormivi, - gli fece notare con tono leggero.
Avvertì uno sfrigolio ed immaginò il capo che scaldava l'immancabile caffè con uno dei suoi attrezzi.
- Cosa vuoi? - si sentì domandare dopo lunghi secondi di attesa.
Il giovane chiuse per un attimo gli occhi, poi, con voce rassegnata, chiese:
- E' colpa mia, vero? L'abbiamo persa perché non ho...
Gibbs sospirò irritato, quante volte ancora avrebbe dovuto dirglielo?
- Non è colpa tua, - dichiarò con forza.
Ma il giovane non ne era affatto convinto.
- Se solo avessi portato qualcuno con me quella sera...
L'ex marine non avrebbe voluto discuterne ma non poteva lasciare che le insicurezze dell'uomo dall'altra parte del telefono avessero il sopravvento.
- Tony, non sarebbe cambiato niente. Eli David aveva organizzato tutto, probabilmente sin da quando ha permesso a Ziva di tornare con noi otto mesi fa.
- Era strana negli ultimi tempi, - constatò il giovane dopo un lungo silenzio.
- Rivkin e suo padre l'hanno portata a dubitare di noi, - confermò Gibbs amareggiato.
Ci fu un altro lungo silenzio, prima che il giovane dicesse con tono esitante:
- Tutto quel parlare di gelosia, allora...
Gibbs desiderò di aver corretto il caffè con una generosa dose di bourbon. Era già abbastanza penoso parlare di come David li aveva giocati senza doversi spingere fino a questo punto.
- DiNozzo, sei abbastanza intelligente da capirlo da solo. Prendi qualcosa per il dolore al braccio e torna a dormire, - disse con voce stanca.
- Tra un attimo, capo – rispose immediatamente. Ma c'era ancora un dubbio a cui voleva dare voce, uno a cui probabilmente nemmeno Gibbs poteva rispondere.
- Pensi che tornerà? - gli chiese.
Questa volta fu la risposta di Gibbs a tardare.
- Non lo so Tony, ma non staremo con le mani in mano ad aspettare. Non mi fido di Eli David e ho già contattato un nostro agente in quella zona che ci terrà informati.
Il giovane si rilassò, Gibbs ragionava come un marine e anche se era stato obbligato a lasciare indietro uno di loro, avrebbe fatto tutto il possibile per riaverlo indietro sano e salvo.
- Vai a dormire anche tu, capo. Ci aspettano tempi difficili, - disse trattenendo a stento uno sbadiglio.
Il suo secondo aveva ragione, c'erano molte cose di cui avrebbe dovuto occuparsi, troppe per una persona soltanto. Ma un capo poteva sempre delegare ad altri, pensò con un mezzo sorriso.
- DiNozzo, domani troverai una pila di fascicoli sulla tua scrivania. Tu e McGee intervisterete i possibili candidati per ricoprire temporaneamente il posto di Ziva, - gli ordinò prima di chiudere la comunicazione.
Tony fece una smorfia, gli spettavano alcuni giorni di riposo a causa del braccio ma preferiva avere una scusa per andare in ufficio e Gibbs gliel'aveva appena fornita. Stancamente si alzò dal divano e tornò a letto, trovata una posizione comoda chiuse gli occhi e aspettò che il sonno avesse la meglio, pregando di non sognare nulla.

* Fine *

Disclaimer: NCIS è di proprietà di CBS Paramount Network Television, Belisarius Productions e THINK Film (scene girate a Washington DC). I personaggi originali e la trama sono di proprietà dell'autore. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.

   
 
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