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Autore: Ikki_the_crow    06/01/2022    0 recensioni
SERIE MOMENTANEAMENTE IN IATO: in quanto basata su una campagna in corso, devo aspettare che gli eventi procedano prima di andare avanti...
Momenti di vita quotidiana di alcuni avventurieri, quando non sono impegnati a salvare il mondo o esplorare dungeon. A volte le avventure più emozionanti sono quelle che vivi tutti i giorni...
0) Istantanea n.0: come tutto ebbe inizio.
1) Istantanea n.1: una serata in accampamento, per iniziare a conoscerci meglio.
2) Istantanea n.2: anche i più duri dei duri hanno bisogno di qualcuno (in collaborazione con The_Red_Goliath)
3) Istantanea n.3: alcune ferite iniziano a guarire
4) Istantanea n.4: un’uscita tra amiche. O forse no.
5) Istantanea n.5: la conclusione di una giornata memorabile.
6) Istantanea n.6: un arrivederci che suona quasi come un addio.
7) Istantanea n.7: una splendida giornata e una terribile nottata.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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ISTANTANEE DI VIAGGIO 4
In cui un negoziante da buoni consigli, una panchina diventa per un istante il centro dell’universo e una ragazza scopre cos’è il gelato.

22-08-1373. Primo pomeriggio. Silverymoon.
 
La giornata era soleggiata, calda e rumorosa. Come spesso succedeva alla fine dell’estate, la città di Silverymoon era vivace, ma non caotica: gli studenti stavano iniziando a tornare ai loro alloggi dopo la pausa estiva dalle lezioni, ma non tutte le stanze erano ancora occupate. Gruppetti di matricole si aggiravano con aria sperduta per le vie della città, spesso a bocca spalancata o seguendo qualcuno con una mappa in mano, mentre i rampolli delle famiglie più benestanti scaricavano i bagagli dalle loro carrozze private, o più spesso lo facevano fare a qualche servitore, sotto lo sguardo vigile di almeno un genitore.
Fino all’anno precedente, in quel periodo Daisy sarebbe stata sommersa di lavoro fino sopra le orecchie: tra scadenze da rispettare per l’inizio del nuovo anno accademico – che la professoressa Joyce ignorava deliberatamente fino all’ultimo secondo – e il suo lavoro volontario come guida per le matricole, la fine dell’estate era sempre stata il momento più frenetico dell’anno per lei. Di solito non le dispiaceva: adorava sentirsi utile.
Ma non avrebbe scambiato quella giornata per niente al mondo.
“Ecco qui! Scusa il ritardo!”
Navigando con attenzione tra i gruppetti di studenti distratti, la ragazza dalla pelle scura attraversò la strada e si avvicinò ad una panchina strategicamente nascosta sotto alcuni alberi a pochi passi dal fiume. Seduta sulla panchina, una borsa carica di materiale per lo studio appoggiata accanto a sé, Fianna le fece un cenno. Si era sfilata la giacca bordata di pelo che aveva addosso ed era rimasta con solo una maglietta a maniche corte e i pantaloni da viaggio: non era abituata alle estati delle Marche d’Argento, decisamente più calde di quelle di Damara. Daisy, dal canto suo, aveva addosso una maglia senza maniche di uno strano colore acceso a metà tra il rosso e il rosa, e una gonna chiara che le arrivava fino quasi alle caviglie.
Si trovavano sul lato meridionale del corso d’acqua, a poca distanza dal Vault of the Sages, in corrispondenza di una piccola ansa: dall’altra parte del fiume si potevano vedere alcuni moli commerciali con il loro viavai di barche e chiatte. Sulla loro sinistra, il Ponte della Luna si stagliava nella luce brillante della giornata, la faccia inferiore illuminata dai riflessi dell’acqua.
Daisy si sedette sulla panchina, sospirò, poi allungò all’altra ragazza una coppetta di vetro massiccio. Al suo interno, un paio di sferette di un materiale ruvido, una rosata ed una marroncina. Il fondo della ciotola sembrava pieno di uno sciroppo scuro, e una singola ciliegia era appollaiata tra le due sferette. A lato, riposava un cucchiaino di metallo.
Fianna la afferrò con attenzione. Si sentiva ancora un po’ debole, dopo la “procedura” come la chiamava lei. E avevano avuto una mattinata piena.
“Pensavo avessi detto che non si potevano portare fuori dal locale,” commentò.
Daisy parve imbarazzata. “Di solito è così, ma ho chiesto un piacere al proprietario. Ha detto che finché gli riportiamo tutto prima della chiusura non c’è problema.”
Glissò sull’occhiata complice che lo gnomo le aveva lanciato quando gli aveva spiegato che era in giro con una sua amica: la bottega di pasticceria di Mastro Bellycraft era stato uno dei luoghi che aveva frequentato più spesso con Ingrid, e il proprietario aveva avuto un posto in prima fila per assistere alla parabola della loro relazione. Dopo la rottura con la mezza halfling, Daisy si era caparbiamente rifiutata di smettere di frequentare quel negozio nonostante la tempesta di ricordi che la assaliva ogni volta che ci metteva piede. I dolci avevano reso il tutto più sopportabile.
Daisy sollevò la propria coppetta, identica a quella di Fianna ma con dentro una pallina quasi bianca con dei pezzetti scuri all’interno ed una giallastra. Lo sciroppo era di colore dorato.
“Questa è una crema a base di latte e uova,” indicò la pallina gialla col cucchiaino, “mentre questa è crema di latte e pezzetti di cacao. E ho fatto mettere del miele alla base. Le tue sono alla fragola e al cioccolato, con poco latte e zucchero, e sciroppo d’acero in fondo. Spero non sia troppo forte, nel caso possiamo fare cambio.”
Fianna punzecchiò la pallina rosa con la punta del cucchiaino con aria sospettosa. Ne raccolse un pochino, sorprendendosi di quanto fosse morbida, e dopo un attimo di esitazione se la infilò in bocca. I suoi occhi si illuminarono.
“È squisita!” trillò. “Come hai detto che si chiama?”
“Gelato.” Daisy sorrise, prendendo una piccola cucchiaiata dalla propria coppetta. “L’ha inventato un mago di Liam’s Hold, ma non so perché la ricetta originale prevedeva dell’aglio. Mastro Bellycraft ha aperto il suo negozio circa tre anni fa, e ha cambiato un po’ la ricetta. Ha aggiunto la frutta, e creato creme di vari gusti. Vengo qui almeno due volte la settimana dal giorno dell’apertura: gelati d’estate, cioccolate calde d’inverno, torte tutto l’anno.” Sospirò. “Mi mancherà quando lascerò Silverymoon.”
“Hai già deciso cosa farai adesso?” domandò Fianna.
“Non ancora. Per ora, viaggerò ancora un po’ con la professoressa. Anche se prima di ripartire mi piacerebbe andare a trovare la nonna. E poi... si vedrà.” Daisy sorrise. “Non mi dispiacerebbe visitare Damara, un giorno.”
“Non aspettarti di trovare molti gelati da quelle parti.” Anche Fianna sorrise. Le veniva ogni volta più semplice. “Gli inverni sono lunghi e freddi, le estati corte e la gente scontrosa.”
“Non tutta.” Daisy si sorprese a fissare l’altra, e distolse velocemente lo sguardo, imbarazzata. Non sapeva se Fianna se ne fosse accorta.
Per dissimulare l’imbarazzo, afferrò la borsa che aveva poggiato accanto alla panchina quando si era seduta.
“Allora, ti sei divertita stamattina?” chiese.

Le due ragazze erano partite da casa di Susan subito dopo colazione. La guaritrice aveva raccomandato a Fianna di non stancarsi troppo: un po’ di moto era ottimo per le gambe dopo quasi dieci giorni di convalescenza, ma doveva evitare gli sforzi. Daisy aveva spergiurato che ci sarebbe stata attenta, e le due si erano messe in cammino.
Nel giro di mezz’ora avevano attraversato il cancello a nord-ovest di Silverymoon e si erano immerse nella confusione del mattino. Daisy aveva portato l’altra ragazza a visitare il mercato, dove avevano acquistato un po’ di frutta e chiacchierato con parecchi venditori. Sembrava che la ragazza dalla pelle scura conoscesse tutti, e tutti conoscessero lei.
Poi erano andate verso il quartiere dove Daisy aveva abitato negli ultimi cinque anni, dopo aver lasciato il dormitorio delle matricole assieme ad Eshter e Susan. Aveva mostrato a Fianna la sua vecchia casa, e poi l’aveva portata in un negozietto dall’aria dismessa incastrato in un vicolo laterale. L’insegna diceva semplicemente: “Allison & Sarin: cancelleria.”
Il negozio era un ammasso caotico di penne e pennini, calamai, rotoli di pergamena, cartelle di cuoio e innumerevoli altri articoli utili per uno studente, accatastati apparentemente a casaccio su scaffali e mobiletti. Dietro al bancone, intento a sistemare una scatola di carboncini, c’era un uomo alto e dall’aria giovanile. Aveva i capelli neri e un paio di occhiali spessi, e si illuminò quando notò Daisy.
“Daisy!” la accolse. “Sei tornata!”
“Salve, signor Allison,” lo salutò la ragazza con un sorriso.
“John. Ti prego.”
“Non ce la faccio, lo sa.” Daisy indicò Fianna. “Posso presentarle la mia amica, Fianna?”
“Molto piacere!” L’uomo fece il giro intorno al bancone per stringere la mano alla maga. Indossava una camicia a quadri di tessuto ruvido, e pantaloni sdruciti.
“Il piacere è mio,” mormorò Fianna, stringendo con cautela la mano all’altro. Non si sentiva ancora completamente a suo agio con gli uomini, dopo quel che le era successo. Lanciò uno sguardo prima a Daisy, che le stava sorridendo con aria incoraggiante, e poi al negoziante. Anche lui aveva un viso amichevole, ma la maga si rilassò solo quando le ebbe lasciato la mano e si fu allontanato di un passo.
“Il signor Sarin non è qui oggi?” stava chiedendo intanto Daisy.
“No, Max è andato a ritirare un ordine a Candlekeep. Starà via qualche giorno.” Il negoziante si appoggiò al bancone con aria rilassata. “Allora, cosa posso fare per voi signorine?”
Daisy arrossì. “Beh, lei è la persona che vi avevo detto aveva perso il libro degli incantesimi...”
“Oh, ma certo! Quella per cui hai comprato la fascia. Spero le sia piaciuta.” Il signor Allison si rivolse direttamente a Fianna, che annuì, e lui continuò.
“Ottimo! Cuoio di qualità, quello. Non si spezzerà tanto facilmente. Come dice Daisy, la magia è utile, ma a volte i vecchi metodi sono i migliori.” Le fece l’occhiolino.
“Veramente lo dice la mia nonna.” La ragazza dalla pelle scura si voltò verso Fianna. “Comunque, ho pensato che magari avresti potuto dare un’occhiata in giro. Vedere se c’è qualcosa che ti può servire per riprendere i tuoi studi. Offro io. Budget illimitato fino a...” aprì il borsello, “cento monete d’oro circa. Il resto è rimasto alla signorina Lilhara, e vorrei tenere qualche spicciolo per dopo.”
“Non preoccupatevi del prezzo. Nel caso, pagherete con calma,” intervenne il negoziante.
Fianna iniziò a protestare. “Daisy, sei davvero gentile ma non posso –”
“Puoi e lo farai,” la interruppe l’altra con insospettabile decisione. “Ora forza, dai un’occhiata in giro! E non azzardarti a tornare a mani vuote!”
La maga borbottò qualcosa ed iniziò a curiosare, più per educazione che per altro. Non si sentiva davvero dell’umore adatto.
“Per gli Dei, è splendido!”
“Vero? È così tenero!”
Fianna stava stringendo tra le mani un blocco per gli appunti. Aveva le copertine ricoperte di una stoffa morbida, su cui era stato ricamato un coniglietto stilizzato dagli occhi enormi che impugnava una carota come fosse stata una penna. Al suo fianco, Daisy aveva l’espressione di chi ha appena trovato la cosa più preziosa del mondo.
Le ragazze si lanciarono in un’altra serie di versetti adoranti, dopodiché il blocco finì in una borsa sopra un set di cancelleria da viaggio, alcune pergamene trattate per essere a prova d’acqua con relativo inchiostro, un pacchetto di gessetti colorati ed altra roba assortita. Fianna ricominciò a girare per il negozio, la mente sgombra per la prima volta dopo giorni di preoccupazioni ed incubi. Si inginocchiò per frugare tra alcune scatole di legno leggero piene di timbri per la cera, e quando si rialzò vide che il signor Allison era impegnato a mettere a posto alcune penne d’oca su uno scaffale a poca distanza da lei. Lui si voltò e le sorrise.
La sensazione d’ansia ritornò all’istante, ma l’altro non fece cenno di volersi avvicinare.
“È incredibile, vero?” disse invece.
“Cosa?” rispose Fianna in un soffio.
“Daisy.” Il negoziante indicò con la testa la ragazza dalla pelle scura, che in quel momento stava scartabellando tra alcune risme di fogli dall’altra parte del negozietto. “Riesce sempre a mettere le persone di buonumore. Non se ne accorge neanche; è come se le venisse naturale.”
“È quello che dicono tutti di lei.” Fianna ripensò alle conversazioni avute con Susan. “È fin troppo gentile, anche per il suo stesso bene.”
“Daisy non è una sprovveduta. Non confondere la sua bontà d’animo con ingenuità. Una volta, mentre era qui, è entrato un tipo che ha cercato di truffarci vendendoci dei libri rubati. Non erano pezzi rari o pregiati, nulla di che. Il mio collega, Max, non se n’era neanche accorto. Daisy invece sì, non chiedermi come. Avresti dovuto vederla. Lo ha fatto a pezzi. Non penso che quel tizio abbia più messo piede a Silverymoon.”
Fianna sollevò un sopracciglio. Non riusciva proprio a immaginarsi Daisy arrabbiata.
“Comunque. Se quella ragazza si mette in testa qualcosa, farle cambiare idea è impossibile. Ha passato mesi a sospirare su uno scrittoio da viaggio che avevamo in vetrina, ma nonostante tutto non ha mai voluto comprarlo a credito.” Il signor Allison rise al ricordo. “Testarda come un mulo. Quindi, sappi che se ha deciso di aiutarti, non te la schioderai di torno tanto facilmente.”
Fianna osservò Daisy, che stava venendo verso di lei con una risma di carta da lettere in mano e un sorriso smagliante stampato sul viso.
“Sì, sto iniziando a pensarlo anche io.”

“Grazie di tutto, Daisy. Davvero, ne avevo bisogno.”
Le ragazze erano ancora sedute sulla panchina, intente a ripulire le coppette di gelato dagli ultimi residui di sciroppo. La notizia che il gelato si scioglieva aveva messo fretta a Fianna, che ne aveva ingurgitato un cucchiaio troppo grosso troppo in fretta, e aveva passato i successivi cinque minuti piegata in avanti con un dolore lancinante alle tempie mentre Daisy alternava risate e scuse.
La ragazza dalla pelle scura rivolse alla maga un’occhiata allegra, il cucchiaino ancora tra le labbra. Dietro agli occhiali tondi, i suoi occhi chiari scintillavano.
“Sono felice tu ti sia divertita.” Sorrise. “Non ti ho fatto stancare troppo, vero?”
Fianna scosse la testa. Notò che l’altra aveva una piccola macchia di miele sul mento, appena sotto il labbro inferiore dove il manico del cucchiaino l’aveva sporcata.
“Per nulla. Tranquilla.”
Fianna parve riflettere un attimo. Poi allungò la mano, la appoggiò sulla guancia di Daisy e le sfiorò le labbra con il pollice. Per un attimo, per Daisy il mondo intero si fermò.
“Avevi del miele sul mento.” Fianna ritirò la mano e si leccò il pollice.
Daisy si limitò a fissarla, stordita.
Cos’era quello? L’ha fatto davvero? Cosa faccio? Baciala! No! Non farlo! È fragile, ferita! Non è giusto! Ma quel gesto! Cosa devo fare? Oh no, la sto fissando! Dì qualcosa, presto!
Sentendo il sangue accorrere sulle sue guance e nelle orecchie, Daisy deglutì e si sforzò di cambiare discorso.
“Ah, ho comprato della carta da lettere anche per me,” balbettò, tirando fuori dalla sua sacchetta una risma di fogli identica a quella che la maga aveva nella borsa. “Così potremo scriverci. Se... se ti va, ovviamente.”
Fianna le rivolse un sorriso.
“Sì, credo che mi vada.
   
 
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