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Autore: Joey_97    07/01/2022    0 recensioni
Dalla storia: "[...]Se solo avessi immaginato, se solo ci avessi riflettuto un po' di più. Se solo Heath si fosse aperto di più con me, se mi avesse parlato, se si fosse sfogato...Forse..[...]
Dio... Perchè Heath!?...Perchè mi hai lasciato!?[...]" Come ha reagito, secondo me Jake alla morte prematura di Heath...
Altri personaggi: Michelle Williams, Matilda Ledger, Ashleigh Ledger
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, mi ero svegliato dopo essere crollato per appena un paio d’ore e con la testa che mi stava scoppiando, ho chiamato un taxi per il LAX. Una volta salito a bordo mi sono abbandonato sul poggiatesta del sedile e ho chiuso gli occhi, sfinito. Sentivo le voci delle assistenti di volo che spiegavano il solito protocollo di emergenza, qualche bambino che piangeva, una coppia che litigava ma era come se io fossi da un’altra parte con la mente, non ero più consapevole di nulla. Mi sentivo come un corpo inconsistente, senza forze, stanco morto, svuotato... Persino i miei occhi si erano stancati di piangere e le lacrime avevano lasciato spazio ad una lacerante apatia.

Non ero riuscito a dormire, solo perdermi nei miei pensieri e... nei ricordi.

Come avrei fatto d'ora in avanti? Heath... amore... Come faccio adesso da solo? Tu sei la mia ancora, il mio sostegno, sei tu che mi riporti coi piedi per terra quando la mia fantasia prende il volo, sei tu che riesci a farmi calmare quando sono arrabbiato, o a farmi sorridere se sono giù, che riesci sempre a farmi vedere il lato positivo, sei la persona che mi ha salvato durante i momenti più difficili della mia vita ... Eri... Abituatici Jake...

 

Una volta arrivato a Sydney la sera del 23 Gennaio 2008, data che non avrei mai dimenticato, ho incontrato Ashleigh con il suo fidanzato che mi aspettavano agli arrivi. Non ci siamo detti niente, ci siamo abbracciati solamente, l’ho stretta forte a me, lei completamente racchiusa tra le mie braccia e io che le accarezzavo la testa. In fondo mi ero affezionato tanto a lei in questi anni, era come aver adottato un'altra sorella più piccola. Nessuno avrebbe potuto capirci, nemmeno i loro genitori... Perché io e Ash avevamo un legame speciale con lui, che aveva solo con noi, conoscevamo dei lati di lui che nessun’altro conosceva.

Per tutto il viaggio siamo rimasti in silenzio, mentre mi spogliavo dei vestiti superflui dato che in Australia a Gennaio era estate e faceva caldo anche a quell'ora di notte.

Dopo avermi lasciato davanti al porticato della casa ci siamo salutati solo con un cenno della mano e un accenno di sorriso da lontano, non essendo nessuno di noi emotivamente in grado di fare di più .

Sono entrato in casa con la mia copia di chiavi e ho lanciato malamente la borsa nell'ingresso, insieme alle scarpe e alla giacca. Ricordo di essere rimasto senza fiato per un tempo indefinito e non per la sensazione che si prova di solito nel tornare in un luogo che non si vede da tanto, come di smarrimento ma proprio perché era esattamente come me la ricordavo dall'estate precedente. Tutto era immutato, di un'immobilità quasi spaventosa e la cosa più brutta che mi lasciò una fitta al petto era stato il pensiero che mi aveva attraversato la mente nell'istante in cui ho messo piede in salone. Quella stanza, quel divano, il tappeto davanti alla porta finestra...

Dio, non immaginavo fosse così doloroso...

 

Entrare per quella porta senza di lui era stata una sensazione orribile, quasi come se mi fossi reso conto solo in quel momento che se n'era andato davvero...Per sempre.

 

Sentivo gli occhi che si riempivano di lacrime, lentamente, e poi le gocce scivolare piano sulla mia guancia, fino a un lato della bocca e improvvisamente la mia lingua percepì qualcosa di salato bagnarla. Era un pianto silenzioso, senza singhiozzi, urla, gemiti. Era come involontario, anche volendo non sarei riuscito a fermare le lacrime, che erano salate,come sempre, ma non erano mai state così “pesanti” prima d'ora.

Dopo un breve momento di calma, il senso di oppressione era tornato di colpo quando per un istante mi era caduto lo sguardo su una cornice... Una nostra foto messa lì da lui per dimostrarmi, per dimostrare a entrambi che ora anche quella casa non era più sua come nemmeno quella a LA non era più solo mia ma erano diventate nostre . L’ho presa in mano con un gesto inconsapevole e l’ho stretta al petto convulsamente come se stringendola avessi potuto riaverlo con me, tra le mie braccia, lui in carne e ossa e non solo un immagine.

 

Non so per quanto tempo sono rimasto in quella posizione, in piedi in mezzo alla stanza, ancora vestito dalla mattina, continuando a piangere e assecondando quel dolore che, avevo capito in quel momento, necessitava solo di essere sentito.

 

Era notte fonda credo, quando finalmente mi sono concesso di sdraiarmi sul divano, sfinito, ancora vestito, senza più forze, forse ho dormito anche per qualche ora, più per esaurimento che per voglia di dormire vera e propria. Non ho avuto il coraggio di salire le scale, entrare in quella camera, la nostra camera da letto,con le nostre foto, alcuni vestiti suoi e miei nell'armadio, le sue tavole da surf nella stanza accanto. Mi sembrava come se fosse sbagliato entrare in quella stanza, in quel letto senza di lui... Non aveva nemmeno senso... Nulla aveva più senso.

Mi aveva svegliato la mattina del 24 Gennaio la luce forte che entrava dalla vetrata della veranda, che dava direttamente sulla piccola spiaggia sul retro. Sapevo che era li che si sarebbe tenuta la cerimonia, ma non osavo guardare fuori, continuavo a distogliere lo sguardo anche dopo essermi alzato per darmi una sistemata e mettere qualcosa sotto i denti, solo perchè il mio stomaco stava protestando dalla sera prima, perchè di cibo, proprio non avevo voglia. Al massimo caffè, tanto caffè! E magari un'aspirina...

Intanto, fuori vedevo arrivare delle persone che stavano allestendo la spiaggia con fiori, panche, gazebi , varie piante e il legìo dal quale il sacerdote avrebbe tenutp la cerimonia.

Non avevo avuto tempo nemmeno di scrivere un elogio funebre decente, per la fretta con cui mi ero precipitato lì. Ma non importava... sapevo benissimo, anche troppo bene cosa provavo e cosa avrei voluto dire. Ma mi sarei comunque trattenuto.

Nessuno sapeva della nostra storia ovviamente, solo Ash a cui l'avevamo detto l'anno prima quando ci è, anzi , gli è piombata a casa dicendogli che sarebbe rimasta per parecchi mesi per seguire un corso all'università di NY che era in collaborazione con la sua a Sydney. All’inizio era stata molto sorpresa ma anche felice vedendoci, perchè si era accorta fin da subito che il nostro era un legame speciale, profondo.

Alle 10.30 era tutto pronto per la cerimonia e cominciavano ad arrivare alcune persone, parenti , immaginai, e forse qualche amico che aveva nel quartiere o che conosceva dai tempi della scuola.

Sarebbe venuta ovviamente anche Michelle con la bimba, erano arrivate il pomeriggio del giorno prima e stavano dai genitori di Heath che non avevano voluto lasciarle in albergo. Anche se lui l'aveva lasciata anni prima, Michelle e Sally erano rimaste sempre in contatto, più che altro per la piccola che meritava di conoscere anche i nonni paterni.

Quel fatto mi rendeva un pò nervoso, avrei rivisto Mati dopo molto tempo, me la ricordavo ancora in fasce. Nonostante fossi il suo padrino la vedevo molto raramente, anzi quasi mai, solo qualche volta quando passava i weekend con Heath e lei chiedeva di vedermi e come tutti i bambini, per quel poco tempo che ci vedevamo si affezionava sempre di più a me. E io a lei... Nel profondo delle mie più sfrenate fantasie sognavo una vita con Heath, in un'altra casa, comprata insieme solamente per noi, e con Matilda , come se fosse nostra figlia. Volevo bene a Michelle, davvero, ma il desiderio di una vita normale e alla luce del sole con lui scatenava in me questi pensieri egoistici e anche un pò fuori luogo. Desideravo davvero una famiglia con lui, un giorno. Lo amavo talmente tanto... No... Lo amo, lo amo ancora... e lo amerò sempre.

Cazzo... era troppo difficile, non sapevo come affrontare una cosa del genere, praticamente ed emotivamente. Non ero preparato, per niente. Dove potevo trovare la forza per un momento del genere, per affrontare tutto questo... senza di lui?

Andiamo Jake. Cazzo rialzati, datti una sistemata... fallo per lui,preparati per lui, come se dovessi andare ad un appuntamento con lui, come quando uscivate per il vostro anniversario. Dimostragli che ci tieni davvero, che puoi farcela per lui... Fallo anche per Mati, per Ash...Resisti.

Qualcuno aveva bussato alla porta-finestra della veranda e io, che ero pronto da 10 minuti mi sono avvicinato alla sala per scoprire chi fosse.

Cazzo. Michelle. Come sapeva che ero lì?

 

 

Nda: Salve a tutti ecco il nuovo capitolo... ho cancellato la storia scritta in origine e la sto ripubblicando con delle correzioni e modifiche e aggiunte. Sono passati anni dalla pubblicazione ma questa è la mia prima storia e l'unica che ho pubblicato qui e ci sono molto legata e ci tengo che resti qui una versione piu pulita e aggiornata rispetto a quando è stata scritta di getto tanti anni fa. Non so se chi aveva già letto la storia avrà piacere di rileggerla ma in ogni caso un benvenuto anche a chi non l'aveva letta e la leggerà per la prima volta. Un saluto a tutti :)

-Joey 

 

  
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