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Autore: Ino chan    08/01/2022    3 recensioni
SPOILER Spider-Man: No Way Home
SPOILER Spider-Man: No Way Home
SPOILER Spider-Man: No Way Home

«Sei più confuso di un camaleonte in una ciotola di smarties, ti è sparito lo scopamico o il fidanzato?» chiede Peter incrociando le braccia al petto. Wade sembra pensarci, vista la piccola piega che si crea sulla fronte, fra le sopracciglia.
«Il fidanzamico? Il trombato…No, questo vuol dire un’altra cosa. È Peter quello intelli…» si zittisce, si deve essere reso conto di non star parlando con uno del condominio sovraffollato che è la sua testa, ma con lui. Si tira su di scatto, alzando il cappuccio con una mano, come per guardarlo meglio «Pe-Peter?»
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SPOILER Spider-Man: No Way Home
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PETER1: Lo Spider-Man di Tom Holland
PETER2: Lo Spider-Man di Tobey Maguire
PETER3: Lo Spider-Man di Andrew Garfield
 
 
 
«Perché sei così alto?»
Peter3 alza gli occhi dalla provetta che sta facendo andare sull’agitatore e si volta «Come, scusa?»  chiede. Non solo i due Peter, ma anche MJ e Ned sembrano straniti dal fatto che sia quasi un metro e ottanta. Peter2 ripete la domanda, arricciando le labbra in un sorrisetto «Perché sei così alto?»  e con la mano, segna i centimetri di altezza che li separa, sventolandola sopra la testa.
«Amico spari ragnatele dai polsi e il Peter strano ti sembro io?» gli chiede accigliato mentre Peter1, ridacchia annuendo. Un po' come fanno i fratelli minori quando i maggiori prendono a litigare, non sembra sapere da quale parte schierarsi, e cambia fazione ad ogni loro botta e risposta. Infatti alla risposta di Peter2 è il primo a scoppiare a ridere.
«È strano, però. Io e lui siamo della stessa taglia, tu invece sembri una giraffa…»  Peter1 infila una mano sotto la maglia, scoprendo il petto – e la tuta sotto – per un attimo «Che altro hai di diverso?»  gli chiede.
«La mia MJ si chiamava Gwen..»   preso in contropiede, Peter2 preme le labbra una contro l’altra, come se non sapesse bene come fare per salvare il discorso «E ora c’è un tizio.»
«Ah…»  è il commento generale. Nessuno sembra aver realizzato il proseguo del suo discorso fino a quando MJ, non alza un dito, puntandolo verso il soffitto, per poi usare per indicarlo «Hai detto tizio, vero?»
«Tizio…Maschio?»  chiede Ned strabuzzando gli occhi.
Peter3 si chiude nelle spalle sorridendo «Un fenomeno da baraccone vestito di rosso.»
Peter1 sembra troppo scioccato per poter parlare mentre Peter2 scoppia in una risata fragorosa: «Non ci credo, hai ceduto alla corte di Wade Wilson?» 
«Tu no?»  Peter2 fa una smorfia, come se stesse cercando di non ammettere di averci pensato almeno un paio di volte, forse prima di tornare assieme alla sua MJ mentre Peter1 si ritrova a venire fissato da vicino, da una parte dalla sua ragazza e dall’altra, dal suo migliore amico. «Peter ci devi dire qualcosa?»  chiede Ned, facendo eco a MJ, dall’altro lato del povero ragazzo.
«Che non conosco nessun Wade Wilson?»  pigola rosso come un pomodoro.
I due Peter più grandi di lanciano un’occhiata divertita «Per ora.» 
 
 
***
 
«Peter? Cazzo, Peter!»
Il Sister Margaret’s fa sempre più schifo ogni volta che ci mette piede. L’odore di piscio e sudore, unito alla birra è quasi nauseante: Peter è costretto a strizzare gli occhi per riflesso mentre, la persona dall’altro lato del bancone, lo aggira a grandi passi per andargli di fronte. Weasel lo afferra per le spalle, poi gli fa alzare le braccia, Peter lo lascia fare, ancora stordito dal cambio dimensionale, fino a quando non se lo ritrova alle spalle, e il suo senso di ragno, lo informa che gli sta per palpare la schiena.
«Amico?»  chiede guardandolo da sopra una spalla.
«Mi accerto che tu stia bene, visto che Wade sembra una vedova in lutto. Sono due giorni che ti cerca per tutta New York completamente uscito di testa… Beh, più del solito.»   Peter inarca entrambe le sopracciglia.
«Mi sta cercando?»  chiede perplesso.
«Perché sei sorpreso? Ti sta sempre appiccicato, ti pare che non avrebbe dato di testa a non trovarti a casa o a lavoro o a sparare ragnatele in giro per la città?»
Peter accenna un sorriso «In effetti.»
 
Come Weasel , anche Al sembra felice di saperlo sano e salvo. Allunga una mano verso il suo viso, e poi gli fa segno di entrare «L’idiota sta ascoltando All by myself da tre ore, non ne posso più.»  gli indica la camera di Wade con il bastone e Peter segue l’indicazione della donna, aprendo la porta, appoggiando contro il pannello in legno la spalla, pronto a trovare il peggio.
Ed infatti trova Wade, in tuta da Deadpool, che canta a squarciagola – o forse sarebbe meglio dire raglia come un asino - con il pigio di un adolescente che è stata appena mollata dal fidanzatino. Essendosi preparato al peggio, non dovrebbe sorprendersi, eppure la sua vista gli strappa un singulto divertito. Si pente immediatamente, non dovrebbe ridere, anche perché è abbastanza sicuro di essersi rotto almeno un paio di costole a buttarsi giù dalla statua per salvare Michelle, ma non riesce a trattenersi e dopo un primo lungo sfiato sibilato, scoppia in una risata fragorosa.
«Che diavolo stai facendo?»  gli chiede.
«Il mio scopamico è appena sparito dalla circolazione, credo che non mi ami più.»   borbotta Wade fissando il soffitto.
«Sei più confuso di un camaleonte in una ciotola di smarties, ti è sparito lo scopamico o il fidanzato?»  chiede Peter incrociando le braccia al petto. Wade sembra pensarci, vista la piccola piega che si crea sulla fronte, fra le sopracciglia.
«Il fidanzamico? Il trombato…No, questo vuol dire un’altra cosa. È Peter quello intelli…»  si zittisce, si deve essere reso conto di non star parlando con uno del condominio sovraffollato che è la sua testa, ma con lui.  Si tira su di scatto, alzando il cappuccio con una mano, come per guardarlo meglio «Pe-Peter?»
«Si può sapere che diavolo…»  se lo ritrova addosso con tutto il suo peso, per istinto chiude le braccia attorno al suo torace, ma questo non gli impedisce di finire a sbattere contro la porta dietro di loro. Si irrigidisce per il dolore nello stesso momento in cui Wade, non solo gli si avvinghia al collo, ma anche attorno ai fianchi con le gambe.
«Non ti sembra di esagerare, bello? Sono mancato due giorni, non sono tornato dalla guerra.»  oppure, in qualche modo, sente di stare addolcendosi mentre lo ascolta piagnucolare con la guancia premuta contro la sua che gli è mancato tantissimo. Non hanno praticamente mai momenti di tenerezza uno verso l’altro, Peter è certo che tutta la dolcezza che aveva in corpo, sia andata via con Gwen, lasciandolo arido, privo di qualsiasi cosa c’era di bello prima in lui, ma nonostante tutto, cerca di essere affettuoso almeno per una volta. Allunga una mano verso la nuca di Wade e l’accarezza goffamente. Peccato che sia Il fidanzamico di un idiota incapace di trattenere anche gli impulsi più elementari, figuriamoci quelli che partono dalla zona sud della sua persona.
«Wilson…»  calmissimo «Mi stai toccando il sedere?»
«Strizzando è la parola adatta.»  la mano sulla sua terga si apre e chiude un paio di volte, passando da una natica all’altra e Peter chiude gli occhi. Dovrebbe ucciderlo, peccato che sia praticamente immortale.
«Non dicevi che ti ero mancato?»  chiede intanto che, Wade, a strattoni, inizia a spogliarlo. Il che ha del miracoloso, visto che gli sta ancora avvinghiato addosso, se non fosse che sta attentando alla sua virtù, gli farebbe i complimenti per la forza che ha nelle cosce, visto che si sta reggendo su di lui solo con quelle.
«Anche il tuo culo mi è mancato, Pete. In realtà se potessi avere a che fare solo con lui, senza che ci sia di mezzo il tuo brutto carattere, per me sarebbe l’ideale.»
Peter alza le braccia per farsi sfilare la maglietta dalla testa e un attimo dopo è prono sul letto di Wade, con il viso contro il suo pupazzo di Wolwerine.
«Alla tua età?»  chiede sollevandolo con la mano sinistra mentre Wade, dietro di lui, si spoglia a saltelli. Si zittisce un attimo «Lo usi per masturbarti, vero?»
«Come l’unicorno.»  Peter fa peso sui gomiti quando Wade si stende su di lui.  Vedere Peter1 assieme alla sua MJ gli ha fatto provare una vaga forma di invidia. Ha ricordato com’erano lui e Gwen e come avrebbero potuto essere ora, a distanza di anni.  Si è chiesto il motivo perché, fra tutti i Peter, proprio a lui sia dovuto toccare una simile perdita. Si è detto che era ingiusto, dannatamente ingiusto, anche se è vero che, da quello che ha capito, per essere Peter Parker, devi fare i conti con il dolore dell’abbandono in qualsiasi forma esso sia.
Scrolla la testa, per cercare di scacciare il pensiero.
«Non vorrai scopare con Celine Dion in sottofondo, vero?»  chiede a sentire Wade armeggiare con i suoi pantaloni «Non credo che riuscirei ad essere collaborativo.»
«Ehi insultare Celine Dion per quanto riguarda le canzoni d’amore, è come insultare Mariah Carey su quelle per il Natale.»  lo afferra per i fianchi e lo tira giù, a stendersi contro di lui, nell’incavo del suo corpo. Peter lo lascia fare, anche se starsene a letto, abbracciato a cucchiaio con qualcuno, non è proprio nelle sue corde – e credeva nemmeno in quelle di Wade – ma è stanco, sfinito dalla battaglia, dal salto dimensionale e da quello nei propri sentimenti. Sospira chiudendo gli occhi mentre la mano di Wade si posiziona sul livido che ha al fianco e prende a massaggiarlo con calma, scendendo di tanto in quanto, verso il gluteo, ma rimanendo comunque, in una zona di coccola, che di preliminare.
«Sono contento che sei venuto qui.»  è appena un mormorio, se non avesse i suoi senso da ragno, Peter avrebbe potuto tranquillamente non riuscire a sentirlo. Sposta leggermente la testa, Wade ha il viso seppellito fra i suoi capelli, e sta respirando piano, come se fosse sul punto di addormentarsi. Si era detto niente sentimentalismi, fra di loro, solo sesso.
Eppure sono nudi, a letto, e quelle sono decisamente coccole.
«Mh…»  mormora. In realtà, deve ammettere, che se non avesse avuto il pensiero di lui, nella sua New York, ad attenderlo, avrebbe vissuto peggio l’idea degli altri due Peter con le loro fidanzate. Sfrega le labbra una contro l’altra, non sa se definirlo amore o un naturale senso d’affetto, verso qualcuno con cui, nel bene o nel male, passi tutto il giorno, quasi tutti i giorni, ma è… contento. Ed è la prima volta che si definisce tale da non sa più quanto tempo.
«Wa…Mh…»  Da che era semplicemente lì, appoggiato contro di lui, da che si è fatto spazio con le dita, per riuscire a strofinarsi fra le sue natiche, spingendo in avanti con il bacino, ad ogni colpo di reni. Peter vorrebbe allontanarlo con una gomitata, appiccicarlo al muro con le sue ragnatele – visto che non gli ha tolto i lanciaragnatele dai polsi – ma è solo un uomo, un uomo che si sta eccitando piuttosto velocemente.
«Sì, decisamente sei soltanto un tizio vestito di rosso.»  borbotta fra i gemiti, facendo alzare la testa calva di Wade dal cuscino che stanno dividendo.
«Cosa?»  chiede, ancora premuto contro di lui.
«Niente.»  lo tira verso di sé con una mano sulla nuca, e facendo forza su questa presa, fa in modo di rotolare su di lui, a cavalcioni sul suo grembo.
 
«Direi che Wade non ha più intenzione di farsi prete.»
Domino alza il viso e socchiude gli occhi. I colpi che sembrano far vibrare la parete contro la quale è addossato il divano su cui è seduta le sembrano fin troppo chiari « È tornato Peter o sta seviziando quel povero unicorno?»  chiede.
«Peter.»  risponde Al «Per fortuna.»
 
 
 
SCENA BONUS:
 
«Peter! Buon Dio, finalmente sei tornato!» 
Mary Jane lascia cadere la cesta fra le sue mani per la sorpresa di trovarlo lì, dove si è accasciato ricomparendo, tanto che, per correre da lui, è costretta a scavalcare i panni che si sono rovesciati su un lato, spandendosi sul pavimento. Peter2 arriccia il naso in un sorriso, che si trasforma immediatamente in una smorfia quando ce l’ha addosso. Accetta l’abbraccio, ma non riesce a soffocare il verso di dolore che gli sfugge spontaneo per via della coltellata alla schiena che si è beccato dal Green Goblin. «Che succede? Sei ferito?»  Mary Jane cerca di farlo girare sulla poltrona, e infilare la mano sotto, ma le basta solo guardare la chiazza di sangue sulla spalliera per capire «Prendo la cassetta del Pronto Soccorso.» 
«È andato tutto bene?»  le chiede Peter mentre la guarda tirare giù dall’armadio la valigetta bianca, mettendosi sulle punte, per poi tornare da lui, con le mani che tremano leggermente, ma con il piglio di chi, ormai, c’ha fatto il callo.
«Diciamo di sì.»  Si fissano per un secondo, in silenzio, prima che Peter si accigli. In che senso? Non fa a tempo a chiederlo che i suoi sensi di ragno lo informano che la finestra del corridoio, l’ultima, in fondo, che da’ sul vicolo dietro la pizzeria dei Carletti, si è aperta da sola. No, non da sola.
«Spider-Man tu sei l'uomo ragno. Spider-Man che forte sei tu. Spider-Man la tua ragnatela. Spider-Man ti porta lassù.»  canticchia una voce giovane, da ragazzo mentre Mary Jane quasi ridacchia e Peter2 riesce a tirare le dovute conclusioni. Si volta verso la porta della camera da letto, nel momento esatto che due figure, esattamente vestite come lui, passano muovendosi a carponi sul soffitto.
«Papino è tornato!»  trilla una voce femminile, indicandolo.
«Papà!»  fa eco il ragazzino che prima stava canticchiando.
I due Spider-Man in miniatura si fermano a guardarlo, la ragazzina con il braccio steso verso di lui, mentre il ragazzo, più giovane della sorella di un anno, lo saluta sventolando la mano.
«Mayday e Benjamin Parker si può sapere che avete combinato?»  chiede Peter2 alzandosi a fatica.
I due ragazzi si lanciano un’occhiata e mentre Benjamin si toglie la maschera, rivelando una chioma nocciola del tutto simile alla sua, May si chiude nelle spalle «Mah, direi le solite cose. Abbiamo picchiato Mysterio, avuto a che ridire con Rhino e scambiato due parole con Carnage.»
«E tu li hai lasciati fare?»  Peter si volta su Mary Jane che sta cercando di tamponargli la ferita al fianco. Questa strabuzza gli occhi, si indica con un dito. Lei? Lei avrebbe dovuto fare qualcosa? E cosa? «E come avrei dovuto rincorrerli secondo te? Non mi attacco mica al soffitto io! E non posso mica prendere a colpi di scopa i miei figli, no?»
Peter2 lascia cadere le braccia sconfitto, in effetti quella povera donna di sua moglie fa quello che può, ed è fuori discussione.
«E tu che hai fatto?»  chiede May, scendendo dal soffitto, e togliendosi anche lei il cappuccio. Rossa come la madre, cerca di pettinare la folta zazzera arruffata con le dita, prima di rinunciare e lasciarsi cadere sul pavimento, accanto alla poltrona dove MJ sta cercando di far tornare Peter2 a sedere.
«Anche io le solite cose. Ho avuto a che ridire con Flint Marko, Goblin mi ha accoltellato e ho incontrato due versioni di me, più giovani e bellocce, nel multiverso dove mi sono ritrovato.»
Mary Janes e May gli rivolgono lo stesso sorriso dolce, prima di strabuzzare gli occhi, mentre nell’altra stanza Benjy cade di schianto dal soffitto, forse per la foga di raggiungerlo. «COSA?»  urlano i tre in coro.
 
 FINE
 
May e Benjiamin Parker sono i figli di Mary Jane e Peter nell’universo Marvel Comics 2 (MC2), una sorta di linea temporale alternativa. In realtà May è molto più grande di Benjy, ma nella storia, invece, li ho resi coetanei.
La canzoncina cantata da Benjy è: UOMO RAGNO (Spider-Man) - Sigla Iniziale e Finale (1981)
   
 
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