Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Angel TR    04/09/2009    0 recensioni
Rimane seduta ancora sulla panchina di metallo,
sporca e decorata dall'inchiostro di writers,
troppo bravi per rimanere tagliati fuori dalla storia,
ma troppo modesti per entrare nel mito.
Quanto ancora dovrà aspettare?
E intanto i secondi passano,veloci come il battito del suo cuore.
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Always In My Head.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Amy;;

Lei se ne è andata via, non poteva sopportare più.
Tutti dicevano che quell'amore l'avrebbe distrutta,

quell'amore dipinto dell'infantilità dei suoi anni e imbottito di illusioni,
troppo forte per lei,
troppo inutile per lui.
Lei aveva amato. Lei aveva sopportato.
Lei si era graffiata la gola con le unghie per lui. Lei aveva rischiato di morire per lui.

E lui?

Lei diceva che quello che faceva lui ,per lei, era amarla. Ma come l'amava, lui?, si chiedevano tutti, guardandola piangere davanti allo schermo del PC, vedendola urlare, picchiando forte i muri di casa sua.

Che follia, dicevano tutti, ma lo pensava anche lei.

Lei adesso correva nel buio di una metropolitana, piangeva lacrime di sangue, perchè lui era andato via e lei era sola, adesso.

Nuvole di polvere si sollevavano al suo passare, i fantasmi ridevano, indicandola.
E lei si sentiva stupida e inutile, uno scarto della società più schifosa, un filo tagliato per poi essere buttato nella spazzatura.

E lei pensava che i fantasmi aspettavano questo, che era tutta colpa loro. Perchè aveva raccontato a lui quella storia, ma lui l'aveva reputata pazza mascherando la verità con la bugia,
nascondendo l'orrore con una facciata scarabocchiata di un sorriso compassionevole.

Era una bambina, lei, con un cervello troppo grande per la sua età e un infantilità dipinta col dolore.

Era un giovane, lui, con un peso troppo grande alle spalle, e un marchio che lo legava all'inferno.

Aveva cercato di cambiare il suo destino, lei, ma non ci era riuscita.

E adesso rimane seduta ancora sulla panchina di metallo,
sporca e decorata dall'inchiostro di writers,
troppo bravi per rimanere tagliati fuori dalla storia,
ma troppo modesti per entrare nel mito.

Quanto ancora dovrà aspettare?
E intanto i secondi passano,veloci come il battito del suo cuore.

L'avevano vista piangere nel buio, incatenata a lui da un legame incapace di essere spezzato, stretto ancora di più dalla regola di sangue che taceva tra di loro.

L'oscurità l'avvolgeva a sè, le riservava un posto per disperarsi, perchè lei non era riuscita a salvare il loro amore questa volta.

Lei aveva perso,'sta volta.

E adesso correva, ancora più forte, chiudeva le porte del suo passato con la chiave d'argento, dicendosi che quello era stato un amore proibito, forse mai esistito, destinato a non iniziare mai.

Gli aveva urlato contro, chiedendogli se una bambina che amava faceva paura.

Lui l'aveva fissata con le sue iridi di neve, mettendo fine a tutte le domande che dovevano bastare a sé stesse, perchè non avrebbero avuto risposte, non si sarebbero saziate, no.

E lei era rimasta immobile, mentre piume nere decoravano il cielo di ghirigori e vortici.

Il suo cuore non poteva più sopportare; aveva strappato le speranze, buttato via le riserve, intrappolato il dolore di una bambina tradita e illusa,
prima nell'amore e poi nella vita.

E adesso era sola, lei, con i suoi fantasmi e le sue croci, faceva a pezzi una foto, nel buio di una metropolitana.
Bastava uno sguardo per capire che era diversa, che sentiva cose che non avrebbe dovuto sentire, che aveva paura di cose che esistevano solo nel suo mondo.

Ma questi erano dettagli.
Il suo cervello era difettoso, adesso pensava, e le cause non importavano, le conseguenze sì.

Dipingeva i fogli bianchi nella sua mente di rosso sangue e nero, nell'oblio del dolore. E li ritagliava con forbici sporche di amore, applicava stickers di amicizia sulle pagine della sua vita.

Per lei, il libro si chiudeva quì.

Ma poteva provare a ritagliare il lieto fine, inventarsi le scuse, intrappolando la disperazione e la finzione dietro un sorriso infantile.

Poteva sognare. Oppure poteva affrontare le sue paure.

Il modo se lo sarebbe inventato, era il finale a contare: anche senza di lui, il suo cuore continuava a battere.
E lei lo odiava per questo, perchè niente più contava senza di lui.

E adesso lei correva, con il libro ormai chiuso. Era sola, Amy. Aveva paura, Amy.


*****

N/D: A te, che mi hai dato e tolto la vita

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Angel TR