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Autore: eddiefrancesco    08/01/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Lady Angelina era riuscita a zittire momentaneamente Odyle, ma lei era ancora su tutte le furie. I suoi preziosi occhiali erano andati in frantumi e, come se non bastasse, l'idea di aver fatto una scenata, e a un nobiluomo per giunta, la faceva sentire a disagio. «Vi prego di scusarmi, Lord Brisbane, non intendevo comportarmi come ho fatto» disse con finta spavalderia. L'uomo borbotto' ancora un paio di scuse, poi parve recuperare l'atteggiamento di superiore distacco che era proprio del suo ceto. «Lasciate che vi accompagni a casa, così potrete riavervi da questa brutta esperienza.» «Oh, no! Siamo appena arrivate» esclamò Odyle. «Siamo scappate quasi di nascosto da casa di mio figlio per provare il brivido della perdizione di un posto come questo» sussurro' Lady Angelina, ammiccante. Le chiacchiere dei due sconosciuti, di cui non era riuscito ad afferrare più che poche parole, avevano irritato Tristan. Non era la prima volta che gli capitava di sentir mormorare a bassa voce il nome della sua tenuta e di cogliere vaghi riferimenti a Blackborough come a un posto misterioso, e questo non gli garbava per nulla perché avrebbe potuto essere l'inizio di un nuovo pettegolezzo sul conto suo e della sua famiglia. Doveva assolutamente cercare un modo per porre rimedio a quella incresciosa situazione, decise. Intanto avevano raggiunto una delle tende che oscuravano le uscite verso il foyer, e Lady Angelina l'aveva scostata un poco, consentendo alla luce di illuminare i loro volti. Tristan si ritrovò a trattenere il fiato. La giovane che accompagnava Lady Cartwridge era di una bellezza antica e sconvolgente. La carnagione chiarissima del viso era appena soffusa di un lieve rossore e gli occhi scuri e intelligenti erano contornati dalle ciglia più lunghe e folte che lui avesse mai visto; per non parlare dei suoi capelli, neri e lucidi, cui la luce del sole donava riflessi rossastri. A parte l'innegabile bellezza, tuttavia, c'era qualcos'altro in lei che lo colpiva, un senso di familiarità che non riusciva ad afferrare. «Non vi preoccupate per gli occhiali di Odyle» intervenne Lady Angelina interrompendo il flusso delle sue riflessioni, «Penserò io a farli aggiustare. Ci vorrà un po' di tempo, ma sono certa che non sarà un'impresa difficile.» «Mi sento in colpa.» Tristan sorrise gentilmente alla giovane. Odyle sentì scemare tutta la sua rabbia. Ora che lo vedeva in volto non riusciva più a tenergli il broncio. Lord Tristan Brisbane non possedeva il piglio altezzoso che immaginava tutti i nobili dovessero avere. Era alto e di corporatura imponente, tuttavia nel suo sguardo c'era un che di gentile e vulnerabile. Aveva una cicatrice sotto l'occhio sinistro e un'altra un po' più profonda sulla guancia che non lo rendevano affatto sgradevole; anzi, sul suo volto, diventavano caratteristiche interessanti. «Non dovete... Voglio dire... » Tutto a un tratto si sentiva imbarazzante. «Ormai il danno è fatto, ma sono solo occhiali e si possono riparare. Torniamo a goderci lo spettacolo, in Francia non sono mai riuscita a vedere niente di simile.» «Siete francese, Miss Chagny? Me lo domandavo, in effetti, sentendo il vostro accento. Davvero non avete mai visto il cinematografo laggiù? Dicono che venga proprio da Parigi!» «Non tutta la Francia e Parigi, sir... Io ho vissuto quasi tutta la mia vita in una piccola città e lì non è mai arrivato.» «Certo...» Lord Brisbane abbassò lo sguardo, intimidito. «Non volevo...» Lady Angelina, che per tutta la durata di quella stentata conversazione se ne era rimasta in disparte con un sorriso sornione, si decise a intervenire. «Che ne dite di farci da cicerone, Lord Brisbane? Il vostro interesse per la scienza è leggendario e sono sicura che ci potreste spiegare molto di quello che vediamo, sostituendo la nostra sciocca meraviglia con una più ravveduta consapevolezza.» Li aveva tratti di impaccio e Lord Brisbane parve di nuovo a proprio agio. «Ne sarei molto lieto, se solo mi garantite che le mie chiacchiere non vi annoieranno.» Accenno' un inchino compito e offrì a entrambe il braccio per poterle scortare. Odyle fatico' qualche minuto prima che i suoi occhi si abituassero di nuovo all'oscurità della sala, ma al braccio di quell'uomo imponente si sentiva al sicuro ed era una sensazione inaspettatamente piacevole. In tutta la sua vita non aveva mai cercato di farsi scudo di nessuno, sentendosi anzi piuttosto infastidita dagli atteggiamenti protettivi che alcuni uomini avevano cercato di adottare con lei. Ma Lord Brisbane non sembrava neppure consapevole della propria forza e la mascolinità che emanava da lui era mitigata dalla timidezza che gli faceva abbassare lo sguardo e tremare la voce. Lord Brisbane iniziò a spiegare loro il funzionamento della macchina di proiezione che, così gli avevano detto il giorno prima all'Empire, consisteva nel trascinamento di una pellicola dinanzi a un otturatore da cui usciva a intermittenza un fascio di luce bianca che proiettava sul telone del teatro le immagini, una alla volta. «Il principio è quasi lo stesso della fotografia, sapete? Solo che le immagini sono tante e, accostate l'una all'altra, creano l'illusione del movimento.» «È davvero incredibile che si riesca a registrare in questo modo la realtà.» Una donna piuttosto corpulenta si avvicinò a loro, sbirciando e strizzando gli occhi nella penombra. «Angelina? Sei proprio tu?» «Penelope? Oh, mia cara, anche tu qui! La curiosità è proprio donna!» esclamò Lady Cartwridge abbandonando il braccio di Lord Brisbane per raggiungere l'amica. «Angie, mia cara, dovrei proprio chiederti un parere, non è che puoi dedicarmi cinque minuti?» Lady Cartwridge lanciò un'occhiata alle proprie spalle. «Non temete, milady, Miss Odyle e io vi aspetteremo qui» le assicurò immediatamente Lord Brisbane. «Intanto cogliero' l'occasione per annoiare un po' la vostra amica.» A un cenno del capo da parte di Odyle, Lady Angelina si sentì libera di andare. «Non mi annoiate affatto, milord» spiegò Odyle con un filo di voce. «Queste novità mi appassionano.» «Davvero?» «Si. Trovo incredibile quello che l'uomo riesce a fare. Penso che un giorno, magari neppure troppo lontano, riuscirà ad arrivare anche sulla luna.» Tristan era stupefatto. Tutte le donne che aveva conosciuto, compresa Christina, non avevano mai degnato della minima attenzione un argomento simile. «Siete una donna davvero molto particolare...» Doveva ammettere di sentirsi stranamente a proprio agio con quella ragazza, ma forse era solo grazie al buio della sala. «Strana, quindi?» gli domandò lei. «No, la stranezza implica una connotazione negativa... e in voi non vedo alcunché di... » Stava per dire "meno che perfetto", ma ci ripenso'. «... negativo» ripeté. Passeggiava al buio, al fianco di un uomo che era poco più che uno sconosciuto per lei, eppure aveva l'impressione che avrebbe potuto rivelargli tutto di sé e che lui l'avrebbe capita e tenuta al sicuro, pensò Odyle. Era, ovviamente, una sciocca illusione, con tutta probabilità dettata dall'atmosfera irreale dell'oscurità. Intorno a loro non c'erano che ombre e contorni di figure, e davvero pareva che fossero gli unici al mondo. «Tutto questo mi fa venire in mente l'allegoria della realtà descritta da Platone nella Repubblica» commento' quasi sovrappensiero Odyle. Noto' che Lord Brisbane si era voltato e la guardava incuriosito. «Platone descrive un gruppo di uomini che sin da bambini sono stati incatenati sul fondo di una caverna e che possono vedere solo la parete davanti a loro; quando, alle loro spalle, viene acceso un fuoco davanti al quale vengono fatte danzare delle figure, loro vedono la silhouette che queste proiettano sulla parete.» Si accorse che Brisbane la seguiva con attenzione, e proseguì. «Queste ombre, secondo Platone, sono per gli uomini incatenati nella caverna l'unica realtà conosciuta e di conseguenza vengono scambiate per il mondo reale.» «Non finite mai di stupirmi. E che cosa vorrebbe dire Platone con questa storiella?» le domandò. «Be', voleva sottolineare l'apparente contrasto tra la conoscenza sensibile, ossia la realtà quale essa ci appare, e la conoscenza intelligente, cioè la vita nella dinamicità del suo divenire.» «In poche parole, ciò che vediamo spesso non corrisponde alla realtà delle cose» commento' lui. «Più che altro penso volesse esortarci a cercare di approfondire le nostre conoscenze del mondo e a non fermarci alla superficie delle cose» spiegò Odyle. Quella ragazza era davvero incredibili, pensò Tristan mentre, passeggiando, arrivarono a una zona più oscura, in fondo alla sala. La sensazione del seno di lei che gli sfiorava leggermente il torace gli provocava un forte turbamento e dentro di sé ringraziò il cielo che il buio celasse la reazione decisamente sconveniente del suo corpo traditore. Era incorreggibile. Da qualche settimana a quella parte non faceva altro che pensare al sesso, e di notte lo sognava. Ma non gli era mai successo di essere così turbato in un luogo pubblico, con tutte quelle persone attorno! «È davvero strano che una donna sappia parlare di questi argomenti» disse in fretta, cercando di pensare ad altro. «Strano ha una connotazione negativa» gli fece il verso lei, parafrasando ciò che gli aveva sentito dire poco prima. «Siete uno di quegli uomini che non credono che una donna possa capire ciò che legge?» Non c'era durezza nella sua voce, solo una vaga nota divertita. Tristan, però, non riusciva a pensare a una risposta. Ovviamente, non era così, ma... Qualcuno, passando accanto a loro, urto' contro Odyle sospingendogliela addosso. La ragazza inciampo' e Tristan, d'istinto, la attirò a se per sostenerla, stringendola al petto. Seguirono alcuni istanti di completo smarrimento. I loro occhi si erano abituati alla penombra e ora poteva vedere con chiarezza lo sguardo stupito e allarmato di lei. In quella posizione, non doveva esserle sfuggito il motivo del suo imbarazzo e Tristan non sapeva che cosa dire. «Odyle... io...» balbetto', scordando che un vero gentiluomo non si sarebbe mai permesso di chiamare per nome una giovane conosciuta da poco. Gli occhi scuri della ragazza lo fissarono per qualche istante. Poi lei sollevò una mano e gli accarezzo' con delicatezza la guancia, laddove lui si sarebbe aspettato uno schiaffo. Quindi si staccò velocemente da lui e, senza una parola, scappò via. Odyle salutò in fretta Lady Cartwridge, dopo aver trascorso un buon quarto d'ora insieme a lei in carrozza senza quasi fiatare. La nobildonna si era accorta che qualcosa aveva turbato la sua giovane amica, ma durante la traversata della Manica aveva imparato a conoscere Odyle e sapeva che, nonostante le forti passioni che la infiammavano, era una giovane riservata. Forse stava ripensando all'esperienza del cinematografo, si era detta, oppure... Lady Angelina ricordava l'espressione risoluta e turbata al tempo stesso con cui la sua giovane protetta aveva guardato la costa francese che si allontanava. Allora si era chiesta se avesse fatto la cosa giusta offrendosi di portarla con sé. Dopotutto Odyle, oltre a essere francese, era stata abituata a un genere di vita molto diverso da quello che l'aspettava in Inghilterra. E poi c'era la questione della lingua. Perché, aveva pensato Lady Cartwridge, aggrottando la fronte nell'attimo stesso in cui se ne era resa conto, fino a quel momento avevano sempre parlato in francese. Poi Odyle aveva guardato ancora l'orizzonte, ma nella direzione verso cui erano dirette, e con un sorriso aveva iniziato a parlare in un inglese perfetto, quasi senza ombra di accento. E Lady Angelina aveva capito che si era calata nella parte. «Odyle, aspetta!» Aveva quasi scordato la lettera che era stata recapitata a casa sua quella mattina, ma sapeva che il suo arrivo sarebbe stato salutato con gioia.
   
 
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