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Autore: fefi97    09/01/2022    1 recensioni
[Mark x Eduardo]
Il problema, pensa Mark, è che quando si sono rimessi insieme, un mese dopo la deposizione, non hanno quasi parlato di quello che era successo. Si erano saltati addosso, invece, e dopo nessuno dei due aveva cominciato il discorso, se si esclude un debole “Wardo, io...” da parte di Mark mentre giacevano a letto, sudati e sazi per il sesso arrabbiato più travolgente delle loro vite, e un mormorato “lo so, Mark”, da parte di Wardo.
A questo punto Mark si chiede se davvero Wardo sappia qualcosa.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I think the world of you

 

 

 

È giovedì quando se ne rende conto.

Sono quasi le nove e Mark sta lavorando pigramente al computer al tavolo della cucina. Eduardo è davanti a lui e sta lavando i piatti, anche se hanno una lavastoviglie nuova di zecca (di cui Eduardo dice di non fidarsi solo perché non capisce come funziona) e circa tre domestici che se ne possono occupare. Ma Eduardo è una di quelle persone che quando va in hotel deve rifare il letto perché non vuole dare disturbo alla cameriera, quindi Mark lo lascia fare.

Se lo ama un po' di più per questo, non deve dirlo per forza.

Con la coda dell'occhio coglie uno scintillio, così si ferma e si volta verso Eduardo, mettendolo a fuoco.

-Il tuo anello – dice, e devono essere le prime parole che dice da minuti interi, forse ore, perché Eduardo sobbalza, spargendo detersivo per piatti tutto intorno.

-Cristo, Mark! - esclama, voltandosi verso di lui, tutto occhi spalancati e mani insaponate sul cuore – Mi hai fatto venire un colpo!

Mark lo ignora, girando con più decisione la sedia verso di lui.

-Il tuo anello. Perché non lo indossi?

Eduardo lo guarda confuso e Mark indica con impazienza la fede di Wardo, che al momento è appoggiata sul bordo del lavandino, dimenticata e decisamente non nel posto in cui dovrebbe essere, che è dove l'ha messa Mark ben cinque anni prima, al loro matrimonio.

-Oh – dice Eduardo, guardando anche lui l'anello con sorpresa, come se se ne fosse dimenticato. Mark cerca di non irritarsi troppo – L'ho tolto per sicurezza. Non volevo che mi scivolasse mentre lavavo i piatti.

Mark inarca le sopracciglia.

-Davvero? È la prima volta che ti vedo fare una cosa del genere.

Eduardo lo guarda con esasperazione, anche se c'è un po' – molto – affetto nei suoi occhi scuri.

-Lo faccio sempre, solo che sei troppo menefreghista per accorgertene.

Mark aggrotta la fronte.

-Me ne sarei accorto, mi sarei accorto di questo – insiste, petulante.

Eduardo rotea gli occhi e afferra di malagrazia la fede. Se la rimette all'anulare e qualcosa sembra tornare al posto giusto nel petto di Mark, insieme all'anello di Wardo.

-Contento ora?

-Sì – dice Mark senza mezzi termini e Eduardo gli lancia uno sguardo sorpreso. Sorride e Mark si agita perché non gli piace tutto questo sguardo alla “oh, Mark tu hai dei sentimenti, tu mi ami alla follia e faresti di tutto per me!”.

È vero, ma questo non vuol dire che Mark sia disposto a capitolare senza difendersi.

-La tua insicurezza è inaspettata e insieme adorabile.

-Non sono insicuro – scatta Mark, tornando a prestare attenzione al suo computer.

-Sì certo -lo prende in giro Eduardo, ma c'è divertimento e affetto nelle sue parole – Mi sono tolto la fede per due secondi e stavi già andando a impugnare il contratto prematrimoniale.

-Beh, io non me la tolgo mai.

Eduardo rotea gli occhi, Mark può sentirlo senza vederlo.

-Sì, perché non lavi mai i piatti.

-Potresti indossare dei guanti mentre lavi i piatti. Oppure, ancora meglio, potresti lasciarlo fare alla persona che paghiamo appositamente per farlo – replica Mark tra i denti, purtroppo consapevole del fatto che sta battendo troppo forte sui tasti.

Eduardo scoppia a ridere e Mark vorrebbe strozzarlo. Lo ignora, continuando a lavorare.

-Comprerò dei guanti di gomma, va bene? Non vorrei mai far soffrire il tuo ego.

Mark lo sta per mandare al diavolo, quando Eduardo si avvicina e si piega sulla sua sedia, quel tanto che basta per baciargli la nuca. Mark rabbrividisce e, fuori dal suo controllo, una mano si stacca dalla tastiera e si allunga all'indietro per accarezzare con reverenza il ginocchio di Eduardo.

-Amo quando sei tutto possessivo – gli sussurra Wardo e Mark rotea annoiato gli occhi.

-Non sono possessivo – dice, anche se la sua mano stringe la presa sui pantaloni della tuta di Wardo, inchiodandolo lì, dietro di lui.

Eduardo soffoca una risata contro i suoi ricci e Mark sorride, solo un po'.

Il giorno dopo consegna, con aria oltremodo seria, un paio di guanti di gomma gialla a Eduardo e Eduardo sta ancora ridendo quando ormai è ora di cena.

 

 

Il fatto è che non è l'unico episodio che mette in allerta Mark.

Sono a questo evento noiosissimo, ma si tratta della compagnia petrolifera di Eduardo e Mark vuole essere di supporto, perché Eduardo lo era stato per facebook, anche dopo quello che aveva fatto Mark.

Così sta accanto a Eduardo, cerca di non fare troppo la faccia da “bastardo arrogante”, come la chiama Wardo, e attende con educazione che suo marito finisca di parlare con questo socio.

Non sta davvero prestando attenzione alla conversazione, ma tiene una mano sulla parte bassa della schiena di Wardo, quindi lo sente irrigidirsi. Mark alza di scatto lo sguardo su di lui, come una madre preoccupata che sonda il figlio per eventuali ferite dopo una caduta, ma Wardo non lo guarda, sta sorridendo in maniera molto forzata. Mark si rende conto, con una certa sorpresa, che il socio di Eduardo sta fissando proprio lui. Sta sorridendo, ma Mark vorrebbe dargli un pugno sui denti, perché è chiaro come il sole che qualsiasi cosa abbia detto ha sconvolto Eduardo.

Più tardi, quando stanno andando a casa e sono soli sul retro della limousine, Mark rompe il silenzio che li ha accompagnati per tutta la sera.

-Cosa ti ha detto, Wardo?

Eduardo sospira. È seduto il più lontano possibile da Mark e sta guardando fuori dal finestrino e Mark odia la distanza tra loro con la forza di mille soli.

-Niente. È solo una sciocchezza.

Mark fa uno sforzo sovrumano per non dire qualcosa di tagliente, perché è uno stronzo, ma cerca di controllarsi quando Wardo è così.

-Okay. Dimmelo comunque.

Wardo sospira di nuovo.

-Stavamo commentando l'andamento positivo della compagnia e lui...era solo una battuta, Mark.

-Wardo – dice piano Mark, il tono elettrico e la pazienza ormai quasi esaurita.

Eduardo comincia a giocherellare con la fede, la rotea e la fa salire fino alla prima nocca, poi la rimette giù e la fa girare di nuovo. Mark osserva il movimento sentendosi nauseato.

-Ha detto che con te come marito, non ho nemmeno bisogno di avere una compagnia tutta mia.

Mark stringe la mascella. Eduardo odia quando la gente lo vede come un mantenuto e anche Mark lo odia, perché è così lontano dalla realtà. Oggettivamente, Mark ha più soldi e, certo, li usa anche per Eduardo. Ma non ha bisogno di mantenere Eduardo, cazzo. Wardo non è una casalinga degli anni trenta, è un uomo di successo, brillante e determinato e non merita di essere trattato come la moglie trofeo di Mark, cosa che succede troppo spesso per i gusti di entrambi.

-È una stronzata e quell'uomo è un coglione – dice con forza, pieno di rabbia – Lo sai, Wardo. Sai che ho ragione.

Eduardo non risponde, sta ancora giocando con la sua fede. Per un attimo, Mark pensa che se la toglierà. Invece, Eduardo la rimette a posto con un sospiro docile, poi striscia sul sedile fino a raggiungere Mark. Eduardo si piega contro la spalla di Mark e, con la stessa naturalezza, Mark alza un braccio per stringerlo a sé. Non parlano più, ma Mark cerca di concentrarsi sul peso caldo e confortevole di Wardo tra le braccia.

La sera dopo si ritrova a sbirciare Eduardo mentre lava i piatti. È una sorpresa e insieme un sollievo, quando vede i guanti che coprono le mani di Wardo, la fede tenuta al sicuro sotto di essi.

 

 

Il problema, pensa Mark, è che quando si sono rimessi insieme, un mese dopo la deposizione, non hanno quasi parlato di quello che era successo. Si erano saltati addosso, invece, e dopo nessuno dei due aveva cominciato il discorso, se si esclude un debole “Wardo, io...” da parte di Mark mentre giacevano a letto, sudati e sazi per il sesso arrabbiato più travolgente delle loro vite, e un mormorato “lo so, Mark”, da parte di Wardo.

A questo punto Mark si chiede se davvero Wardo sappia qualcosa.

Da quel momento, comunque, il loro rapporto, e poi il loro matrimonio, ha funzionato grazie a quella enorme regola non detta: non si parla di facebook e, soprattutto, non si parla di quello che era successo tra loro quando erano entrambi parte di facebook.

A Mark è sempre sembrato un accordo più che funzionale, ma adesso comincia ad avere dei dubbi. Wardo è stato teso sin da quella sera, quando il suo socio lo aveva umiliato davanti a Mark, che neanche se n'era reso conto e non l'aveva difeso.

Mark sa che la cosa giusta sarebbe parlane, ma non ci riesce. Ha smussato tanti spigoli del suo carattere per Wardo in quegli anni, ma ancora non è bravo con le parole. Decide, quindi, di distrarre suo marito nel modo che gli riesce meglio (solitamente sarebbe il sesso, ma Mark sta provando un approccio graduale).

-Davvero? - domanda Eduardo con un sorriso enorme e Mark si rende conto di quanto poco abbia sorriso di recente quando realizza quanto gli sia mancato vederlo – Serata con Chris e Dustin?

-Come ai vecchi tempi – conferma Mark, cercando di mostrarsi entusiasta e non morto dentro come è – E possiamo fare quello che vuoi tu.

Eduardo inarca un sopracciglio e si avvicina sinuoso a Mark, un sorrisetto sul volto.

-Stai cercando di farti perdonare qualcosa?

Mark gli mette le mani sui fianchi stretti e strofina gentilmente.

-Perché non posso essere carino e basta?

Eduardo ride e gli morde il naso per rappresaglia.

-Perché, per esperienza, non sei mai solo carino e basta. Sei carino se ti senti in colpa per qualcosa.

Mark sa che Eduardo sta scherzando, ma quel commento fa più male di quello che si aspetta. Cerca di nasconderlo e, per evitare che Wardo gli legga dentro come è sua fastidiosa abitudine fare, gli stringe dolcemente il culo, riuscendo a distrarlo, se il gemito misto a risata di Eduardo è un'indicazione.

-Mi sembra che anche ieri notte sono stato carino con te e non dovevo farmi perdonare niente.

Eduardo sorride, sporgendosi per un bacio morbido.

-Rettifico. Sei carino quando vuoi farti perdonare qualcosa e quando sei arrapato.

Fa per scostarsi, ma Mark lo trattiene e approfondisce il bacio e, beh. Spera solo che Dustin e Chris non se la prendano troppo per il loro ritardo.

Wardo finisce per lasciare carta bianca a Dustin per la loro serata, il che si rivela un errore dal punto di vista di Mark, visto che finiscono in una discoteca davvero molto squallida.

-Non siamo troppo vecchi per questo? - chiede Chris, esasperato, ma non è molto credibile con un cerchio fosforescente sulla testa e il suo terzo drink in mano.

-Wardo, Wardo, Wardo – strilla Dustin, appendendosi al braccio di Eduardo che non si trova sulle spalle di Mark.

Mark stringe le dita intorno al fianco di Eduardo, ricordandosi perché non sopporta lasciare Dustin e Wardo nella stessa stanza per più di dieci minuti (in realtà, Dustin nelle ultime ore ha fatto ridere Eduardo più di quanto sia riuscito Mark in settimane, quindi immagina di essergli un po' grato).

-Wardo, guarda! Quel tipo ti sta squadrando! Scommetto che gli piaci!

Gli occhi di Mark scattano fino al punto che sta indicando Dustin.

In effetti, c'è un ragazzo alto e muscoloso che sta fissando Eduardo con un piccolo sorriso storto. Mark è abbastanza sicuro che quello non sia il tipo di Eduardo, visto che Mark non è alto e muscoloso, ma, comunque, stringe la presa sulla sua vita.

-Mh – anche Wardo stringe gli occhi in quella direzione, anche se, data la sua poca resistenza all'alcol e i cinque drink che ha buttato giù, non deve distinguere molto le figure – Mi sa che sono sposato.

-Lo sei – interviene Mark seccamente, ignorando il modo in cui Chris soffoca una risata nel suo drink.

-Sta venendo qui! - strilla di nuovo Dustin, agitandosi sul divanetto in un modo che fa venire la nausea a tutti.

-Non vede che i nostri arti sono ingarbugliati insieme? - protesta Mark a denti stretti, molto felice di essere rimasto praticamente sobrio – Penseresti che sia un segnale sufficiente che una persona è impegnata, no?

-Arti ingarbugliati insieme è la tua nuova definizione di abbraccio? - domanda Chris, con indifferenza - Molto romantico. Wardo, sei un uomo fortunato.

Mark ha già pronta una replica tagliente, ma si ritrova a chiudere la bocca quando il ragazzo raggiunge il loro tavolo, gli occhi fissi su Eduardo.

-Ciao – dice, la voce calda e sensuale, e Mark lo odia.

Eduardo si limita a sbattere le palpebre, perplesso.

-Ciao.

Il ragazzo guarda Mark, che probabilmente ha su una faccia terrificante, e poi riporta in fretta lo sguardo su Eduardo.

-Scusa, so che sei con tutta probabilità...mh, occupato, ma ti trovo molto carino e volevo sapere se ci fosse una possibilità che voi due non siate...esclusivi.

-Non siamo esclusivi – sibila Mark e il volto del ragazzo si è appena illuminato, quando aggiunge senza pietà: -Siamo sposati.

Vedere lo sgomento dipinto in faccia di quel pallone gonfiato è molto soddisfacente per Mark.

-Oh, sì, è vero – dice con sussiego Wardo, come se gli fosse appena venuto in mente – Sono sposato – dice con una risatina, poi alza la mano sinistra, rimasta fino a quel momento sotto il tavolo.

È in quel momento che tutti, soprattutto Mark, se ne accorgono. L'anulare di Eduardo è dolorosamente nudo.

A suo merito, il ragazzo moro non fa commenti. Si limita a inarcare le sopracciglia e a scivolare via. Chris e Dustin devono ancora essere abbastanza sobri da leggere l'espressione di Mark, perché si scambiano uno sguardo e poi si alzano di scatto in piedi, biascicando all'unisono sciocchezze sul dovere andare al bagno insieme, perché le ragazze fanno così e tutti sanno che le ragazze sono più intelligenti.

Wardo non sembra essersi accorto di nulla, perché si allunga sul tavolo per appropriarsi del drink incompiuto di Chris. Come un serpente, la mano di Mark scatta e gli afferra il polso, abbastanza sano di mente da non stringere troppo. Wardo alza lo sguardo su di lui, tutto occhi scuri grandi e innocenti, e Mark prova un'inaspettata scarica di odio e risentimento.

-Perché non hai la fede?

Wardo sbatte gli occhi, poi abbassa lo sguardo sulla propria mano. Aggrotta la fronte, come se anche lui non sapesse perché l'anello non c'è più.

-Wardo? - insiste Mark, stringendo appena la presa.

-Non...non lo so – Eduardo lo guarda e sembra quasi nel panico – Mark, giuro che non lo so! Forse l'ho perso, pensi che sia possibile? - chiede, angosciato.

Mark si morde forte il labbro per non urlargli contro perché no, non pensa che sia possibile perdere una fede, a meno che non te la sfili, ma in quel momento Dustin sta di nuovo correndo verso di loro, Chris che si mantiene in una distanza di sicurezza ben calcolata.

-Mark, Wardo! È colpa mia!

Dustin si ferma con uno scivolone davanti al tavolo e Mark gli sta per dire di levarsi dal cazzo, quando affonda una mano nella tasca della giacca e mostra la fede di Eduardo sul palmo della mano.

-Il mio anello! - esclama Eduardo ed è così chiaramente sollevato e felice che Mark rilassa la presa sul suo polso.

-Perché diavolo ce l'avevi tu? - morde Mark, allungandosi per strapparglielo di mano.

-Scusa Mark, me ne sono completamente dimenticato. Prima ho accompagnato Eduardo al bagno e, beh, lo vedi anche tu, è sbronzo. Aveva paura di perdere l'anello e mi ha chiesto di tenerglielo e poi me ne sono scordato.

Mark aggrotta la fronte, perché quella spiegazione fa acqua da molte parti (cos'è questa mania di Wardo di aver paura di perdere l'anello? Se ha così tanta paura forse non dovrebbe toglierselo, tanto per cominciare), ma si limita a tirare la mano di Wardo verso di sé e mettergli con delicatezza l'anello. Dopodiché, nessuno protesta quando Mark annuncia in tono stentoreo che porterà Eduardo a casa.

Wardo è un ubriaco bisognoso di attenzioni e Mark deve sopportare almeno venti maldestre proposte sessuali, prima di convincere Eduardo che l'unica cosa che è in grado di fare in quel momento è lavarsi i denti, mettersi una delle magliette di Mark che ha rubato e che ormai costituisce il suo pigiama e dormire un po'.

Wardo si addormenta quasi subito, aggrappato a Mark come una piovra, ma Mark non riesce a dormire. È chiaro che sta succedendo qualcosa con Wardo e il non capire cosa o il non riuscire a risolvere subito il problema lo sta uccidendo. Il fatto è che Mark odia questo, odia quando le persone gli parlano in codice. Ama Wardo proprio perché è sempre così dannatamente trasparente nelle sue emozioni, anche troppo. Mark non deve decifrare niente, Wardo gli dice sempre le cose come stanno, anche quando Mark le avrebbe odiate.

Ma adesso è chiaro che Eduardo si sta comportando in modo strano e che gli sta nascondendo qualcosa.

Mark non chiude occhio quella notte, il cervello che ticchetta codici che hanno la forma della faccia di Wardo.

 

Ovviamente, la goccia che fa traboccare il vaso è Sean Parker, come sempre.

Mark intrattiene ancora sporadici rapporti telefonici con lui e, anche se non ne hanno mai parlato in modo esplicito, Eduardo lo sa e lo sopporta, con il tacito accordo di non dover mai interagire con Sean lui stesso.

L'accordo ha funzionato bene finora, finché Sean non decide che sia una buona idea presentarsi non invitato a casa loro durante la festa di compleanno di Mark.

Wardo fa questo sorriso tutto tirato quando lo fa entrare, perché Wardo non sarà mai il tipo di persona che sbatte la porta in faccia alla gente, ma fissa Mark con questo sguardo esigente e Mark sospira e lo segue in cucina.

-Non lo voglio qui, Mark – sussurra in modo rabbioso, mentre scaraventa dei popcorn in busta in una ciotola verde.

-Perché io invece sto facendo i salti di gioia da quando è qui – ribatte Mark e qualcosa nell'espressione di Eduardo gli dice che il sarcasmo potrebbe essere fuori luogo.

-Digli di andarsene – esige Eduardo, incrociando le braccia sul petto.

Mark pensa che sia una reazione drammatica e glielo sta per dire, ma poi si guarda intorno. La cucina, tutta la casa in realtà, è addobbata con festoni pacchiani, con il suo nome scritto sopra. Mark sa che Wardo ha fatto tutto da solo, senza l'aiuto di nessuno, perché sono storti e sciatti, ma sono anche blu come facebook e Mark li ama e ama Eduardo, Eduardo che ha organizzato quella stupida festa per Mark, Eduardo che ha scelto in modo meticoloso gli invitati perché sa che Mark tollera solo un ristretto numero di persone, Eduardo che pensa di essere stato così discreto nel nascondere la torta di cui Mark è perfettamente a conoscenza. D'un tratto, gli sembra crudele negare a Eduardo l'unica cosa che gli ha chiesto in anni interi, quindi si limita ad annuire e va a cercare Sean.

Sarebbe più facile dirgli di andarsene, se Sean non sapesse ancora, dopo tutti questi anni, quali tasti premere per avere la totale attenzione di Mark. La verità è che Sean è uno stronzo, lo sa Mark e lo sa Wardo, ma è uno stronzo geniale e, senza che se ne sia reso conto, Mark è seduto sul divano, le ginocchia che sfiorano quelle di Sean, e sta ascoltando la sua ultima idea per migliorare il sito.

Sa che è meschino, ma non può fare a meno di risentirsi quando Eduardo li interrompe posando una mano sulla spalla di Mark.

L'espressione di Eduardo è neutra, ma i suoi occhi parlano chiaro, come il modo in cui ignora il saluto canzonatorio di Sean.

-Mark, è ora della torta – dice, guardando solo lui.

Mark agita una mano, infastidito.

-Wardo, non ho nessuna intenzione di spegnere le candeline, non ho dieci anni. Tagliala e distribuiscila solo alla gente.

Il fatto è che Eduardo non riesce proprio a nascondere le sue emozioni, quindi Mark sa subito che lo ha ferito. Non dice niente però, perché è ancora uno stronzo con i sentimenti e perché è consapevole di Sean che li osserva, e Eduardo si limita a un sorriso teso e a un cenno del capo prima di allontanarsi di fretta.

Mark lo fissa, perché Wardo non sta andando in cucina, ma sta salendo le scale per il piano superiore, ignorando i richiami di Chris e Dustin.

-Ho come la sensazione che il nostro bel Wardo ti farà andare in bianco per un po' – ride Sean e Mark si ricorda all'improvviso perché ha tagliato i ponti con lui.

-Sean, va' a casa – dice senza guardarlo, alzandosi in piedi – Possiamo parlare della tua idea al telefono domani.

Non si ferma ad ascoltare la risposta, sta già seguendo Eduardo su per le scale.

Controlla prima in camera loro, ma è vuota e Mark osserva con un senso di colpa crescente il voluminoso pacchetto blu posato sul letto e il bigliettino con scritto “per Mark” nella scrittura stretta ed elegante di Eduardo. Anche il bagno interno è vuoto, quindi Mark si dirige in entrambi gli studi, ma Eduardo non è neppure lì. Sta per uscire di testa, quando si rende conto della luce che filtra sotto la porta del bagno di servizio. La porta è socchiusa e Mark si avvicina in silenzio. Eduardo è in mezzo alla stanza e gli dà le spalle. Mark pensa di bussare, ma poi si limita a spingere la porta.

-Wardo – dice ed Eduardo sobbalza, girando su se stesso.

La prima cosa che Mark nota è la sua aria colpevole, la seconda è ciò che tiene in mano.

Mark non stacca gli occhi dalla fede di Eduardo mentre sbatte la porta alla cieca.

-Non è come pensi – dice subito Wardo, mettendosi in fretta l'anello, ma ormai è tardi. Mark l'ha visto.

-Eduardo – dice Mark, la voce seria e lenta – Se vuoi lasciarmi almeno abbi le palle di dirlo senza questo atteggiamento passivo-aggressivo.

È furioso. Furioso perché Eduardo fa sempre così, invece di affrontare i problemi fa queste cose contorte e drammatiche. L'ha già fatto in passato.

Hai congelato il conto?

Volevo la tua attenzione.

Wardo sembra confuso e spaesato e questo fa incazzare Mark di più.

-Io non voglio lasciarti! - esclama, quasi offeso – Ti amo, coglione.

-E io amo te – replica Mark, irritato – Non è questo il punto.

-E qual è il punto? - domanda Eduardo, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sfida.

-Continui a toglierti quel fottuto anello! - sbotta Mark, i nervi a fior di pelle. È quasi certo che di sotto possano sentirlo, ma non gliene frega niente – È come se...- la voce gli si spezza e odia Eduardo perché solo lui è in grado di renderlo così debole – È come se non volessi più essere sposato con me.

Eduardo fa cadere le braccia, incredulo.

-Mark, non è così. Nel modo più assoluto.

-E allora perché cazzo continui a farlo! - urla Mark, facendo un passo avanti.

Eduardo arretra, spaventato, e finisce con la schiena contro il vetro della doccia. Mark si blocca, imprecando contro se stesso. Eduardo non parla molto della sua infanzia, né di suo padre, ma Mark sa che non gli piace quando qualcuno gli grida contro, soprattutto quando è Mark, che in teoria ha giurato di amarlo e proteggerlo fino alla fine dei suoi giorni.

-Scusa – riesce a dire, un po' strozzato – Scusa, Wardo.

Eduardo non lo guarda, tiene gli occhi fissi sulle piastrelle color limone che hanno scelto insieme anni prima.

Mark vorrebbe avvicinarsi e abbracciarlo, ma ha la sgradevole sensazione che in questo momento farebbe più danni che altro. Quindi sta fermo lì e non parla finché non vede il petto di Eduardo calmarsi in respiri regolari.

-Si tratta di facebook? - chiede a bassa voce e Wardo solleva di scatto il viso.

-Cosa?

Mark si passa la lingua sulle labbra, nervoso.

-Sei... distante ultimamente. Lo sei stato da un po'. E mi chiedevo...si tratta di facebook?

Eduardo lo guarda per un po', poi sbuffa una risata incredula, passandosi una mano tra i capelli.

-No, Mark. Forse ti stupirà, ma è la tua vita che ruota intorno a facebook, non la mia.

-Non ne abbiamo mai parlato – insiste Mark, senza prendersi il disturbo di sottolineare che la sua vita non ruota più intorno a facebook ormai da cinque anni -Quando ci siamo rimessi insieme, non abbiamo mai parlato di quello che è successo.

-Già, e non ne parleremo ora, alla tua fottuta festa di compleanno, con venti persone di sotto – decreta Eduardo, muovendosi per superarlo. Mark gli afferra il polso, il più delicato possibile, e lo fa fermare accanto a lui.

-Mark, per favore – sussurra Eduardo, in panico, e il cuore di Mark fa male perché Wardo non dovrebbe mai essere così spaventato quando è con lui.

-Io ti amo – ripete Mark, con lo stesso tono duro e secco che usa per licenziare gli incompetenti, il che forse non è proprio un ottimo inizio – So che non l'ho dimostrato in passato e so che ti ho ferito, come tu hai ferito me, ma eravamo giovani e stupidi. Ora è diverso. Se tu mi chiedessi in questo preciso momento il 30% di facebook, te lo darei senza nemmeno battere ciglio. Ti darei tutto se me lo chiedessi, sai che è così.

È terrificante ammettere fino a che punto Wardo lo possiede, ma sa di doverglielo, per tutti gli anni che gli è stato accanto e lo ha guardato come se fosse la persona più amabile del mondo e non come se fosse, beh, Mark, che metà della popolazione mondiale definisce uno stronzo senza cuore. Wardo sa che un cuore Mark ce l'ha e sa che è suo.

-Lo so – ribatte Eduardo, il tono pacato, anche se i suoi occhi sono nervosi in quelli di Mark – Ma non lo voglio. Sono felice con te, sono felice della nostra vita esattamente come è ora.

Mark lascia andare il polso di Eduardo, consapevole che non cercherà più di uscire.

-Eppure mi risenti ancora.

-Io non ti risento, Mark – dice Eduardo e sembra molto stanco – Vuoi sapere perché ogni tanto mi tolgo l'anello? Il vero motivo?

-Sì – dice subito Mark, anche se non ne è del tutto sicuro.

-Essere tuo marito è così bello Mark e tu, nonostante le apparenze, sei un marito meraviglioso. Ma ogni tanto ho bisogno di prendermi una pausa.

Mark cerca di deglutire, ma scopre di non avere più saliva in bocca.

-Da me? - chiede, la voce roca.

Wardo scuote la testa, i suoi occhi si addolciscono e Mark respira un po' meglio.

-No. Da quello che la gente pensa di me quando vede quella fede.

-Non capisco – ribatte Mark, frustrato – Perché ti importa del giudizio della gente? Vedono anche la mia fede, sanno che sono sposato con te e non me ne frega un cazzo di quel che pensano.

-Mark, per te non ha lo stesso peso che ha per me! - ribatte Eduardo, esasperato, e prima che Mark possa protestare, continua: -Quando le persone guardano la tua fede pensano che sei sposato con qualcuno, non ci spendono un pensiero in più. Quando vedono la mia, sanno che sono sposato con Mark Zuckerberg, l'inventore di facebook, il miliardario, il genio – Eduardo fa una smorfia infelice – Si chiedono perché tu stia con me, e me lo chiedo anche io a volte.

-Allora sei un idiota – dice Mark, la sua voce incredibilmente aspra – Sei un idiota se dopo tutti questi anni devi ancora chiederti perché sto con te.

Eduardo rotea gli occhi, come se fosse Mark quello che dice idiozie, e non lui.

-So che mi ami, non sono così sprovveduto. Mi è permesso avere delle fragilità, sai?

Mark lo fissa, scuote piano la testa.

-Si tratta anche di quello che ha detto il tuo socio quella sera, vero? Di quello che dice la gente a volte, quelle stronzate del marito trofeo?

Eduardo non dice niente, ma il suo sguardo è più che eloquente.

-Mi dispiace – sussurra Wardo ed è ridicolo, dovrebbe essere Mark a dirlo, anche se è troppo incazzato e amareggiato al momento per dire qualcosa – Cerco di ignorare quelle voci il più delle volte, ma ogni tanto mi chiedo se davvero questo matrimonio non sia vantaggioso più per me che per te.

-Di che cazzo stai parlando, Wardo? - chiede Mark, cercando di mantenere un tono di voce basso anche se dentro ribolle di rabbia.

-Che forse staresti meglio con qualcuno più al tuo livello, qualcuno con cui puoi parlare di computer senza che debba far finta di capire – Eduardo fa una pausa, ma Mark sa già cosa sta per dire – Qualcuno come Sean.

A quel punto Mark deve superarlo e cominciare a fare avanti e indietro nel loro bagno, perché se resta ancora a lungo fermo accanto a Eduardo esploderà.

-Dopo tutti questi anni, stiamo ancora parlando di Sean Parker, non ci credo!

Eduardo gli rivolge uno sguardo amareggiato, ancora immobile nello stesso punto.

-Ti avevo chiesto di mandarlo via.

-Wardo! - esclama Mark, fermandosi davanti a lui e fissandolo incredulo – Non me ne fotte un cazzo di Sean Parker! L'unico motivo per cui lo tengo in giro è che ha delle buone idee.

-Beh, diventi uno stronzo con me, quando c'è lui in giro – sbotta Eduardo ed è la prima volta che alza davvero la voce – O mi umili prendendomi a calci in culo fuori da facebook o mi tratti di merda davanti ai nostri amici, durante la festa che ho organizzato per te! Quindi scusa, perdonami Mark, se non mi piace averlo in giro!

-Quindi avevo ragione – mormora Mark, trionfante e amaro insieme – Si tratta di facebook.

Eduardo lo fissa, incredulo ed esasperato.

-Non si tratta di facebook, tu, arrogante narcisista! Si tratta di me, di come mi fai sentire a volte!

-Oh, questo no! - ride Mark, quasi isterico – Questo no, Wardo! Non proiettare le tue insicurezze su di me. Non sono io che ti faccio sentire inferiore a me o un mantenuto, sei tu che ti senti così, perché le persone e prima di tutti tuo padre ti hanno sempre convinto del fatto che non vali niente! Quindi pagati una terapista con i tuoi cazzo di soldi così non ti sentirai oppresso da me e dal mio patrimonio e smettila di darmi la fottuta colpa dei tuoi traumi!

Mark sa che è stato crudele. Lo sa nello stesso istante in cui pronuncia l'ultima parola. Gli occhi di Eduardo sono umidi e Mark si sente male.

-Wardo... - mormora, facendo un passo verso di lui, ma Eduardo gli dà le spalle e si precipita fuori dal bagno, lasciando Mark paralizzato dietro di lui.

Quando finalmente riesce a rimettere in funzione le gambe e a seguirlo, Mark scopre che gli ospiti se ne sono andati e che non c'è traccia nemmeno di Wardo. Dustin lo chiama dopo cinque minuti e, con voce imbarazzata e tesa, gli comunica che Wardo è a casa sua.

-Passamelo – dice Mark, anche se sa che è inutile perché, anche nella remota possibilità che Wardo voglia parlare con lui, Dustin è come un golden retriver: idiota il più delle volte, ma estremamente leale.

-Non penso sia una buona idea, Mark – Dustin fa una breve pausa, abbassa la voce ed è chiaro che non vuole farsi sentire da Eduardo – Abbiamo sentito cosa gli hai detto. Non è stato bello.

Mark sbuffa, perché non bello è l'eufemismo del secolo.

-Lo so. Digli che domattina lo passo a prendere.

-Mark...

-Diglielo e basta, Dustin – taglia corto Mark, chiudendo la chiamata.

Come un automa, va nella loro camera e apre il regalo di Wardo. Il fatto che siano due prime edizioni dell'Iliade e dell'Odissea in qualche modo fa sentire peggio Mark.

 

Il mattino dopo guida fino a casa di Dustin.

Eduardo è già fuori ad aspettarlo e sale in macchina quando Mark si ferma accanto a lui.

Mark si prende un momento per guardarlo, prima di partire. Eduardo ha gli occhi rossi, i capelli sconvolti e, a giudicare dallo stato sgualcito dei suoi vestiti, deve aver dormito con il suo completo da festa.

Non dicono niente finché non sono in casa e solo vedere Wardo di nuovo nella loro camera da letto calma Mark.

Wardo si toglie la giacca, la butta su una sedia e lancia uno sguardo ai libri sul comodino di Mark.

-Ti sono piaciuti?

-Sì – risponde Mark, impacciato – Grazie.

Wardo annuisce e si siede sul bordo del letto. Dopo un attimo di esitazione, Mark fa lo stesso. Le loro ginocchia si sfiorano, ma sembrano così lontani.

-Mi dispiace – dice Mark, guardando dritto davanti a sé – Sono stato uno stronzo.

-Sì – conferma Eduardo, anche lui senza guardarlo – Ma io ci ho messo del mio.

Mark scuote la testa e si volta verso di lui, nell'esatto momento in cui Wardo fa lo stesso. Mark lo ama e decide, mentre guarda gli occhi gonfi di Wardo, che non lo farà piangere mai più.

-Avrei dovuto capire come ti sentivi. Avrei dovuto essere più comprensivo e non dire tutta quella merda su tuo padre.

-E io avrei dovuto parlartene, invece di farti credere che volevo il divorzio.

-Non lo vuoi, vero? - chiede Mark, un po' troppo velocemente, e Wardo scoppia a ridere e Mark pensa per la prima volta che andrà tutto bene, che risolveranno le cose. Eduardo lo guarda con dolcezza, allunga una mano e gioca con uno dei riccioli di Mark.

-No, stronzo possessivo. Non voglio il divorzio.

Mark dovrebbe offendersi per essere stato chiamato stronzo possessivo, ma forse è vero visto che la prima cosa che nota è che la mano con cui Wardo lo sta accarezzando è la sinistra e la fede è ancora al suo posto. Il cuore gli si riempie di questo affetto opprimente per Eduardo e tutto quello a cui riesce a pensare è mio, mio, mio marito.

Wardo sembra notarlo perché gli occhi gli si riempiono di malizia.

-Sai che è preoccupante la tua ossessione per me con il tuo anello al dito, vero?

-Ho un'ossessione per te e basta – dice Mark, e sarebbe quasi romantico se non l'avesse detto con il solito tono seccato.

Wardo però ride, quindi forse va tutto bene.

Mark gli prende la mano e la stringe dolcemente finché Wardo non lo guarda, tutto occhi ridenti e dolci.

-Se portare la fede ti mette a disagio, puoi non indossarla – Eduardo apre la bocca per protestare, ma Mark continua: - Non mi serve un anello per sapere che siamo l'uno dell'altro. Ma se l'unico motivo per cui non vuoi indossarla è che hai paura di quel che penserà la gente, lasciami dire che è stupido e tu sei tutto tranne che stupido, Wardo. La gente continuerà a sapere che siamo sposati anche senza quell'anello e sì, probabilmente una parte continuerà a pensare stronzate. Ma a me importa solo quello che pensi tu, Wardo. E non voglio che pensi che potrei stare con qualcuno diverso da te, soprattutto non con Sean. Voglio che pensi di te stesso quello che penso io e io penso che tu sia fantastico e che non ho idea di come tu abbia scelto me, ma spero che tu non ci ragioni mai troppo su e che continui così per sempre. Penso che tu sia intelligente, brillante e bello e che tu sia la cosa più importante per me, quindi non capisco perché tu pensi di non contare niente quando per me sei tutto.

Wardo lo fissa, poi fa una specie di singulto e Mark nota con orrore che ha di nuovo gli occhi pieni di lacrime.

-Non piangere – ammonisce, nel panico, e preme i palmi sulle guance di Wardo come se in questo modo potesse bloccare le sue lacrime – Ho promesso a me stesso circa quattro minuti e mezzo fa che non ti avrei più fatto piangere.

Wardo ride, un suono umido e piccolo che non fa preoccupare Mark come dovrebbe, perché Wardo sta sorridendo tra le sue mani.

-Allora non avresti dovuto fare il discorso più lungo e romantico che ti abbia mai sentito pronunciare. Voglio dire, al nostro matrimonio il tuo discorso è stato: “grazie per essere venuti, spero che questa celebrazione non vada per le lunghe perché dobbiamo prendere un aereo”. La gente credeva che mi stessi rapendo, non che stessimo andando in viaggio di nozze.

Mark rotea gli occhi, poi attira il volto di Eduardo verso di sé e lo bacia.

Wardo si appende ai suoi polsi, ricambiando il bacio con foga.

-Forse dovremmo finire di parlare – ansima Mark in un coraggioso tentativo di fare l'adulto, anche se è difficile con tutto il corpo snello e flessuoso di Wardo spalmato su di lui e le sue mani dappertutto.

-Nah – Eduardo sorride e spinge Mark tra i cuscini, mettendosi subito in grembo. Le sue mani vanno tra i ricci di Mark e quelle di Mark suoi suoi fianchi, come sempre.

-Prima dovresti scoparmi. E poi, forse, possiamo finire di parlare.

A Mark sembra un ottimo piano, per cui tira Wardo su di lui per un bacio senza ulteriori proteste.

Dopo, Wardo non si toglie più la fede.

 

 

 

Note:

 

Recentemente ho rivisto questo film e mi sono ricordata quanto fosse bello e quanto shippassi Eduardo e Mark. Ho fatto una scorpacciata di fic sia qui che su ao3 e ho voluto cimentarmi. Molte autrici hanno come canon il rapporto difficile tra Eduardo e il padre e ho voluto mantenerlo (nel film si vede perlomeno che Eduardo cerca l'approvazione del padre), anche se non in maniera troppo pesante.

Mi piaceva l'idea di loro due che tornavano insieme senza avere un chiarimento adeguato e di Mark che se ne rende conto solo quando Eduardo comincia a togliersi la fede. Spero che questa scemenza vi sia piaciuta!

Un bacio,

Fede <3

  
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