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Autore: eddiefrancesco    09/01/2022    1 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Lady Emma si guardò in giro e prese la sedia vicino alla scrivania, accostandola alla parete. «Milady, volete che chiami qualcuno... oppure, se preferite, potrei farlo io...» sentì dire da Miss Chagny. Emma alzò una mano, intimando a Odyle di lasciarla fare, quindi raccolse la gonna, alzandola da terra di una buona spanna così che si intravidero gli scarponcini e le caviglie. Poi salì sulla sedia sotto gli occhi esterrefatti delle figlie, che la guardavano come se stesse facendo una capriola all'indietro sospesa a una fune, e raggiunto il ripiano estrasse un pesante volume rilegato in pelle che tese a Odyle. Il libro era un grosso tomo scuro dalle pagine ingiallite. «L'avvento dell'era commerciale. Londra e le spezie dell'Oriente» lesse sul frontespizio la giovane istitutrice. Proprio non capiva come avrebbe potuto esserle utile... ma, quando tornò ad alzare gli occhi, si accorse che Lady Emma le aveva passato quel tomo solo per avere le mani libere di frugare in fondo allo scaffale, da dove aveva estratto un libricino più piccolo e molto rovinato che ora teneva tra le mani con la cura con cui avrebbe sostenuto un nido di uccellini. «Aspettate, datelo a me, così vi aiuto a scendere.» Le porse una mano, ma Emma non volle cederle il libro, preferendo stringerlo al petto mentre, lasciata andare la gonna, si afferrava allo schienale della sedia per non perdere l'equilibrio. «Cos'è mamma, cos'è?» Agnese le ballava intorno, con gli occhi brillanti per l'euforia. Una madre tanto intrepida da salire in piedi su di una sedia per cercare un tesoro segreto nei meandri della libreria, quella sì che era stata una scoperta! Lady Emma osservò per qualche istante la copertina logora. Odyle guardò la sua padrona, incredula. Quella donna aveva appena compiuto un gesto sensazionale: aveva custodito quel tesoro per chissà quanto tempo e, in quel momento, aveva deciso di condividerlo con le sue figlie e con lei. Prese il volume che ora Emma le porgeva. «Il giro del mondo in ottanta giorni, di Jules Verne!» esclamò. Conosceva bene quel romanzo: da bambina, lo aveva letto e riletto molte volte. «Come...?» Aprì il libro e sul foglio di guardia trovò un appunto scritto a mano, in calligrafia incerta e un po' infantile. "Questo libro appartiene a Emma Sullivan. 1879", lesse. Era un cimelio dell'infanzia di Lady Emma e, dalle pagine piene di orecchie e sottolineature, sembrava che anche lei l'avesse molto apprezzato. «Possiamo leggerlo?» le domandò Odyle, consapevole che il loro addentrarsi in quella lettura avrebbe potuto turbare la gentildonna, per la quale quel libro era stato evidentemente un oggetto molto personale. «Possiamo, mammina?» le fece eco Ernestine. Emma guardò il volto della figlia più piccola, che era un po' sporco di polvere. Le accarezzo' quasi distrattamente la guancia. «Sì...» Dopo essersi spolverata le mani sul vestito, aver rassettato il grembiule di Agnese e tolto con un fazzoletto la macchia di polvere sulla guancia di Ernestine, Odyle si accinse a lasciare la biblioteca. «Credete davvero che leggere quella storia farà loro del bene?» le domandò Lady Emma, che le aveva posato una mano sul braccio per richiamare la sua attenzione. Le bambine l'avevano già preceduta al piano di sopra e Odyle guardò la padrona, che abbassò gli occhi. «Che cosa temete esattamente, milady? I libri non fanno certo del male. La cultura è una cosa buona, anche se impartita a delle ragazzine.» Emma la guardò e abbozzo' un sorriso. «Quando ero giovane, leggere era il mio passatempo preferito ed ero arrivata al punto di scambiare alcuni dei miei ninnoli con dei romanzi che le mie amiche avevano e io no.» Scosse il capo tristemente. «Poi mia nonna lo scoprì e si infurio' con me perché diceva che se avessi continuato a leggere mi sarei rovinata la vista e il cervello e non avrei mai trovato marito.» «Ma non è stato così» la rassicuro' Odyle. «Perché ho smesso di leggere» le spiegò Emma. «Fui mandata in un collegio e ne uscii solo l'anno in cui feci il mio debutto in società. Poco dopo conobbi Michael e ci sposammo.» «E da allora non avete più letto nulla?» «Solo ciò che era approvato dalla scuola. Tutti i miei romanzi furono buttati via.» «A parte Il giro del mondo...» «Si... Era abbastanza piccolo perché riuscissi a tenermelo nascosto addosso» spiegò Emma con riluttanza, come se stesse rivelando un inconfessabile segreto. «Penso di essermelo tenuto nella fodera dei vestiti per mesi, prima di fidarmi a nasconderlo da qualche parte.» Era incredibile, pensò Odyle scrutando negli occhi chiari della donna. Sotto quell'aria torpida e assente si celava una donna che, se anche non aveva avuto coraggio di ribellarsi apertamente a ciò che le avevano imposto, tuttavia, a modo suo, ci aveva provato. Era come scoprire delle braci sotto la cenere di un vecchio focolare. «Lady Emma, quelli sulla lettura sono vecchi preconcetti ormai superati. Oggigiorno, tutte le signorine di buona famiglia leggono.» «Avete ragione, ma non riesco a pensare di sfogliare un libro senza sentirmi una cospiratrice.» Impulsivamente Odyle le accarezzo' la guancia. «Milady, il piacere della lettura è simile a quello del gioco... è un'evasione dalla realtà; e nel gioco si può essere chi si vuole, anche dei cospiratori. In fondo, non è poi così male avere un segreto, e questo in particolare è talmente innocente...» Gli occhi di Emma parvero traboccare di speranza quando tornò a guardarla.«Grazie.» Poco dopo avevano raggiunto le bambine nella nursery e, a turno, avevano letto le pagine del romanzo ritrovato, soffermandosi ad analizzare la trama e i personaggi. Nei giorni successivi, Odyle si sarebbe procurata un atlante e un libro di geografia per studiare i progressi di Phileas Fogg e approfondire con Agnese ed Ernestine gli usi e i costumi dei paesi che avrebbero attraversato. Finalmente, prima di andare a letto, Odyle riuscì a trovare un po' di tempo da dedicare alla sua lettera. Dopo essersi spazzolata a lungo i capelli e averli legati in una lunga treccia, osservò la missiva alla luce della lampada ad olio che ardeva sulla sua scrivania. La busta non era indirizzata a lei, bensì a Lady Cartwridge, ma entrambe sapevano che la lettera che conteneva era per lei, dal momento che l'indirizzo era stato vergato con inchiostro rosso, segnale che lei e Claude avevano convenuto come marca di riconoscimento della loro corrispondenza. Odyle strappò in fretta il bordo della busta. Mia cara amica, non è passato molto tempo da quando te ne sei andata, eppure già mi manchi terribilmente. Parigi sembra più vuota e lugubre senza di te... Avrei voluto darti mie notizie prima, ma non ero sicuro che fossi giunta a destinazione. Inoltre, una terribile tosse mi ha costretto ad allontanarmi dalla città quasi subito dopo la tua partenza, e a riparare a Nizza, a casa di alcuni parenti, dove il clima è più mite e salubre. Niente tuttavia ha distolto il mio pensiero da te, e cosi, non appena ho potuto, sono tornato in città dove mi sono recato in visita dai tuoi genitori fingendo di cercare tue notizie. Tua madre e tuo padre sembrano molto abbattuti per via della tua fuga, quasi increduli, ma il personaggio che mi ha stupito maggiormente è il nostro R. (non credo che tu abbia potuto dimenticarlo) che sembra non darsi pace. Che il diavolo se lo porti, quel demonio! Non so che cosa gli abbia preso. Me lo trovavo intorno quasi tutti i giorni in accademia, nei locali, persino al circo! Degli amici mi hanno detto che ha preso a frequentare alcune famiglie circensi di provincia, nella speranza di trovarti nascosta presso di loro. Non so cosa si aspetti... magari di vederti sbucare da una vasca piena d'acqua con la coda da sirena! Dovrai rimanere a Londra ancora per un po', tesoro mio, e avere pazienza. Spero che tu abbia trovato molte cose di tuo gradimento nel baule... e spero che i tuoi impegni non ti facciano abbandonare le antiche passioni. Sarebbe un vero peccato. Con tutto il mio affetto, Claude. Odyle si era stretta al petto la lettera e non aveva potuto impedire a un singhiozzo di sfuggirle dalle labbra. All'incirca una settimana dopo, Emma stava in piedi, immobile, davanti al grande specchio della sua stanza. Chi era quella donna pallida e con gli occhi cerchiati che la fissava da quella superficie riflettente? Quando vi faceva caso, stentava a riconoscersi, lei che da ragazzina era stata spesso tormentata da pizzicotti sulle guance e sulle braccia paffute! Come aveva fatto a ridursi così? Leopold... era stato a causa di Leopold che era diventata quel involucro vuoto che si aggirava per le stanze senza una meta. Ma non doveva pensarci, si disse. Non doveva pensarci, o gli occhi le si sarebbero riempiti di lacrime e avrebbe finito per impazzire di dolore. «Emma?» Michael, entrando nella stanza, l'aveva colta di sorpresa, facendola trasalire. «Emma, che cosa ci fai lì mezza nuda?» Non aveva potuto fare a meno di notare che si era tolta i vestiti e stava osservando il suo riflesso coperta dalla sola sottoveste. «Perché sei entrato?» «Perché ti sei spogliata?» «Volevo cambiarmi per la cena» rispose secca lei, sporgendosi verso il vestito che aveva appoggiato sul letto. «Sono solo le tre del pomeriggio.» «Davvero?» Lo guardò, smarrita. «Volevi dirmi qualcosa? Perché sei entrato in camera mia con tutta quella urgenza?» Michael la squadro' da capo a piedi, prima di rispondere. «Volevo avvertirti che stasera ho un impegno e uscirò subito dopo cena.» «Capisco...» Gli voltò di nuovo le spalle e si chino' per sollevare l'abito nel quale era entrata. Michael si avvicinò e rimase in piedi dietro di lei, osservandola attraverso lo specchio, il fiato corto e una luce torbida negli occhi. «Emma...» La mano del marito si posò sul suo ventre in una carezza. Emma chiuse gli occhi e sentì le labbra di lui scivolarle sul collo e percorrerle le spalle, mentre le sue mani si chiudevano con delicata fermezza sul seno. La desiderava... L'avrebbe fatta distendere sul materasso, avrebbe tirato le tende e chiuso a chiave la porta per prenderla ancora, come aveva fatto tante volte molto tempo prima. Prima che nascessero Agnese, Ernestine e Leopold... «No!» gridò respingendolo con tutte le proprie forze. «Vattene! Vattene! Vattene!» urlò tempestando di pugni il suo torace. Lui si allontanò di scatto e le permise di infilarsi il vestito mentre si passava una mano tra i capelli e cercava di placare il desiderio che l'aveva assalito. «Non sono un bruto e non prendo le donne contro la loro volontà» le disse, contenendo a stento la rabbia. «Ma tu sei mia moglie e non puoi comportarti cosi!» Tornò da lei e le afferrò il mento con una mano, obbligandola a guardarsi ancora nello specchio. «Lo vedi cosa sei diventata? Vedi come hai fatto diventare me?» Lo sguardo di Emma percorse la superficie dello specchio fino a posarsi sul riflesso del marito. Anche lui aveva gli occhi cerchiati e le guance scavate, notò. «Anch'io provo dolore, Emma! Anche io ho dei sentimenti. Come te!» «Non è vero!» piagnucolo' lei cercando di liberarsi. «Tu hai continuato a vivere... io invece sono morta!» Il riflesso di Michael aveva uno sguardo feroce. «Non è vero, non sei tu a essere morta!» La fece girare verso di sé, la guardò per un lungo istante negli occhi e poi la spinse con violenza sul letto, uscendo dalla stanza e lasciandola sola. Odyle era rimasta nel corridoio, senza sapere bene che cosa fare. Aveva sentito le grida provenire dalla stanza di Lady Emma, dove si stava recando, ed era rimasta a metà del tragitto con il libro tra le mani, incerta sul da farsi. Non appena aveva sentito la porta che si apriva, si era nascosta in una delle nicchie che ospitavano degli orrendi busti di marmo e aveva visto Lord Moran passarle davanti con un'espressione furiosa sul volto. Possibile che quell'uomo non riuscisse a lasciare in pace la moglie? Perché la torturava? Si era convinta che Lord Michael facesse parte della congiura che si era serrata attorno alla povera Lady Emma, imprigionando il suo suo spirito dentro una vita e un ruolo troppo stretti per lei. Non appena lo vide scendere le scale, trovò il coraggio di avvicinarsi alla porta. Era socchiusa, e dal pertugio riusciva a vedere i piccoli piedi della sua padrona che sporgevano dal letto e sobbalzavano per i singhiozzi. In silenzio senza far rumore, appoggiò a terra il volume che aveva acquistato quella mattina e lo spinse oltre la soglia.
   
 
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