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Autore: ame_vuiller003    10/01/2022    0 recensioni
Tris è quasi un'intrepida. Lo ha scelto lei, dopo che il test attitudinale si è rivelato inconcludente. Ha abbandonato tutto ciò che conosceva per immergersi in un mondo completamente nuovo dove ci sono specchi, cibi elaborati e dove lei può avere degli amici e degli interessi al di là del volontariato. Dopo essere saltata da quel cornicione, il giorno della Scelta, ha finalmente capito cos'è la vera amicizia non appena ha incontrato Christina e Will.
Uriah e Marlene sono delle persone squisite che riescono sin da subito a farle provare la bellezza dell'essere intrepidi.
Perfino Lynn inizia ad essere simpatica qualche volta. Ma in tutto questo, lei ancora non riesce ad inquadrare lui: Quattro. Chi è? Perché è così restio a parlare della sua famiglia e delle sue origini? Ma soprattutto, perché sembra così combattuto quando si tratta di lei?
- Questa storia è una versione alternativa di quella narrata dalla Roth, qui non ci saranno rivolte né attentati agli Abneganti, ma semplicemente la storia d'amore tra Tris e Quattro un po' revisionata e con qualche avventura e colpo di scena. E nulla, spero che vi piaccia -
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Marlene, Tris, Uriah, Will
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando torniamo a casa, Tori dice ad alcuni di noi di farsi trovare all'ora di pranzo al Pozzo e in breve tempo la voce si sparge. Mi sento strana.
-Stai bene?- mi chiede Tobias in un sussurro.
Io non rispondo ma guardo l'ora. Abbiamo circa cinquanta minuti prima della riunione al Pozzo. Molte persone si stanno disperdendo, i più piccoli torneranno tra poco da scuola. Io guardo Tobias: mi sta guardando e nei sei occhi scorgo un pizzico di preoccupazione.
-Ti va di fare un giro?- chiedo e lui annuisce. Mi volto e comincio a camminare verso il suo appartamente, così da riuscire ad evitare la folla che è rimasta nel Pozzo, tra cui anche tutti i miei amici. Lo sento che mi segue e mi fermo solo quando arrivo davanti alla porta perché deve aprirla. Tira fuori le chiavi e le inserisce, poi gira e la serratura scatta. Entriamo e ci togliamo le scarpe.
-Allora? Che succede?- mi chiede dolcemente mentre si siede sul divano e mi tira a sé.
-In realtà non lo so.- rispondo sedendomi accanto a lui con una gamba piegata sotto di me, -Mi sento così strana...-
Appoggio la testa al suo petto e lascio che mi stringa tra le braccia.
-Prima, quando siamo andati con tutti gli altri alla banchina per tornare a casa, mi sono sentita per la prima volta parte di questa fazione... però non lo so, c'è qualche cosa che non va.- gli dico. Lui mi accarezza i capelli con una mano.
-Anche a me è successo, la prima volta. Non ti slegherai mai del tutto dalla vecchia fazione, e suppongo sia per questo che ti senti così, come se fossi felice ma un po' triste allo stesso tempo.- mi dice. Io annuisco sistemandomi meglio sul divano. Mi siedo sulle sue gambe in modo da averlo alla mia destra e poi appoggio la testa nell'incavo del collo chiudendo gli occhi.
-Probabilmente hai ragione... credevo che rivedere i miei genitori mi avrebbe fatto piacere, ma in realtà non ha fatto altro che mettermi malinconia.- sussurro sul suo collo.
-Lo capisco... più o meno.- dice. Ridacchio appena.
-Tu come stai?- gli chiedo.
Lui non dice nulla, si limita ad accarezzarmi i capelli e il volto. Mi tiro su e lo guardo. Negli occhi, solitamente così caldi, ora non leggo alcuna emozione.
-Tobias?- chiedo preoccupata.
-Tutto okay, tranquilla.- mi dice, -Ora sto bene. Prima era peggio, dopo il siero, quando abbiamo visto Marcus e gli altri e Tori...-
Annuisco, ora tutti sanno chi è. Lo bacio in fronte e lo abbraccio. Lui mi stringe, nel limite del possibile, la vita e affonda il volto nel mio petto.
-Questo vuol dire che adesso posso archiviare definitivamente il nome Quattro? O preferisci che ti chiami così quando siamo soli?- scherzo e lui ride.
Rimaniamo sul divano a parlare del processo e di altro fino all'ora di pranzo, poi ci alziamo e raggiungiamo il resto della nostra fazione al Pozzo. Tobias mi ha detto di aver pensato all'eventualità di diventare capo fazione e io gli ho risposto che in ogni caso avrà il mio sostegno.
-Bene, prima di andare a mangiare è il caso di eleggere i nuovi capi fazione!- dice Tori dall'alto di una scalinata quando siamo bene o male tutto presenti, -Per legge possiamo avere tutti i capi fazione che vogliamo purché siano di numero dispari. Ora procederemo alle proposte, se ci sarà bisogno si voterà!-
Tutti urlano, gasati.
-Tu!- urla qualcuno e gli altri acclamano.
-Va bene.- accetta Tori con un sorriso.
-Tris!- urlano Uriah e Marlene da qualche parte e, con mia grande sorpresa, nessuno si oppone. Anzi, mi acclamano come hanno fatto con Tori.
-Congratulazioni.- mi sussurra Tobias ma io lo sento appena.
-Harrison!- urla una voce alla mia sinistra.
Non so di preciso chi sia, ma il suo nome non mi è nuovo quindi suppongo sia uno che lavora già per l'apparato politico amministrativo.
-Bene. Io propongo Quattro.- dice Tori. Tobias si raddrizza e nessuno obietta.
-Bene, allora dovremmo passare alle votazioni.- dice.
Nonostante io mi senta parte di questa fazione, non mi sento tuttavia in grado di diventare un capo. Tutti quelli che sono stati eletti, Tobias compreso, appartengono ad una fazione, ed è questa. Ma io no: io non sono un'Intrepida, sono una Divergente. E non posso fingere che non sia così. Posso giocare a fare l'Intrepida come facevo quando ero bambina, posso far finta di recitare che una parte di me non appartenga agli Eruditi e agli Abneganti. E a me va bene così, ma non posso governare.
-No.- dico. Tobias si volta a guardarmi con gli occhi spalancati e quelli vicino a me lo imitano.
-Che succede?- chiede Tori.
-No,- ripeto a voce più alta, così che mi sentano tutti, -non c'è bisogno di votare. Non accetto la mia candidatura. Sono davvero onorata che mi abbiate proposta, ma no, grazie.-
Per un secondo nessuno dice nulla.
-Sei sicura, Tris?- mi domanda. Io annuisco.
-Sì, sono sicura.-
E così, senza cerimonie o cose strane, Tobias, Tori e Harrison diventano i nostri nuovi capi.

•••

Passo il pomeriggio con i miei amici e poi vado a fare un giro da sola vicino alle rotaie.
La sera, dopo cena, decido di farmi una doccia calda. Lascio che l'acqua scorra veloce sul mio corpo nudo e che mi scaldi. È una bella sensazione e sorrido mentre mi insapono e mi risciacquo. Esco e mi lego un asciugamano attorno al corpo e uno attorno ai capelli. La tristezza di questa mattina è passata e mi dirigo in camera canticchiando a bocca chiusa come faceva mia madre quando l'aveva i piatti. Prendo un paio di mutande bianche e me le infilo, poi indosso una canottiera nera e prendo dal letto la felpa che Tobias ha lasciato qui un paio di giorni fa. L'ho sempre usata per dormire, così da avere il suo profumo a guidarmi verso il mondo dei sogni. È una felpa molto semplice, nera e senza cerniera. Dentro è un po' felpata e tiene molto caldo. Dato che Tobias è decisamente più largo e più alto di me, questa mi arriva quasi a metà coscia. Torno in bagno e mi asciugo i capelli.
Sento qualcuno bussare. Il mio riflesso allo specchio mi restituisce uno sguardo confuso. Con i capelli ancora un po' spettinati vado a vedere chi è, dimenticandomi di essere in mutande. Guardo dallo spioncino e vedo Tobias. Apro la porta stupita.
-Che ci fa qui il nostro capo fazione preferito?- chiedo con un sorriso dolce. Sorride appena.
-Non credo tu possa definirmi il "preferito" dopo neanche un giorno dalla nomina.- mi risponde. Mi sposto e lo faccio entrare.
-Sei comunque il mio preferito.- gli dico chiudendo la porta e baciandolo velocemente.
-Comunque davvero, che ci fai qui?- gli chiedo.
-Non volevo stare solo.- mi confessa piano.
-Beh, puoi stare qui tutto il tempo che vuoi. Vieni in bagno con me? Stavo finendo di lavarmi.- gli dico e lui annuisce. Lo prendo per mano e mi dirigo verso il bagno tirandomelo dietro. Io prendo lo spazzolino e il dentifricio e lui tira giù il tappo del wc e si siede.
-Come mai non volevi stare da solo? C'è qualche cosa che non va?- gli domando prima di infilarmi lo spazzolino in bocca. Lui per un po' non risponde.
-Vederlo mi ha turbato più di quanto immaginassi.- sussurra mentre mi risciacquo la bocca. Ripongo lo spazzolino al suo posto e mi avvicino a lui, poi mi chino appoggiando i miei gomiti alle sue ginocchia.
-Quando mi ha guardato... mi sono sentito come mi sentivo quando vivevamo insieme, come se fossi sbagliato, come se non meritassi di essere amato.- mi confessa.
Lo guardo e poi gli poso una mano sulla guancia costringendolo a guardarmi.
-Non pensarlo neanche per un momento, hai capito?- dico e lui mi bacia la mano.
-È per questo che sono venuto qui. Tu sei l'unica che mi abbia sempre fatto sentire... non lo so, come se fossi giusto così.- mi sussurra mentre guarda i miei occhi lucidi.
-Beh, perché lo sei.- gli rispondo tranquillamente.
Lui mi sorride in un misto di dolcezza e tristezza.
-Nessuno me lo aveva mai detto.-
Mi alzo e mi avvicino a lui, accarezzandogli i lati della testa. Con i capelli che gli solleticano le orecchie si nota meno che sono un po' a sventola.
-Meriti di sentirtelo dire. Tu sei giusto così, Tobias, in te non c'è niente di sbagliato. E meriti di essere amato, forse più di quanto tu stesso credi.- gli dico, poi aggiungo, guardandolo dritto negli occhi, -Meriti di sentirti dire e di sapere che sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto. E non devi pensare di essere sbagliato, non ti voglio più sentire dire una cosa del genere, mi hai capito?-
Lui mi guarda qualche secondo e poi mi stringe forte a sé.
-Ti amo.- mi dice, e il mio cuore perde un battito. Una sensazione di calore si diffonde per tutto il mio corpo e io poso le mie labbra sulle sue.
Continuiamo a baciarci e poi lo prendo per mano e lo porto in camera. Nonostante la nostra conversazione, so che non vuole rimanere solo. Ha bisogno di me oggi, dopo aver visto suo padre dopo più di due anni. Non dimenticherò mai lo sguardo di Marcus su di lui, e sono pronta a dargli tutto l'amore che suo padre gli ha sempre negato.
-Cosa fai?- mi chiede senza capire quando entriamo in camera e mi sistemo sul letto.
Sorrido dolcemente.
-Hai detto di non voler rimanere da solo, così ho pensato che avresti potuto dormire qui. Se vuoi, ovviamente. Puoi dire di no. Non ti obbligo.- dico abbassando il capo. Tobias sorride.
-Mai mi sognerei di contraddirti. E comunque sì, mi farebbe piacere.- mi dice, poi si corica affianco a me. Appoggio la testa sul suo petto e lui passa il braccio intorno al mio corpo. Per un po' lo sento accarezzarmi la spalla, il braccio e i capelli; poi mi addormento.

 

   
 
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