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Autore: InsurgentMusketeer    10/01/2022    0 recensioni
"Ciao, sono Ellie. In questo momento non posso rispondere, ma se hai questo numero, sai esattamente dove trovarmi. A presto!"
La segreteria telefonica di Ellie Renner tormenta Peter Parker da giorni. Il giovane supereroe, alle prese con il processo per la morte di Mysterio e senza più la figura di Tony Stark a supportarlo, avrebbe bisogno più che mai dell'aiuto della sua amica. Ma dove sarà finita? Perché non lo richiama mai?
Prima degli eventi di "Spider-Man: No Way Home" si articola una fitta rete emotiva che lega Peter Parker a Ellie Renner. Con l'assenza di Tony Stark gli equilibri sono cambiati e molte cose sono rimaste talmente in sospeso da fare male.
Riuscirà Peter a ritrovare i suoi punti di riferimento?
ATTENZIONE: la storia si interseca con gli eventi di "Spider-Man: No Way Home". È presente il mio OC, Ellie Renner.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, sono Ellie. In questo momento non posso rispondere, ma se hai questo numero, sai esattamente dove trovarmi. A presto! 

 

Il bip che seguì l'attacco della segreteria telefonica di Ellie Renner mise un punto definitivo a tutte le speranze di Peter Parker. Guardò per un istante il telefono, a labbra strette, poi lo lanciò sul letto sospirando e lasciandolo atterrare di peso tra le coperte. 

Da lì a tre giorni sarebbe cominciato il processo a suo carico per la morte di Mysterio. E lui avrebbe avuto bisogno di parlare con Ellie più che mai. 

Certo che so dove sei, disse affranto fra sé, peccato che io non possa mettere il naso fuori di casa. 

Da quando conosceva Ellie Renner, invidiava la sua fama. Glielo aveva detto spesso. 

Come fa a non piacerti? Insomma, è.. È fantastico! Pagherei per essere al tuo posto. 

Ellie gli aveva risposto senza guardarlo, ma con un mezzo sorriso poco convinto: 

Pagheresti perché la tua vita appartenesse a tutti meno che a te? Gli aveva risposto lapidaria, sarebbe fantastico che tutti possano esprimere opinioni non richieste su chi sei, pretendendo di saperne più di te, e di sentirsi autorizzati a invadere la tua privacy come e quanto vogliono, per il solo fatto che tu sia famoso? 

Lì per lì Peter non aveva capito. L'aveva osservata indossare dei grossi e ingombranti occhiali scuri che le nascondevano la faccia prima di spostarsi dal luogo in cui erano. Sì, prima che Mysterio spargesse ai quattro venti la sua identità, Peter Parker invidiava la fama di Ellie. 

Ellie era sempre stata molto lontana dalla mondanità e da tutto ciò che facesse da corollario al tormento di fotografi, giornalisti e paparazzi. Da quando sua figlia Eva Lynn, la bambina che aveva avuto da Steve Rogers, era cresciuta, aveva deciso di ritrarsi ancora di più da quel genere di palcoscenico, come un'onda del mare che si assottigliava all'orizzonte lasciando una lunga secca dietro di sé. Steve Rogers si era definitivamente discostato da tutto ciò che comportasse i protocolli di protezione internazionale come gli Avengers, ma la gente di New York aveva la memoria lunga: Ellie Renner non era soltanto la scrittrice numero uno al mondo. Era anche uno degli Avengers più pericolosi ancora in circolazione. 

Il ciclone che aveva travolto Peter nelle settimane precedenti, con la morte di Mysterio, aveva finito inevitabilmente col travolgere anche Ellie. Gli venne un nodo alla gola e venne fagocitato da un pensiero terribile, al quale diede voce non appena sentì il telefono squillare. 

Falso allarme: era MJ. 

"Secondo te Ellie è arrabbiata con me?" disse senza riflettere non appena l'immagine della sua ragazza cominciò a muoversi nello schermo del cellulare, così, come se stesse pensando a voce alta. 

"Perché dovrebbe?" gli rispose il viso visibilmente confuso di MJ. 

Peter sospirò: 

"Come potrebbe non esserlo?" mormorò in risposta, "guarda in che guaio l'ho cacciata."

"Smettila, Peter. Ellie ti adora, lo sai."

Peter levò gli occhi al cielo: 

"Non potrà nemmeno uscire di casa. Per colpa mia."

"È la scrittrice più famosa al mondo!" protestò MJ, "oltre che un Avenger. Secondo te prima di Mysterio era comunque facile, per lei, uscire di casa?"

Peter non ci aveva mai pensato. Le lunghe battaglie combattute fianco a fianco li avevano portati a stringere un legame unico. Non erano più soltanto amici: si sentivano come fratelli, che riuscivano a comunicare col silenzio quando era necessario e che collaboravano attivamente in caso di necessità. Sì, Peter sapeva quanto bene Ellie gli volesse. Ma allora perché non si faceva sentire? In qualunque altra circostanza sarebbe stata lei ad andare da lui, lo avrebbe cercato in lungo e in largo e non lo avrebbe mai fatto sentire solo, nemmeno per un secondo. Adesso, invece, proprio quando lui ne avrebbe avuto più bisogno, non solo trovava il suo telefono staccato, ma non riusciva a trovarla da nessun'altra parte. Ellie era come sparita, inghiottita dalla città. 

"Ho rovinato tutto. Sono stato un idiota. Avrei.. Avrei dovuto proteggerla io, stavolta."

MJ tentò di riportarlo dolcemente alla realtà. 

"Hai mai protetto il signor Stark?"

All'udire il nome di Tony, Peter si sentì come se avesse appena preso uno schiaffo in piena faccia. Dall'ultima, colossale battaglia combattuta al suo fianco, Peter non riusciva più a parlare di Tony Stark. Gli faceva troppo male. 

"Che.. Che vuoi dire?"

MJ si sedette meglio sul letto: 

"Proprio non ci arrivi? Tu non hai mai dovuto proteggere il signor Stark."

"E questo che significa?"

"Lui ed Ellie non hanno bisogno di essere protetti da te. Non capisci? Ellie sta cercando di essere quello che il signor Stark era per te."

Fuori dalla finestra da cui Peter guardava, la vita scorreva serena e indisturbata per chiunque altro non fosse lui. Ne fu immediatamente invidioso. 

Schiarì la voce e tentò di riflettere su quello che gli stava suggerendo MJ: davvero Ellie si sentiva addosso quel tipo di responsabilità? Gli venne un nodo alla gola. 

"Ma io non.. Non volevo un altro signor Stark", replicò con mestizia, "io volevo.. Volevo soltanto Ellie."

MJ si sentì impotente. La stessa tecnologia che riusciva a farli incontrare tramite cellulare, che le consentiva di scorgere sul viso di Peter ogni più piccolo cambiamento, era anche la gabbia più impietosa che non le permetteva di abbracciarlo. 

"Senti, io credo..", disse infine, "credo che Ellie si farà viva. Nel momento in cui ne avrai più bisogno, io sono convinta che lei ci sarà. Possono esserci un migliaio di motivi per i quali non ti risponde, ma io.. Io sono certa che lo sta facendo per proteggerti."

Peter deglutì e annuì cercando di mostrarsi il più convinto possibile a MJ. 

"Lei ci sarà", lo rassicurò, "vedrai."

Peter sciolse i muscoli delle spalle irrigiditi, si abbandonò sul letto e aggiunse dolore al dolore precedente. Quando sentì quello nuovo e liquido rifrangersi su quello raggrumato che c'era già prima, combattè per non affogarci dentro. 

 

***

 

Ciao, sono Ellie. In questo momento non posso rispondere, ma se hai questo numero, sai esattamente dove trovarmi. A presto! 

 

Ciao, sono Ellie. In questo momento non.. 

 

Peter interruppe di netto la segreteria sentendosi ribollire di terrore. 

"Almeno hanno usato una bella foto", disse Happy Hogan scaraventando Peter giù dai propri pensieri. 

La tv andava da sé è ogni immagine, per Peter, era una coltellata. Proprio in quell'istante l'avvocato Matthew Murdock entrò nella stanza parlando al telefono. 

"Ho buone notizie per te, Peter", disse con un mezzo sorriso, "non credo che l'Accusa riuscirà a portare avanti le prove contro di te."

Il volto di Peter s'illuminò. Il ragazzo riuscì appena a sentire dietro di sé le voci di Happy e May che esultavano.

"Ma.. Ma è fantastico", pigolò, "gra.. Grazie, signor Murdock!"

"Immagino che Ellie ne sarà felice."

Peter si sentì cadere a terra. 

"E..Ellie?"

Guardò Happy e May che avevano la sua stessa espressione corrucciata. 

"Che.. Che c'entra Ellie?"

"Oh, beh", replicò Murdock, "è stata lei a investirmi dell'incarico. Pensavo lo sapessi."

Peter aggrottò le sopracciglia, fissò il vuoto: era stata Ellie a mandargli Murdock? E perché? 

"A.. A dire il vero io non.. Non sento Ellie da diversi giorni, ormai."

Da dietro le lenti rosse, Murdock annuì lentamente. 

"Capisco. Andrà tutto bene, Peter. Non preoccuparti."

L'attimo dopo un gigantesco mattone sfondò la finestra dietro Murdock. Peter si preparò a intercettarlo, ma prima che potesse afferrarlo, Matt Murdock, di spalle, lo agguantò lasciando May, Happy e Peter senza parole. 

"Co.. Come ha fatto a..?" articolò Peter senza parole, davanti al suo avvocato cieco che aveva fermato il mattone. 

Murdock sorrise: 

"Sono un buon avvocato."



 

***

 

Se ne accorse prima che gli toccasse la spalla e lei lo capì immediatamente, reagendo con un sorriso spontaneo. Dietro le lenti rosse, Matthew Murdock teneva gli occhi chiusi con calma e pacatezza, come se dormisse. Al tavolino del bar a cui era seduto afferrò la bottiglia di vino che aveva accanto e con sicurezza riempì il calice di fronte al suo. 

"Sei in ritardo", disse. 

"Come fa un avvocato cieco a sapere che sono in ritardo?" replicò Ellie Renner sedendosi di fronte a Murdock e sorseggiando il vino dal calice. 

"Sono un buon avvocato."

Ellie si sfilò gli occhiali da sole: camminare per le strade di New York era diventato difficile il triplo, da quando era scoppiato il casino di Mysterio. Sospirò, mandando indietro i capelli biondi ondulati lunghi fino alle spalle: indossava una canotta bianca dalle spalline sottili, un paio di jeans e degli stivaletti neri. 

"Allora, com'è andata?" gli chiese. 

"Non hai detto niente al ragazzo."

"Di cosa?"

Matthew Murdock fece una smorfia: 

"Dell'incarico."

Ellie sembrò cadere dalle nuvole: 

"Oh. Beh, non era necessario."

"Perché no?"

"Senti, sta affrontando un momento molto duro."

"Già. Oggi ha sottolineato come tu sia così assente, in questo momento per lui molto duro."

Colpita e affondata. Ellie tirò in dentro le labbra e guardò altrove, evitando di rispondere. 

"Ellie.."

"Che c'è? Andiamo, sai anche tu che non è il caso."

"È dai tempi del liceo che ti porti dietro il vizio di coinvolgere gli altri nei tuoi sensi di colpa."

Ellie roteò gli occhi: 

"Diciamo anche che all'epoca avevo un compagno di banco molto più empatico. Forse lo conosci, si chiama Matthew Murdock."

"Oh, sì, il nome non mi è nuovo."

"Beh, al giorno d'oggi fa l'avvocato, probabilmente per celebrare il suo radicale cambio emozionale da tenera marmotta a serpente a sonagli ripieno di polvere da sparo."

Murdock sollevò il sopracciglio: 

"Ho solo avuto la sensazione che preferisse perdere dieci processi con te accanto, piuttosto che vincerne uno senza di te."

Ellie prese un respiro profondo avvertendo un morso denso nello stomaco: Peter le mancava da matti. Avrebbe voluto correre da lui immediatamente, rassicurarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene. Ma non poteva. Non poteva rischiare di peggiorare la sua situazione. Suo malgrado si era ritrovata a dover ricoprire il ruolo che aveva sempre tentato di rifuggire: quello di Tony. Quello che non le consentiva di essere partecipe dei guai, ma solo un loro supervisore. Quello che provvedeva con la pratica e un fastidioso quanto necessario silenzio, piuttosto che con la testa nella mischia. Ecco, in effetti c'era una cosa che Ellie avrebbe a tutti i costi voluto che Peter sapesse: quanto fosse difficile per lei trovarsi in quella situazione. E Matthew Murdock, la famosa voce della coscienza, il Grillo Parlante che per anni e anni era stato il suo legale e che adesso era passato a rendere servizio a Peter Parker per suo stesso volere, non mancava mai di farglielo notare. 

"Così non mi aiuti, Matt", sottolineò. 

Murdock fece spallucce e poggiò entrambe le mani sul pomello del bastone che lo guidava: 

"Basterebbe dirgli come stanno realmente le cose."

"E tu perché non gli dici cosa sai fare davvero?"

Murdock fece un mezzo sorriso: 

"Ho fatto di meglio. Gliel'ho mostrato."

Ellie sollevò gli occhi dal calice, li spalancò e divennero entrambi viola scuro: 

"Stai scherzando?"

"Perché dovrei? Qualcuno aveva lanciato un mattone dentro casa sua, sfondando la finestra. Mi sono limitato ad afferrarlo."

Ellie sospirò e roteò gli occhi: 

"Il solito esibizionista."

"Vero? Sto cercando di raggiungere il livello di Ellie Renner, Avenger e scrittrice, ma purtroppo un umile mattone afferrato in volo non mi consentirà di pareggiare i conti."

Ellie scosse la testa e sorrise, certa che Murdock avrebbe saputo che stesse sorridendo. 

"Come sta?" gli chiese all'improvviso, lasciando che Tony Stark abbandonasse il suo corpo e lo restituisse a Ellie. 

"Turbato", rispose Murdock senza esitazione, "sta bene. Ma è turbato."

Ellie venne invasa dai sensi di colpa. E quelli più affinati di Murdock la raggiunsero in meno di un secondo. 

"Non è opportuno che tu ti senta così", le disse, "credo di aver capito che questo passaggio di assenza da parte tua sia necessario."

Ellie annuì tristemente:

"Non sai quanto vorrei che non lo fosse."

"E io non vorrei essere cieco, ma purtroppo lo sono. A volte bisogna passare attraverso la solitudine, per poterla apprezzare."

Ellie Renner e Matthew Murdock erano stati compagni di banco per tutto il Liceo. Fatta eccezione per una parentesi turbolenta durante la quale Matt ebbe una storia di circa sei mesi con Martha, il rapporto tra lui ed Ellie era sempre stato limpido e stretto. A diciotto anni Matt Murdock ebbe un gravissimo incidente con un container di materiale radioattivo, Ellie seguì la sua terapia tutto il giorno, tutti i giorni, fino alla sua completa ripresa.. 

..Quando scoprirono entrambi che Matthew aveva perso la vista, ma aveva guadagnato molto di più.

Matt fece appena in tempo a vedere pubblicato l'esordio letterario di Ellie, tutto il resto lo seguì tramite gli altri sensi, divenuti incredibilmente acuti. Quando le loro strade si separarono, Ellie raggiunse la fama con i suoi libri e Matt studiò Legge. Diversi anni e infiniti problemi dopo con il suo ex capo, Clyde Peterson, Ellie decise di prendere il toro per le corna e prepararsi al peggio: assunse un avvocato, il migliore sulla piazza, l'unico di cui si fidasse. Matt Murdock rientrò silenziosamente nella sua vita, monitorando con cura ogni movimento sbagliato di Peterson con l'intento di portarlo un giorno in tribunale davanti a un giudice. Peccato che Peterson crepò dentro a un laboratorio di virus a base di vibranio, quello che Ellie interiorizzò salvandosi per miracolo e divenendo una creatura metà umana e metà vibranica. 

Ellie e Matthew erano cresciuti insieme e, curiosamente, avevano entrambi sfiorato la morte riemergendone in vesti totalmente differenti da quelle con le quali erano partiti: da ragazzini assolutamente ordinari erano diventati un uomo e una donna straordinari. Il segreto di Ellie era stato ormai rivelato anni prima, durante una conferenza stampa, subito dopo la morte apparente di Donovan e Diane Renner, i suoi genitori; il segreto di Matt, invece, era ancora completamente al sicuro. 

"Dov'è Captain America?" chiese Murdock lasciando un paio di banconote sul tavolo. 

"Oh, non chiamarlo così in sua presenza", gli consigliò caldamente Ellie, "tiene parecchio al suo anonimato. In questo preciso momento sta assistendo agli allenamenti in piscina di Eva Lynn, indossando un cappello con la visiera che gli impedisca di essere riconosciuto."

Murdock sollevò le sopracciglia: 

"Ah, la fama. Ti crea e ti distrugge."

"A me ha creato e distrutto un altro paio di cose."

"Verrai al processo, domani?"

Ellie fece un sorriso e un saluto appena accennato a uno degli unici sguardi ostili che le toccava sopportare, quando si trovava fuori casa: non essendo stata per nulla inerme durante la battaglia di Peter contro Mysterio, la comunità newyorkese aveva il suo bel da fare per decidere se tenerla nella categoria dei vip amati e rispettati o se scaraventarla in quella dei vip di cui sparlare e da odiare. 

A Ellie la cosa non faceva alcuna differenza. Se avesse dovuto decidere cinicamente se soffrire o meno di questo suo improvviso calo di popolarità, avrebbe cercato di capire che tipo di impatto ci sarebbe stato sui suoi libri, e in quel caso non solo non era stato per nulla deleterio, ma si era rivelato quasi un toccasana: le vendite erano schizzate alle stelle, perfino Sette Vulcani era tornato in auge dopo più di dieci anni da quando l'aveva scritto. 

Tipica situazione del genere "l'importante-è-che-se-ne-parli", le aveva detto al telefono Bruce Banner - l'Avenger che per antonomasia era riluttante nei confronti della celebrità, di un colpo del genere potrebbe risentire Ellie Renner, ma di certo non i suoi libri. La gente adora curiosare nelle opere dei presunti assassini: pensa di poterci trovare dentro degli indizi. 

Ellie si era risparmiata di chiedergli che genere di indizi la gente potesse andare cercando in romanzi che attingevano esclusivamente alla sua fantasia, e dopo aver ricambiato un timido sorriso da parte di una ragazzina dall'altro lato della strada, si alzò per evitare di attirare oltre l'attenzione. 

"Conosci la risposta a questa domanda, Matt", rispose. 

Murdock fece un sorriso largo: 

"Gli avvocati fanno domande."

"E gli scrittori quasi mai rispondono."

Matt sollevò il pugno ed Ellie, come da manuale, lo colpì col proprio in cenno di saluto. 

"Sai dove trovarmi, se hai bisogno di me", gli disse inforcando gli occhiali. 

"Certo", replicò Murdock, "conosco la tua segreteria, dopotutto."

   
 
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