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Autore: N92    10/01/2022    0 recensioni
Natan è un uomo pesantemente dipendente dalla droga. Ha appena perso il lavoro e sente di non avere più ambizioni né uno scopo per cui andare avanti. Tutto ciò che era è ormai un ricordo del passato, e l'unico futuro che riesce a vedere è solo quello dell'assunzione della prossima dose.
La sua vita sembra finita, finché un giorno non riceve una visita riservata solo a pochi nella storia: è L'angelo Gabriel.
L'angelo è venuto per conto di Dio, e metterà in discussione tutto quello che Natan ha vissuto, pensato e agito fino a quel momento. Il drogato contro l'angelo, in un viaggio che smuoverà l'animo dell'uomo e lo costringerà a presentarsi nudo davanti a sé stesso e alla Divinità.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Prigione

 

 

“Los Angeles”, 17.56 P.M.

 

 

Gabriel fece un mezzo giro e si andò a posizionare davanti a Natan. L'uomo intanto aveva ripreso a squadrare il loto ammirandone ogni dettaglio. Passarono alcuni momenti in cui l'angelo non conferì parola, ma attese pazientemente.

«Che cosa vorrebbe dire che sono io? Cosa... cosa vuol dire tutto questo? Si può sapere che vuoi da me?». Natan esordì bruscamente, come se si fosse svegliato all'improvviso da un sonno. Stava lentamente cambiando umore, e anche il tono della voce si faceva pian piano quello di prima. Gabriel annuì leggermente. L'assuefazione che il loto gli aveva procurato stava terminando, e l'uomo lo adagiò nella luce insieme agli altri. Il fiore galleggiò un poco, poi si bloccò di colpo, come se si fosse ancorato a terra.

«Tu dici che sono stato io a chiamarti» continuò Natan guardando l'angelo negli occhi, «ma io non ho chiamato proprio nessuno, benché meno un... angelo». L'ultima parola la pronunciò con sarcasmo. «Dici che ti ha mandato Dio? Bene, allora fa una cosa, digli che può tranquillamente tornare a farsi gli affari suoi invece di immischiarsi nei miei. E dato che ci sei, digli dove cazzo era andato a finire quando i miei avevano bisogno di Lui. Chiedigli perché non poteva scendere dalla sua fottuta nuvoletta ed aiutare due brave persone che non avevano mai fatto del male a nessuno. Chiedigli tutto questo, se vuoi proprio aiutarmi».

L'angelo rimase in silenzio, facendo irritare Natan, poi distolse lo sguardo dall'uomo puntandolo alle sue spalle. Indagò un poco con gli occhi osservando il paesaggio.

Ma ha capito cosa gli ho detto?” si chiese Natan fra sé. Ancora faceva fatica a credere a ciò che stava vivendo, e non era più riuscito ad elaborare nulla perché era successo tutto troppo velocemente. Quel fiore... lo aveva drogato? Lo aveva ipnotizzato? Era tutto così improbabile ed impossibile che quasi gli veniva da ridere.

Facciamo un passo indietro. Mi sono ritrovato questo qua all'improvviso. È entrato non si sa come dalla mia finestra e cazzo, ha fatto pure una bella entrata ad effetto! Poi la risata, ed il fatto che ho potuto muovermi nonostante fossi fatto fino al midollo. Tutto mi fa pensare che mi stia inventando tutto. Eppure ho sentito il tocco della sua mano. L'ho sentito! Sto impazzendo? Se solo potessi avere delle risposte...”

«Le risposte sono tutte intorno a te Natan.»

Giusto, può leggermi nella mente. Fottutissimo ficcanaso!”

«Ti prego, seguimi». Gabriel cominciò a spostarsi transitando accanto all'uomo. Emanava un profumo molto delicato che Natan non aveva mai sentito prima.

«Ah e ti ringrazio dei complimenti». Natan lo vide sorridere e digrignò i denti. Sulle prime non si mosse, poi vide l'angelo che allontanandosi gli faceva un cenno. Sbuffò e cominciò a seguirlo.

Passò qualche minuto in cui nessuno proferì parola, e Natan poté godersi la bellezza di quello strano posto. Mai nella sua vita aveva visto così tanto bianco e così tanti fiori. Per non parlare di nuvole colorate che non si mischiavano fra loro.

Sembra uno scenario di Final Fantasy”.

«È vero!» concordò Gabriel, «mi ricordo quando Lui decise di ispirare le menti dei creatori. Era molto eccitato e non vedeva l'ora di vedere cosa quelle persone ne avrebbero fatto di tutto quel meraviglioso potenziale.»

«Con Lui intendi... Dio?»

Gabriel sorrise e annuì con un unico cenno del capo.

Natan alzò un sopracciglio e dopo qualche attimo di esitazione aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi ci ripensò.

«Non avere paura Natan, chiedimelo pure» lo incitò Gabriel. Si trovava poco davanti ma con la lettura della mente aveva ovviamente intercettato la domanda che Natan aveva intenzione di porgli.

«Puoi smetterla di farti i fatti miei per favore?» gli chiese stizzito.

«Non posso evitarlo. Non è un qualcosa che posso accendere e spegnere, o che posso ignorare. Sono stato creato per fare questo, come tu sei stato creato per fare altro. Ognuno di noi fa ciò per cui è nato, e da questa realtà non possiamo esimerci. Potresti pensare che sia una sorta di tirannia o di brutale imposizione.»

«In effetti potrebbe sembrarlo.»

«Ricordati che tutto è funzionale nell'esistenza delle cose. Tutto serve e tutto ha uno scopo. Perché se qualcosa non avesse uno scopo, quale sarebbe il senso della sua esistenza? Io sono stato fatto per uno scopo, e quello che posso fare è adempiere a ciò per cui sono stato creato nel miglior modo possibile. Siamo arrivati.»

Natan seguì con gli occhi il punto dove Gabriel stava guardando.

«Cristo santo! E questo che cavolo sarebbe?». Davanti all'uomo c'era una voragine. Era larga circa un metro per un metro e inghiottiva letteralmente il bianco risucchiandolo in profondità. Sporgendosi non si riusciva a vedere nulla di cosa c'era all'interno né quanto fosse profonda. I fiori che si trovavano vicino al bordo sembravano scoloriti, come se avessero perso vitalità. Altri, in procinto di essere catturati, erano di un colore ancora più pallido. Ma la cosa che più impressionava Natan era il grande fiore di loto che si trovava al centro. Veniva fuori da quella bocca di circa una spanna e il suo colore era come il resto di ciò che lo circondava: nero. Brillava, come facevano gli altri fiori, tuttavia c'era qualcosa di sbagliato, di non armonico, di disperato, di perso.

Natan girò lo sguardo verso l'angelo in cerca di spiegazione e vide che Gabriel aveva cambiato espressione. Ora non era più sorridente e il volto, sebbene comunque con una certa armonia, disegnava un'espressione seriosa.

Poi l'angelo cominciò a parlare: «Ti ho accennato prima che qui ci troviamo dentro di te. Natan qui non ci troviamo dentro di te in senso fisico, ma in senso metafisico. Qui siamo dentro la tua anima.»

Natan aggrottò la fronte, poi dopo qualche attimo si mise a ridacchiare in maniera sarcastica.

Gabriel non fece una piega e continuò il proprio discorso.

«Questo è l'interno della tua anima e ciò che è rappresentato qui è l'infinito bagaglio di esperienze, sentimenti ed emozioni che essa ha vissuto nel corso delle migliaia di reincarnazioni. Le nuvole hanno il compito di fare da ponte con l'esterno e sintetizzare tutto quello che entra a far parte del vissuto, come se fossero una sorta di ciò che voi chiamate diario. La piccola sfera blu che hai visto cadere era l'esperienza che tu, come anima, hai fatto nel vedere il vero te stesso.»

Natan continuava a ridacchiare. Questo era troppo, anche per un tossico normalmente affetto da allucinazioni.

«I colori indicano le emozioni e i sentimenti, e naturalmente le esperienze che hanno avuto quel tipo di lascito. Ad esempio il blu indica tutto ciò che suscita meraviglia. Il nero invece perdita e disperazione.»

«E io dovrei credere a una cosa del genere?»

«Non importa se ci credi oppure no, questo non toglierà veridicità a ciò che ti dico. Ma se vuoi, se ne avrai il coraggio, potrai verificare tu stesso.»

Gabriel indicò con lo sguardo il fiore nero. Natan fece istintivamente un passo indietro. Guardando quell'orribile buca si ritrovò a rabbrividire. Capì che per niente al mondo avrebbe anche solo toccato quel fiore. Il solo guardarlo gli faceva venire i conati di vomito. Tornò su Gabriel per scacciare la sensazione.

«Ascolta, perché non ce ne andiamo da qui? Lasciamo perdere questo posto e torniamo a Los Angeles», provò a suggerire.

«Mi dispiace Natan, ma non ho il potere di fare nulla in questo luogo» affermò l'angelo.

«Che cosa? Ma ma se sei stato tu a portarci qui» protestò Natan.

Gabriel scosse la testa. «No Natan, in realtà sei stato tu.»

«Stronzate! Tu mi hai preso la mano, se non fosse stato per te a quest'ora starei tranquillamente a casa sul mio divano». Natan puntò il dito contro l'angelo, poi si girò per un momento verso il fiore con preoccupazione, come se avesse paura che in qualche modo il loto potesse attaccarlo. Si sentiva sempre più a disagio in sua presenza e ciò lo metteva in agitazione.

«Un angelo è solo un aiuto. Il mio scopo è aiutare le anime nel loro viaggio. Quando le nostre mani si sono toccate, io ho fatto solo da tramite, ma sei stato tu, o per meglio dire, la tua anima a creare il passaggio.»

«Me ne frego! Voglio tornare a casa hai capito? Apri questo portale maledizione!». Natan cominciava ad avere paura, e il respiro a farsi più rapido.

«Te l'ho detto, non posso. Puoi farlo solo tu. Solo l'anima può entrare in se stessa e solo lei può uscirne. Io non avevo accesso a questo posto se non insieme a te.»

«ME NE SBATTO IL CAZZO DI CHI PUÒ FARE COSA! TU SEI VENUTO DA ME E MI HAI SCONVOLTO L'ESISTENZA, TU SEI ENTRATO DA QUELLA CAZZO DI FINESTRA. L'HAI FATTO TU IL CASINO!». Natan stava urlando, si mise le mani nei capelli e cominciò ad camminare nervosamente. Dall'alto cadde una sfera di color rosso sangue, ma l'uomo neanche se ne accorse tanto era furioso ed impaurito.

L'angelo assorbì quella rabbia senza fare una piega e rispose con la consueta calma.

«C'è un motivo se la tua anima ti ha portato qui, se tu ti sei portato qui. Mi dispiace Natan, ma se non riuscirai a trovare una soluzione, rimarremo bloccati qui. Per sempre.»

Quelle parole, pronunciate con quella tranquillità così fuori luogo fecero perdere definitivamente la testa a Natan, che con un ghigno animale si avventò sull'angelo.

 

   
 
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