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Autore: Effye90    12/01/2022    0 recensioni
"Un'ora per riparare le vostre armature!" così inizia la scalata delle 12 case.
Ma da quali emozioni saranno stati colti i vari cavalieri durante quelle fatidiche 12 ore?
Quali pensieri gli saranno passati per la testa?
I cavalieri d'oro, verranno sopraffatti dalle loro stesse emozioni?
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sulle scale che conducevano all'undicesima casa, Milo inizió ad agitarsi e ad angosciarsi. Sapeva molto bene che non avrebbe trovato Camus pronto ad accoglierlo. Un nodo alla gola, il cuore che gli batteva all'impazzata.

Athena entrò per prima nella casa seguita dagli altri cavalieri; Milo per un attimo esitó. Non poteva entrare, non sopportava l'idea di vedere Camus privo di vita.
Mentre la Dea si fermò per aiutare Hyoga, il cavaliere dello scorpione la superó e da solo si diresse verso il corpo dell'amico. Tutti lo seguirono con lo sguardo ed in silenzio. Capivano quanto per lui fosse difficile quel momento.
Milo venne come trafitto da una punta di ghiaccio dritta nel cuore. Era troppo. Camus giaceva a terra congelato, privo di vita. Pianse. Si girò per un attimo verso Hyoga anch'esso a terra esausto. Lo sguardo del cavaliere d'oro era un misto di rabbia e di tristezza. Non poteva perdonargli il fatto di aver ucciso il suo migliore amico. Continuó a piangere; non gli importava di essere visto da tutti

Quando Hyoga si riprese, si avviarono verso l'ultima casa. Tutti tranne Milo. Il dolore stava diventando insopportabile.
Le uniche parole che riuscì a pronunciare rivolgendosi all'amico, con un filo di voce, furono: "Mi dispiace amico mio, non... Non... Non doveva finire così!". Il pianto si fece più intenso.

Per un attimo, Mu si voltó e lo vide ancora in lacrime. Gli si strinse il cuore, tuttavia non ebbe il coraggio di tornare indietro per consolare l'amico.

Milo provò ad asciugarsi le lacrime ma inutilmente. Non poteva lasciare il corpo così, abbandonato a sé stesso.
Allora prese il mantello di Camus e lo usò per ricoprirne il corpo. Prima di coprirgli il viso, gli diede un bacio sulla fronte. Fu un momento molto delicato per il cavaliere dello Scorpione.

Non era pronto a dirgli addio, non voleva, non poteva. Gli coprì il volto con l'ultimo lembo di mantello rimasto libero e si alzò.

Non uscì subito dall'undicesima casa; rimase in piedi accanto al suo migliore amico per un tempo indefinito.
Ripensó a quando si erano conosciuti da bambini, al legame che col passare degli anni si era rafforzato.
Si ricordó le lacrime che Camus aveva versato quando sconfisse la prima volta Hyoga e di nuovo, in ultimo, pensò all'ultima parola che gli disse poco prima di tornare a presiedere la propria casa; gli disse grazie.

Per un attimo, prima di congedarsi, Milo capì che il sentimento che lo legava a Camus, forse non era di semplice amicizia. Con un ultimo gesto d'amore, per rivedere il viso dell'amico un'ultima volta, gli spostò il mantello e lo accarezzó delicatamente.

Era ormai il momento di dirgli addio. Si rialzó, trattenne a stento le lacrime e a dimostrazione del profondo sentimento che li legava, con voce strozzata gli disse: "Eri più di un semplice amico per me, volevo che tu lo sapessi!". Poi avviandosi verso l'uscita si rivolse a lui con un'ultima parola: "Grazie!"

Le stanze di Arles lo attendevano, determinato ora a combattere in memoria del suo compagno.
   
 
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