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Autore: eddiefrancesco    16/01/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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«Ci dicevate di Blackborough, Lord Brisbane? Bambine, volete qualche biscotto? Avanti, Cecilia, aiutami, tesoro. Voi venite dalla Francia, non è vero, Miss Chagny?» proseguì Lady Montgomery. Odyle guardò Tristan, intimorita da quel fiume di parole, e lui le rivolse un sorriso di intesa. «Non urlare, Mary Jane, o farai diventare sordi anche loro.» sbotto' Lord Montgomery con una certa cognizione di causa. Cecilia servì compitamente il tè e prese posto un po' troppo vicino a uno stupito Tristan Brisbane. «Ditemi» gli chiese con un sorriso accattivante. «Cosa c'è in quella scatola che avete appoggiato sul tavolino nell'ingresso? È un regalo prezioso?» Tristan cercò di non ridere. «Non si tratta di una scatola, bensì di una macchina fotografica. Di quelle con cui si fanno i ritratti. Mi diletto in esperimenti scientifici... tanto per passare il tempo.» «Ai miei tempi» intervenne Lady Montgomery, «non c'erano certe diavolerie che distraevano i giovanotti dal fare la corte alle belle ragazze, non è vero, papà?» esclamò divertita all'indirizzo del padre, mettendogli energicamente una mano sulla spalla e scuotendolo per bene. «Qualche distrazione, nel tuo caso, devono pur averla avuta...» commento' Lord Montgomery, indispettito e senza alcun tatto nei confronti della figlia non maritata. Lei non sembrò farci caso. «La mia è una storia alquanto triste, lo sai... Oh, quanto ho pianto!» «Comunque, avrei voluto che dei marchingegni avessero distratto anche me dal fare la corte a certe fanciulle!» sbotto' Lord Montgomery. «Si dovrebbe inventare una macchina che spieghi le conseguenze delle proprie scelte prima che vengano fatte, non trovate, Lord Brisbane?» «Che sciocchezze, papà!» Cecilia interruppe quel battibecco e appoggiò languidamente la mano su quella di Tristan. «Allora siete una specie di artista... Quanto mi piacerebbe farmi fotografare da voi...» Batte' le ciglia un paio di volte e si inumidi' le labbra con la lingua con atteggiamento provocante. Odyle, che osservava la scena da una poltrona poco distante, serro' la mascella. «Oh, non sarebbe meraviglioso che faceste il ritratto alla mia Cecilia?» intervenne Lady Montgomery. «Io... ehm... davvero...» balbetto' Tristan, azzardandosi ad abbassare gli occhi sulla mano che la ragazza teneva ancora sulla sua, in modo confidenziale. Più tardi, quando si furono assicurati che il piccolo Richard si era ripreso e aveva consumato la sua cena senza problemi, Odyle, Brisbane e le due bambine salutarono la stravagante famiglia Montgomery e presero una carrozza a nolo che li riaccompagnasse a casa. «Si è fatto buio» sospirò Odyle, in ansia. «Speriamo che i Moran non si stiano preoccupando.» «Già...» Tristan chino' il capo. Aveva pensato di mandare un biglietto a Michael per avvertirlo, ma dopo la discussione che avevano avuto gliene era mancato il coraggio. Osservò il capo della piccola Ernestine, appoggiato al suo petto. La bambina doveva essere molto stanca e si era addormentata. Agnese, invece, rimaneva seduta in disparte, con lo sguardo perso fuori dal finestrino. Anche Odyle, seduta accanto a lui, era intenta a osservare la strada e questo gli diede la possibilità di studiarla con attenzione, di ammirarne il profilo perfetto e il collo lungo e sinuoso. Sembrava uscita dall'illustrazione di un libro di fiabe o... da un sogno. Tristan ricordò la notte in cui si era svegliato fradicio di sudore dopo aver sognato di fare l'amore con lei. Avrebbe dovuto vergognarsene, invece, in quel momento più che mai, si trovò a desiderare che quel sogno diventasse reale. La mano inguantata di Odyle era abbandonata accanto al sedile. Forse era esausta per la giornata che aveva dovuto affrontare. Tristan appoggiò il dorso della propria mano accanto a quella di lei, e il movimento oscillante della carrozza li fece sfiorare impercettibilmente. Quando ormai pensava di essersi perso nella meravigliosa sensazione che quel contatto suscitava in lui, fu distratto da alcuni singhiozzi soffocati. Agnese, seduta davanti a lui con il viso ancora rivolto al finestrino, stava piangendo. «Che cosa vi succede, Miss Agnese, vi sentite male?» Odyle si sporse verso la bambina, che si gettò tra le sue braccia. «Oh, Miss Odyle, il piccolo Richard... e il mio fratellino!» Il pianto era sommesso ed Ernestine, che russava forte, non si svegliò. «Leopold...» «Leopold?» Odyle ricordò il nome del bambino: era lo stesso che aveva letto sul retro della fotografia in salotto. Il figlio che i Moran avevano perso. Guardò Tristan con aria interrogativa. Lui, imbarazzato, annuì. «Leopold era il secondogenito di Michael... Moran» le spiegò. «È morto di polmonite un paio di anni fa.» Guardò la bambina che continuava a singhiozzare. «È stata Agnese la prima a rendersi conto che il fratellino era spirato durante la notte.» Agnese piangeva, il visetto nascosto contro il petto di Odyle, coprendosi le orecchie con le mani. Probabilmente, l'aver visto il piccolo Richard privo di sensi, sulla riva del lago, le aveva fatto tornare in mente quei brutti ricordi. In quel momento Odyle capì cosa doveva essere successo ai Moran, quale doveva essere il motivo per cui si erano allontanati l'uno dall'altro. Povera Lady Emma, quanto dolore teneva chiuso nel cuore! Tristan vide scendere una grossa lacrima lungo la guancia della ragazza. Nonostante la fastidiosa pioggerellina che infine cadeva su Londra dopo tanti giorni di bel tempo, Lady Emma insistette per uscire proprio quella mattina per far visita alla sarta. Odyle aveva notato il colore più acceso delle guance della gentildonna e le sembrava che anche il suo umore fosse migliorato. Che fosse merito della rinnovata passione per la lettura?, si domando'. In gran segreto e in pochi giorni, Lady Emma aveva letteralmente divorato il romanzo che Odyle le aveva regalato, la storia della sua sfortunata omonima, Madame Bovary, che tanto aveva scandalizzato il mondo. Quella di farle leggere un libro che all'epoca della pubblicazione aveva rischiato di essere censurato era stata una decisione azzardata, era vero, ma Odyle era sicura dell'effetto che avrebbe sortito sulla sua padrona. E l'esperimento era riuscito alla perfezione. Era successo la sera precedente: Emma si era affacciata alla porta della propria camera da letto, fermando Odyle prima che andasse a coricarsi. Aveva i capelli sciolti sulle spalle e le guance arrossate, come se fosse accaldata, tanto che lei, per un attimo, si era domandata se si sentisse male. «Odyle!» le aveva sussurrato sporgendosi verso di lei e afferrandole la mano. «Volevo... volevo ringraziarvi per il libro... L'ho appena finito. È... meraviglioso... così triste... così passionale! Mi domando se sia davvero possibile provare sentimenti tanto intensi, una passione così intensa e totale...» Odyle aveva sorriso e le aveva stretto la mano. «Sono davvero contenta che vi sia piaciuto.» «Un giorno, forse, potremo andare insieme a comprarne altri, che ne dite?» le aveva domandato Lady Emma, con gli occhi che brillavano. «Domani?» «Domani?» «Si! Ricordate? Devo ancora portarvi dalla mia sarta. È la scusa perfetta, non trovate?» E così aveva insistito per fare, malgrado il tempo poco propizio, tanto era galvanizzata dall'idea di quella che considerava una specie di marachella. La pioggia si era fatta più insistente quando arrivarono all'atelier di Madame Hermione, la sarta che Lady Emma, in St. James Street. Charles, il vetturino, le scorto' fino all'ingresso sotto un enorme ombrello, anche se non poté impedire che gli schizzi d'acqua sporca inzaccherassero le gonne della sua padrona. «Prima il dovere...» le sussurro' Emma precedendola nel salone. Furono accolte da un'attempata Madame Hermione, che si mostrò felicemente sorpresa di rivedere la sua vecchia cliente. «Lady Moran, è un vero piascerre servirvi ancorra!» esclamò la sarta, ostentando una studiata quanto falsa cadenza francese.
   
 
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