Lightning Dust, per conciliare il suo lavoro
come organizzatrice dei Washout e la sua famiglia ritrovata, decise di andare
in visita di Shining Armor e Flurry Heart ogni due settimane, e di approfittare
di quei momenti anche per incontrarsi con Rainbow Dash e le altre.
La diffidenza che la pegaso azzurra provava per
lei era andata via via dissolvendosi, lasciando spazio alla sorpresa di una
Lightning Dust completamente nuova, senza più la boria dannosa che l’aveva
caratterizzata anni prima.
La sua presenza aveva aiutato Shining Armor a
risollevarsi un minimo. Ormai erano giunti a dicembre ed i segni del lutto
erano ancora ben visibili, ma ora il principe si ricordava di pettinarsi, di
farsi la barba e di alimentarsi correttamente, cosa che nelle settimane
successive alla sepoltura di Cadance spesso e volentieri si scordava di fare, e
non gliene importava nemmeno troppo.
Anche Flurry amava stare in compagnia della zia;
Lightning la aiutava a perfezionare il volo e mentre le due svolazzavano nelle
ampie sale del Castello di Cristallo, Thunderquake le seguiva correndo a più
non posso.
Twilight e Spike erano contenti di vedere il
fratello così rinfrancato, e ciò aveva giovato anche a loro, provati com’erano
da quell’immenso dolore.
Il resto dei familiari e degli amici avevano
accolto con grazia la famiglia allargata di Cadance, e commentavano
positivamente sul suo ascendente benefico, ma c’era chi era scontento.
Pinkamena Diane Pie era rimasta fedele
all’impressione che aveva avuto tre mesi prima, e cioè che Lightning Dust fosse
un pericolo per lei.
Lei, la prima a fare amicizia, a regalare gioia
e festa.
Pinkie non aveva più pensato alle azioni
sconsiderate dell’ex compare di Dashie, non erano quelle a turbare la sua
quiete; lei aveva paura delle… conseguenze.
Lightning era un’intrusa, qualcosa venuto a
squilibrare la bilancia.
Pinkie non voleva dare un nome a quello che
sentiva, non era giusto nei confronti di Twilight, di Flurry. Di Cadance.
Aveva raddoppiato il suo carico di lavoro,
cucinava torte e pasticcini a ritmo di fabbrica e più volte dovette far
aggiustare il forno o comprare utensili nuovi perché i suoi stavano diventando
logori a furia di utilizzi smodati.
Mrs. Cake era preoccupata per la sua
collaboratrice, non la vedeva alzare gli occhi dall’impasto e sorrideva
raramente, cosa atrocemente inusuale per l’Elemento della Risata in pony. Alle
sue domande la giumenta rosa rispondeva con rassicurazioni fittizie che non
valevano molto.
Un pomeriggio, mentre era da sola a mescolare
crema pasticcera in negozio, due grosse lacrime erano cadute nella ciotola,
sorprendendo la pony riccia.
Il sentimento che aveva a lungo trattenuto stava
traboccando, come un vaso troppo colmo d’acqua.
Si asciugò gli occhi proprio mentre Mrs. Cake
stava rientrando.
“Tutto ok, cara?” le domandò, con fare materno.
“Oh, sì… Sciogliere i grumi della crema mi sta
facendo sudare!”
La pony azzurra la guardò con aria incredula;
era quasi inverno e non faceva certo abbastanza caldo da giustificare una
sudata.
“Ok… Se hai bisogno sai dove trovarmi…” le disse
Cup Cake, riferendosi non di sicuro alla crema pasticcera, che Pinkie sapeva
fare ad occhi bendati.
Detto ciò, la signora ordinò ai suoi gemelli,
che avevano otto anni ed erano appena tornati da scuola, di salire in camera a
fare i compiti. I due puledrini salutarono Pinkie e salirono al piano superiore
come delle schegge, lasciando la ragazza immersa nei suoi dispiaceri.
Contrariamente alle previsioni catastrofiche di
Pinkie Pie, Lightning Dust non aveva intenzione di distruggere l’equilibrio tra
Shining Armor e sua figlia: quando si trovava a casa di questi ultimi si
sentiva a suo agio, come se fosse stata Cadance a condurla lì, pur non avendola
mai conosciuta. La pegaso vedeva il principe come un fratello acquisito e
adorava Flurry Heart. Le emozioni che provava con la sua famiglia non erano
paragonabili a quelle dell’adrenalina a cui era abituata, e la facevano sentire
viva.
Lightning voleva fare in modo che la sua piccola
crescesse assieme alla cuginetta, ed era felice di constatare che le due
andavano d’amore e d’accordo.
Ogni volta che doveva prepararsi per andare dai
parenti si sentiva rilassata, in pace con se stessa, lei che aveva sempre
sfidato il mondo intero.
La calma di Shining Armor era un balsamo per il
suo cuore irrequieto, e vedere Flurry giocare ad acchiapparella con Thunder era
per lei un piacere irrinunciabile.
La Washout non sapeva ancora che la Festa
dell’Amicizia di quell’anno le avrebbe fatto riflettere su un’altra emozione
che stava prendendo piede nel suo animo, qualcosa che non aveva mai provato per
nessuno.
Il padre di sua figlia Thunderquake era un
signor qualunque, un fan sfegatato dei Washout con il quale si era divertita e
del quale non rammentava neppure il nome. Per lei non era importante, all’epoca
era una pony egoista e piena di sé, e vedeva gli altri come meri strumenti di
gratificazione.
Quell’anno, alla Festa dell’Amicizia organizzata
da Twilight nel suo Castello avrebbero partecipato anche Lightning Dust e sua
figlia, oltre a Shining Armor e Flurry Heart.
La pegaso turchese aveva indossato un lungo
abito di satin celeste, mentre Thunder un grazioso abitino rosso.
Fuori nevicava, così all’ingresso del Castello
erano stati disposti appendiabiti per cappotti e sciarpe, custoditi dal
personale della principessa.
Madre e figlia erano arrivate alla festa attorno
alle nove di sera e il salone era già gremito. In lontananza si vedevano le
amiche di Twilight e Spike intento a parlare con le Cutie Mark Crusaders.
La Principessa dell’Amicizia aveva raccolto i capelli
in un’acconciatura elaborata, ed aveva indossato un abito di velluto viola
incrostato di tanti piccoli diamanti, cortesia di Rarity.
Era semplicemente magnifica, e in quel momento
Lightning Dust capì.
Era accaduto l’impensabile.
Se nell’Impero di Cristallo si sentiva a casa,
nel Castello di Canterlot si sentiva travolta da sensazioni sconosciute.
Non era mai stata innamorata di qualcuno che non
fosse se stessa oppure un trofeo.
E invece Twilight l’aveva accolta, aveva
rispettato i suoi tempi e i suoi spazi, e lei aveva fatto lo stesso, con una
naturalezza che non credeva le appartenesse.
Vedere Princess Twilight così radiosa le aveva
fatto provare un brivido.
Era l’amore,
un sentimento che era cresciuto in quei mesi senza quasi farsi notare, e come
tale doveva rimanere, non poteva certo permettersi di renderlo manifesto alla
sovrana di tutta Equestria.
“Ma perché
stanno sempre appiccicati?”
“Huh? Di chi stai parlando, Pinkie?”
Apple Bloom stava gustando l’ottimo succo di
mela alla cannella portato dalla sorella, e non capiva perché la giumenta
altrimenti festaiola fosse sul punto di sbranare qualcuno.
Gli occhi azzurri della pasticcera erano puntati
su Lightning Dust e Shining Armor, i quali chiacchieravano animatamente e
ridevano, complici.
“Ora ci penso io.”
A grandi passi, Pinkie fece oscillare la sua
grande gonna fucsia, e le Cutie Mark Crusaders rimasero a guardarsi senza
sapere come commentare quel comportamento anomalo.
Si avvicinò a Lightning e Shining, annunciandosi
con una risatina forzata:
“Bella serata, vero?”
“Sì, stupenda…”
A Pinkie parve di avere le traveggole: perché
gli occhi della pegaso brillavano? Aveva forse ragione lei?
“Bell’abito.”
Il complimento veniva dal fratello di Twilight.
Pinkie arrossì di colpo.
“Gra-Grazie.”
I due restarono a guardarla senza più parlare.
La pony rosa si sentiva in imbarazzo, così inventò una scusa e si defilò.
Nascosta dal resto della folla, poté vedere quei
due continuare a ridere e scherzare come se fossero loro due soltanto. Quel
pensiero le fece male.
Trascinando un poco gli zoccoli sul pavimento,
Pinkie chiese a Vinyl se poteva cantare una canzone sul palco, e la dj
acconsentì.
Quando la gente vide la giumenta rosa davanti al
microfono, ci fu un mormorio generale; c’era chi rammentava molto bene il suo
modo scomposto di cantare al Gala di dieci anni prima…
Ad ogni modo, le luci puntarono tutte su di lei
e intorno si fece silenzio. La cassa toracica della ragazza si riempì fino in
fondo:
“Quando il
mondo scintilla
Di felicità
La risata
zampilla
Il tuo sogno
si avvererà”
In quel momento, Pinkie sapeva cosa avrebbe
fatto, come avrebbe cantato.
“Ogni fiocco
di neve è un desiderio
Ogni bimbo
felice è gioia per me
Nessuno deve
restar serio
La tristezza
è demodé!”
La canzone della felicità procedeva a ritmo di
swing e tutti in sala si erano messi a ballare.
“Voglio
ridere con voi
Voglio stare
assieme a voi
Voglio
cantare una canzone che
Sia leggera
e un po’ cliché”
Pinkie alzò il volume al massimo:
“CANTATE
INSIEME A ME
LA CANZONE
DI CHI E’ FELICE
BALLATE
ASSIEME A ME
VEDRETE CHE
E’ FACILE!”
D’improvviso, la pony smise di ballare e
sorridere, ed abbassò il capo:
“Cantate
voi, che potete
Abbracciare
coloro che amate
Ballate voi,
che avete
Speranze
appassionate”
Il repentino cambio di tono non passò
inosservato neppure a Twilight, che cercò con lo sguardo le altre amiche.
Pinkie, nel frattempo, si era lanciata di peso
in un’accorata confessione amorosa:
“Ha i crini
blu come il mare
Il manto
chiaro come la neve
E’ un amore
che dovrò abbandonare
Come un
macigno è lieve
E io so,
ormai so
Che lui
un’altra sempre amò
Angelo
perduto nella vita sua
E mi
racconterò l’ennesima bugia.”
La musica scemò e tutti, Vinyl Scratch compresa,
guardarono Pinkie senza muovere un muscolo, o dire una parola.
Quella canzone, iniziata allegra e virata in una
cocente tristezza, non era di certo la scelta migliore per la serata.
La giumenta rosa scese dal palco e si diresse
verso l’ingresso del Castello, incurante della voce di Rainbow Dash che la
chiamava insistentemente. Sperava che non la fermasse nessuno, e per fortuna
così fu.
Pinkie non se n’era accorta, ma la sua canzone
aveva smosso gli animi dei suoi amici: Applejack era impalata in mezzo alla
sala; Rarity appariva accigliata; Fluttershy aveva ballato tutto il tempo con
Thunderlane e Spike era sparito in bagno.
Durante la pausa musicale per il rinfresco,
Rainbow Dash e Spitfire si avvicinarono al gruppo di amiche.
“Uhm… Qualcuno mi sa dire perché Pinkie Pie è
scappata via come una ladra?” domandò Rainbow.
“Non lo so, avrà detto due parole in tutta la
serata…” le rispose Scootaloo.
“Peccato, avrei voluto mostrarle la foto di
Blaze…”
Con orgoglio, la pegaso fece vedere a tutte
l’immagine del cucciolo di grifone che era nato dall’uovo di Celestia e Luna.
Aveva un mese, era un maschietto dal piumaggio blu scuro leggermente sfumato di
viola, con qualche pennetta sulla testa che virava al viola e al rosso.
Il becco e le zampe anteriori erano rosso
intenso, e il ventre turchese chiaro. Le ali e il ciuffo leonino della coda
erano verde chiaro. Possedeva colori vivacissimi, poco comuni per un grifone.
Gli occhi erano a metà strada fra l’arancio e il
castano, una tinta molto simile a quella di Spitfire.
“E’ un amore!” esclamò Rarity.
“Sembra quasi vostro figlio biologico con quei
colori e quegli occhi…” constatò Apple Bloom.
Dopo aver parlato un po’ di Blaze, rimasto a
casa con la madre di Spitfire, Rarity si mise a setacciare la folla, voltando
la testa a destra e sinistra.
“Ragazze, scusatemi, sapete dov’è mia sorella?”
“E’ andata in bagno a vedere se Spike ha
bisogno, è via da mezz’ora ormai.” rispose Scootaloo.
Spike era chiuso nel bagno dei maschi.
Non aveva alcuna voglia di uscire, ciò che aveva
visto durante la canzone di Pinkie lo aveva fatto stare troppo male.
E dire che era stato avvertito, ma lui aveva
voluto continuare a sperare come uno sciocco.
Rarity aveva baciato
Applejack.
Cosa poteva esserci di peggio del sapere di non
avere speranze con la pony dei propri sogni? Vederla baciare qualcun altro,
bonus se quest’altro era qualcuno di conosciuto.
Uno zoccolo battuto ripetutamente sulla porta lo
ridestò dai suoi cupi pensieri.
“Spike? Tutto bene?”
Era la voce di Sweetie Belle.
“Cosa fai nel bagno dei maschi?”
“Sono venuta a vedere come stavi, non tornavi
più…”
“E non torno neanche adesso, se è per questo.”
“Spike, cosa succede?”
Ci mancava solo di avere la pietà della sorella
di Rarity. L’amor proprio di Spike ebbe un rigurgito rabbioso.
“Niente,
Sweetie Belle. Torna di là a divertirti con le altre.”
Lo aveva detto con un tono indisponente, come se
considerasse il gruppo un’accozzaglia di ochette buone solo a far festa.
L’unica cosa che udì fu quattro zoccoli che si allontanavano e una porta
sbattuta. Il drago sospirò, sollevato. Era di nuovo solo.
Le cose non stavano proprio come Spike aveva
pronosticato. Applejack non bruciava di amore per Rarity, anzi, era parecchio
confusa.
Cos’era capitato alla sua amica durante quella
festa? Aveva bevuto troppo? Si era lasciata trasportare dalla canzone di
Pinkie?
Le sue labbra si erano posate su quelle della
pony di terra e quest’ultima non aveva fatto neppure in tempo a domandarsi se
voleva rispondere oppure no, perché la sarta si era staccata subito.
Rarity aveva captato le incertezze dell’amica
d’infanzia e si era allontanata un po’ delusa, ma speranzosa di aver lasciato
il segno.
Aveva raggiunto Shining Armor e Lightning Dust,
ed aveva scoperto negli occhi cerulei del principe un’espressione simile alla
sua.
Forse anche lui si stava chiedendo cosa stesse
passando Pinkie Pie, e perché non fosse felice la sera della Festa
dell’Amicizia.
Per fortuna i bambini giocavano spensierati, e
anche quando scoccò la mezzanotte la stanchezza non li aveva ancora ghermiti. I
gemelli Cake organizzavano piccole gare assieme a Thunderquake e Flurry Heart,
e le due amichette del cuore lanciavano gridolini di gioia.
Rarity sorrise guardandole: quanto era bella la
loro età!