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Autore: eddiefrancesco    30/01/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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«Zenitale» chiese Odyle. «Sì, il modello originale è del 1834, ma è ancora uno strumento molto valido. Permette di effettuare misurazioni molto precise grazie a un meccanismo che si chiama micrometro, munito di un filo centrale che consente il calcolo della distanza tra due punti, in questo caso stelle, angolarmente vicine tra loro e aventi piccole distanze zenitali. Così possiamo definire la loro distanza e calcolarne la latitudine.» Dovette accorgersi dello sguardo smarrito di Odyle, perché si fermò e abbozzo' un sorriso per poi stringersi nelle spalle. «È semplicemente uno strumento per guardare le stelle più da vicino» disse. Odyle gli sorrise, rinfrancata dal sentirlo parlare in un modo più comprensibile. «Dev'essere affascinante.» «Le giornate sono già molto corte... Volete provarlo, quando sarà buio?» Odyle esitò, guardandosi attorno. «Non saprei... Ernestine e Agnese...» «Stavano giocando con Richard.» La raggiunse. «Ebbene si, mia cara, si sono svegliate e non vi hanno trovata, ma ormai non sembrano più fare molto caso alle vostre assenze. Le avete rese più mature e indipendenti, diciamo così.» Lei abbassò lo sguardo, abbattuta. «Non sono molto brava in questo lavoro» mormorò. Tristan annuì, mesto. «Lo credo anch'io» concordo' in tono grave. Odyle alzò di nuovo lo sguardo. «Come vi permettete?» esclamò, indignata. Lei sola poteva biasimare se stessa, non accettava critiche da nessuno. «Come siete permalosa! Volevo solo darvi ragione» la canzono' lui. «E poi, a questo proposito, c'è un'altra cosa che volevo mostrarvi.» Si allontanò da lei di qualche passo, avvicinandosi a uno dei tavoli lavoro, dove aprì una sorta di astuccio lungo e sottile. «Ecco» disse sollevando un bastone da passeggio. «Forse adesso potrete spiegarmi tutto.» «Milord?» «Milord» ripeté lui facendole il verso. Svito' le estremità del bastone e lo sollevò accostandolo all'occhio. «Visto che vi ho rivelato tante cose di me, oggi, forse ora potreste dirmi qualcosa di voi, Miss Odyle Chagny.» Calco' l'accento nel pronunciare il suo nome. «Io non ho segreti, Lord Tristan» replicò con fermezza Odyle. «Davvero?» Lo vide abbozzare un sorriso sardonico. «Come ben sapete, la mia casa di Londra non è molto distante dall'abitazione dei Moran e, in linea d'aria, alcune finestre sono praticamente di fronte» disse. «Il giorno in cui acquistai questo antico cannocchiale, volli provarlo subito e mi misi a guardare fuori dalla finestra. Fu allora che vidi una donna balzare su un cornicione per non so quale motivo.» Odyle era impallidita. «Poi vi ho incontrata, e quando vi siete gettata nel laghetto per salvare il piccolo Richard vi ho riconosciuta. Chi siete in realtà, Odyle Chagny?» «Io... non potete essere certo che si trattasse di me! Non ho l'abitudine di arrampicarmi sui cornicioni per lanciarmi in mezzo alle fronde di un albero, cosa credete?» replicò sulla difensiva, sbuffando e cercando di spostarsi una ciocca di capelli dal viso. «Davvero? Se vi avessi detto di avervi vista mentre vi lanciavate tra le fronde di un albero, come avete appena ammesso, forse potrei credervi. Ma non l'ho fatto... e naturalmente è così che sono andate le cose.» Odyle lo guardò piena di rabbia per essere caduta in quel tranello, ma lui la incalzo'. «E poi vorrei tanto sapeva come avete fatto a entrare e uscire da casa Moran così tante volte senza che nessuno vi notasse. O volete dire che la sera che vi ho incontrata allo Stelo d'oro, voi e lui eravate usciti insieme e che indossavate dei vestiti da uomo tanto per diletto?» Aveva alzato la voce, chiaramente disturbato da quel ricordo. «Perché dovrei raccontarvi di me e della mia vita quando voi mi nascondete la vostra?» ribatte' Odyle alzando il mento con aria di sfida. «E non ditemi che mostrarmi alcuni aggeggi cui siete affezionato equivale a parlare di voi, di cosa provate, di quello che siete... del perché soffrite!» Lui fece un passo indietro. «Cosa vi è successo, Tristan... cosa c'è nell'ala occidentale?» Lui le voltò le spalle. «Potete fidarvi di me, vi prego. Voglio solo aiutarvi... io...» «No!» La prese per le spalle e la scrollo' con forza. «Promettetemi che non andrete mai lassù! Promettetemi che starete lontana da là, Odyle!» La veemenza con cui aveva pronunciato quelle ultime parole la spavento'. Cerco' di divincolarsi dalla sua presa, ma le braccia di Tristan erano troppo forti per lei. «Lasciatemi... lasciatemi, per favore!» Odyle continuo' a dibattersi e alla fine gli sferrò un calcio sugli stinchi. Tristan emise un gemito di dolore e allento' la presa, ma poi riuscì a raggiungerla, bloccandole la mano sulla maniglia. La obbligò a voltarsi e la strinse contro di sé, premendole la bocca sulle labbra. Lei però gli resistette, irrigidendosi come se fosse stata di marmo. Tristan si scosto' quel tanto da guardarla negli occhi. «Cos'ha lui più di me? Che cosa ti ha promesso che io non posso darti?» Gli occhi di Odyle si riempirono di lacrime e di rancore. «Lui» proruppe con rabbia che non aveva mai provato prima, «Non si comporta come un animale!» Tristan la lasciò all'istante, facendo un passo indietro. Odyle aprì la porta e fece per scappare via, ma si girò un'ultima volta per guardarlo ancora. «Siete pazzo!» gli urlò prima di lasciarlo solo. Tristan si lasciò andare contro la porta chiusa e scivolo' a terra, scosso dai singhiozzi. Che cosa aveva fatto? Malgrado la rabbia, malgrado il timore che lei potesse scoprire la verità, nulla gli dava il diritto di comportarsi come aveva fatto e di trattarla in quel modo! Si sentiva davvero un animale o, come lei gli aveva gridato, un pazzo! Pianse per un po' in silenzio, maledicendo il proprio comportamento. Stava quasi per rialzarsi da terra quando sentì un rumore strano. Era come se qualcuno stesse facendo scorrere lentamente il dito, o qualcos'altro, sulla superficie della porta... Rimase in ascolto. Il rumore era cessato. Si alzò e aprì di scatto la porta. «Odyle!» chiamò nella speranza di trovarsela di fronte. Nel corridoio non c'era nessuno, ma in lontananza sentì un rumore di passi frettolosi attutito dal tappeto. Odyle raggiunse la porta della nursery e cercò di rassettarsi per apparire presentabile alle bambine. Dall'interno non proveniva alcun suono. Spinse la maniglia, ma la porta non si aprì. «Agnese! Ernestine?» Era davvero strano che si fossero chiuse dentro. Forse avevano voluto farle uno scherzo, tuttavia quel comportamento non era da loro. «Richard?» provò alla fine bussando un paio di volte. Dall'interno sentì provenire dei rumori sospetti, come di mobili che venivano spostati. «Bambine, cosa sta succedendo? Fatemi entrare!» Dopo una manciata di secondi, la serratura della porta scattò e il visetto di Richard Montgomery comparve nello spiraglio aperto. «Richard, che cosa state facendo? Non sapete che è pericoloso chiudervi nelle stanze? Potreste perdere la chiave e rimanere bloccati! Si accorse che Agnese ed Ernestine erano dietro di lui. «Allora?» le apostrofo'. «Avevamo paura!» esclamò Ernestine piagnucolando, subito zittita da una gomitata della sorella. «Venite dentro, Miss Odyle!» intervenne Agnese. Visto che Richard non sembrava intenzionato ad aprire la porta più dello spiraglio da cui la stava guardando, Odyle si infilò nella stanza strizzandosi nel pertugio. Subito dopo, il bambino si affretto' a richiudere la porta. La stanza, notò Odyle, era completamente a soqquadro. Il cassettone che originariamente si trovava vicino alla parete era stato trascinato fino alla porta, lasciando dei segni sul pavimento. Il materasso del letto era sotto sopra, come se qualcuno avesse tentato di infilarcisi sotto. Poi Odyle notò il grosso volume abbandonato sul pavimento. Sotto gli sguardi colpevoli dei due ragazzini più grandi e quello terrorizzato di Ernestine, sollevò il volume da terra e ne lesse la costa. «Ann Radcliffe, L'italiano o il confessionale dei penitenti neri» recitò, quindi alzo lo sguardo verso i tre.
   
 
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