Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: eddiefrancesco    31/01/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Odyle guardò Lord Moran tremare visibilmente. «Che cosa succede? Lord Michael, siete ferito?» Lo aiutò a entrare e lo accompagnò fino al letto, dove lui si distese, scosso da continui tremiti. «Io... non lo so... penso... ho bisogno... della morfina...» Odyle si guardò attorno, smarrita. «Ma io non ce l'ho! Lord Michael, sapete bene che non dovete...» Lui cercò di alzarsi in piedi, e dopo un attimo si accascio' a terra stringendole le gambe. «Vi darò tutto quello che volete, Odyle! Vi pagherò, ma datemi la morfina! Ne ho bisogno. La voglio!» La sua voce si ruppe in singhiozzi. Era proprio in un bel guaio. Gli mise una mano sulla fronte. Bruciava. Lord Michael aveva la febbre e sembrava essere preda di un attacco. Come poteva dargli quello che voleva quando si era battuta per aiutarlo a smettere con quella roba? Lui però stava molto male... Del resto, anche se avesse voluto, come avrebbe potuto procurarsi della morfina? Eppure, le venne in mente, un modo forse c'era, anche se era pericoloso e folle, e non sapeva come avrebbe fatto a giustificare la sua richiesta. «Lord Michael, ascoltatemi bene...» Moran borbotto' qualcosa di incomprensibile. «Sentite» riprese Odyle, «Posso procurarvi un po' di morfina, ma dovete darmi il permesso di mettere al corrente di questa faccenda anche un'altra persona.» Lui non rispose. Odyle gli si inginocchio' accanto e gli prese il volto tra le mani. Michael aveva delle occhiaie talmente profonde che non sembrava neppure se stesso. «Mi avete capito?» gli domandò. Lui annuì, chiudendo gli occhi e muovendo il capo in un cenno di assenso. «Mi date il permesso, quindi?» Improvvisamente lui l'abbraccio' e scoppiò a piangere. «Grazie! Grazie, Odyle!» Tremava, piangeva e rideva allo stesso tempo. Odyle cercò di rimettersi in piedi. «Vergognatevi!» sentì esclamare alle proprie spalle. «Siete una svergognata! Una sgualdrina!» Lady Emma, con indosso la camicia da notte e la vestaglia, la stava guardando con disgusto dalla porta. «E proprio nella stanza di fianco a quella delle mie figlie! Sgualdrina!» «Lady Emma!» Odyle si rialzo', ma capì che Michael non sarebbe stato in grado di reggersi da solo. «Lady Emma, vostro marito...» «Ah, non osate dare l'intera colpa a mio marito! Lo avrete pur istigato! Che coraggio. Rivestitevi, svergognata!» continuò a insultarla la donna. Michael cadde a terra di schianto, a faccia in giù. Lady Emma trattenne un grido e gli si inginocchio' accanto. «Michael! Michael! Oddio, cosa gli avete fatto? Michael!» «Milady, è venuto da me perché stava male... non c'è nessun altro motivo...» cercò di spiegare Odyle. La donna la guardò con ferocia. «E allora aiutatelo, cosa aspettate?» Odyle annuì in fretta e si precipitò fuori dalla stanza. C'era soltanto un'altra persona che avrebbe potuto aiutare Lord Moran, e lei sperava che non le avrebbe fatto troppe domande. Corse al piano di sotto e conto' le porte delle stanze che davano sul corridoio. Due... tre... quattro... cinque. Ricordava che a Paul Oswald era stata assegnata una stanza non molto lontano da quella padronale, a cinque porte dall'inizio del corridoio. Pregò di non sbagliarsi e busso' con insistenza. Il dottor Oswald, senza occhiali e con gli occhi gonfi per la stanchezza, la guardò stranito dallo spiraglio della porta. «Miss Chagny... non vi sentite bene?» le domandò confuso. «Non si tratta di me... è Lord Moran... vi prego, dovete aiutarlo!» Oswald arriccio' il naso e strizzo' gli occhi. «Che cos'ha?» Odyle lo fissò per qualche istante senza sapere cosa rispondere. «Ha bisogno di morfina» disse infine. Poco dopo, Odyle e Paul Oswald raggiunsero il piano superiore e la camera della ragazza, dove Lady Emma teneva la testa di Michael in grembo e lo cullava dolcemente ripetendo: «Andrà tutto bene, amore mio... andrà tutto bene...» Lord Moran aveva gli occhi sbarrati e lo sguardo assente, ma continuava a tremare e teneva i denti serrati, come irrigidito dalla rabbia. Odyle osservò Oswald aprire la valigetta ed estrasse una boccetta che conteneva una sostanza trasparente. Quindi monto' una siringa e fece penetrare l'ago nella fiala, aspirandone tutto il liquido. Quando ebbe finito, diede qualche colpetto al corpo della siringa e si accovaccio' accanto a Lord Moran. «Lady Emma, ho bisogno che lo teniate ben fermo. Miss Chagny, voi tirategli su la manica della camicia.» Odyle fece come le era stato detto e arrotolo' la manica della camicia da notte di Michael fin sopra il gomito. Sul suo braccio erano ancora visibili i segni di numerose iniezioni e anche Emma trasali' nel vederli. Odyle cercò di evitare lo sguardo interrogativo della donna. Oswald, apparentemente senza scomporsi, gli inietto' la droga. Michael si quieto' immediatamente. Il tremore cessò e la mascella si rilasso' all'istante. Chiuse gli occhi, e per qualche momento sembrò essersi addormentato. «Aiutatemi a rimetterlo a letto» disse Paul Oswald. Il dottore e Odyle lo sollevarono passandosi le braccia di Michael sopra le spalle; Emma li seguì, guardandoli stralunata. Il corridoio parve a Odyle interminabile. Lord Michael era pesante, e più di una volta lei fu sul punto di perdere l'equilibrio inciampando nella propria camicia da notte. Emma aprì loro la porta della camera da letto e lasciò che Michael venisse adagiato tra le lenzuola. «Non dovrebbe avere bisogno d'altro, per stanotte» spiegò Oswald rivolto a Lady Emma. «Comunque, non può smettere di assumere la morfina di punto in bianco. Non è così che riuscirà a disintossicarsi» aggiunse, come se volesse redarguirla. «È colpa mia, dottore» intervenne Odyle. «Lady Emma non era al corrente di questa... malattia. Lord Michael mi aveva chiesto di non dirle niente per non farla preoccupare...» Guardò Emma, sperando che capisse. «Stavo solo cercando di aiutarlo... Spero che possiate capire... È la verità.» Emma annuì con aria grave e si voltò verso il marito. Oswald mise una mano sul braccio di Odyle e la accompagnò fuori dalla camera. «Vorrei scambiare due parole con voi, signorina...» «Ditemi, dottore.» «Per l'appunto... Io non sono qui nelle vesti di medico, bensì come amico di famiglia, e... Miss Chagny, come sapevate che avevo della morfina con me?» Oswald strizzava gli occhi per metterla meglio a fuoco, ma a Odyle sembrava che volesse, in quel modo, penetrarle nel cervello. «Siete un medico...» rispose. «Ma non sempre viaggio con tutto il mio armamentario di medicine.» «Ehm... io pensavo di sì.» Oswald la guardò ancora con aria severa. «Andate a dormire, Odyle. Sarete molto stanca e, forse, domani, mi darete una spiegazione convincente.» Odyle si avviò mesta verso la propria stanza, sollevata che il dottore avesse potuto aiutare Lord Michael, ma dispiaciuta per aver dovuto rivelare quel segreto e timorosa del colloquio che l'avrebbe attesa l'indomani. Avrebbe dovuto spiegare a Paul Oswald come mai sapeva che lui aveva con sé della morfina. Cosa gli avrebbe risposto se le avesse chiesto se sapeva anche a chi era destinata e perché? Abbattuta, si avvicinò alla porta della propria stanza, ma la mano le si bloccò sulla maniglia. C'era qualcuno, non molto lontano da lì, che cantava sommessamente. Odyle non capiva le parole, tuttavia la nenia le metteva i brividi. Si avvicinò alla tromba delle scale, da dove proveniva il suono. Giù, fermo nell'ammezzato, c'era un uomo che le voltava le spalle e disegnava con il dito sulla condensa della finestra. Le sembrò strano, ma era lui che cantava. Era un uomo biondo e alto e Odyle, per un istante, non ebbe alcun dubbio. «Tristan...» lo chiamò piano. L'uomo si interruppe, fermando il dito sulla superficie di vetro. Odyle si sentì percorrere la schiena da un lungo e terribile brivido. In quell'istante capì. Capì, prima ancora che l'uomo, con estrema lentezza, si girasse verso di lei. Era terribile. I lineamenti erano in tutto e per tutto simile a quelli di Tristan.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: eddiefrancesco