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Autore: douce hope    02/02/2022    1 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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«Ho avuto un'idea!» è la voce di Vittoria che percepisco alle mie spalle per poi vedere la sedia al mio lato essere scostata e la sua figura trapelata sedercisi sopra.

Lancio un'occhiata a Laura intenta a svolgere gli esercizi di matematica assegnatoci per domani, che al sentire la voce della nostra amica alza lo sguardo verso di me guardandomi con aria interrogativa.

In risposta alzo le spalle ignara tanto quanto lei.

«Idea per che cosa?» le chiedo prendendo un sorso di cioccolata calda.

Sì, eravamo agli inizi di aprile, ma a mia discolpa posso dire che faceva ancora molto freddo e il meteo prevedeva temperature basse ancora per qualche settimana.

Io e Laura avevamo deciso di studiare insieme al Bar Camelia, un piccolo locale e pasticceria vicino scuola nostra che amavo alla follia.

Non solo vantava la scelta di tantissimi dolci da accompagnare a una tazzina di caffè, a un tè o come nel mio caso a una cioccolata calda, ma anche l'arredamento in stile un pò bohemian e un pò vintage al medesimo tempo mi aveva sempre affascinata.

«Per il piano Cupido ovviamente!» Esclama per poi acciuffare la forchetta e mangiare un pezzo della mia torta.

Le lancio di rimando una piccola occhiataccia perché sa che sono gelosa dei dolci.

Lei infatti ridacchia e alza le mani in segno di scusa.

«E che idea avresti avuto?» Le chiede Laura posando la penna sul tavolo sapendo perfettamente che non sarebbe riuscita a concentrarsi con le nostre chiacchiere.

Il piano Cupido stava andando inevitabilmente a rotoli e più il tempo passava , più non sapevo cosa inventarmi.

Era passata quasi una settimana dal nostro pigiama party e da quel momento avevo fatto il possibile per evitare Rebecca e sue possibili richieste.

Ormai non uscivo più durante l'intervallo nel timore di incontrarla e questo aveva fatto sì che non vedessi nemmeno Michele.

Beh tanto meglio, perché ogni volta che lo intravedevo all'uscita mi sentivo uno schifo.

«Stavo pensando che potremmo organizzare nuovamente un'uscita di gruppo, magari questa volta evitiamo locali e alcolici» propone memore della nostra disastrosa serata al Barracuda.

Faccio una piccola smorfia al ricordo di quella sera.
Non mi sembra un'idea geniale, proprio per nulla.

L'ultima volta io e Michele avevamo dovuto portare di peso un Alessandro ubriaco fino al suo letto e sinceramente non mi andava di replicare l'esperienza. Inoltre se Alessandro uscisse con noi Rebecca guarderebbe solo e unicamente lui, e un tipo arguto come Michele ci metterebbe un secondo a capire che la sua bella è innamorata del suo migliore amico.

«Vic, senza offesa ma questa idea fa acqua da tutte le parti. Rebecca non farebbe altro che provarci con Alessandro e a quel punto posso dire addio alla mia credibilità» le faccio presente

«Non sono mica così scema Amy! Ho pianificato anche questo»

«Cioè?»

«Sai cosa succede venerdì?» mi chiede prendendo un'altra forchettata della mia torta.

In risposta le schiaffeggio la  mano reprimendo però un sorriso.

Cerco di fare mente locale per ricordare che cosa succederà venerdì ma non mi viene in mente nulla.

«Illuminami tu» 

«La partita di calcetto» risponde come se questo desse effettivamente senso alla sua idea.

Cosa c'entravamo noi con l'incontro tra titani per eccellenza?

Mi era capitato più volte di andare a vedere delle  partite, soprattutto perché la squadra dove gioca Alessandro è composta per la maggior parte da ragazzi della mia scuola e della mia classe, ma non ci ho mai trovato nulla di entusiasmante.
Novanta minuti di adolescenti che si spingono a terra nella speranza di buttare la palla in una rete.

Francamente lo reputo uno sport abbastanza noioso.

«Quindi?» domanda Laura al posto mio.

«Quindi...» sospira teatralmente come se avesse la verità in tasca, «questa è un'ottima scusa per attirare Rebecca. Lei verrà per vedere Alessandro giocare ma alla fine della partita ci andremo a prendere qualcosa tutti insieme a un bar senza di lui e allora interagirà con Michele...si spera»

Sebbene non sia affatto un piano malvagio resta comunque il problema principale da risolvere 

«E cosa diciamo ad Ale? "Scusaci non sei il benvenuto al tavolo con i tuoi migliori amici"? » chiedo ironicamente.

Oltretutto la sua assenza improvvisa risulterebbe ancora più sospettosa.

«Ovviamente Alessandro sarà nostro complice, Michele è il suo migliore amico non si farà problemi ad aiutarlo» 

Peccato che Alessandro non sappia nulla.

Stanca e anche mezza esaurita mi metto le mani fra i capelli cercando una soluzione.

Ma chi me lo ha fatto fare a sedici anni di infiltrarmi nei drammi amorosi altrui?
L'unica cosa positiva dell'essere single è proprio evitare i drammi e le rogne e invece io me le vado a cercare volontariamente.

Io,  Amanda Croce, la regina del melodramma.

«Non funzionerà» le dico triste perché infondo era una bella idea la sua.

Vittoria inarca un sopracciglio perplessa.

«Perché?» chiede giustamente

«Perché Michele non ha detto nulla ad Alessandro»

A quel punto l'espressione di Vittoria muta in una sorpresa.

«Mi stai dicendo che Alessandro non sa nemmeno che a Michele piace Rebecca?» 

Le faccio segno di no con la testa e a quel punto si ammutolisce con espressione pensierosa.

Il silenzio regna sovrano tra di noi fino a quando non sento qualcuno schiarirsi la gola.

Lentamente alzo lo sguardo e lo poso di fronte a me. 
Laura che non ha detto una parola da quando Vittoria ha esposto il suo piano adesso guarda entrambe con espressione quasi...imbarazzata.

Laura imbarazzata? Ok, il mondo sta iniziando a girare al contrario ultimamente.

«Veramente Alessandro...non sarà un problema» ci informa quasi con difficoltà.

«E perché?» le chiedo ingenuamente.

Lei arrossisce un po' come se sapesse che quello che sta per dire non è qualcosa di poco conto.

«Perché dopo la partita sarà impegnato...con me» aggiunge all'ultimo quasi sussurrando.

A quel punto succedono due cose.

Io resto con un'espressione così imbambolata e oscenamente rimbambita che in confronto Ciuchino sembra Einstein se paragonato a me.

Vittoria invece inarca un sopracciglio e non può combattere la nascita di un sorriso malizioso sul suo volto.

«Stai scherzando?» è la prima cosa che mi viene da chiederle perché mi sembra semplicemente assurdo.

«Non farti strane idee Amy, gli darò solo delle ripetizioni di matematica» Laura sgancia questa piccolissima altra bomba.

«Ripetizioni?» ripeto ancora più sbigottita.

Come biasimarmi infondo? L'ultima volta che avevamo parlato di Alessandro mi aveva fatto capire che se fosse stato per lei non avrebbero nemmeno respirato la stessa aria.

«Sí, ripetizioni»

«Che noia» commenta Vittoria.

«E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea? Pensavo ti fossi solo scusata con lui, non che avessi deciso di aiutarlo»

«Tu, Amanda» risponde senza esitare, «sei stata tu a farmi cambiare idea, perché sei una piccola Gandhi che va a dispensare consigli di saggezza ovunque e io mi sentivo in colpa. Quindi possiamo dire che l'ho fatto anche per me stessa, va bene?» 

«Ma di cosa state parlando?» chiede giustamente Vittoria, ignara della situazione.

«E lui ha accettato così? Orgoglioso com'è?» 

No, non era possibile. 

Anche se non fosse successo tutto quel casino durate la verifica di matematica Alessandro si era già esposto in precedenza chiedendole delle ripetizioni, e quando Laura aveva rifiutato semplicemente per lui la questione non si sarebbe mai più riaperta. Anche a costo di essere bocciato.

«Ovviamente no, ma neanche io lo avrei fatto senza un tornaconto. Sono sempre dell'idea che le cose bisogna guadagnarsele»

«E quindi che gli hai chiesto? Un orgasmo?» Le chiede Vittoria.

«Vittoria!» mi volto sconvolta verso di lei.

Non so con che coraggio abbia avuto la decenza di dire una cosa simile, ma le guance rosse di Laura mettono a dura prova il mio autocontrollo e mi costringono a trattenere una risata.

«Non ti rispondo nemmeno» è la sua laconica risposta.

«Secondo me è proprio quello che ti ci vuole, e credo proprio che il ragazzo ci sappia fare»

«Smettila» le do un piccolo schiaffo sul braccio.

Laura resta ancora in silenzio. 

«E allora cosa gli avresti chiesto? Dei soldi? Secondo me è anche più scandaloso di un orgasmo» 

«Vic per piacere, la pianti?» le chiedo perché so che Laura ha difficoltà ad aprirsi e così non la sta aiutando.

«Gli ho detto che dovrà far parte del musical»

«COSA?» 

Mi volto di scatto per capire se mi sta prendendo in giro ma è serissima. 

Alessandro ha accettato di sottostare a quella che lui definisce la più grande umiliazione pubblica? Per delle ripetizioni? Anzi rettifico, con delle ripetizioni con Laura?

«Dovrà fare la parte del protagonista....in realtà ci sono delle audizioni da fare ma dubito che qualcuno altrettanto bravo si presenti»

Io davvero non so più cosa dire.

Alessandro farà la parte di John Travolta....indosserà i jeans stretti che lui definisce osceni?

Non so davvero se ridere di lui o esserne orgogliosa, perché questo infondo altro non è che il sacrificio da compiere per perseguire il suo sogno.

«E tu ti proporrai come Sandy?» le chiede Vic

Possibile che le interessi solo questo?

Laura rimane un attimo sorpresa da questa domanda, probabilmente come me non se l'aspettava minimamente. 

«Credo di sí»

«Beh in effetti sareste perfetti; lui moro, tu bionda, lui sciupa femmine e tu...beh tu»

Laura in risposta le rivolge un dito medio che mi fa ridere.

«Non riesco davvero a crederci. Questa storia finirà male» espongo i miei dubbi ad alta voce.

«Oppure con una bella recita di fine anno» cerca di vederci positivo Vic, «e poi adesso sappiamo che il mio piano andrà a gonfie vele».

Ne dubito fortemente.

 

****

 

Dopo aver finito i compiti per il giorno successivo mi dirigo alla fermata dell'autobus pronta a tornare a casa.

Sono le sei e mezza di sera ma fortunatamente il cielo non è ancora così scuro in quanto la stagione primaverile è ufficialmente iniziata e così anche le giornate si stanno allungando, con mio sommo piacere.

Nell'attesa dell'autobus, che per quanto ne so potrebbe anche essere eterna decido di inforcare le cuffie alle orecchie e godermi il vento della sera e la vista del sole che cala oltre i palazzi.

In realtà questo è davvero il momento della giornata che preferisco, perché mi sembra sempre tutto così calmo quando il sole illumina le strade con il suo profondo arancione, e se casa mia non fosse così distante opterei decisamente per una passeggiata.

A distrarmi dai miei pensieri è però un messaggio.

 

Michele Costa: Che fai?

Per poco non mi casca il cellulare dalla sorpresa.

Da quando in qua Michele mi messaggia? 

In realtà lo ha fatto anche in passato ma sempre per chiedermi qualcosa, e non credo che questa sia un'eccezione dato che non mi ha scritto nemmeno un "ciao".

Decido di rispondergli il più vagamente possibile 

Io: Perché? 

Mi risponde dopo dieci secondi esatti.

Michele Costa:
Perché sei seduta da sola al gelo e guardi la strada come se stessi contemplando di buttarti sotto una macchina.

 

Di scatto alzo lo sguardo dal cellulare e lo poso prima alla mia destra e poi alla mia sinistra aspettando di vederlo lì come un fantasma.

Ma Michele non c'è .

Ok Amanda calmati.

Io: Come lo sai?

Anche questa volta la sua risposta mi arriva dopo poco. 

Michele Costa: 
Perché sono sul marciapiede di fronte al tuo

 

Nuovamente alzo lo sguardo e stringo gli occhi per osservare il marciapiede di fronte cercando di individuarlo.

Dopo poco lo vedo, e mi chiedo come abbia fatto a non riconoscerlo subito con i suoi pantaloni color kaki e il giubbino di jeans, e soprattutto i capelli così fastidiosamente sistemati e pettinati.

Ma come fa a tenerli sempre così in ordine e soprattutto con questa umidità?

Vedo che alza una mano per salutarmi e timidamente ricambio.

Questo incontrarci all'improvviso sta diventando sempre più strano.

Michele aspetta che il semaforo diventi rosso per attraversare le strisce pedonali per raggiungermi e in quei due minuti che gli occorrono per farlo sento il mio cuore battere forte per l'ansia.

Ok, tecnicamente adesso siamo amici e non dovrei essere così agitata , ma infondo non ci conosciamo così bene e io mi sento ancora tremendamente in colpa per aver accettato di aiutare la ragazza di cui è innamorato a conquistare il suo migliore amico.

Solo quando me lo ritrovo completamente davanti noto il borsone sulla sua spalla e capisco che deve aver appena finito gli allenamenti di calcetto.

«Ciao» mi saluta per primo con un piccolo sorriso che provo a ricambiare.

«Ciao» saluto a mia volta.

«Come stai?» mi chiede non distogliendo lo sguardo dal mio.

Questa differenza d'altezza data dal fatto che io sono seduta e lui ancora in piedi mi mette leggermente a disagio quindi decido di alzarmi a mia volta.

«Bene dai, tu?» 

In realtà questa è una bugia, e credo anche che l'abbia capito perché il suo sguardo mi sta comunicando quanto in realtà sia una pessima bugiarda

La verità è che mi sento così...stanca.

Sto combinando un casino dopo l'altro, facendo promesse che non potrei mantenere e mandando all'aria la mia sincerità.

Mi è sempre piaciuto essere Cupido perché anche se la mia vita sentimentale è sempre stata inesistente, piatta e priva di qualsiasi brivido, almeno ho sempre potuto far in modo che qualcuno potesse vivere queste emozioni.

Ma non mi era mai capitato di spingermi al punto di rischiare di far soffrire qualcuno.

Forse avrei dovuto essere sincera con Michele sin dall'inizio ma mi rendo conto solo ora che non volevo perdere la sua stima.

Da quando ci siamo conosciuti al compleanno di Alessandro l'anno scorso,  Michele ha rappresentato per me quasi una figura mistica, di quelle che ti ronzano sotto il naso e ti infastidiscono solo perché in realtà le invidi, e io ho sempre invidiato Michele. Invidiavo la sua amicizia con Alessandro, la sua intelligenza, la sua indifferenza verso il mondo, quando io invece mi lascio condizionare anche da un saluto mancato.

E quando si era rivolto a me, a me, volevo dimostrargli di essere anche io brava in qualcosa, che potesse fidarsi delle mie capacità.

Ma non avevo calcolato gli imprevisti.

Avevo sempre avuto la certezza che anche se non ci si potesse innamorare di tutti le circostanze comunque influenzassero molto la storia di due persone, soprattutto di due adolescenti.

E se in realtà non è così? Se non posso avere tutto sotto il mio controllo, come posso portare a termine il mio piano?

Sto illudendo due ragazzi innocenti quando avrei dovuto semplicemente dire la verità.

Prendo un respiro profondo e fisso lo sguardo in quello di Michele decisa a dirgli una volta e per tutte come stanno le cose. La conversazione al bar con Vittoria e Laura mi ha in un certo senso aperto gli occhi, non posso evitare per sempre che Alessandro, Michele e Rebecca siano nella stanza e di certo non posso aiutare Rebecca e Michele allo stesso tempo.

«Senti Michele...» inizio e sento già le mani sudare

Ma inaspettatamente lui mi interrompe.

«Ti va di fare una passeggiata?» propone dal nulla.

No Michele, sto provando a fare la cosa giusta e mi stai distraendo.

«Veramente sto aspettando l'autobus»

Michele si guarda intorno per qualche secondo.

«Credo che tu debba aspettare ancora parecchio visto che dell'autobus non c'è nemmeno l'ombra»

Dannati mezzi pubblici.

Posa di nuovo lo sguardo nel mio e fa un piccolo sospiro.

«Facciamo così, facciamo una passeggiata e ti accompagno io a casa»

Certo che ci sta prendendo proprio gusto a farmi da taxi personale, mi chiedo perché abbia così tanta voglia di passare del tempo con me.

«Perché vuoi fare una passeggiata?» gli chiedo infatti.

È più forte di me, non riesco proprio a tenere i miei pensieri solo nella testa.

Michele sembra preso in contropiede dalla mia domanda e non mi stupisco.

Magari ha solo voglia di godersi l'aria della sera e non vuole stare solo.

«Perché voglio conoscerti meglio» è la sua risposta inaspettata.

Per un secondo resto paralizzata dalla sorpresa e non riesco a registrare bene le sue parole.

Perché voglio conoscerti meglio.

Sì insomma, pensandoci è anche una risposta sensata. Ci eravamo ripromessi di essere amici anche per aiutare Alessandro, ma alla fine non so niente di lui oltre al fatto che prima viveva a Firenze e gli piace fare foto.

In pratica siamo quasi ancora due sconosciuti.

«Allora...andiamo»

E cominciamo a camminare.

Camminiamo per circa dieci minuti senza dire assolutamente nulla, ma non lo trovo un silenzio imbarazzante, io che il silenzio l'ho sempre odiato.

Sto ancora cercando di capire come possa dirgli la verità senza ferirlo, perché Michele non se lo merita.

Mi fa ridere pensare che due settimane fa non me ne sarebbe importato nulla, anzi forse sarei stata anche felice di vedere la sua faccia di bronzo scalfita, ma la cosa più assurda è che adesso proprio la sua faccia di bronzo è proprio ciò che apprezzo di più in lui.

Michele non è finto, se parla con poche persone non è perché si sente superiore ma perché da confidenza solo a chi trova interessante.

E anche io stranamente rientro in questa lista.

O almeno credo.

«Cosa hai fatto oggi pomeriggio?» inizia lui la conversazione e sono felice che l'abbia fatto perché significa che quello che mi ha detto è vero.

Vuole conoscermi.

«Sono stata al bar a studiare con Laura e Vittoria, tu?»

«Ho studiato anch'io»

Aggrotto le sopracciglia guardando il borsone sulla sua spalla.

«Non c'erano gli allenamenti di calcio oggi?»

Mi guarda per qualche secondo prima di rispondermi.

«Sì, però non volevo annoiarti parlando di calcio»

E questo suo pensiero mi fa sorridere perché solo poche ore fa stavo pensando a quanto il calcio fosse per me uno sport noioso.

Poi mi torna in mente la conversazione avuta con Laura.

«E Alessandro te l'ha detto?»

In risposta ricevo il suo sguardo confuso.

«Detto cosa?»

«Delle ripetizioni di matematica con Laura»

Michele si ferma di botto e io con lui.

Mi guarda con occhi sgranati quasi non credesse a quello che gli ho appena detto.

Come biasimarlo, Alessandro mangerebbe anche un verme se questo significasse smettere di studiare matematica.

«Ripetizioni di matematica?» mi chiede sorpreso.

Un sorrisetto spunta sulle mie labbra perché la sua reazione mi diverte.

«Ah ah»

«Con Laura

«Ah ah»

«Perbacco!» esclama.

E per me è impossibile trattenere una risata forte e assolutamente sincera.

Rido quasi fino alle lacrime, perché la sua espressione è davvero troppo comica, e non sentivo qualcuno dire "perbacco" dall'asilo, e forse nemmeno i bambini lo dicono più.

Michele schiude la bocca guardandomi con una genuina sorpresa, forse non capisce cosa ci sia di così divertente.

«Scusami è che..è che sei l'unico adolescente che dice ancora "Perbacco!"» gli spiego tra una risata e l'altra.

E Michele arrossisce.

Ripeto, Michele arrossisce.

La fine del mondo è vicina.

«Sei arrossito?» non mi trattengo dal chiedergli.

L'ho detto che devo esternare i miei pensieri ad alta voce.

«N-no!» balbetta spiazzato.

«E invece sì!» gli punto un dito contro con un grande sorriso sulle labbra.

Devo dire che c'è qualcosa di bello nel vederlo così in difficoltà e non composto e serio come sempre.

«E va bene sono arrossito! Diamine, ma tu sei sempre così schietta?» mi chiede anche lui, però non sembra arrabbiato.

«Solo con chi ho confidenza»

E a questa risposta anche il suo sorriso si allarga.

«E nessuno ti ha mai detto che è fastidioso?» mi prende in giro.

A quel punto riprendo a camminare e lui fa lo stesso al mio fianco.

«Che male c'è nell'arrossire?» 

Mi sono sempre chiesta perché i ragazzi abbiano questa paranoia di essere visti.

Non vogliono farsi vedere mentre piangono, mentre soffrono, mentre arrossiscono.

Ma arrossire è una reazione così umana che è impossibile da trattenere, anche se so che in certe circostante piò essere imbarazzante.

«Non c'è niente di male, solo che non è bello farsi vedere in imbarazzo»

«Vero, ma ti stavo prendendo in giro e l'imbarazzo è normale in questi casi. Sentiti libero di arrossire quando vuoi, non ti giudicherò per questo tranquillo»

Mi guarda in modo strano, come se non capisse se la mia risposta sia sensata o se sia io sia semplicemente una svitata.

«Sei strana Amanda Croce» mi dice infatti.

Non mi offendo perché non c'è niente malizia o cattiveria nel modo in cui lo dice, e infondo so che non essere tanto normale.

Continuiamo a passeggiare in silenzio quando decido di continuare il discorso intrapreso in precedenza.

«Comunque» comincio riattivando nuovamente la sua attenzione, «Non hai idea di cosa Alessandro abbia accettato di fare per queste ripetizioni»

I suoi occhi mi domandano tutto quello che non fanno le sue labbra, quindi rispondo alla sua tacita domanda.

«Ha deciso di partecipare al musical organizzato dalla professoressa Colombo»

Questa volta è lui a ridere così inaspettatamente da sentire il mio cuore battere più veloce per la sorpresa.

Non avevo mai sentito Michele ridere, mai.

E penso che è davvero un gran peccato perché ha una risata bellissima, non troppo forte ma nemmeno trattenuta.

Quando Michele ride i suoi occhi ridono con lui e il verde diventa uno smeraldo bellissimo.

Amanda ma che diavoli di pensieri stai facendo? 

Sbatto gli occhi e scrollo la testa cercando di scacciare dalla mia mente le parole che ho appena pensato, perché anche se Michele è oggettivamente un bel ragazzo non voglio pensare queste cose di lui.

«Seriamente? Alessandro ha deciso davvero di prestarsi a questa cosa?» mi domanda lui riscuotendomi completamente.

Alzo il braccio destro e poso la mano sinistra sul cuore.

«Te lo giuro»

«Perbacco!»

E questa volta la sua esclamazione è del tutto intenzionale perché ride insieme a me.

Non credevo che Michele fosse un tipo così spiritoso, e questa è una delle tante cose che non sapevo di lui e che ovviamente avevo sbagliato a giudicare.

«E tu parteciperai a questo musical?»

Mi scappa una smorfia involontaria pensando a quando Laura mi abbia praticamente costretta con la forza.

«Io non volevo ma Laura...» lascio in sospeso per fargli capire che non c'era modo do sottrarmi.

«È molto convincente?» conclude al posto mio.

«Diciamo così»

«Si vede che è una tipa tosta»

Mi torna in mente la nostra conversazione avuta la sera del pigiama party, a quanto si sentisse in colpa anche se per Alessandro non aveva mai provato simpatia.

«In realtà è molto più fragile di quel che da a vedere»

Non risponde a questa mia osservazione ma vedo il suo sguardo posarsi nuovamente su di me.

Credo lo faccia quando è indeciso se chiedermi qualcosa.

Proprio il mio contrario.

«Che c'è?» domando a quel punto perché non si decide a dire nulla e il suo sguardo continua a mettermi a disagio nonostante tutto.

Michele si morde leggermente le labbra e mi guarda nuovamente con curiosità come se non riuscisse a decifrarmi.

«Ti viene così facile capire le persone?»

Un tempo avrei risposto di sì, ma dopo di lui non ne soni poi così sicura.

Ho sempre dato per scontato che Michele fosse un ragazzo snob e altezzoso ma non lo è affatto, anzi a ben vedere sono io ad essermi messa su un piedistallo rispetto a lui.

«Dipende, alcune persone sono più facili da leggere di altre»

Fa una smorfia come se questa risposta non gli bastasse.

«E come fai a capire se una persona è un libro aperto o è semplicemente brava a fingere?»

Non ci avevo mai pensato in realtà.

Semplicemente ho sempre ritenuto alcuni gesti come delle verità non dichiarate, senza pensare che potessero essere effettivamente calcolati.

«Non so...osservando molto suppongo»

Lui annuisce leggermente, forse concordando con me.

«E io?»

«Tu cosa?»

«Io sono facile da leggere?»

Direi proprio di no, Michele. E lo sai benissimo.

«Tu che dici?» gli domando ironicamente rispondendogli.

In risposta alza le spalle con noncuranza.

«Sì lo so che non faccio trasparire molto, però ero curioso di sapere se tu fossi riuscita a capirci qualcosa di me lo stesso»

Mi sento quasi in colpa dopo questa affermazione, perché la verità è che indubbiamenteMichele è un tipo silenzioso e introverso, ma io non mi sono mai sforzata più di tanto nel capirlo sempre perché troppo presa dai miei pregiudizi nei suoi confronti.

«In verità non ci ho mai provato, sai non ti sopportavo molto» decido di essere sincera.

Infondo abbiamo detto di essere amici, no?

Che amicizia sarebbe senza la sincerità?

«Giusto, tu pensavi che io ti detestassi»

Nella mia mente si fa largo l'immagine di noi a Villa Borghese seduti su quella panchina, quando abbiamo deciso davvero di essere amici, o almeno di provarci.

"Sono io che non do molta confidenza alle persone, ma non ho nulla contro di te"

Queste erano state le sue parole, me l'aveva detto con sguardo colpevole lo stesso che mi sta rivolgendo adesso.

«Lo so che non è così Michele, tranquillo» lo rassicuro.

«Quando hai cominciato a pensare che non ti sopportassi?»

Me lo domanda con un tono che mi induce a pensare che se lo sia chiesto per molto tempo.

Ma la risposta è facile.

«Dalla festa di compleanno di Alessandro»

E dal modo in cui i suoi occhi si sgranano capisco che che non è questa la risposta che si aspettava.

«Cioè praticamente da quando ci siamo conosciuti?» è davvero incredulo.

Perché è così sorpreso? Non mi ha degnato della più minima attenzione a quella festa, cos'altro avrei dovuto pensare?

«Magari non ho pensato che mi detestassi, ma sicuramente che non volessi avere a che fare con me dato che a stento ti sei presentato»

Questa risposta mi esce più acidamente di quanto volessi e mi detesto per questo.

Non mostrarti così risentita Amanda.

Anche a lui non sfugge la nota infastidita nella mia voce e il colore dei suoi occhi diventa quasi più scuro.

«Mi dispiace Amanda» dice fermamente.

Lo sguardo che mi rivolge, così intenso e deciso mi mette davvero in imbarazzo perché non sono abituata ad essere guardata da un paio di occhi così espressivi.

«Non fa niente» quasi balbetto.

Ma perché abbiamo intrapreso questa conversazione? Pensavo ci fossimo già chiariti su questo punto.

«No davvero Amanda. Mi dispiace se hai pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato in te che mi ha spinto a non volerti parlare. Non è così»

A questo non posso ribattere perché è assolutamente vero.

Io l'ho davvero pensato.

L'ho pensato così tante volte che l'unico modo per accettare la sua presenza era odiarlo.

E la cosa assurda è che Michele l'ha capito perfettamente quasi come se mi avesse letto nella mente.

Forse lui non è un libro aperto per me, ma non sono sicura che io non lo sia per lui.

«Grazie»

È l'unica cosa che mi viene in mente di dire.

Lui mi guarda per qualche altro secondo per poi farmi un piccolo sorriso.

Sì, decisamente mi capisce meglio di quanto credessi.

 

*****

 

Quando arriviamo sotto casa mia Michele mi blocca prima che possa addentrarmi dentro al palazzo.

«Voglio dirti una cosa» mi ferma con queste parole.

Che frase ansiogena.

«Dimmi»

Prende un respiro prima di aprire bocca.

«Ho deciso di venire in gita a Firenze»

Cosa?

«Cosa?» 

Niente, la connessione mente-bocca ha smesso di funzionare.

«Verrò a Firenze»

Sì questo lo avevo capito. 

Non è questo che non capisco.

«Perché?» riprovo allora.

Sembra in difficoltà adesso, ma non mi interessa.

Voglio sapere cosa gli ha fatto cambiare idea.

«Perché mi sono reso conto che non ti sto aiutando con il piano Cupido, se voglio che funzioni devo fare quello che mi dici»

Ah.

Perché mi sento quasi.. delusa ?

Certo, mi fa piacere che abbia questa fiducia in me ma ho l'impressione che non sia stato completamente sincero.

«Capisco» è tutto ciò che riesco a rispondere.

No, non mi convince per niente.

«Allora ci vediamo»

Sembra quasi abbia fretta di andarsene ora, o forse sono solo io che mi faccio mille film mentali.

Ecco, anche questa è una prospettiva molto probabile in effetti.

«Sì, ci vediamo»

Gli passo il casco e gli do le spalle, apro il portone ed entro dentro il palazzo senza girarmi.

C'è qualcosa che Michele non mi sta dicendo, di questo sono quasi certa.

Ma infondo non deve interessarmi, l'importante è che abbia deciso di venire e di avermi reso tutto più facile.

Sempre che in gita Rebecca non decida di provarci spudoratamente con Alessandro.

Ecco, adesso sono di nuovo depressa.

Sarà decisamente una gita stressante.


 

   
 
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