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Autore: fiorediloto40    05/02/2022    0 recensioni
...quasi risvegliandosi da un incubo, si chiese che cosa stesse facendo, e soprattutto perché…era un uomo riservato, mai sopra le righe, la sua vita era dedicata quasi completamente alla direzione della sua compagnia, e non si era mai preoccupato troppo della sua vita sentimentale. In poche parole non era di certo un uomo da colpi di testa…e ne aveva appena fatto uno!
***
In un universo alternativo Shaka, Milo, Aiolos e Deathmask incontrano quattro ragazze che cambieranno la loro vita per sempre.
In questa storia i personaggi di Mu, Camus, Shura e Aphrodite sono femminili.
I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Virgo Shaka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando sentì Mu venirgli meno tra le braccia, Shaka ringraziò la propria rapidità di riflessi. 
 
Sollevandola senza difficoltà, la portò sul divano più vicino, dove la distese adagiandola con cura tra i morbidi cuscini. Si sedette accanto a lei, accarezzandole il viso, in attesa che riprendesse i sensi.
 
Cosa che avvenne qualche minuto dopo, quando piccoli movimenti del viso annunciarono che Mu stesse riprendendo conoscenza. 
 
Quando aprì gli occhi, vedendo a pochi centimetri il volto preoccupato di Shaka, sbatté le palpebre nel tentativo di capire cosa fosse accaduto, ma dopo brevi istanti di confortante oscurità, la realtà la colpì con un colpo in pieno petto, facendo salire ai suoi bellissimi occhi, colmi di tristezza, pesanti lacrime che rotolarono silenziosamente lungo il suo viso. Shaka non disse nulla, limitandosi a raccoglierle con il dorso della mano, in attesa che Mu finisse di sfogare il suo dispiacere.
 
Solo quando fu certo che la donna avesse riacquistato un minimo di tranquillità, l’aiutò a sedersi e, senza lasciarla andare neanche per un momento, la strinse contro il suo petto, continuando ad abbracciarla dolcemente. 
 
- Te la senti di parlarne? - le domandò accarezzando con una mano i suoi lunghi capelli.
 
Mu non rispose, ma dal movimento che sentì contro il suo petto, Shaka capì che stava acconsentendo.
 
- Hai qualche idea del perché Shion lo abbia fatto? - si allontanò lo spazio necessario per guardarla negli occhi.
 
Mu fece vagare lo sguardo senza fermarsi in un punto preciso, scavando nei suoi ricordi alla ricerca di qualcosa che spiegasse quanto accaduto.
 
- Non lo so - le parole uscirono più come un sussurro - ci sono stati degli attriti tra di noi...come ti ho raccontato...e i nostri contatti sono ridotti al minimo, però, non avrei mai immaginato che mi odiasse... - disse ancora confusa.
 
- Mu? - Shaka attirò la sua attenzione facendola voltare verso di lui - Capisco che tu sia ancora frastornata, ed è assolutamente normale, ma ti chiedo di fare uno sforzo...deve esserci qualcosa che ci sfugge...nessuno si prenderebbe la briga di fare una cosa del genere per uno screzio lavorativo - ragionò Shaka, continuando ad accarezzarle i capelli.
 
Mu annuì d’accordo, prendendosi il suo tempo per riflettere.
 
Shaka cercò di aiutarla, ragionando sulle poche informazioni che aveva - Dopo la morte dei tuoi genitori sei andata a vivere con una coppia che era molto legata alla tua famiglia, giusto? - vide Mu annuire - La cosa più logica sarebbe stata che tuo zio ti adottasse, essendo il parente più prossimo...però non lo ha fatto... -.
 
- No - rispose Mu, che, seppur provata, stava gradualmente recuperando il suo usuale raziocinio - Shion aveva la sua vita ed il suo lavoro a Lhasa e poi... - prese una pausa mentre rifletteva - a dire il vero non eravamo molto legati...erano rare le volte in cui era venuto a farci visita a Jamir quando i miei genitori erano ancora vivi -.
 
- Non ricordi perché? - per qualche strana ragione, Shaka capì di dover insistere su quel punto.
 
Mu strinse gli occhi nel tentativo di ricordare - Credo...sì...credo che non andasse molto d’accordo con mio padre...in effetti quando veniva a trovarci si limitava a parlare quasi esclusivamente con mia madre - prese una pausa di riflessione prima di continuare - ora che ci penso, una volta mia madre mi disse che suo fratello non voleva che sposasse mio padre però...non mi disse perché...ed io ero troppo piccola per capire, quindi non chiesi spiegazioni... -.
 
Shaka annuì meditando sulle sue parole - Shion e tuo padre facevano lo stesso lavoro, giusto? - .
 
- Più o meno - rispose Mu - Shion è un accademico, mentre mio padre ha preferito dedicarsi alla ricerca, andando via da Lhasa e lasciando la sua carica di preside della facoltà...posto che, dopo la sua partenza, fu assegnato proprio a Shion -.
 
Shaka stava cominciando a mettere insieme i pezzi...
 
- Non ti viene nient’altro in mente Mu? - domandò Shaka - Quando accadde la tragedia dei tuoi genitori, non hai parlato con tuo zio? -.
 
Mu abbassò lo sguardo concentrandosi sui propri ricordi. Erano passati molti anni, inoltre, era poco più che una ragazzina quando accadde...
 
Dopo lunghi minuti passati a rievocare nella sua mente gli eventi di quei giorni dolorosi e confusi, all’improvviso, come se un lampo di luce avesse illuminato i suoi pensieri, si girò di scatto verso Shaka, sgranando i suoi bellissimi occhi.
 
Flashback
 
- Mu, tesoro...dov’è la chiave dello studio di papà? - domandò Shion, sorridendo teneramente, avvicinandosi a sua nipote.
 
- Io...io...non lo so... - il balbettio tradiva la sua bugia, mentre, intimorita, indietreggiava con piccoli passi.
 
- Ma certo che lo sai - Shion tentò di mantenere la calma, per quanto quella ragazzina lo stesse innervosendo - dillo anche allo zio Shion... -.
 
Mu scosse il capo energicamente in segno di diniego.
 
All’ennesimo rifiuto, il sorriso di Shion morì sulle sue labbra. Non potendo più reggere la pazienza che non aveva, si avvicinò a Mu prendendola per un braccio senza alcuna gentilezza.
 
- Dimmelo! Adesso! - tuonò il più anziano.
 
- Che diavolo sta succedendo qui?! -.
 
Fine Flashback
 
- Poi è arrivato Hakurei...l’uomo che, insieme a sua moglie, mi ha cresciuta - spiegò Mu - e da allora non ho più visto Shion per molto tempo - concluse quel breve ricordo.
 
- Però mi hai detto che Shion si è sempre interessato a te, anche a distanza - Shaka ricordò quello che Mu gli aveva raccontato qualche sera prima.
 
- Così mi ha sempre detto nonno Hakurei e io...beh...non ho mai messo in dubbio le sue parole... - Mu alzò le spalle continuando a mantenere lo sguardo fisso negli occhi dell’indiano.
 
Shaka la guardò con una tenerezza infinita, facendo un piccolo sorriso mentre con una mano le accarezzava una guancia.
 
- Hai idea di cosa cercasse Shion nello studio di tuo padre? - quasi sussurrò.
 
- Non ne ho la più pallida idea - rispose Mu scuotendo il capo - eppure a tutt’oggi è anche il mio laboratorio... - si prese un momento per riflettere - ho trovato molti appunti lasciati da mio padre...per lo più si trattava di formule farmaceutiche -.
 
- Che fine hanno fatto? - domandò Shaka curioso - Hai continuato le sue ricerche? -.
 
Mu scosse il capo in segno di diniego - Io mi occupo dell’utilizzo di piante officinali, mentre gli studi di mio padre erano prevalentemente farmaceutici. Ho donato i suoi appunti ad un centro di ricerca, a Lhasa -.
 
Shaka non le chiese neanche il perché, limitandosi a sorridere. Gli era stato chiaro fin da subito che Mu non avesse il benché minimo senso degli affari...
 
- Perché ridi? - domandò Mu inclinando il capo e fissandolo perplessa con i suoi grandi occhi. 
 
Shaka allargò ancora di più il suo sorriso - Perché non ho mai incontrato prima d’ora una persona come te...Mu di Jamir... -. 
 
Lo sguardo che le stava rivolgendo rivelava tutto ciò che l’indiano non aveva ancora il coraggio di dire a parole. Se avesse potuto farlo l’avrebbe fatto...entrare nella mente di Mu e scrivere con il fuoco tutte le parole che il suo folle cuore gli dettava...affinché non potesse dimenticarle mai...
 
La tirò più vicino a sé per stringerla in un abbraccio gentile e forte allo stesso tempo. Le sollevò il mento con un dito e, stavolta senza chiedere il permesso, catturò le sue labbra in un bacio tenero e appassionato.
 
Ormai ne era consapevole. Era diventato dipendente dalle sue labbra. Era diventato dipendente da Mu.
 
Passarono l’intera serata a parlare. Man mano che riemergevano dai suoi ricordi, Mu mise al corrente Shaka di altri dettagli accaduti nel corso degli anni, finché l’indiano, mettendo insieme tutti i pezzi, risalì a ciò che verosimilmente doveva essere accaduto. 
 
Shion, da sempre, aveva sofferto di una forte rivalità lavorativa nei confronti del padre di Mu, messa apparentemente da parte quando l’uomo, con suo sommo dispiacere, aveva sposato sua sorella. Non contento del ruolo burocratico che ormai ricopriva all’interno dell’università, quando i genitori di Mu morirono, cercò di impossessarsi delle ricerche di suo cognato, essendo a conoscenza dei suoi studi, e, probabilmente, dell’interesse di qualche casa farmaceutica. 
 
Tuttavia, non aveva considerato che Mu fosse stata istruita da suo padre a non far entrare nessuno nel suo laboratorio. E Mu eseguì quelle istruzioni alla lettera. Arrabbiato e frustrato, Shion abbandonò sua nipote, per la quale non aveva il benché minimo interesse, alle cure di una coppia di anziani del villaggio, che sembravano essere gli unici ad avere a cuore il destino della ragazzina. Con tutta probabilità, l’avevano anche illusa che suo zio si interessasse al suo benessere, per non darle un dispiacere. 
 
Quando Mu crebbe ed andò a Lhasa per frequentare l’università, si ritrovò di nuovo ad avere a che fare con Shion che, anche allora, si defilò dal suo ruolo familiare. Nonostante il suo totale disinteresse, il baratro sotto ai piedi dell’uomo si aprì quando sua nipote creò le formule della Rivoluzione Stellare...a capo della commissione scientifica che aveva inizialmente bocciato il progetto di Mu, dovette dapprima ingoiare la decisione dei suoi colleghi di brevettare la formula, e poi il colpo di grazia...il suo successo commerciale. 
 
In seguito a ciò, doveva aver perso la testa nel disperato tentativo di liberarsi dell’ombra di suo cognato, che sembrava continuare a perseguitarlo anche dalla tomba...
 
Presi dai loro ragionamenti, Shaka e Mu dimenticarono il resto del mondo.
 
Un tenero sorriso si allargò sulle labbra di Lita quando, diverse ore dopo, li trovò addormentati su uno dei divani...Mu riposava serenamente tra le gambe di Shaka, con il capo ed entrambe le mani appoggiate sul suo petto, mentre l’indiano dormiva tenendo il corpo della donna stretto tra le sue braccia.
 
Lita avrebbe potuto svegliarli ma decise di non farlo. Senza fare rumore, si allontanò solo per prendere una coperta pesante e porla con cura su entrambi i giovani, affinché non si svegliassero infreddoliti. In silenzio, pose un bacio sulle dita prima di sfiorare delicatamente la fronte di Mu. 
 
Qualcuno, da una parte di questo o di quell’altro mondo, doveva aver ascoltato le sue preghiere...
 
I primi raggi dell’alba illuminarono la stanza vetrata di luce pallida, creando leggeri chiaroscuri nell’ambiente ancora soffuso della rigida aria notturna. Nonostante fosse ancora molto presto, Shaka era già sveglio, perso in una silenziosa contemplazione.
 
Inclinò leggermente la testa per poter osservare meglio Mu, meravigliandosi di quanto fosse bella anche mentre dormiva.
 
Leggero come una piuma, con la punta di un dito percorse il profilo del viso fino a raggiungere i capelli, che accarezzò per tutta la loro lunghezza. Ripetendo quel gesto, avvolse tra le dita una ciocca per portarla al naso ed inalare quel dolce profumo di gelsomino che il corpo della ragazza sembrava emanare naturalmente. Il suo respiro calmo gli restituiva una pace che non aveva mai provato.
 
Malgrado sapesse che la notte passata sul divano lo avrebbe lasciato con gli arti indolenziti, si sentì felice come mai gli era accaduto prima.
 
Shaka aveva tutto, era sempre stato così. Eppure, in quel momento, si rese conto che la sensazione di pienezza che gli dava stare semplicemente disteso con Mu tra le sue braccia, era qualcosa che non aveva mai provato prima. 
 
Perché la verità è che un’emozione così grande non la puoi guadagnare, né acquistare, né vendere, né scambiare. Puoi solo provarla e, per la prima volta in vita sua, sentì il suo cuore aprirsi e ricevere il calore irradiato dalla presenza di un’altra persona.
 
Non aveva mai creduto nell’amore a prima vista, anzi...aveva sempre sottilmente deriso l’esistenza del cosiddetto colpo di fulmine, convinto che riguardasse solo sciocchi sentimentali che tentavano di giustificare un innamoramento tanto facile quanto fugace.
 
In realtà dubitava persino dell’esistenza dell’amore, perché non si era mai neanche innamorato di qualcuna delle sue precedenti, brevi, frequentazioni.
 
Tuttavia...sebbene non avesse mai provato né l’uno né l’altro, sapeva perfettamente che un conto era innamorarsi ed un altro invece amare.
 
Per innamorarsi di qualcuno può bastare una parola, un sorriso, o anche semplicemente uno sguardo. Quando questo sentimento si evolve diventa amore, che scaturisce dalla conoscenza, dalla condivisione, dal riconoscersi e dall’appartenersi reciprocamente.
 
Shaka rifletté sulla propria situazione.
 
Mu, suo malgrado, era entrata nella sua vita a gamba tesa. Senza annunciarsi, senza chiedere il permesso, aveva stravolto la sua vita metodica e tranquilla, capovolgendo molte delle sue convinzioni, o, per meglio dire, illusioni.
 
Sapeva perfettamente di essersi innamorato di Mu, ormai non lo negava più a se stesso, né avrebbe avuto senso farlo. Il bisogno forte e costante di starle vicino era qualcosa che non riusciva a controllare. Né lo voleva.
 
La cosa più sconcertante però, era rendersi conto che non si trattava di un semplice innamoramento.
 
Lo aveva sospettato sin dalla prima volta che l’aveva vista...Mu era bella, anzi bellissima, tuttavia non era solo la sua bellezza a stregarlo ogni qualvolta si scopriva a contemplarla. Era la luce che irradiava ad ipnotizzarlo, quel calore che avvolgeva tutto ciò che le stava intorno rendendolo calmo e sereno. 
 
Per un uomo come lui, freddo, riservato e di poche parole, tutto questo sembrava a dir poco sconcertante.
 
E poi c’era la cosa più inspiegabile...quella strana sensazione di conoscerla da sempre, di aspettarla da sempre. Quando parlava con Mu le parole venivano spontaneamente, senza affettazione né pretese. 
 
Immerso in quelle emozioni nuove e straordinarie, non poté controllare il suo cuore che, in subbuglio, cominciò a colpire furiosamente contro il suo petto. Era certo che quei battiti feroci avrebbero finito con il ridestare la donna che riposava serena sopra il suo corpo...
 
Ed infatti, qualche istante dopo, piccoli movimenti del viso annunciarono il risveglio di Mu.
 
Quando sentì una mano accarezzarle la testa aprì gli occhi sorpresa, poi, ricordando quello che era accaduto la sera precedente, si voltò lentamente, sperando che non si fosse trattato solo di un sogno.
 
Incontrò due occhi azzurri che osservavano ogni suo movimento. 
 
- Buongiorno - sussurrò Shaka.
 
- Buongiorno...Shaka - il nome dell’uomo usciva dalle labbra di Mu sempre come una sorta di sospiro. Cosa che a Shaka piaceva terribilmente...
 
Riprendendo gradualmente coscienza, Mu si rese finalmente conto di essere sdraiata sul corpo di Shaka.
 
- Perdonami...io - il viso della ragazza arrossì violentemente - ...mi sono addormentata...e tu...tu...devi aver passato una notte terribile...devi avere dolore dappertutto... - balbettò nervosamente, cercando di alzarsi.
 
- Shhhh - disse Shaka portando un dito su quelle labbra che gli rubavano il senno - ho passato una notte bellissima - vedendo Mu aprire gli occhi sorpresa aggiunse - e tu stai dimenticando la cosa più importante... -.
 
Mu aggrottò la fronte confusa. Cosa stava dimenticando?
 
Shaka si sollevò solo per mettersi seduto e circondare il viso di Mu con le mani continuando a fissare i suoi grandi occhi verdi - Stai dimenticando questo... - disse prima di chiudere con un bacio dolce, ma allo stesso tempo esigente, la breve distanza che lo separava dalle labbra della tibetana.
 
Quando, finalmente, si alzarono, si resero conto di essere intorpiditi. 
 
Con uno scambio silenzioso di sguardi, compresero chi si fosse preso cura di loro, evitando quanto meno che si svegliassero infreddoliti. Tuttavia, la sensazione di pienezza e benessere che li pervadeva, rendeva insignificanti quei piccoli disagi che ognuno di loro sentiva nel proprio corpo. 
 
E comunque, nulla che un bagno caldo non potesse risolvere. 
 
Cosa che fecero. Ognuno nella propria stanza.
 
Sola, tra i vapori che si diffondevano piacevolmente nell’ambiente, Mu rilassava il suo corpo godendosi la sensazione dell’acqua calda che scioglieva la rigidità dei suoi muscoli.
 
Al contrario, il suo cervello lavorava incessantemente.
 
Per quanto poco ancora sapesse sulle relazioni e, più in generale, sull’amore, non poteva ignorare i segnali che la sua coscienza ed il suo corpo le stavano inviando incessantemente da giorni.
 
Aveva compreso sin da subito quanto Shaka fosse di suo gradimento; le piaceva passare il suo tempo insieme a lui, ammirava l’intelligenza che dimostrava ed il modo rapido in cui ragionava, le piaceva quella sensazione di sicurezza che le infondeva, tuttavia...c’era ben più di questo.
 
Ogni qualvolta Shaka fosse nei paraggi, il suo cuore perdeva un battito solo per poi riprendersi ed agitarsi violentemente nel suo petto. Inoltre, non poteva evitare di perdersi nei suoi meravigliosi occhi azzurri...quando incrociava lo sguardo dell’indiano, sentiva un’insolita debolezza farla venire meno e vacillare. Il suo odore poi...
 
Pur non essendo un’esperta, aveva compreso perfettamente come il suo cuore si stesse innamorando di quell’uomo solo apparentemente freddo e riservato. Che, in realtà, freddo non era. E lo aveva visto con i suoi stessi occhi!
 
E poi c’erano i suoi baci...
 
Dopo averle dato il suo primo bacio, Mu temeva che, nonostante tutta la cura dimostrata, per Shaka si fosse trattato di un momento, di un desiderio fugace, di un capriccio. E questo, a dire il vero, le aveva causato un bel po' di dispiacere.
 
Quanto si era sbagliata... al contrario di ciò che aveva pensato, Shaka si era rivelato essere adorabilmente e pericolosamente esigente, superando la sua parvenza riservata e distaccata, e cercando la sua bocca ogni qualvolta ne avesse l’opportunità.
 
Malgrado fosse sola, Mu arrossì violentemente. Le piaceva quel lato di Shaka...molto.
 
Tuttavia, a quel punto si interrogò seriamente su cosa significasse tutto ciò.
 
Che cosa erano lei e Shaka?
 
Al pensiero di essere solo una piacevole distrazione per quell’uomo che, ne era certa, avesse la possibilità di frequentare donne bellissime e molto più avvezze di lei alla società, si sentì stringere la gola.
 
E d’altronde...perché mai avrebbe dovuto essere interessato a lei? 
 
Giunta da un posto che sembrava esistere solo nella fantasia di qualche scrittore malinconico, impacciata, goffa, timida, semplice, con una limitata attitudine sociale data la frequenza con la quale riusciva ad arrossire anche per la minima sciocchezza...
 
In poche parole, Mu aveva trovato il modo migliore per torturarsi.
 
Se solo avesse saputo che tutte le ragioni che aveva trovato a suo sfavore fossero proprio ciò che Shaka considerava irresistibili...
 
Più tardi, i due giovani si ritrovarono per pranzare insieme. Ormai era loro abitudine condividere i pasti nell’angolo della casa preferito da entrambi.
 
Shaka si accorse che, nonostante avessero finito, Mu sembrava stranamente taciturna. Per un attimo pensò che fosse ancora turbata dalle rivelazioni della sera precedente, e d’altronde non avrebbe potuto biasimarla, tuttavia, il fatto che stesse chiaramente evitando di guardarlo negli occhi, lo mise in allerta.
 
- C’è qualcosa che non va Mu? - le domandò cercando i suoi occhi.
 
Mu scosse il capo dolcemente continuando a rivolgere il suo sguardo altrove - No -.
 
Dal tono che aveva usato, Shaka sapeva perfettamente che il suo diniego fosse un’evidente affermazione.
 
- Vieni qui - le disse allungando una mano, facendole segno di avvicinarsi.
 
Mu si alzò dalla sedia per raggiungerlo, tuttavia, quando l’uomo le fece cenno di sedersi sulle sue gambe, alzò i tika perplessa, sgranando i suoi meravigliosi occhi.
 
- Non ti mancherò di rispetto - intuendo le sue remore, cercò di rassicurarla - voglio solo guardarti negli occhi mentre parliamo, ed assicurarmi che tu comprenda quello che ti dirò -.
 
Non era stato difficile per Shaka capire cosa non andasse in Mu, e d’altronde, lui stesso si era ripromesso di parlarle, nel tentativo di fare chiarezza sui cambiamenti che stavano avvenendo nel loro rapporto.
 
Ancora un po' riluttante, Mu fece quanto richiesto. In realtà lo voleva, tuttavia, non sapeva quanto fosse opportuno. 
 
Era vero che aveva passato l’intera notte distesa su di lui, però...lo aveva fatto senza rendersene conto...
 
- Cosa ti turba Mu? - le domandò, alzandole il mento con un dito per costringerla a guardarlo negli occhi - Sai che puoi dirmi tutto -.
 
Mu dapprima vagò con lo sguardo in ogni angolo della stanza, tuttavia, quando incrociò gli occhi di Shaka, capì che non aveva alcun senso tenere per sé i dubbi che le stavano avvelenando la mente ed il cuore.
 
- Io...va tutto bene...è solo che... - si morse il labbro inferiore nel tentativo di trovare le parole giuste.
 
Quel gesto, inevitabilmente, catturò l’attenzione dell’indiano, attirando il suo sguardo sul quel preciso punto del viso.
 
- Quello che è successo...io...non so... - avrebbe voluto sostenere quel discorso con un po' più di consapevolezza, tuttavia, l’imbarazzo ed i nervi, uniti alla sua totale inesperienza, le rendevano tutto difficile.
 
Shaka sorrise apertamente, cosa che accadeva raramente.
 
- Vuoi sapere cosa siamo? - chiese andando dritto al punto.
 
Mu distolse lo sguardo, mentre il suo viso si stava già tingendo di un bel rossore...in silenzio, annuì lentamente.
 
Prendendole una mano, l’indiano se la portò al petto in corrispondenza del cuore.
 
- Non ti mentirò Mu...innanzitutto perché non lo farei mai con te, e poi perché non avrebbe senso - si interruppe solo un momento per prendere un respiro più profondo - credo che...già immagini che io e te non condividiamo la stessa...come dire...situazione... -.
 
Mu annuì comprendendo perfettamente a cosa si riferisse. Tuttavia, non poté evitare la fitta di fastidio che le attraversò lo stomaco, riflettendosi in una smorfia involontaria sul suo volto. Impercettibile per chiunque tranne che per l’uomo che le stava di fronte.
 
Shaka fece un sorriso malizioso. Era gelosia quella di Mu?
 
- Ti da fastidio? - le domandò senza mezzi termini.
 
- No - rispose Mu. Troppo in fretta per essere credibile...ed il sopracciglio alzato di Shaka ne era la conferma - Forse... - si corresse espirando rumorosamente. 
 
Non potendo continuare a nascondere il suo interesse, domandò a bruciapelo - Hai avuto molte fidanzate? -.
 
- Neanche una - rispose Shaka con espressione seria. Vedendo l’espressione meravigliata di Mu, comprese che aveva bisogno di qualche spiegazione in più - Ho avuto diverse storie, questo sì...si è trattato di frequentazioni brevi, non più lunghe di un paio di settimane, si trattava più che altro di...di... - non voleva essere troppo diretto, ma Mu lo fece al posto suo.
 
- Sesso -.
 
Sentire quella parola uscire dalle delicate labbra di Mu gli fece spalancare i suoi bellissimi occhi azzurri. 
 
Tuttavia, lo intrigò anche...
 
- Non fare quella faccia - Mu fece una smorfia divertita vedendolo sorpreso - avrò anche i miei limiti, ma non sono una stupida... -.
 
Piacevolmente stupito, Shaka parlò scandendo ogni lettera con voce roca - È l’ultima cosa che penserei di te... -.
 
Il tono usato da Shaka allertò tutti i sensi della ragazza, tuttavia, volendo evitare che la sua mente ricominciasse a divagare, come era accaduto fin troppo spesso negli ultimi giorni, si costrinse a tornare all’argomento di discussione - Perché solo storie brevi e.…senza importanza? -.
 
- Perché non mi sono mai innamorato - rispose semplicemente Shaka, scrollando le spalle.
 
Mu, non accontentandosi di quella breve spiegazione, volle saperne di più - Ma...voglio dire...com’è possibile? Sono certa che fossero donne bellissime, brillanti, eleganti... - tuttavia non riuscì a continuare.
 
Le parole le morirono in gola quando Shaka le incorniciò il volto con le mani, guardandola con un’espressione inaspettatamente seria.
 
- Sì, erano tutto questo, ma... - portò il bel viso della donna più vicino al suo, sussurrandole all’orecchio - ... nessuna di loro era Mu di Jamir... -.
 
La tibetana sgranò gli occhi incredula, e Shaka, mandata ormai all’inferno ogni remora, e continuando a guardarla ammaliato, parlò con voce roca - mi togli la pace Mu...mi rubi il sonno, i miei stessi pensieri non mi appartengono più...ti ho aperto le porte della mia vita e sei entrata come un uragano, devastandola e stravolgendo le mie certezze...e anche così, sono felice che tu lo abbia fatto - le circondò la vita con entrambe le mani per avvicinarla al proprio corpo - non lo negherò né a te né a me... sono innamorato... - le punte dei loro nasi si sfioravano mentre il respiro diventava sempre più pesante - e se mi chiedi che cosa siamo ti rispondo che devi essere tu a dirmelo, perché io non ho il coraggio di negarti niente, né voglio farlo... - si allontanò quel tanto che bastava per guardarla con i suoi occhi appassionati - e che gli dei siano testimoni di ciò che sto per dire...voglio anche l’aria che respiri Mu di Jamir... -.
 
I suoi profondi zaffiri mostrarono un luccichio pericoloso quando, qualche istante dopo, si avvicinò ancora di più per domandarle sussurrando - Allora...cosa vuoi? -.
 
Mu poteva sentire il sangue scorrere nelle sue vene e bruciare tutto ciò che attraversava. Il viso di Shaka, il suo respiro caldo che le attraversava la pelle, era a pochi millimetri dal suo, catturandola nel sortilegio di quelle iridi dilatate che si alternavano bramose tra i suoi occhi e la bocca.
 
Chiuse le palpebre nel tentativo di controllare il respiro, ma, quando le riaprì, rimandò inconsapevolmente all’indiano lo stesso sguardo carico di desiderio che le stava rivolgendo.
 
Abbandonando ogni remora, lasciando dietro di sé ogni imbarazzo, stavolta fu Mu a chiudere la breve distanza tra di loro...
   
 
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