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Autore: eddiefrancesco    10/02/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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«Faccio da sola!» rifiutò Odyle, scostandosi da Tristan. «Perché fai così? Che cosa ti succede?» le domandò lui senza riuscire a trattenerla. Odyle si voltò di scatto, affrontandolo faccia a faccia. «Io sono una donna libera. E voglio rimanere libera» esclamò. «Non voglio mica legarti a una sedia. Voglio sposarti» ribatte' Tristan. «Perché abbiamo fatto l'amore?» Lo sfidò con lo sguardo. «Lo sai che nel mio ambiente non si dà molto peso a certe cose. Potrei benissimo andare a letto con te una sera, e scegliere un'altra persona il giorno dopo...» «Victor, per esempio?» domandò a bruciapelo Tristan, sentendosi ferito nell'orgoglio. «No. Morirei piuttosto.» fu la risposta altrettanto secca di Odyle. «Allora esiste davvero. Victor è una persona reale.» Tristan iniziò a rivestirsi, senza riuscire a decifrare il tumulto di sentimenti che lo animava. «Quell'affare, la tavola Oui-ja... diceva la verità! Tu e Victor eravate fidanzati, non è vero?» Odyle abbassò gli occhi, intuendo di non aver via di scampo. «In un certo senso... Ma non ho mai acconsentito a sposarlo. La tavola Oui-ja aveva ragione su tutto: devo stare in guardia da Victor.» si difese lei. Strinse in fretta i lacci della camicia e si abbottono' la gonna. La magia del momento si era dissolta, ciò nondimeno, sentiva di amare profondamente Tristan e sapeva di averlo ferito. Meritava almeno una spiegazione, decise. «Victor è un uomo pericoloso. È a causa sua che sono dovuta scappare da Parigi. Diceva di volermi sposare... ma in realtà ciò che brama è possedere le persone per distruggerle, giocando con loro a suo piacimento. Più le cose sono difficili da ottenere, più si accanisce... non so in quale altro modo spiegarlo.» «Non preoccuparti... ho capito.» Ed era vero. Tristan aveva capito il perché della reazione tanto brusca di Odyle alla sua proposta di matrimonio. Temeva che anche lui, come Victor, volesse ingabbiarla e uccidere, in chissà quale modo, la sua libertà. Non era affatto così, ma lei non gli avrebbe creduto, anche se glielo avesse gridato in faccia, lo sapeva bene. In quel momento, Odyle era come un cucciolo spaventato che si era rifugiato in un cantuccio: a nulla sarebbe servito le sue parole. Non era ancora pronta a fidarsi di lui. Doveva prima conquistare la sua fiducia e convincerla del suo amore. Tristan si spolvero' i pantaloni e tornò a guardare Odyle, che era voltata di tre quarti verso il fuoco e stava finendo di allacciarsi i bottoni del giacchino. «Aspetta, ti aiuto...» Tristan le si avvicinò, tendendo le mani verso di lei. «Ce la faccio da sola...» borbotto' Odyle per tutta risposta. «Non sono una ragazzina.» Ma era troppo nervosa per averla vinta su quelle piccole asole, e sbuffo' nervosa. «Credi davvero che possa vederti come una ragazzina dopo quello che è successo tra noi?» le domandò lui accennando un sorriso. Le sollevò il mento con l'indice e la costrinse a guardarlo negli occhi. «Mai, Odyle, non sei mai stata una bambina, per me.» Si chino' verso di lei fino a sfiorarle le labbra con le proprie. «Piuttosto, sei la mia Salome', la dea che mi porterà alla perdizione e alla pazzia.» Lei gli accarezzo' una guancia. «Ora parli come uno sciocco personaggio da romanzo di appendice... Andiamo a casa.» L'uomo si sistemo' il cappello sulla testa e si strinse nel mantello scuro. Si era messo in viaggio quella mattina all'alba e aveva sostato poche volte, solo per cambiare cavallo alle stazioni di posta. Era arrivato a Londra da due soli giorni, ma non aveva trovato ciò che cercava. Per sua fortuna, era riuscito a sapere il nome di quel Brisbane e l'indirizzo della sua tenuta dalle labbra di una cameriera un po' troppo chiacchierona e si era rimesso subito in viaggio. La pioggia lo aveva tormentato per almeno metà giornata e non vedeva l'ora di potersi riscaldare accanto alla fiamma di un caminetto. Probabilmente non sarebbe stato il benvenuto in quella casa, ma il proprietario non gli avrebbe rifiutato ospitalità in quella notte terribile, pensò avvicinandosi alla porta. Busso' tre colpi secchi contro il legno, quindi si tolse il cappello e si stropiccio' la barba incolta e il volto affaticato. Poco dopo il portone si aprì e un giovane in livrea, con i capelli rossi e gli occhi assonnati, lo guardò con aria interrogativa. «Desiderate?» Oswald osservò le lancette della pendola sulla mensola del camino e decise che era abbastanza tardi per fingere di ritirarsi per la notte. Ne aveva abbastanza di quella serata ricca di eventi e sentiva che non avrebbe potuto tollerare un altro attacco isterico come quello cui aveva dovuto far fronte con Lady Cartwridge. Gli era sembrata una signora ammodo, poco incline a lasciarsi andare ai tumulti dello spirito, e tra tutte le illustri ospiti di Tristan, era quella con cui aveva provato maggior diletto a parlare. Quella sera, invece, aveva dovuto fronteggiare una Lady Cartwridge ben diversa. L'anziana gentildonna non aveva voluto svelare ciò che l'aveva turbata, ma era diventata pallida e fredda come il marmo, dopo aver ricevuto la posta. A un tratto aveva emesso un grido sommesso e si era premuta la mano contro la gola, come se facesse fatica a respirare. Lord Michael, suo figlio, era corso con prontezza verso di lei mentre Lady Emma si frugava nelle tasche alla ricerca della sua boccetta di sali. Tutti, da Cecilia a Lord Montgomery, si erano affannati intorno a lei mentre scivolava sul pavimento, annaspando in cerca d'aria. Oswald era riuscito a farsi largo in quel gruppo di forsennati e le aveva slacciato i primi bottoni della giacchetta, consentendole di respirare meglio. Aveva dato ordine a Cecilia e a sua zia di fare aria alla povera Lady Cartwridge con un ventaglio e poi le aveva fatto annusare i sali che Lady Emma gli porgeva con zelo. Dopo aver ripreso i sensi, tuttavia, la donna si era rifiutata di spiegare il proprio comportamento, dichiarando che si era sentita mancare il fiato per l'eccessivo calore della stanza. Oswald, che non ne poteva più di quelle stranezze e aveva sempre guardato con una certa irritazione agli eccessi dell'animo femminile, aveva atteso che la sua paziente si fosse ripresa per cercare di recuperare compostezza e tornare al suo giornale. Ora, però, si era fatto tardi e, nonostante la preoccupazione che nutriva in cuor suo per Tristan e Miss Chagny, decise che non aveva più senso aspettare. «Non vi unite a noi neppure per una partita a whist?» Lady Montgomery lo fermò quando era quasi riuscito a guadagnare la porta. «Ehm... sono piuttosto stanco...» decise di dire. «Mr. Oswald ci troverebbe più interessanti se il nostro colorito fosse itterico... o se fossimo tutti morti...» esclamò Cecilia scoccandogli un'occhiata maliziosa. «Cecilia!» Lady Montgomery si portò una mano alla bocca, mortificata. «Ma è così, non è vero, Mr. Oswald?» continuò la ragazza. «Il dottore preferisce lo studio ai divertimenti, e noi non siamo che un impedimento al suo piacere.» «Credete sia un male che ci siano persone come me, al mondo, Miss Cecilia? Pensateci bene, perché nel caso in cui diceste di sì, la prossima volta che vi verrà un raffreddore potreste anche ritrovarvi con una gamba amputata, se la persona a cui vi affidate non è che più che devota alla sua professione.» Detto questo, Oswald considerò conclusa la discussione e uscì dal salotto. Quella intrigante dalla lingua lunga proprio non ne voleva sapere di lasciarlo in pace, considerò tra sé salendo le scale. Probabilmente quella signorina viziata si annoiava molto in campagna e punzecchiare un umile dottore era diventato il suo passatempo. Si strinse nelle spalle e si fermò qualche istante sul ballatoio del primo piano per pulire le lenti degli occhiali con il fazzoletto. Bene, Cecilia Montgomery non avrebbe trovato terreno fertili con lui. Non si sarebbe più lasciato trascinare in stupidi battibecchi con una ragazzina.
   
 
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