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Autore: Eneri_Mess    13/02/2022    1 recensioni
L’impatto non fu fisicamente devastante, ma un mezzo ghigno si aprì sulla faccia del mafioso a vedere l’altro uomo ridotto a un pezzo di cemento mentre la sua bambina gli stringeva le gambe con affetto.
Genere: Commedia, Fluff, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ango Sakaguchi, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COW-T 12, prima settimana, M2
Prompt: Felicità
Numero parole: 3873
Rating: Verde
Warning: OT3, mpreg implied (non scappate!), Omegaverse, anche se non è davvero menzionata, ma per spiegazione: Omega!Dazai, Alpha!Chuuya, Beta!Odasaku (o Alpha, in realtà sono ancora indecisa, a tratti è troppo tranquillo per essere Alpha). Beta!Ango (non rilevante) ma sarebbe più corretto dire SopravvivoAllaVita!Ango. 

Sparate le cavolate, vorrei dire che è tutto estremamente soft. Un giorno le scriverò davvero le cose becere (o no?). 

 

Dedicata a OdeToJoy
e Europa91,
per le sedie di glicine
e le poltrone lanciate.

 

A Shiroi,
perché ci siamo spaccate con ‘sta storia
anche se siamo avversarie, sob.



 

Ango bussò una volta soltanto, neanche troppo convinto, con il suo modo discreto e indeciso per cui pensava di disturbare, ma bastò a farsi sentire dall’interno dell’appartamento - che non era piccolo.

“Alla buon’ora, Quattrocchi!” urlò una voce che sembrava provenire dall’altro capo della casa, seguita poi da passi pesanti e affrettati. L’uscio venne spalancato con l’irruenza di un vento molto forte. Chuuya non aveva i capelli dritti, ma poco ci mancava. 

“Sei in ritardo!”

L’agente del governo lo fissò come se avesse sbagliato appartamento.

“Sono in anticipo di dieci minuti” gli fece presente, ma con poca convinzione, distratto a osservare lo stato in cui versava il mafioso. Aveva indosso una semplice maglietta bianca, macchiata in più punti, e i pantaloni scuri di una tuta che non sembravano i suoi, visti i diversi risvolti alle caviglie per aggiustarli.

Chuuya sbuffò, riavviandosi i capelli e rendendoli ancora più disastrosi.

“È tardi comunque. Avanti, aiutami, sei qui per questo!” e senza tante cerimonie si fece da parte per farlo entrare.

Ango esitò. Gli bastò la vista del soggiorno dall’ingresso per rendersi conto che l’appartamento doveva essere un campo di battaglia. Lo sguardo di Chuuya però non lo risparmiò e lo incalzò con un avvertimento a cui sarebbe seguito un nuovo latrato dei suoi.

Circospetto, e tenendosi stretta la borsa a tracolla con cui era uscito di fretta dalla Divisione per quella chiamata urgente - preparato all’eventualità, visto cosa stavano per affrontare di nuovo - entrò, cercando di non calpestare i mattoncini colorati in terra. 

In un’ampia visione, l’eleganza una volta appartenuta al salotto era stata riccamente decorata di colori che sarebbero stati bene in un asilo. Spiegato brevemente, la sala era disseminata di giocattoli variopinti incastrati in tutti gli angoli. Per Ango erano alla stregua di mine anti uomo. Non era abituato a quella confusione, nonostante sapesse che ci fosse in giro una bambina di poco più di due anni.

“Dov’è Miko-chan?” chiese cauto, ma non così sicuro di volerlo sapere, mentre si aggiustava gli occhiali.

Neanche l’avesse chiamata, la piccola di casa spuntò dal corridoio delle camere con due peluche per mano e un ciuccio che le cadde di bocca quando vide il nuovo arrivato.

Tio!” urlò contenta, muovendosi in quella che sembrava una corsa, ma che sbandava e ondeggiava un po’ troppo per non insinuare il terrore di una caduta. L’attenzione della bimba era tutta per il nuovo venuto e non per il percorso.Dal canto proprio, l’ex spia aveva la faccia di qualcuno che era stato puntato da un carro armato. 

La scena sembrò andare a rallenty.

Ango strinse la tracolla della borsa, bloccato sul posto e senza sapere cosa fare, preparandosi alla collissione. Chuuya si spostò con movimenti ormai consolidati, calpestando il tappeto con un mezzo sospiro trasudante abitudine: in meno di un secondo, tutti i giocattoli presero a galleggiare per effetto della gravità e liberarono il percorso su cui Michiko stava correndo senza guardare dove mettesse i piedi.

L’impatto non fu fisicamente devastante, ma un mezzo ghigno si aprì sulla faccia del mafioso a vedere l’altro uomo ridotto a un pezzo di cemento mentre la sua bambina gli stringeva le gambe con affetto.

“Tio Ago! Tio Ago!” continuò a trillare lei, saltellando senza mollare la presa e sgualcendogli i pantaloni del completo.

“E-Ehi, Miko-chan, buongiorno” tentennò lui, mettendo su un sorriso incerto.

Chuuya incrociò le braccia, ma con puro orgoglio nonostante versasse in condizioni pietose.

“Guarda che non morde” precisò, ridendosela. “Non seriamente, almeno. Ma prevedendo che abbia preso da me, inizierà presto.”

Ango lo guardò davvero poco convinto.

“Questo dovrebbe essere rincuorante?” chiese, sapendo da subito fosse una domanda sciocca.

“Ovviamente. Preferisci che morda o che abbia la parlantina di quello stronzo di uno Sgombro?”

“L-Linguaggio!” balbettò Ango inorridito, fissando la bambina come una bomba a orologeria.

Michiko sorrise con tutti i dentini da latte ben in vista.

“Donzo!”

Chuuya la raccolse tra le braccia e le stampò un bacio sulla guancia con totale affetto e fierezza.

“Dopo lavoreremo sulla pronuncia, fragolina” disse, mentre alle sue spalle i giocattoli ancora galleggianti andavano a depositarsi in un angolo senza troppo ordine.

Ango si aggiustò di nuovo gli occhiali, cercando di assumere un’espressione seria e grave.

“Chuuya-kun, permettimi, ma non ritengo che sia consono insegnare certe parole a una bambina così piccola” disse con convinzione, cercando di rientrare nei propri panni. Ritrovarsi a essere un infiltrato in organizzazioni pericolose, dove era possibile essere uccisi per uno sguardo posato sulla persona sbagliata, non lo metteva tanto in soggezione come avere a che fare con i bambini.

E di bambini lì sembravano essercene due.

Gli occhi così simili di padre e figlia lo fissarono sbattendo le palpebre insieme.

“Kida! Kida!” disse la piccola, agitando i peluche che aveva ancora in mano.

“Ha ragione, sembri quel palo in culo del Prof.”

“Uuulo!”

“Chuuya-kun!” lo pregò Ango disperato, passandosi una mano sul viso e quasi facendosi saltare gli occhiali. Da come il Dirigente della Port Mafia rise a sentire Michiko continuare a ripetere ‘Ulo non avrebbe sortito differenze lamentarsi. Tentò di cambiare tattica.

“Dov’è Odasaku?”

Di colpo Chuuya smise di ridere e riassunse l’esatta espressione con cui lo aveva accolto sull’ingresso, spazientita e urgente.

“Il preciso motivo per cui sei qui” spiegò, come se quella parentesi di convenevoli e parolacce non fosse mai avvenuta. “Quell’idiota è al pronto soccorso.”

Cosa!?” trasecolò Ango in panico. “Cos’è successo? Si tratta di Dazai-kun!? Sta bene!?”

“Una favola. È al pronto soccorso anche lui” continuò Chuuya, voltandosi e andando verso la cucina come fosse cosa di poco conto. Ango lo seguì agitato.

“Dobbiamo raggiungerli!?”

Il mafioso sistemò la figlia nel seggiolone e poi passò a infilare una capsula nella macchinetta del caffè espresso. Prima di premere il pulsante di avvio sembrò ripensarci.

“Più in buone mani dei medici non saprei dove potrebbero stare” replicò, mentre abbandonava l’idea del caffè e riempiva il bollitore dell’acqua. “Sono in uno dei nostri ospedali” precisò, prendendo due tazze dal ripiano e poi quella che sembrava una scatola di tè molto pregiati. 

Decise lui il gusto per entrambi, dopo un’occhiata che gli confermò come Ango in quel momento non avesse la testa per scegliere una semplice bustina di tè. Probabilmente una camomilla sarebbe stata l’ideale. 

“Sanno che entrambi hanno la priorità e come trattarli. Li avranno già trasferiti in clinica a quest’ora. Staranno come in una suite di lusso in un albergo a cinque stelle.”

L’agente del governo non parve né rassicurato né contento.

“Non si era detto niente privilegi da Port Mafia?” disse a mezza voce, con vaga circospezione, come se quella fosse la scena di un crimine.

Chuuya nel mentre aveva messo in mano a Michiko un biberon che la piccola stava succhiando con avidità, senza smettere di osservare i due che parlavano.

“Non me ne frega un cazzo di quello che si era detto” sbottò Chuuya, neanche fosse appena stato pungolato in un fianco. Ango osservò l’espressione tirata dalla stanchezza che aveva mentre versava l’acqua calda nelle tazze e intingeva le bustine. “Ho cinque ore di sonno distribuite su due giorni, Odasaku si è completamente rincoglionito e quel bastardo dello Sgombro ci ride pure sopra e si fa venire le contrazioni anticipate. Quindi stanotte ho chiamato i nostri e se lo sono fatti andare bene. Ho già discusso al telefono con il Prof a riguardo e non voglio altre recriminazioni.”

La postura di Ango si irrigidì di botto e mancò poco che si versasse il tè addosso. Si era fermato a metà discorso, ignorando il resto.

“C-Contrazioni!? Quindi ci siamo!?” balbettò, seguendo con lo sguardo Chuuya che nel mentre girava per la cucina, recuperando le cose in disordine con una mano, mentre con l’altra beveva. Il rosso fece una smorfia, osservando la superficie ambrata del tè come se gli avesse fatto un torto e si allungò verso il mobiletto dei liquori.

“Ti sembra che starei così tranquillo se Dazai stesse sgravando? Stai calmo, ci siamo quasi ma non ci siamo ancora” disse esasperato, svitando il tappo di un Rum e correggendosi la colazione. “Sarebbe in anticipo di tre settimane sulla scadenza.”

“Ma… le contrazioni?”

“Le stanno monitorando, tutto nella norma. Devono aggiornarmi ogni ora a riguardo” e nel dirlo, tornò verso la cucina, in tempo per recuperare il biberon vuoto che Michiko cercò di lanciare per terra. Gli bastò sfiorarlo e questo galleggiò verso il lavandino, insieme al resto dei piatti sporchi.

Ango decise di calmarsi e sorbire un sorso di tè, stupendosi della bontà.

“Quindi… cos’è successo a Odasaku e Dazai? Se non è nulla di preoccupante…”

Chuuya ingollò una buona parte del tè a propria volta, allungando un biscotto secco tra le grinfie di Michiko, ancora molto interessata alla conversazione. Come avesse buttato giù un bicchiere di vino per rinfrancare i nervi, iniziò a spiegarsi. 

“Lo Sgombro non riusciva a dormire stanotte perché il moccioso non la smetteva di ballare e Odasaku ha capito che aveva fame.”

“Dazai o il bambino aveva-”

“Non mi interrompere” lo bloccò Chuuya, afferrando anche lui un biscotto e intingendolo nel tè corretto. “Per farla breve, non so che cazzo abbiano combinato mentre cucinavano, ma alle quattro di stanotte Dazai mi ha buttato giù dal letto ridendo che Odasaku si è tagliato un dito. C’è sangue ovunque.

Ango si strozzò col tè e tossì tanto che Chuuya gli lanciò un panno mentre Michiko si agitava allegra sul seggiolone, cercando di raggiungerlo con le manine.

“T-Tagliato un dito!?” biascicò l’ex spia con un filo di voce.

“Seh” e nel dirlo, Chuuya recuperò dalle tasche della tuta il cellulare, scorrendo i messaggi e controllando l’ora. “Un’ora fa hanno finito di riattaccarglielo. Che idea del cazzo, avrà una mano fuori uso per chissà quanto.”

Il colorito di Ango era sparito dal suo viso e l’uomo non sentì neanche quando la bambina gli tirò uno dei propri pupazzi addosso.

“Ma… non avrebbe dovuto… prevederlo?” domandò Ango stupidamente, dubitando del proprio ragionamento.

Chuuya lo guardò dritto in faccia, finendo l’ultimo sorso di tè e poggiando la tazza sul ripiano con un po’ troppa forza.

“Ricordi quando ho detto che Odasaku si è completamente rincoglionito? Ha cominciato un mese fa, non ho ancora capito quando e perché, ma ha iniziato a essere… così” e lo disse accompagnando la frase artigliando l’aria, nel tentativo di carpire il significato di quel così

“Così nel senso di sbadato? Con la testa altrove?” tentò l’altro. 

Chuuya si passò una mano sulla faccia, raccogliendo le idee.

“Tu chiameresti avere la testa altrove sbagliare la spesa per due settimane di fila? Abbiamo la dispensa piena di preparato per curry, tabasco e caviale. Caviale, ok? Quello del supermercato, che costa un occhio della testa e fa schifo al cazzo. Ma sono due settimane che continua a comprarlo senza ragione. Abbiamo delle noci di cocco, degli integratori sportivi e scatolette di cibo per cani. Tu vedi dei cani in questo appartamento?”

Ango ebbe cura di non rispondere a quella retorica corredata da uno sguardo iniettato di sarcasmo e stanchezza, un mix che, se alimentato male, avrebbe potuto portare alla ristrutturazione del palazzo. Da mediatore discreto qual era per natura, l’ex spia scelse di annuire e dargli corda nel proseguire lo sfogo senza mettere intoppi, anche solo di osservazioni.

“L’altro giorno ha allagato il bagno dimenticandosi l’acqua nella vasca accesa. È uscito di casa e ha lasciato l’appartamento aperto. Ha chiuso Dazai in garage mentre portava su la spesa. Ha portato a casa un’altra bambina dal parco perché aveva un cappotto rosso come quello di Michiko.”

A quella, Ango dovette appoggiarsi fisicamente al ripiano della cucina pensando, da agente, a tutte le implicazioni e ripercussioni. In più, capì in quel momento come mai Chuuya sembrasse invecchiato di colpo di dieci anni. Lanciò un’occhiata a Miko nel seggiolone, intenta a mordere la testa del peluche che le era rimasto, col bisogno di constatare che fosse davvero lei.

“Non mi avete detto nulla” disse in prima battuta, ma senza sentirsi davvero trascurato. “Lo hanno denunciato…?”

“La madre è stata ragionevole e quando ha visto le condizioni di Dazai ha lasciato perdere. Fukuzawa ha messo una buona parola con la polizia, ma avrei quasi preferito che lo arrestassero, mi sta facendo diventare matto. E lo Sgombro se la ride.”

Ango non faceva fatica a immaginare Dazai divertito da quella situazione, ma al contempo si sentiva, stranamente, molto vicino al patimento del mafioso, dandogli l’idea di essere l’unica persona ancora sana di mente. Sapeva che avere dei figli fosse estenuante e ti cambiassero la vita, ma l’Odasaku descritto da Chuuya gli sembrava più perso, trasognante. 

Ebbe un’intuizione. La trovò stupida, ma a inquadrarla addosso all’amico gli risultò lecita.

“Sembra come se Odasaku sia ubriaco” tentò, piano, osservando con cura la reazione del rosso.

Chuuya sbuffò, roteando gli occhi al soffitto.

“Non può essere. Nessuno sta bevendo più da mesi per solidarietà allo Sgombro.”

Lo sguardo di Ango finì inevitabilmente alla tazza della colazione del mafioso, senza bisogno di aggiungere nulla. Il rosso incrociò le braccia sulla difensiva.

“Quello non conta, è come se lo avessi zuccherato.”

“Intendevo,” riprese l’agente del governo, passando lo sguardo da Chuuya a Michiko, con un sorriso inesperto nell’interagire con un essere umano così piccolo, “che potrebbe essere ubriaco di…” pensò un attimo alla parola, a come suonasse, al non essere abituato a sentirne il sapore. “Felicità.”

“Ehh?” Chuuya non finse neanche di pensarci ma reagì con la prima cosa che gli passò per la testa. “Tu chiami un rincoglionito che sbaglia figlia da portare a casa felice?”

Ango non riuscì a trattenere una mezza risata. Col senno di poi - e mentalmente ringraziò di non essere stato avvisato sul momento, o ne avrebbe portato ancora i segni - era una storia davvero buffa da sentir raccontata.

“Odasaku sta per diventare papà” spiegò Ango, preferendo partire dalle basi e sentendosi fuori posto nell’essere lui a intraprendere quel discorso. Chuuya lo guardò pronto a replicare, ma l’ex spia lo pregò di farlo continuare, alzando una mano.

“Lo so che dovrebbe esserci passato con l’arrivo di Michiko, ma all’epoca avevate deciso per la sorpresa e, anche se a promesse Miko-chan è tua quanto sua, questa volta è diverso. Chiamala sensazione, ma credo che per Odasaku sapere che il bambino in arrivo sia suo - biologicamente parlando a essere onesti - lo stia, ecco… portando con la testa altrove. Penso che sia alle prese con un’emozione che non ha mai provato prima.”

“E quindi per te sta combinando un casino dietro l’altro perché è felice” concluse Chuuya, masticando le parole, ma sgonfiato dell’irruenza e dello stress iniziali, mentre fissava la figlia. Il discorso doveva aver fatto breccia perché Ango lo vide avvicinarsi al seggiolone e tirare su Michiko per tenersela al petto, per poi darle un bacio sulla fronte e restare lì con le labbra qualche secondo.

“Mi ha fatto impazzire quando ha portato a casa quell’altra bambina e non avevamo idea di dove fosse finita Miko. È durato tutto massimo tre ore, ma è stato orribile e Odasaku era terrorizzato a morte per quello che aveva fatto. In realtà, continua a chiedermi scusa, anche stanotte lo ha fatto mentre gli fasciavo il dito e chiamavo l’ambulanza” confessò con un sospiro così profondo che le sue spalle crollarono un poco. 

Ango restò in silenzio, accettando quella confidenza come un piccolo onore, considerando i rapporti bislacchi tra lui e il mafioso. Chuuya continuò. 

“Però posso capirlo. Se la metti in termini di felicità.”

Scostò Michiko da sé e si specchiò nei grandi occhi così simili ai suoi, sorridendole con un amore di cui non si sentiva neanche capace, ma che stava imparando a esprimere giorno dopo giorno. La bambina si slanciò a cingergli il collo con le braccia, in un verso che suonò distrattamente come papà.

Ango si impose di non emozionarsi, ma fu difficile non restare toccato dalla scena. Se avesse raccontato alla Divisione di come bastasse una bambina di neanche tre anni a rendere Nakahara Chuuya, Dirigente della Port Mafia e arma umana, un semplicissimo essere umano in tuta e maglietta macchiata innamorato della figlia, probabilmente non ci avrebbero creduto.

“Resta il fatto” riprese il rosso, tornando ad assumere un tono venato di un’incazzatura di fondo. “Che è davvero rincoglionito su qualsiasi cosa, tanto che neanche sta dietro alle proprie visioni. Stanotte blaterava di aver visto che si stava per tagliare il dito e non ha capito finché non è successo. Cristo, ma ti pare possibile?”

“Risto!” tentò di imitarlo Miko e Ango si passò una mano sulla faccia.

“Chuuya-kun, ti prego, almeno le bestemmie-”

“E quel bastardo di Dazai continua a ridere di ogni cazzata che fa!”

“Dada! Dada!”

“Sì, amore, quello stronzo di Dada, la disgrazia ambulante che ti ha messo al mondo, una delle poche cose buone che ha fatto. Non mi dirai che anche lui è felice, perché ti giuro che stronzo lo è sempre stato. Che cazzo gli dice la testa, eh?”

Ango la testa se la massaggiò, due dita per tempia, cercando di incanalare nel respiro la forza di non immaginare davvero quella bambina da lì a un anno diventare una scaricatrice di porto.

“No, Dazai ha semplicemente capito cosa stava succedendo. Come al solito. Ride perché sa che Odasaku è felice e la felicità gli sta inceppando il cervello.”

Chuuya si bloccò di colpo nel realizzare, ma si impose di serrare le labbra e non lasciarsi sfuggire un Oh consapevole.

“Bastardo. Spero che il travaglio gli duri due giorni.”

“Ugh.”

L’ex spia si tenne lontana da quell’idea, trovandola dolorosa solo ad ascoltarla. Si schiarì la voce, tornando sui binari iniziali.

“Quindi… mi hai chiamato perché ti serve una mano qui a casa?”

“Sei davvero intelligente, Quattrocchi!” replicò sarcastico Chuuya, ma con un un sorrisetto per cui Ango non stentava a credere tutti trovassero affascinante anche quando ti insultava. Il fatto che fosse stravolto, coi capelli in disordine e molto lontano dai suoi outfit eleganti lo rendeva solo più autentico. Tuttavia, non ebbe tempo di perdersi in quei pensieri quando capì cosa stava per succedere.

Michiko gli fu messa in braccio senza neanche una sillaba di preparazione e Ango la strinse a sé rigidamente.

“A-A-Aspetta C-Chuuya-kun, i-io non sono adatto a queste cose” iniziò, mentre nella sua testa la paranoia iniziava a girare vorticosamente. Perché la bambina non pensava? Gli stava cadendo? Era davvero così leggera? Perché lo stava fissando a occhi spalancati? Ango deglutì il vuoto, restando con la schiena contro il bancone della cucina, timoroso della stabilità delle proprie gambe.

“Hai due braccia e mi hai appena dimostrato di avere anche un cervello che pensa, quindi sei adattissimo” tagliò corto il mafioso, sbadigliando. “Ho necessità di dormire o non sarò pronto alla prossima catastrofe. Quindi ora ascoltami: ti siederai su quel divano, accenderai la tv e metterai uno di quei canali con i cartoni animati stupidi e colorati, ok? Nel migliore dei casi si incanterà per due ore e non dovrai fare altro.”

“… e nel peggiore?” chiese Ango agonizzante. La sola idea di raggiungere il divano con quella cosina così piccola in braccio gli sembrò un’impresa titanica.

“Vorrà giocare con qualcosa sul pavimento, sta tutto lì nell’angolo del salone, inizia a pescare finché non vedi che si diverte. Se piange cullala. Se fa altro, arrangiati.”

L’agente del governo aveva la bocca spalancata, ma non gli uscirono le parole per concretizzare la sua inadeguatezza a quel ruolo. Intanto Michiko allungò le ditina e tentò di strappargli gli occhiali. Ango si tirò indietro di scatto e sbatté la testa contro lo sportello di un mobile.

Chuuya rise senza pudore.

“Ok, gli occhiali potrebbero essere un problema” ragionò sul momento il rosso. “Quanto ci vedi senza?”

“Non ci vedo” la fece breve Ango, cercando di restare fuori dalla portata di quelle piccole grinfie.

“Ottimo, vorrà dire che oggi imparerai a sopravvivere a una bambina curiosa. Gli occhiali nuovi mettili sul mio conto.”

“Stai scherzando!?” strepitò l’ex spia, ma Chuuya, con un nuovo sbadiglio, era già sulla porta della zona notte.

“Se hai problemi prova a chiamare il Prof o Jinko, hanno già badato a Michiko. Qualsiasi altra cosa succeda, svegliami solo se è questione di vita o di morte, chiaro? Giuro che se non dormo almeno tre ore…” ma il restò della frase si perse nel corridoio e Ango fu troppo occupato a tenere a distanza la piccola - senza farla cadere - per preoccuparsi di cosa sarebbe successo altrimenti.

“Tio Ago!” cinguettò Michiko e sarebbe stato anche un momento delizioso, se l’agente del governo non avesse avuto l’impressione di avere tra le mani un’arma di distruzione di massa.

“Ok. Sei sopravvissuto alla Port Mafia e alla Mimic. Puoi farcela” cercò di autoconvincersi. “Tv, canale dei cartoni, giocattoli. Semplice” continuò, muovendo i primi passi. 

Prendere posto sul divano fu come affondare nelle sabbie mobili, seppe che non ne sarebbe più riemerso. Deglutì il vuoto, ma sistemando a sedere la piccola sulle gambe, raggiunse il telecomando e cercò alla svelta qualcosa di colorato. Fu più facile del previsto e Miko fu brava a infilarsi in bocca da sola il ciuccio attaccato alla sua tutina, iniziando a fissare le figure sullo schermo.

Ango tirò un micro sospiro di sollievo dopo qualche minuto, tentando di rilassarsi. Facendo piano per non distrarre la bambina, recuperò dalla tasca il cellulare e cercò nei messaggi il gruppo che aveva con Dazai e Odasaku.

Sono a casa vostra. Chuuya-kun mi ha raccontato cos’è successo stanotte e che state bene. Però mi dovete un favore.

E inviò.

Non passò neanche un minuto che il cellulare vibrò per una risposta. Era Dazai.

Oh, oh! Stai facendo da babysitter, la Lumaca mi ha scritto poco fa! Questa è la tua prima volta, tutto soletto! Scopriremo quanto piaci a Miko-chan!

Ango fissò lo schermo con la fronte aggrottata. Se si fossero trovati dal vivo gli sarebbe scappato un sospiro con un Dazai-kun ricco di biasimo.

Arrivò anche una risposta da Odasaku.

Grazie della disponibilità, Ango. È colpa mia, sono diventato sbadato. Ti offrirò da bere al Lupin quanto prima.

Voglio venire anche iooooo! Dite che dovrò pagare per due? Eheheh

Vedremo Dazai, ora non mi sembra il caso…

Eddai eddai eddaaaaai Odasaku! Non potete lasciarmi a casa!

Sul viso dell’agente del governo si dipinse un piccolo sorriso a leggere di quello scambio spensierato.

Era strana la felicità. Arrivava nelle forme più improbabili, come i due occhi curiosi di una bimba troppo piccola per capire e in cui Ango trovò un piccolo mondo tanto bello quanto incomprensibile.

“Hai dei genitori davvero fuori dall’ordinario, Miko-chan. Spero non ti facciano impazzire quando crescerai” disse, sentendosi stupido a parlare di qualcosa che neanche lui capiva totalmente e che doveva suonare senza senso alle orecchie di una creaturina così piccola.

Ango sorrise lo stesso, con una tiepida e confortevole emozione di cui si sentiva stranamente parte.

“Siamo tutti fortunati ad averli… anche se è meglio tenere questa cosa tra noi.”

L’ex spia restò sorpreso di vedere Michiko sorridere oltre il ciuccio, come se avesse realmente afferrato le sue parole. Il momento di distrazione però gli costò caro.

“Miko-chan, ti prego, gli occhiali no!”





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Due paroline:
YAY IL COWT È TORNATO!!! Prima settimana e sono carica, settemila idee, ne scriverò due in croce, ma intanto buttare fuori questa mi è piaciuta tantissimo! Serviva un po' di fluff (e un po' di omegaverse random, anche se praticamente è blandissimo). 
Che dire, nel mio immaginario esiste una maxi storia che non vedrà mai la luce, tutta omegaverse con sti tre e della prole bellina. Michiko è la prima, quello in arrivo è Makoto. Ogni tanto scrivo dei pezzi a se stanti autoconclusivi per raccontare cosine. 
Ango e Chuuya insieme mi ammazzano, ma come ha detto Shiroi oggi, Dazai, Odasaku e Chuuya sono così *caotici*. Ci sono dei fuori scena che non ho raccontato ma che mi ammazzano, tipo tutta la scena di Dazai che sveglia Chuuya per dirgli che in cucina Odasaku sta riproducendo una scena splatter alla Quentin Tarantino. Tutto mentre ride. Per fortuna hanno passato di peggio. 
Spero la storia vi abbia strappato un sorriso! Fatemi sapere *love* 

Alla prossima,
Nene

 
   
 
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