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Autore: Caroline94    14/02/2022    0 recensioni
"La sensazione di malessere aumentò vertiginosamente insieme all'incessante martellio nel suo petto, come se qualcuno avesse deciso di usare il suo cuore come una palla per giocare a tennis; lo infastidiva l'idea che Okuda avesse regalato del cioccolato a qualcuno, lo feriva il fatto che quel qualcuno non fosse lui."
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(Collegata a "Red Day" - KarmaCentric)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karma Akabane, Manami Okuda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il suo cuore si fermò nell'esatto momento in cui Okuda gli tese una scatola a forma di cuore, evidentemente contenente del cioccolato, con un tenero sorriso sulle labbra. Avvertì le guance imporporarsi leggermente e il battito riprendere a velocità stratosferica così all'improvviso che ne rimase stordito: non era certo la prima volta che riceveva del cioccolato per San Valentino eppure non si era mai sentito così emozionato a riguardo. Era imbarazzato, un po' disorientato, ma tremendamente felice e più guardava il sorriso della ragazza più aveva voglia di ricambiarlo… ma prima che potesse dire qualcosa, lei lo precedette.
"Ci ho messo il cianuro, come avevi chiesto."
Bastarono quelle poche parole a spazzare via tutto il suo entusiasmo, lasciandolo con uno spiacevole senso di vuoto e delusione a riempirgli il torace: giusto, le aveva chiesto di riempire dei cioccolatini con il cianuro per darli a Terasaka; quel cioccolato non era un regalo per lui. Stranamente, quella consapevolezza lo colpì come un pugno allo stomaco e fu più doloroso che riceverne uno per davvero.
"Oh" rispose, faticando a nascondere la delusione stampata così evidentemente sul suo viso  "Certo. Grazie" mormorò sfilandogliela dalle mani. Non sapeva spiegare neanche lui perché si sentisse così abbattuto o perché avesse sperato sul serio che Okuda gli stesse regalando qualcosa per San Valentino, ma decise che non era il caso di rimuginarci in quel momento: le lezioni stavano cominciando e l'ultima cosa che voleva era farsi vedere da Korosensei in quell'equivoca situazione, soprattutto dopo aver scoperto della sua smania di vedere i propri studenti accoppiati tra di loro. S'infilò il pacchetto nella tasca interna del cardigan con un gesto veloce, borbottando un cupo "La campanella è suonata" prima di voltarsi e dirigersi verso la classe. Gli dispiaceva mollarla lì in mezzo al cortile ma se fosse rimasto un altro po' avrebbe finito per dire qualcosa di scomodo e la sua razionalità gli diceva che era meglio battere in ritirata, almeno per il momento.
 
 
Karma era stato di pessimo umore per tutto il giorno, neanche aiutare Kayano a dare il cioccolato a Nagisa era servito a molto come distrazione e non aveva potuto rifilare il pacchetto preparato da Okuda a Terasaka poiché Hazama lo aveva battuto sul tempo, e il tutto lo aveva infastidito in maniera esagerata. Non avere il controllo delle proprie emozioni era irritante, soprattutto se non capiva la causa di quel malessere che gli stringeva così dolorosamente il petto da ore. Recuperò la propria borsa e uscì rapidamente dall'aula, desideroso di tornare a casa e rilassarsi con qualche videogioco; anche strapazzare qualche idiota per strada avrebbero potuto aiutarlo a smaltire la tensione, sebbene non fosse il tipo da azzuffarsi per noia. Se veniva provocato o trovava fastidioso l'atteggiamento di qualcuno era il primo a menar le mani, altrimenti era capacissimo di starsene buono in panchina. Ma in quel momento, nervoso com'era, sentiva di poter scattare anche alla minima stupidaggine.
E forse fu proprio per questo che sentì un inspiegabile tremore alle mani quando vide Nagisa e Okuda appartati nel cortile della scuola; sembravano immersi in una conversazione particolarmente intima, ma da lì non poteva sentire nulla di ciò che dicevano. La ragazza si era sciolta le trecce e, con i lunghi capelli mossi che le ricadevano sul viso, era anche più bella del solito; fu con qualche secondo di ritardo che si rese conto di ciò che aveva appena pensato e gli venne spontaneo chiedersi da quanto esattamente trovasse che Okuda fosse "bella". Non che la ritenesse brutta, per carità, ma non aveva mai badato particolarmente all'aspetto fisico delle sue compagne di classe tanto da dare loro degli aggettivi. Erano tutte… ok. Sì, semplicemente "ok" su quel fronte; per il resto, ammirava e rispettava le abilità individuali di ognuna di loro in egual misura, compresa la "scienziata pazza" assopita dentro Okuda. Non si era mai soffermato a pensare, però, che potesse esserci altro. Certo, a Kyoto aveva ammesso che non sarebbe stato male averla al proprio fianco ma esclusivamente dal punto di vista professionale, poiché era stata l'unica ad attirare la sua attenzione su quel fronte; insomma, era stata più una constatazione che una confessione.
Poi lei si mosse e porse a Nagisa un pacchetto quadrato avvolto in carta rossa prima di alzarsi in piedi, gli disse qualcosa con un sorriso dolce e si avviò giù per la collina. La sensazione di malessere aumentò vertiginosamente insieme all'incessante martellio nel suo petto, come se qualcuno avesse deciso di usare il suo cuore come una palla per giocare a tennis; lo infastidiva l'idea che Okuda avesse regalato del cioccolato a qualcuno, lo feriva il fatto che quel qualcuno non fosse lui. La delusione provata quella mattina tornò a galla più prepotente di prima e si chiese se ci fosse davvero qualcos'altro, che non voleva ammettere neanche a sé stesso, che lo legava a lei. Il tutto venne soffocato dall'improvvisa voglia di punzecchiare Nagisa, rimasto seduto sul prato con sguardo perso. Non sapeva se sarebbe servito davvero a farlo sentire meglio ma era ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
S'infilò le mani in tasca, avvicinandosi a lui, fingendo al sua solita allegra spensieratezza per nascondere il proprio tormento interiore, emanando un lungo fischio quando fu alle sue spalle. "Prima Kayano e ora Okuda. Sei popolare con le ragazze, eh, Nagisa?"
Non poteva immaginare che sarebbe stato proprio lui a costringerlo a fare i conti non i propri sentimenti.
 
 
Aveva ancora il fiato corto quando la raggiunse, facendo il percorso inverso così da andarle direttamente incontro sulla strada di casa. Non ricordava di aver mai corso così tanto in vita sua e gli ci volle qualche minuto per regolare il respiro ad una velocità accettabile, tempo nel quale la ragazza si accorse di lui; la vide esitare un attimo per poi dirigersi dalla parte opposta, imboccando il vicolo sulla sinistra. Deciso a non lasciarsela scappare si avventò letteralmente su di lei, probabilmente facendole venire un colpo mentre scattava all'indietro, ma era ancora troppo ansante per riuscire a pronunciare qualche frase di senso compiuto senza balbettare o interrompersi.
Non sapeva neanche lui che cosa dirle ad essere onesti, quando aveva saputo che quel cioccolato era per lui aveva provato tante sensazioni diverse ma le parole di Nagisa avevano reso la situazione più complicata: "Se non te l'ha dato è solo perché ha paura e, credo, poca autostima di sé stessa."
Quella frase lo aveva fatto innervosire molto più di quanto non fosse stato fino a quel momento: Okuda non aveva alcuna ragione per non sentirsi all'altezza di qualcosa ed era totalmente intenzionato a farglielo capire, anche in modo drastico. Ma, soprattutto, voleva prendersi quel regalo direttamente dalle sue mani. Voleva che lo guardasse negli occhi e che capisse quanto significasse per lui quel gesto: perché lo voleva, il suo amore, lo accettava e lo ricambiava di buon grado, anche se aveva dovuto credere che lei fosse interessata a qualcun altro per rendersene conto. E che un ragazzo intelligente come lui avesse bisogno della gelosia per aprire gli occhi lasciava solo intendere quanto poco pratico fosse con i sentimenti; era uno dei tanti motivi per cui detestava il giapponese. Era un genio anche in quella materia, ovviamente, ma non la studiava affatto con entusiasmo: troppe parole, troppi sentimentalismi ed emotività, preferiva i fatti che la logica innoppugnabile della matematica elargiva con tanta gioia e minuziosa precisione.
In quel acuto silenzio, le lanciò la cioccolata senza troppi complimenti, vedendola prenderla con un sussulto e, nel momento in cui i suoi occhi si posarono su di essa e il suo volto divenne cereo, capì esattamente cosa doveva fare; se quella mattina aveva seguito la razionalità, in quel momento doveva solo affidarsi all'istinto. E l'istinto gli diceva di lasciar perdere le parole e darsi direttamente ai fatti.
Le accarezzò dolcemente il viso con il dorso della mano, spostandole i capelli dietro l'orecchio, e le alzò il mento così che lo guardasse direttamente negli occhi: si avvicinò piano di proposito, così da lasciarle tutto il tempo di sottrarsi o allontanarlo se avesse voluto; ma Okuda non si mosse e Karma la baciò senza troppi complimenti.
Fu come se una miriade di fuochi d'artifico gli esplodessero nel cervello e il suo battito aumentò talmente tanto che per un attimo credette che lei potesse udirlo. Non era la prima volta che baciava una ragazza ma era sicuramente la prima volta che si sentiva in quel modo: ora capiva cosa intendevano quando dicevano che con la persona amata era "speciale". E capì anche perché Irina avesse messo la ragazza nella top cinque dei migliori baciatori della classe: la potenza con cui riceveva il suo bacio era inversamente proporzionale alla passione che lui ci stava mettendo nel darglielo. Ne rimase quasi stordito e aveva il fiato corto quando si staccò da lei, trovandola rossa e sconvolta; l'unica cosa che riuscì a pensare era che fosse tremendamente tenera. Le sorrise dolcemente e le tolse la scatola dalle mani, senza staccare gli occhi dai suoi.
"Grazie, Okuda-san" le soffiò sulle labbra, vedendola rabbridivire, e pensò che, dopotutto, le lezioni di seduzione di Irina non erano poi così scontate o inutili. Avrebbe dovuto chiederle di insegnargli qualche nozione extra, anche in campo più fisico.
Si staccò da lei e la sorpassò, incamminandosi per tornare a casa propria, rigirandosi il pacchetto tra le mani con il sorriso stampato sul viso: avrebbe dovuto trovare il modo di ringraziare il piccoletto per aver cantato così facilmente. Era una frana nelle questioni personali, ma quando si trattava di aiutare gli altri sapeva rendersi estremamente utile.
Tutto merito di Nagisa...

 
   
 
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