Serie TV > I Bastardi di Pizzofalcone
Segui la storia  |       
Autore: Cattive Stelle    14/02/2022    0 recensioni
[I Bastardi di Pizzofalcone - stagioni 2&3]
Cos'è una notte insonne?
La fotografia di un'emozione, delle paure più profonde, dei pensieri più veri.
E' il rifugio delle anime più inquiete.
In questa raccolta di racconti, una notte e la dedica di una canzone per ognuno dei Bastardi di Pizzofalcone.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Contesto: I Bastardi di Pizzofalcone 3 ~ episodio 3x05 - Sangue

Dopo essere stato cacciato di casa da Pisanelli, con cui ha discusso a causa dell’ossessione dell’anziano commissario verso frate Leonardo e quegli strani suicidi, Aragona vaga solo per la città alla disperata ricerca di un posto in cui trascorrere la notte. È così che, in quelle ore tragicomiche, il giovane agente scelto alterna ammirevoli preoccupazioni a inopportune teorie sulla sue “sfortunate” vicissitudini. Tra queste spiccano inevitabilmente le difficoltà dovute al rapporto sempre più altalenante con Irina che sembra non avere alcuna intenzione di tornare dal Montenegro, dove abita la famiglia di origine che lui si è rifiutato di conoscere.

 

 

 

Aragona


♫ Faccio un casino (Coez)

 

 


 


VII

Faccio un casino

 

 

Di cene ignoranti e preoccupazioni mal riposte

 

 

 

 

 

 

 

Se quella frizzante serata di fine marzo fosse davvero stata, come gli piaceva illudersi, l’ambientazione di un avvincente poliziesco americano, a quel punto il protagonista scaltro e incredibilmente avvenente, si sarebbe voltato verso la telecamera e facendo l’occhiolino avrebbe aggiunto un convincente: «la notte è nostra e nuove mirabolanti avventure ci attendono».
Ma, purtroppo, in quello scadente remake, di americano c’erano soltanto il nome del fast food e un bicchierone di Coca Cola in mano a un idiota nostrano. Uno che si ostinava a tenere i Rayban anche al chiuso e che in quel momento non sarebbe mai stato in grado di articolare una frase di senso compiuto, limitandosi piuttosto a boccheggiare come un pesce rosso in una boccia troppo piccola.

Forse, se non fosse stato pensieroso (per quanto potesse esserlo l’agente scelto Marco Aragona, sia chiaro), si sarebbe buttato ad affrontare il gruppo di ragazzini brufolosi che continuava a fissarlo come un fenomeno da baraccone, iniziando a far loro le boccacce o addirittura sventolando il distintivo sbraitando da lontano per riportare rispetto ed ordine in quell’affollato Mc Donald’s del centro.
Ma la gestione di più di una preoccupazione alla volta in quella modestissima scatola cranica, si era rivelata una condizione invalidante per l’agente scelto che non si era nemmeno reso conto di essere diventato, nell’arco di 5 minuti netti, l’oggetto delle prese in giro di mezzo locale.
Così, straordinariamente assorto per i suoi standard, se ne stava là, stravaccato sul divanetto verde che avevo scelto a caso tra quelli rimasti liberi, con i gomiti scompostamente appoggiati sul tavolino di legno che aveva davanti e lo sguardo da pesce lesso annegato nella vaschetta del ketchup.

«Ma era il caso di incazzarsi così tanto, dico io?» – sbuffò Aragona, inzuppando un nugget per metà nella maionese e per metà nella salsa barbecue.
Poi dicono che uno non si deve preoccupare – pensò addentando rumorosamente la panatura dorata di quel surrogato di pollo che iniziava seriamente a dubitare fosse cartone.
Per una volta che faccio il bravo e mi impegno pure per dargli una mano, quello che fa? Mi caccia di casa, così su due piedi: questa è la riconoscenza! E comunque, se prima per caso qualcuno non se ne fosse accorto, adesso è ufficiale: Pisanelli stà fuori di testa. Se siamo fortunati, si è rincoglionito definitivamente e, se va male, invece, fa l’esca ad un pazzo furioso come frate Leonardo. Insomma, abbiamo l’imbarazzo della scelta: tra qualche giorno o ce lo ritroviamo al manicomio o all’obitorio morto ammazzato... - concluse tra sé l’agente scelto mentre si puliva inelegantemente con la mano il naso sporco di salsa.

Persino il criceto un po’ pigro, che di solito metteva in moto la sua fiacca materia grigia, quella sera sembrava collaborare più del solito e portò Marco a chiedersi se un poliziotto esperto come Pisanelli potesse davvero aver preso un granchio così grosso.
Nonostante la presunta arteriosclerosi avanzata che gli attribuiva da quando l’aveva conosciuto, pure Marco non riusciva a trascurare il fatto che il fiuto infallibile del vice commissario anziano di Pizzofalcone fosse leggenda in tutta Napoli.
Insomma, anche se la sua stramba ossessione - che prevedeva uno spietato frate serial killer andarsene a zonzo indisturbato per la città a far suicidare ogni vecchietto depresso che gli capitasse a tiro - nell’ultimo periodo aveva fatto dubitare tutti della sua sanità mentale, non era comunque abbastanza a cancellare di colpo 35 anni di onorato servizio.
Tra l’altro, l’ostinazione con cui Pisanelli, da un po’ di tempo, conduceva quell’assurda e serrata caccia al frate era diventata talmente ferma e cieca da far stare in pensiero addirittura Aragona e il ché era davvero grave perché – diciamolo - l’agente scelto, in vita sua, non si era mai rivelato un mostro di empatia.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, però, era indubbiamente stata quell’ultimo confuso vaneggiamento sul caso che il suo anziano coinquilino aveva raccontato a più riprese parlando in modo alquanto sconnesso di foreste amazzoniche, conventi, frati morti sbranati da coccodrilli affamati e cadaveri misteriosamente spariti nel nulla.
In seguito a quell’impalcatura degna delle Cronache di Narnia (che non aveva né visto né letto, ma faceva figo citarlo), Aragona si era preso talmente male da correre ad elemosinare un consiglio da Palma che, però, si era dimostrato a sua volta assolutamente scettico, avallando così la credenza, ormai di dominio pubblico, che Pisanelli si fosse completamente bevuto il cervello.
E se lo pensa pure lui che sia un cosa da pazzi… Quello è capo, qualcosa vorrà dire, no?- cercò di convincersi infilandosi in bocca un anello di cipolla tutto intero.

Mentre continuava a masticare rumorosamente quel boccone esageratamente gommoso, pensò che, in fondo, doveva proprio essere un bel tipo, ‘sto famigerato famigerato frate Leonardo.
Sì, perché se i deliri di Pisanelli fossero stati sensati, si trattava di un inquietantissimo e temibile suicidatore professionista, che spendeva la sua intera giornata andando in giro a dispensare sorrisi ad anziani parrocchiani che avrebbe poi fatto sparire poco dopo a suon di goccette e valeriana.
Ma se così non fosse stato, secondo Aragona (e il che era tutto dire), gli psicopatici in quella storia sarebbero stati addirittura due: per primo, Pisanelli, che sarebbe finito alla neuro per manie di persecuzione ed allucinazioni, insomma le classica cartella clinica da vecchio rincoglionito, e subito a ruota, Frate Leonardo, pace all’anima sua, che in vita aveva avuto le priorità talmente sballate da preferire una fatale missione in Amazzonia alle sventole atomiche che girano in bikini tutte disinvolte sulle spiagge di quelle parti.

Ma scusa, se vai in vacanza in Brasile, che fai di solito? Ti balli una samba, ti scoli una caipirinha sulla spiaggia, al massimo vai al Carnevale di Rio vestendoti tutto di piume di struzzo… E invece no! Quello va a ficcarsi nella foresta amazzonica con il rischio di morire divorato dai coccodrilli, come infatti è successo – annuì compiaciuto continuando a ruminare - Ma d’altronde, i gusti son gusti... Quello poi è pure amico di Pisanelli e chi si somiglia...

Comunque, pur continuando a scherzarci su, anche lui, che aveva sempre sbeffeggiato tanto quella strampalata teoria quanto il suo fautore, dopo la litigata furiosa di quella sera cominciava ad essere seriamente preoccupato, oltre che molto confuso (ma questo, se applicato ad Aragona, di certo non faceva notizia).
D’altronde, Pisanelli, nonostante l’irresistibile tentazione di strangolarlo un giorno sì e l’altro pure, lo aveva suo malgrado adottato, diventando di fatto l’unica persona che si fosse mai realmente presa cura di lui in quasi 30 anni di vita.
Marco gli era affezionato e soprattutto, anche se non glielo avrebbe mai detto, apprezzava le sue spiccate doti culinarie (soprattutto perché da solo non avrebbe saputo cucinarsi nemmeno un uovo strapazzato).
Molto probabilmente, se avesse avuto anche solo un briciolo di intelligenza relazionale, gli sarebbe stato riconoscente a vita. Ma dato che ne possedeva il minimo indispensabile per non essere considerato un orango, compì uno sforzo già da considerarsi ragguardevole quando, nel rapportare il suo rispettabilissimo padre al decrepito vice commissario, riconobbe amaramente, roteando l’ennesimo nugget nel ketchup, che un bonifico alla fine del mese, per quanto sostanzioso sia, di certo non fa un buon genitore e non è sinonimo di affetto.
Anche se, indubbiamente, aiuta.

In tutto ciò, nel suo sconfinato altruismo, Marco non riusciva a smettere di pensare che un’eventuale e “prematura” dipartita di Pisanelli avrebbe messo a rischio l’unica opportunità che gli rimaneva di mantenere un tetto sopra la testa e (ma questo è meglio non dirlo ad alta voce perché fa brutto) di continuare allegramente a vivere a sbaffo.
Anche se, considerando l’esito di quella serata, forse era già successo.
Di fatto quindi, Pisanelli, in un modo o nell’altro, l’avrebbe lasciato in mezzo a una strada.

Ma me lo dite come posso io campare con 1.200 euro al mese? A casa mia, questo si chiama schiavismo, altro che “a servizio dello stato”, manco fossimo le colf del Ministro degli Interni. Ma lo sanno che io rischio la vita tutti i giorni in mezzo a tutta ‘sta feccia e a ‘sti delinquenti?! - sbuffò Aragona non sapendo assolutamente di cosa stesse parlando.

Che scarogna, eh! - continuò tra sé, tirando su dalla cannuccia – E’ un periodo che non ne va liscia una! E stavolta non me lo merito proprio, dopo tutti gli sforzi e le privazioni che sto patendo: la bomba, mio padre stronzo che mi toglie la paghetta solo perché sono un lavoratore onesto, Pisanelli fuori come un balcone e pure quella femmina ingrata che mi lascia qua come un fesso e se ne torna in Montenegro dall’oggi al domani...Tutto sulle mie spalle, ma chi sono io? Mandrake?! (sì, se ve lo state chiedendo non conosceva neanche lui ma ci stava bene lo stesso).

Sfinito da quel notevole flusso di coscienza fatto tutto di filato, si ricordò tutto a un tratto e con enorme sorpresa di avere una fidanzata, che con ogni probabilità nel frattempo si era già perfino auto-promossa ad “ex-” (e dalle torto!) senza che lui se ne fosse accorto a pieno. Inutile dire che il pensiero di Irina, misto a quel pesantissimo odore di fritto che impregnava tutto l’arredamento del locale, gli provocò un ingestibile e fastidiosissimo senso di nausea.

Pure quella valla a capire!
Ma che si fa così?
Al suo Paese probabilmente sì, perché so’ barbari.
Ah no, forse quelli stavano al nord... Va beh, poco importa: nord, est, sud, ovest...tutti uguali!
Se ne è andata così dalla sera alla mattina, iniziando a sbraitare che non la amo, che non la ascolto e che non voglio conoscere la sua famiglia e che il suo Paese mi fa schifo.
Su questo tiene perfettamente ragione però, con tutti i bei posti che ci sono al Mondo… Io manco lo sapevo dov’era il Montenegro prima di conoscerla!
Ma poi un uomo come me può davvero andare laggiù a farsi incastrare da lei, a conoscere lo zio Dragan e la nonna Jadranka (o come diavolo si chiama)?
Come se non avessi già abbastanza dei miei di parenti.
Ti pare che un poliziotto brillante come me possa stare tutto il giorno appresso a lei? - si domandò mentre iniziava ad addentare un hamburger untissimo che sventolava da mezzora come fosse un trofeo, disseminando foglie di insalata e fette di pomodoro a destra e a manca.

È proprio vero che le donne sono tutte uguali. All’inizio ti fregano perché fanno tutte le carine, le premurose e soprattutto perché dicono sempre di sì.
Non te lo dice nessuno che, appena pensano di averti messo sotto, diventano delle rompiscatole imperiali.
Ma lei non l’ha ancora capito che cosa si perde se non torna…
Ché qua andiamo avanti a messaggini: “e forse torno domani” e “o forse no”.
Eppure mi conosce, dovrebbe saperlo che, se non l’ho già sostituita, è solo perché in questo periodo sono troppo impegnato e soprattutto perché sono un signore.
Che si crede? Io tengo il cuore grande e mi dispiace per lei, per quello che si perde: mica sono un animale!
Ma, se solo volessi, sfodererei le mie armi di seduzione di massa, facendo cadere ai miei piedi tutte le femmine di questa città.

Annuì da solo a riprova del fatto che nemmeno la lunga sequela di pali clamorosi collezionata nell’ultimo periodo fosse riuscita a scalfire la sua infondata e megalomane convinzione di essere un irresistibile sciupafemmine.
E, così, per non farsi mancare mai niente, a corredo di quello sconsiderato delirio d’onnipotenza, si esercitò in una di quelle sue infallibili tecniche di seduzione da repertorio per cui tentò simultaneamente di schioccare le dita al vento, ostentare un sorriso storto a 32 denti e contorcersi in un occhiolino che ebbe come unico effetto quello di farlo sembrare strabico.
Il risultato finale sembrava, in tutto e per tutto, la caricatura di uno di quegli spot delle gomme da masticare che ti promettono denti più bianchi a cui un gruppo di vistose sedicenni, tutte rifatte e sedute due tavoli più in là, reagì con una risata sguaiata.
«Ecco vedi, queste rientrano nella categoria di quelle che di uomini non c’azzeccano proprio» – alzò la voce lui, guardandole di storto e ricominciando a trangugiare le poche patatine fritte che gli restavano nel cartoccio.

Ma torna, vedrai che torna e in ginocchio, pure. E dovrà insistere, eh. Non sarà per niente facile farmi cambiare idea - si ripeté Aragona, cercando invano di scacciare la paura che Irina decidesse davvero di restare in mezzo alle montagne a pascolare le vacche con lo zio Slavko.

Poco male – pensò cercando di darsi un contegno e convincendosi, su due piedi, che essere uno scapolo, anche se ahimé non più d’oro, non sarebbe stato poi così male.
Mentre rimuginava su quanto poco gli si confacesse essere povero, si accorse con una smorfia di disgusto di aver messo in bocca una patatina inzuppata per sbaglio nella Coca Cola anziché nella maionese.
Maledisse con tutte le sue forze la scelta di fiondarsi al fast-food, ma fino a prova contraria non che si possano fare miracoli quando ci si ritrova sul pianerottolo alle nove e mezza suonate e vuotando le tasche non escono più di 11 euro e mezzo in spicci.
Povero e piantato in asso: due condizioni che, se riferite a se stesso, era indeciso se considerare bestemmie o eresie.

Ma sul più bello, la radio, che fino a poco prima aveva riempito di musica fastidiosa l’enorme locale, gracchiò con la classica vocina suadente: «E anche a Desenzano del Garda, provincia di Brescia, sono le 22 e tre minuti».

Realizzando che iniziava a farsi terribilmente tardi, ricordò che la sua missione in quella mirabolante notte avrebbe dovuto essere quella di trovare una dimora provvisoria e che, in definitiva, tutte quelle insopportabili e smielate smancerie potevano essere archiviate in scioltezza, senza pensarci due volte.
Salute articolare batteva Irina almeno 3 a 0.

Così, infilando in bocca l’ultima patatina e rivolgendo lo sguardo perso al soffitto, con la verve di un consumato filosofo del Rinascimento, iniziò a stilare nella mente una lista dei colleghi che avrebbe potuto importunare, supplicandoli di non farlo dormire per strada.
Il criterio su cui quella fantomatica e risolutiva classifica si sarebbe basata era né più né meno il pronostico della reazione del collega in questione.
Sarebbe quindi partito dalle prime posizioni che prevedevano un semplice lamento più eventuale sbeffeggiamento (= neutro, meno peggio) al calcio in culo assicurato con rimbalzo sullo zerbino in allegato (= malissimo, da evitare assolutamente).
Fu così che nella sua testa iniziarono a vorticare le facce dei Bastardi in formato foto segnaletica, nel malriuscito tentativo di imitare le istituzionali grafiche a dissolvenza dei giochi a quiz della fascia preserale.

Il suo capoccione gli propose per primo la faccia rabbiosa di Romano. Inutile dire che, al solo pensiero, gli occhi di Aragona, si sgranarono attraverso le tamarrissime lenti azzurrate mentre il viso gli si contorceva in una brutta smorfia.
- No, ecco da lui magari no che questa è una pedata ben assestata, sicuro.
Poi quello tiene moglie, dinamiche matrimoniali difficoltose, la neonata che strilla e chi me lo fa fare?!
Quello starà già nervoso di suo, meglio non tirare la corda.
No no, non scherziamo, sia mai che poi mi mettano pure a cambiare pannolini…
Va già abbastanza di merda così.

Fu così che Hulk scivolò miseramente in fondo alla classifica (che poi essendo composta da un solo elemento voleva dire anche essere in testa, ma va beh) e la ruota della fortuna ricominciò a girare con annesso effetto sonoro integrato che andava via via scemando: tu-tu-ru-tu-tu-ru-tu-tu...tu e il candidato da analizzare questa volta fu Lojacono:
- Ecco vedi, già va meglio. Questo almeno se mi vede dallo spioncino, non apre solo per strangolarmi. Però sai che figura di merda mi faccio col Cinese?
Che poi, tra l’altro, l’ho sentito farneticare come fa lui, che non si capisce mai niente, che dopo la bomba ha pure cambiato indirizzo. Chissà perché poi, così all’improvviso?!
Pensa se è andato a vivere con una femmina - un’altra, non quella che penso io eh eh- che magari è pure un po’ cozza.
Se fosse così, di sicuro si vergogna ed è per quello che non ci ha più detto dove è andato ad abitare.
Ridendo come un’idiota a quella strampalata ipotesi che aveva ricamato nella sua vuotissima scatola cranica, lo mise temporaneamente al primo posto, pensando che, a mal parato, non poteva esserci nulla di peggio rispetto a quell’animale di Romano.

Fu a quel punto che, con Lojacono in pole position, gli si presentò in maniera del tutto illogica davanti agli occhi l’immagine severa della Martini.
- Oh oh, qua iniziamo a ragionare! Certo che figa è figa, ma questa non è una novità.
Che non mi sopporti proprio, anche... ma solo perché è alta in grado e si crede chissà chi. Fatto sta che se, per sbaglio, la trovo di luna storta quella mi polverizza.
E quella lo fa sul serio, la Rossa mica scherza: il suo curriculum parla chiaro.
È anche vero che tra tutti, è l’unica degna di avermi per casa.
Peccato che ci siano almeno due buoni motivi per non andare a suonarle il campanello: il primo è che stasera, un uccellino mi ha spifferato che non è aria perché dicono abbia scazzato di brutto con Palma e quindi pure lei starà parecchio nervosa, secondo punto, più importante, è che lo sanno tutti che non si deve mischiare lavoro e vita privata. Sai che casino se quella mi vede sul pianerottolo, non mi resiste e si innamora di me?!
No, no… i Bastardi queste cose non le fanno.
Sarebbe un errore da principianti e noi, invece, siamo dei professioni, duri e puri e le tresche tra colleghi non ci si confanno proprio.

Sempre più assorto nello stilare quell’improbabile hit parade di figure di merda, un improvviso slancio di dignità fece sì che Elsa finisse a sorpresa sotto Romano, come fanalino di coda.
Perciò, in quel momento, l’unico neurone sveglio che gli restava rimbalzò nel suo suo cranio in una scomposta sinapsi e arrivò a valutare se non fosse il caso di chiedere asilo politico a Palma.
- Ma la vera domanda è il grande capo lo posso scomodare?
Stasera non è cosa perché, la Martini deve avergliele fatte girare ad elica, mannaggia.
Quando si dice la collaborazione e la solidarietà tra colleghi, eh! Proprio oggi che mi serviva trovarlo allegro.
Ché poi quello è pure scapolo, pensa se lo trovo con un’amica sua, una tipo la escort ammazzata con i capelli blu, che magari ha pure un’amica bona da presentarmi... Ma figurati!
Quello starà in ufficio a sbronzarsi di birra.
Anzi conoscendolo, speriamo si scoli solo quella.
Ecco vedi, bisogna proprio trovargli una fidanzata a Palma, così si sfoga, si rilassa un po’ e magari la smette di prendersela con me.
Anche se, dovrei essere ad avercela con lui!
Se il vecchio mi ha cacciato in quel modo, è anche colpa sua. Se non andava a fare la spia sulla questione di frate Leonardo, adesso me ne stavo a casa, tranquillo sul divano a guardare la televisione con i piedi sul tavolino.
Deve solo ringraziare che sono generoso, misericordioso e che non me la prendo…
Ma un favore me lo deve, no?!

E autoconvincendosi che il vice questore fosse davvero l’artefice del suo obbligato vagabondaggio notturno, Palma balzò (secondo lui) a pieno titolo in cima alla lista dei Bastardi da importunare.

Ricapitolando velocemente chi mancasse all’appello, Marco finì per pensare, finalmente, ad un viso accogliente e familiare che poi era quello di Ottavia.
- Almeno lei avrebbe pena e riguardo per me, ché alla fine dei conti è l’unica con un po’ di umanità là dentro. Magari se le busso alla porta mi fa pure la camomilla (anche se a me, la camomilla fa schifo proprio).
Però mi dispiacerebbe disturbarla, poverina ja’… Ché è proprio vero che le sfighe e le disgrazie capitano sempre a chi meno se le merita (infatti guarda come sto messo pure io)!
Quella ha già un sacco di casini, uno su tutti, da cui non si può scappare.
Sì, perché diciamocelo chiaramente, quella croce di marito che tiene è davvero una chiavica. Poi è pure tutto precisino e scassa... (si è capito): ci manca ancora che quello si fa qualche film strano, tipo che ci provo con la moglie in quanto collega…
Che poi, per quanto è antipatico e per quanto è scorfano, se lo meriterebbe proprio che quella santa donna gli mettesse un sacco di corna. Peccato solo che non sia il tipo e poi, con un figlio così, vuoi pure avere il tempo di farti l’amante?
No! Ma sarebbe cosa buona e giusta.

E con quella perla di saggezza, incastonò Ottavia, come si fa con una pietra preziosa, tra Palma e Lojacono, in un giusto compromesso tra l’accoglienza di cui avrebbe voluto godere e la vergogna di gravare in un contesto già di per sé non serenissimo.

Scoraggiato, ma non per questo arreso, tracannò un lunghissimo sorso di Coca Cola che gli andò di traverso quando realizzò che il destino della sua notte si sarebbe giocato in un immaginario derby spietato tra Alex e Palma.
- Vedi, me la stavo quasi dimenticando Kalamity!
Ecco, lei sì che sa cosa vuol dire essere giovani in questa giungla crudele. Gli altri sono tutti derelitti, invece lei è andata a vivere da sola da poco e senza fidanzati gelosi, mariti rompipalle o marmocchi appiccicosi. Di sicuro capisce le difficoltà di chi lotta tutti i giorni con fatica per trovare l’indipendenza e un posto nel mondo, come me dopotutto.
E poi, con tutto rispetto, è mille volte meglio andare a bussare a lei che a Romano o a Palma, che magari me li ritrovo sullo zerbino con il pigiama, in ciabatte: Alex è un poco strana, ma pur sempre una femmina.
Anomala eh, perché non si spiega come mai mi schifi proprio… Ma quello è per darsi un tono perché è un po’ femminista e non mi vuole dare soddisfazione, te lo dico io!
Comunque meglio così: poche domande e niente complicazioni sentimentali.
Anche perché in questo periodo è l’unica a non essere troppo sclerata... Magari con la scusa di Pisanelli che è andato fuori di testa, le si scalda un poco il cuore, mi dà un consiglio su cosa fare e, se si sforza un po’, sono sicuro che un posticino sul divano me lo trova pure.

Così, mentre Alex vinceva inconsapevolmente quella bizzarra asta al ribasso, quell’impiastro di Aragona, soddisfatto di sé e dei suoi brillanti ragionamenti, si apprestò a terminare in fretta quella pietosa cena dando un ultimo morso schifato al doppio hamburger ormai freddo che si era dimenticato di aver ordinato.
Finendo di masticare e iniziando a formulare nella sua testa un discorso con cui convincere la Di Nardo a soccorrerlo in quella sventurata notte, raccattò velocemente sul vassoio tutte le cartacce e, quando la radio iniziò a suonare “Thriller” di Michael Jackson, si alzò di scatto con la certezza che quella sarebbe stata la colonna sonora perfetta di una mission impossible da incubo come quella che lo attendeva.
Fu così che che sottovalutando un crampo dovuto alla posizione scomposta tenuta fino a 10 secondi prima, iniziò a balzellare fino al cassonetto dei rifiuti e a ritmo svuotò le sue cartacce nel rullo girevole. Posseduto dalla musica a palla, si avvicinò poi alla porta a spinta con un vergognoso scimmiottamento di moonwalk, e dandole una spallata si ritrovò catapultato sul marciapiede in quella che, a suo avviso, sarebbe stata una trionfale uscita di scena in una serie Netflix di successo.

Percorrendo a piedi il quarto d’ora di strada che lo separava dall’indirizzo di Alex, ritornò sognante con la memoria ai bei tempi in cui la sua unica preoccupazione era non incartarsi nel dire tutto filato la frase “un caffè doppio ristretto in tazza grande” sorridendo in modo spastico ad Irina sulla terrazza dell’hotel Mediterraneo.
Pensare a lei gli fece avvertire uno strano senso di vuoto, sicuramente non dovuto alla fame considerato tutto quello che aveva trangugiato, che lo portò con un’inconsueta malinconia a tirare fuori il cellulare e a inviarle una serie di emoticons sconnesse che accostate una all’altra non avevano alcun senso logico.
Stette fermo a fissare la chat per un paio di minuti buoni, ma non ottenendo alcun tipo di risposta, reputò più redditizio riavviarsi a passo svelto verso la sua meta per non rischiare di trovare Alex già a letto.
Borbottando improperi e saltellando con le mani in tasca nel breve tragitto che gli restava, si chiese con un briciolo di terrore, se quella singola (e tristissima) spunta bianca sull’ultimo messaggio inviato rappresentasse la tragica fine della sua relazione, una lapide consacrata dall’ennesimo blocco su Whatsapp da parte della sua belligerante (forse ex?) fidanzata, o se semplicemente fosse il Wi-fi del Montenegro a fare particolarmente schifo.

Restando nel dubbio e con un motivo in più per chiedere un’intercessione, una volta arrivato sotto casa di Alex, rivolse gli occhi al cielo e riprese bisbigliando un discorso in sospeso con quello che si era rivelato il suo più caro interlocutore in quel periodo così sfortunato:
- «San Gennà, cia’! Forse ti sto sfruttando un po’ troppo ultimamente, ma tu che vedi tutto da lassù, capirai il momento… Ti prego fammi st’ultimo favore, ché tengo una predisposizione alla scogliosi e se dormo a terra poi mi vengono i reumatismi e la cervicale, mi sciupo tutto quanto... Stasera ho pure il giubbino di pelle nuovo: 475 euro, usarlo come cuscino pare brutto, no?»

Abbozzò un maldestro segno della croce per aria e sperando letteralmente che Dio gliela mandasse buona ancora una volta grazie all’ormai consueto - «Grazie San Gennà, grazie» - prese un bel respiro e con un’indecente faccia tosta suonò il citofono.

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Bastardi di Pizzofalcone / Vai alla pagina dell'autore: Cattive Stelle