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Autore: Ivy001    14/02/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E’ circa un’ora che i due ispettori, incaricati del caso del Mariposas, girano in lungo e in largo, nei quartieri meno noti di Madrid, per trovare la destinazione corretta.

“Sicuro che questo, finalmente, sia l’indirizzo giusto?” – chiede Santiago, esausto e demoralizzato, al collega che continua, imperterrito, a seguire le indicazioni fuorvianti di un pessimo navigatore digitale.

“Ora ci siamo, amico. La mia app dice che la strada da percorrere in auto termina qui. Adesso ci tocca camminare per alcuni metri” – spiega, constatando lo sfinimento di Santiago.

“Fortuna che quel dannato TomTom è una fottuta app dello smartphone, perché se fosse stata una persona in carne ed ossa, le avrebbe prese…” – si sfoga il più adulto.

Parcheggiata la vettura nell’area dedicata, i colleghi si incamminano in un vicoletto poco illuminato e fin troppo silenzioso.

“Qualcosa mi dice che stiamo sbagliando strada…di nuovo!”  - commenta Lopez.

“No, siamo fiduciosi. A breve troveremo il Night Club” – lo stesso Ramos è poco convinto di quelle parole, ma cedere al pessimismo non è la soluzione migliore.

“In una stradina, isolata, dispersa nella grande Madrid, dove non c’è neppure un gatto in circolazione… beh, permettimi di essere negativo!?”

Entrambi sfiduciati, continuano a camminare fino a che perfino il trentenne perde le speranze – “Ok, confesso che hai ragione. Probabilmente questo cazzo di navigatore ci sta prendendo per il culo. Ormai sono passate le 4, siamo stanchi, io consiglio di andare a riposare in macchina, e all’alba torniamo nella zona”

“Pigrone, se lo sapesse il Commissario…” – Santiago lo prende teneramente in giro, dandogli una pacca dietro la nuca – “Cammina, sfaticato. Vediamo se troviamo qualcosa imboccando questo strano percorso” – è proprio il maggiore a porsi, in quell’istante, da TomTom e cambia la loro rotta.

E mentre perdono totalmente il senso dell’orientamento, si lasciano andare a momenti di chiacchiere.

“Ecco perché nessuno conosce questo locale…” – commenta il ragazzo, raggiungendo la meta di una lunga e stretta scalinata in pietra – “…chi verrebbe mai da queste parti, è da perderci la salute!”

“Io, invece, credo sia il luogo migliore per godersi nottate alternative, senza essere a rischio esposizione!” – commenta il più adulto tra i due – “Pensaci, se un uomo volesse divertirsi, e tenere amici e parenti all’oscuro del suo modo particolare di intendere lo svago, andrebbe dove c’è possibilità di essere beccati, o in posti ben nascosti?

La seconda opzione è logica e difatti Ramos, dopo aver riflettuto due secondi, capisce che l’amico ha ragione – “Già… e probabilmente io sarei venuto fin qui, ogni fine settimana, per ubriacarmi…e per scopare”

Ridacchiando sotti baffi, Santiago commenta – “Dubito che tuo padre ti avrebbe permesso di farlo”

“Già!” – brontola Ramos – “Il buon nome della famiglia prima di tutto” – imita la voce di Augustin, aggiungendo un deciso – “Ma vaffanculo!”  

Lopez gli dà una pacca sulla spalla – “Fossi in te, eviterei di rodermi il fegato per le parole di tuo padre. Ovviamente lui è un genitore e agisce da tale. Tu, però, hai trent’anni, goditi la vita come meglio credi…però, sempre, nel rispetto del distintivo che indossi” – la raccomandazione di Santiago è fortemente sentita, ed è la stessa che ha rivolto a se stesso tempo addietro, e che continua a fare ancora oggi.

Dopo un lungo cammino, anche difficoltoso a causa di pessimi vicoli in salita, finalmente qualcosa sembra scuoterli.

“Senti anche tu quello che sento io?” – domanda, speranzoso, Daniel.

“Musica!” – esclama, sorridente, Santiago.

Affrettano il passo seguendo la fonte sonora il più possibile e allora, solo allora, notano un luogo totalmente estraneo a quello dove si sono trovati fin a qualche minuto prima.

C’è movimento, musica, e vita! Quella che credevano mancasse da quelle parti.

Il loro occhio cade, inevitabilmente, sull’insegna dalla caratteristica forma di una farfalla, posta in bella vista al di sopra dell’abbagliante vetrata d’ingresso, illuminata di rosa.

“Scommetto che questo color Barbie è frutto di luci psichedeliche utilizzate all’interno!” – commenta Daniel, provando fastidio agli occhi per il colore fluorescente che riflette, perfino, sui ciottoli della strada.

Posti a guardia, ci sono due uomini, di grossa stazza, con indosso pantalone e canottiera nera. Strappano biglietti, fanno controlli minuziosi, e i loro visi sono decisamente poco rassicuranti.

Mentre Daniel si lascia andare a commenti circa i buttafuori poco pacati, Santiago getta l’occhio sulla farfalla che domina la scena.

Quell’immagine schiavizza la sua mente per alcuni secondi.

E’ proprio il collega a riportarlo, immediatamente, alla realtà – “Ehi, ci sei? Mi stai ascoltando?”

“Eh? Dimmi…”

“Come la mettiamo con quei due tizi? Io sono uno che nelle risse ne esce sempre vittorioso, ma contro due omoni di quella stazza, dubito di sopravvivere anche dopo un pugno!”

Lopez ha pronta la risposta – “Tieni pronto il distintivo, di fronte a quello non potranno dirci no”

Percorrendo, uno di fianco all’altro, il breve tratto di strada rimasto che li separa dal Mariposas, gli ispettori si trovano faccia a faccia con il primo ostacolo all’accesso al Night Club.

“Siamo qui per la scomparsa di Raquel Murillo” – sostiene Lopez mostrando, immediatamente, il suo segno di riconoscimento.

Poi fa cenno al collega di fare lo stesso e Daniel replica l’azione.

Non ricevono una risposta immediata, piuttosto, cominciano a parlottare tra loro in una lingua sconosciuta.

“Ehm, scusate, voi non siete di Madrid?” – chiede il trentenne, sorpreso.

È uno dei due il solo a parlare - “Siamo serbi. Mio cugino non parla spagnolo, ma io capisco abbastanza!”

“Bene, allora capirà che è urgente farci entrare, ne va’ della salvezza della spogliarellista che lavora qui!”

“Spogliarellista? No, qui le chiamiamo farfalle”

“Ok, ok, farfalle, spogliarelliste, come volete. Però possiamo entrare ora? Stiamo perdendo del tempo prezioso” – Daniel si spazientisce, ignorando che l’appellativo farfalla ha estraniato il collega, per la seconda volta.

E mentre tra il buttafuori e Ramos segue una breve conversazione, Santiago vaga con la mente tra dei frame confusi, frame che hanno come unica immagine dominante quella di una donna dal viso sfocato, di cui la sua memoria ha volutamente rimosso i dettagli, una donna la cui voce scandisce bene la parola “FARFALLA”

“Amico, diglielo anche tu che siamo ispettori. Questo tipo non cede neppure di fronte al distintivo, cazzo” – solo allora il ragazzo si accorge del distacco del compagno di missione – “Lopez, ma stai bene?” – parlargli, adagiando una mano sulla sua spalla, desta il quarantenne dalla sua apatia, e gli restituisce chiara visione della realtà.

Due volte nel giro di pochi minuti… e questo preoccupa lo stesso Santiago, mai trovatosi di fronte a momenti come quello.

O almeno…erano anni che non gli capitava!

“Scusami” – giustifica quello che apparentemente può essere un delegare il lavoro ad altri, lavandosene le mani, e torna alla missione.

“Cosa ti prende?” – il ragazzo resta davvero straniato dal comportamento così atipico da parte del collega.

“Nulla, tranquillo!” – intenzionato a non subire interrogatori, e tantomeno a dover parlare di qualcosa che intimorisce lui in primis, l’uomo torna a discutere con il serbo - “Il signor Berrotti ha denunciato la sparizione. Siamo qui e lui ci ha dato il permesso, perciò è ordine del Commissariato, se non volete che lo stesso Berrotti abbia delle ripercussioni con chiusure del locale, ci lasciate passare ADESSO!”

Di fronte al nome del proprietario, e alla estrema determinazione dell’ispettore, il buttafuori lascia libero il passaggio. E poi, mai avrebbe messo nei casini il suo boss. Però precisa - “Io vengo con voi” – riferendo, nella sua lingua, al cugino di restare fisso al posto, fa’ loro strada.

“Guardi che non siamo mica qui per rubare. Vogliamo solo interrogare le ragazze, lei sembra spaventato se noi giriamo da queste parti senza il suo vigile controllo” – spiega Ramos.

“E’ compito mio vigilare e non c’è capo, quindi io agisco per lui! Ora aspettare qui, seduti e io chiamo farfalle” – costringendoli a prendere posto in un bizzarro privè, nascosti dal resto del locale tramite un enorme tendone rosso, i due ispettori attendono di conoscere le testimoni del caso.

Approfittando della solitudine, Daniel domanda all’amico - “Cosa ti succede, Santiago? Ho visto che qualcosa ti ha turbato poco fa”

Lopez scuote il capo – “Sto bene, smettiamola con le domande inquisitorie, ok?”

La sua reazione spiazza il giovane che ha la prova che davvero qualcosa ha toccato nel profondo un omaccione grande e grosso come Lopez. Perciò decide di non toccare più la questione per evitare discussioni tra loro.

Rimangono in silenzio, fissi ad osservare ogni angolo del privé, attendendo l’arrivo delle testimoni.

Questione di pochi minuti ed ecco il buttafuori seguito da alcune giovani bellissime donne.

Da questo momento hanno inizio le indagini.

   
 
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