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Autore: Gatto1967    17/02/2022    2 recensioni
Sono passati alcuni anni dalle vicende raccontate nell’anime, e una Candy ormai ventenne, si ritrova invitata insieme ad Annie Brighton e a Patty, alla Villa della misteriosa Signora Stone in pieno inverno e nel bel mezzo di una tormenta di neve.
Grande è la loro sorpresa nel ritrovare alla villa una serie di personaggi tutti appartenenti al passato di Candy. Personaggi con i quali Candy ha avuto rapporti contrastanti, rapporti di amore ma anche di odio.
Qual’è lo scopo di quella riunione?
Chi l’ha organizzata?
p.s. Già dal titolo si intuisce il legame con il romanzo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”, si tratta di una storia thriller in cui c’è un assassino e ci sono delle vittime, e anzi vi invito a cercare di indovinare l’assassino.
p.s.2. Essendo una storia interamente al femminile non sono considerati personaggi maschili.
p.s.3. Le mie risposte ai vostri commenti saranno volutamente vaghe, per non dare indizi su chi sia l’assassino.
Leggete solo se interessate/i al genere
Genere: Mistero, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Nella villa regnava un silenzio irreale. 

Candy entrò, consapevole di andare incontro al suo destino, quale che fosse.

Da lontano notò un particolare che la agghiacciò: era rimasta una sola statuina! Tutte le altre erano ormai state fatte a pezzi!

Si avvicinò ai corpi esanimi di Patty e Flanny. I loro sguardi increduli congelati nell’istante della morte, i loro corpi innocenti, la loro bontà d’animo. Tutto perso per la follia di una sola persona.

Sul tavolo notò qualcosa: alcuni fogli di carta che recavano vistosi bolli.

A passi lentissimi si avvicinò al tavolo e prese quei fogli.

Una sensazione di orrore si impadronì di lei. Il nome scritto su quei fogli era il nome della responsabile di tutte quelle morti, un nome che lei rifiutò con tutte le sue forze, o almeno cercò di farlo.

Come poteva essere?

Udì una risatina che non aveva nulla di umano, nulla che poteva ricordare nemmeno un po’ la persona il cui nome era scritto sull’atto di proprietà di quella villa, un nome che lei per tutta la vita aveva amato con tutta se stessa.

 

Si girò e la vide. 

Un’espressione oscena disegnata sul volto, le mani alzate e aperte davanti a lei, una delle mani teneva qualcosa con il pollice, sembrava una delle pasticche della zia Elroy.

-Guarda qua Candy! La pasticca è nella mano destra, ma ora chiudo le mani e… voilà. La pasticca è nella mano sinistra!-

-Annie…- disse Candy sillabando lettera per lettera il nome della sua antica sorellina.

-Oh, ma non è magia, è “prestidigitazione”. Un’arte antica quanto il mondo. Ricordi quella sera a casa mia, quando vi ho intrattenuto con questi giochini?-

 

Candy ricordava bene la serata cui accennava Annie. Solo qualche mese addietro, prima che Archie la mollasse, era stata ospite a casa Brighton insieme ad altre persone, e Annie aveva intrattenuto tutti con giochini di prestigio, suscitando ilarità e ammirazione.

-Non sapevo che fossi così brava Annie.- era stato il suo allegro commento, e brava Annie lo era davvero.

Aveva imparato diversi di quei trucchi frequentando i salotti di Chicago e stringendo amicizia con alcuni professionisti di quel settore.

 

-Mi hanno fatto molto comodo questi giochini in questi giorni. Sai, cose del tipo drogare quella persona e quell’altra no, rompere una statuina stando insieme a voi senza farmi notare. Giochini molto utili se si vogliono ammazzare sette persone senza lasciare traccia!-

-P-p-p-perchè Annie… perché tutto questo orrore… non ha senso…-  

-Non sei curiosa di sapere come ho fatto? Sì che lo sei…- la faccia di Annie  non aveva più niente della bambina timida e impacciata che era stata. Era la faccia della follia.

-Uccidere la zia Elroy è stato un  gioco da ragazzi. Ovviamente l’acqua che gli ho portato era avvelenata, una sostanza inodore, incolore e insapore, ma spaventosamente efficace, amica mia. Detto fra noi non l’ho mai sopportata quella vecchia  trombona che quand’ero piccola mi snobbava per le mie origini.

Non parliamo della signora Legan! Ricordi quando ci mandò a dormire nella casetta sull’albero? E poi ucciderla mi serviva a far cadere i sospetti su di te, in particolare quelli di Iriza. Lì non mi è servito nessun trucco, mi è bastato entrare nella sua stanza e accoltellarla mentre dormiva.

Per uccidere la tua amica cicciona ho dovuto drogarvi tutte, un blando sonnifero mischiato alla cena di ognuna di voi, a te un po’ di meno, prima ho ucciso, come si chiamava… Judy, e poi ti ho fatto cadere addosso un po’ d’acqua per svegliarti. La statuina l’ho rotta mentre andavamo in cucina, tu stavi avanti a me e io ho  rallentato un po’.-

Candy piangeva tutte le sue lacrime.

-Con l’altra infermiera, Eleanor, ho messo un paio di pastiglie della zia Elroy nel suo caffè, hai visto quanto sia facile per me farlo senza farmene accorgere.

Poi è venuto il mio turno. Dovevo fingere di morire, e approfittando di un momento di distrazione di voialtre, dopo aver sistemato il corpo della cicciona, ho parlato con Natalie, e l’ho convinta ad aiutarmi a fingermi morta. L’ho convinta che l’assassina fosse Iriza, e se mi fingevo morta potevo intrufolarmi nella sua stanza e trovare le prove. Lei mi ha accusata ricordi? Eravamo d’accordo così. Quando sono andata in bagno ho solo simulato una caduta. Natalie, ha fatto in modo di precipitarsi per prima su di me e di sentenziare che ero morta.

Per facilitare la commedia avevo preso in precedenza lo stesso blando tranquillante che avevo somministrato a voi.

Ah dimenticavo: la statuina l’avevo già rotta prima di andare in bagno, voi non ve ne siete accorte perché l’avevo lasciata in seconda fila.-

-P-p-perché…-

-A questo punto eravate rimaste in quattro: te, Patty, l’infermiera pezzo di ghiaccio e Iriza. Quella maledetta Iriza che mi ha scatenato addosso l’inferno solo perché ero orfana!

Il mio piano prevedeva che una di voi due ammazzasse l’altra, e avevo ben pochi dubbi sul fatto che saresti stata tu a spuntarla.

Non serve nemmeno spiegarti i dettagli: quando mi sono risvegliata sono uscita dalla mia stanza, ho raggiunto Natalie e l’ho uccisa. Poi sono scesa a pianterreno.  Aspettai nell’ombra il momento giusto per uccidere Patty e Flanny e stordire te e Iriza, ma poi tu sei andata in bagno e tutto è stato più facile.-

-Perché!!!!! Patty era tua amica! Ti voleva bene!-

-Balle! Lei voleva bene a te! Tutti  hanno sempre amato più te che me!-

-Ma cosa stai dicendo!- 

-Anche Archie!-

-A-A-Archie? Che diavolo c’entra Archie…-

-Lui mi ha mollata perché era innamorato di te! Me l’ha detto lui! “Anche se so che non potrò mai avere Candy, non posso continuare a mentirti Annie…”-  in quel momento Annie perse una lacrima, e solo per un istante la rivide simile a come l’aveva sempre conosciuta.

-Io sono sempre stata niente davanti a te… tu eri la perfetta Candy… e io la nullità…-

-Tu sei pazza!- non avrebbe mai creduto possibile di provare un odio simile. Neanche per Iriza Legan e sua madre aveva mai provato quello che provava in quel momento per quel mostro davanti a lei.

-Forse…- ammise inaspettatamente Annie. -Forse sono davvero pazza, ma devi ammettere che la mia vendetta è stata lucida.-

Come d’incanto una piccola pistola, una Derringer, apparve nella mano destra di Annie. Dove diavolo l’aveva tenuta nascosta?

-Vuoi… uccidermi?-

-Sì Candy, ti ucciderò e poi aspetterò la morte accanto al tuo cadavere. Al cadavere della mia sorellina orfana…-

-Di cosa stai parlando… strega…-

-Ricordi quando in cucina ti ho detto che forse la Legan aveva una malattia terminale?

Mentivo! Sono io ad avere una malattia terminale!-

Candy chiuse gli occhi, avrebbe voluto non sentire più oltre.

-Mi è stata diagnosticata pochi giorni dopo che Archie mi ha mollata. Ed è lì che è nata l’idea della mia vendetta! Non sarei morta da nullità!!!-

Ormai Candy aspettava che Annie premesse il grilletto e la facesse finita, niente più.

-Quando tu e Iriza siete uscite ho preso un veleno, un veleno lento e inesorabile, lo  stesso che ho somministrato alla zia Elroy, e ora… sto per ucciderti Candy!-

Un colpo di pistola risuonò nella casa, e Annie colpita alla schiena si accasciò a terra.

 

Alle sue spalle emerse la figura di Iriza Legan in sottoveste, la ragazza si era levata il vestito e arrampicandosi sulla vecchia botte trovata in giardino il giorno prima, era riuscita a passare attraverso la stretta finestrella della cucina.

 

-Per fortuna mi hai ascoltato Candy, altrimenti saremmo entrambe morte.-

Candy cadde pesantemente sulle ginocchia e si prese il volto tra le mani continuando a piangere.

Iriza posò in terra la pistola e si chinò su di lei abbracciandola.

 

Il rumore di un’automobile attirò la loro attenzione, e le ragazze si alzarono per avvicinarsi alla porta che Candy aveva lasciato aperta.

Dalla porta un uomo entrò nella casa: era il signor Milton, l’autista dei Brighton.

-Che… che cosa è successo qui?!!!- esclamò l’uomo inorridito -Signorina Brighton!-

-È tutto a posto signore.- disse Iriza -Abbiamo dovuto difenderci.-

-Come… come sarebbe a dire “avete dovuto difendervi”?!!! Che cosa  è successo in questa casa?-

Iriza si diresse verso il tavolino delle statuine e prelevò il fonografo di Edison, un vero pezzo da museo, come aveva detto giustamente Patty. Lo mise in funzione e l’uomo poté ascoltare la voce di Annie Brighton che descriveva tutto quello che era successo in  quella casa. 

Candy aveva volutamente impiegato molto tempo a raggiungere la casa: doveva dare a Iriza il tempo di portarsi sul retro ed entrare dalla finestra.

Lei si era levata il vestito e si era arrampicata sulla botte, e poi era entrata dalla finestrella.

Uscita dalla cucina, approfittando che Annie era totalmente concentrata su Candy, aveva messo in funzione il vecchio fonografo registrando tutto quello che diceva.

Infine quando Annie aveva estratto la “Derringer” aveva puntato la sua “Colt” e aveva sparato.

   
 
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