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Autore: eddiefrancesco    17/02/2022    0 recensioni
Odyle Chagny aspirante artista, è costretta a lasciare la Francia per accontentarsi di fare l'istitutrice delle due figlie di Lord Moran.
Dalla sua posizione ai margini del bel mondo, la giovane si rende conto ben presto che in quell' ambiente dove tutto sembra perfetto, in realtà molti nascondono oscuri segreti.
Per esempio, Lord Tristan Brisbane, l'attraente e un po' impacciato gentiluomo la cui timida insicurezza mal si accorda con le voci inquietanti che circolano sul suo conto.
O dell'avvenenente Lady Moran, che pur circondata dal lusso conduce un esistenza triste e solitaria. Scoprendo a proprie spese che nell'Inghilterra puritana di fine Ottocento può bastare un sussurro per distruggere una vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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Odyle guardò il francese con astio. «Da qualsiasi parte, anche all'inferno, se fosse necessario, basta che sia lontano da te!» urlò a Victor. «Oh... Così mi ferisci! Che parole crudeli da dire al fidanzato che non vedi da così tanto tempo!» Le sorrise con espressione maliziosa stringendola a sé. «Bel fidanzato davvero!» esclamò lei puntandogli le mani contro il petto. «Non hai esitato a farmi rinchiudere in un manicomio per indurmi ad accettare la tua proposta.» Odyle riuscì a liberare una mano dalla sua stretta e lo colpì in pieno viso con un pugno. «Il solito maschiaccio!» sbotto' Victor con furia, massaggiandosi la mascella mentre Odyle si reggeva la mano dolorante. «Non sei uno stupido, Victor... Non puoi aver pensato che sarei tornata a casa con te, quindi che cosa vuoi?» Victor la guardò con aria grave. «Lo so.» Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e la guardò con tristezza. «Fin dal primo momento che ti ho vista, ho pensato che non avrei avuto pace se non ti avessi avuta. Ed è stato così» le spiegò cercando di avvicinarle una mano al viso per farle una carezza. Odyle si tirò indietro. «Eri così piena di vita, di speranze, di passione... E a me mancavano tutte queste cose. Tu sei diventata la mia ragione di vita. Sei diventata la passione che mi brucia l'anima ogni notte e il pensiero di non averti mi dilania.» Odyle lo fissò a braccia conserte. «Molto bravo, Victor. Davvero. Un'interpretazione encomiabile. Posso applaudirti, se vuoi» replicò sarcastica. L'uomo di fronte a lei serro' la mascella con rabbia. «Ti sei mai reso conto, Victor, che desideri tutto ciò che non puoi avere? La tua passione è l'irraggiungibilita', è la caccia in se stessa, e quando anch'io smettessi di resisterti mi annienteresti e passeresti oltre!» «Io voglio sposarti, Odyle! Se avessi voluto usarti l'avrei fatto molto tempo fa. Credi che non sarei riuscito ad averti, in un modo o nell'altro?» «Ah, un vero gentiluomo, non c'è che dire!» esclamò lei. «Si, Odyle. Sono un gentiluomo... e tu sei ciò che di più puro e prezioso possa desiderare...» Questa volta Odyle rimase immobile mentre Victor allungava la mano verso di lei e la sua carezza le scendeva dalla guancia al collo, fermandosi appena un po' più su del seno. Chiuse gli occhi e cercò di trattenere un fremito di disgusto. Poi, con le labbra livide disse: «Non sono più tanto pura.» Victor, davanti a lei, si irrigidi' di colpo. «Cosa diavolo stai dicendo?» Lei gli rivolse uno sguardo traboccante d'odio, quindi incurvo' le labbra in un sorriso. «Voglio che tu lo sappia, Victor, perché ne sei la causa. Per te, così come per tutti gli altri ipocriti del tuo sesso, la verginità è talmente importante che ho preferito rinunciarvi!» Euforica e tremante, non riuscì a trattenere una risata. «Sono rovinata, Victor caro. E, se ti piace pensarlo, la colpa è solo tua!» Victor la prese per le spalle e la scosse forte. Odyle sentì il legno umido della rimessa contro la schiena. Quella sensazione le fece tornare in mente la notte prima e tutto quello che era successo con Tristan nel capanno. Sapeva che ciò che stava dicendo a Victor era, in parte una bugia. Ciò che provava per Tristan e la sua decisione di fare l'amore con lui non aveva niente a che vedere con la proposta di matrimonio di Victor. Eppure, la rabbia e la vaga idea che la notizia avrebbe potuto far desistere Rouel dai suoi propositi l'avevano indotta a parlare. «Che-cosa-diamine-stai-dicendo?» scandi' con chiarezza lui stringendole il mento tra le dita della mano. «Chi è stato?» Urlò lui con rancore. «Non ha alcuna importanza. Sono e rimarrò una donna libera.» rispose Odyle. A quel punto, lui la prese per le spalle e la spinse contro il muro. «Non è vero! Tu verrai con me!» Calò su di lei con furia e le chiuse la bocca con la propria. Subito però si tirò indietro, soffocando un urlo, con il labbro inferiore sanguinante. «Stupida ragazzina!» Alzò il braccio, pronto a colpirla, pieno di rabbia, di dolore, di follia. Ma non riuscì a muoversi. Qualcuno gli aveva afferrato il polso e lo strattonava indietro con forza. Era Tristan Brisbane. «Che diav...!?» Mentre crollava a terra, colpito in pieno viso dal pugno di Lord Brisbane, fece in tempo a vedere l'espressione terrorizzata di Odyle che, tenendo gli occhi fissi sul conte, urlava il suo nome: «Tristan!» Victor sbatte' un paio di volte le palpebre mentre nella bocca sentiva il sapore del sangue e si rendeva conto di non riuscire più a respirare dal naso. Quindi, fissando una nuvola che si spostava veloce nel cielo, perse i sensi. «Tristan!» Odyle gli corse accanto, aggrappandosi a una manica della sua giacca. Lui la fermò con un gesto e si chino' su Victor Rouel. «Và a chiamare Oswald!» «Tristan... io non...» Odyle indugiava, accanto a lui, sconvolta all'idea che avesse sentito ciò che aveva detto a Victor. Tristan si voltò verso di lei, riservandole uno sguardo truce. «Ti ho detto di andare a chiamare Oswald. Oppure preferisci scappare comunque?» Tornò a occuparsi di Rouel, tastandogli la vena del collo per sentire il battito del cuore. «Sei ancora in tempo, se vuoi» aggiunse senza guardarla. Odyle rimase immobile ancora per qualche istante, poi corse in direzione della casa, facilitata dagli indumenti maschili che indossava. Lui rimase accovacciato accanto a Rouel e si stropiccio' il viso con una mano. Era incredibile, ma non provava assolutamente niente. Aveva capito esattamente ciò che Odyle aveva detto a Victor Rouel e avrebbe dovuto sentirsi terribilmente affranto... Lei lo aveva usato. Per tutta la notte non aveva fatto altro che darsi la colpa di ciò che era successo nel capanno, mettendo in discussione il proprio onore di gentiluomo. Ora, invece, immaginava il proprio cuore come una pietra fredda e scura. Non sentiva niente. Niente. Poi, all'improvviso, nel silenzio del suo giardino, con un uomo svenuto ai propri piedi, Tristan sentì una specie di rombo assordante. Un boato che, a rigor di logica, avrebbe dovuto far andare in frantumi i vetri di tutte le finestre di Blackborough. Solo che non successe niente. Quel fragore era l'urlo del suo cuore, spezzato dall'ondata impietosa della consapevolezza. Odyle non lo amava. Odyle l'aveva usato. Una rabbia furiosa parve accecarlo mentre, inconsciamente, le sue dita si stringevano intorno ai fili d'erba del prato e li strappavano dal terreno. Victor Rouel emise un gemito sommesso e riuscì ad aprire un poco gli occhi. Lo fissò per un lungo istante, con la faccia imbrattata del suo stesso sangue e gli occhi di un predatore ferito. Quindi le sue labbra gonfie si sforzarono di incurvarsi in un sorriso malevolo che gli diede l'espressione sinistra di un pazzo. Tristan si limitò a fissarlo, pieno di disgusto. «Ha ingannato anche voi...» riuscì a biascicare Rouel. Da lontano, Oswald vide l'amico inginocchiato accanto al francese. Vide le spalle di Tristan sussultare e il suo braccio spostarsi all'indietro, caricando il pugno prima di calare con ferocia sull'altro. «Santo cielo, non ricordo proprio dove li ho messi!» sbuffo' Mrs. Manfred frugando nei cassetti della propria scrivania. «Dove possono essere?» Dietro di lei, Cecilia era grata che la governante ci stesse mettendo tutto quel tempo, perché ciò le dava la possibilità di guardarsi in giro e di cercare la chiave, come Bernard le aveva chiesto di fare. Già immaginava come i giornali avrebbero parlato di lei e dell'intera storia: il vero Conte di Blackborough salvato da una graziosa e impavida fanciulla! E, cosa più importante, si sarebbe vendicata di quel pallone gonfiato del dottor Oswald e di Tristan Brisbane. La stanza di Mrs. Manfred era piuttosto spaziosa per far parte degli alloggi della servitù, ma a quanto aveva capito Lord Brisbane teneva in grande considerazione quella donna petulante.
   
 
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