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Autore: Justice Gundam    19/02/2022    2 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: Madness Rising

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

 

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Capitolo 23 – La tana dei Malformatori

 

"Eccoci arrivati. Quello è il lago Epcona." affermò Maria, in piedi su una collinetta che guardava il grande specchio d'acqua, una spettacolare visione assisa tra il verde e le cime dei monti.

Il resto del gruppo raggiunse la giovane donna, e ognuno riprese un po' di fiato dopo la lunga camminata. La maggior parte del viaggio l'avevano fatta attraversano gallerie sotterranee che permettevano loro di spostarsi in segretezza, ma adesso che erano alla luce del sole dopo giorni passati nei sotterranei, faceva uno strano effetto ritrovarsi davanti un simile spettacolo. Le acque erano calme e limpide, e il lago si estendeva su una vasta superficie che quasi rifletteva le vette e le formazioni rocciose tutt'attorno.

 

"Iaco non aveva mai visto lago così..." disse Iaco. Il coboldo stregone strinse gli occhi come due fessure mentre si affiancava alla sua compagna di tanti viaggi per ammirare lo spettacolo. Era già quasi un anno che erano diventati amici, lui e Maria... ma ancora la luce del sole gli faceva male agli occhi e lo costringeva a coprirseli con la mano di tanto in tanto. "Hm... Iaco spera di vederlo meglio di notte, però."

"Incredibile pensare che in un posto come questo si celi una base dei Malformatori, vero?" chiese retoricamente Dario, fermandosi giusto un attimo per apprezzare il paesaggio, per poi voltarsi verso i due membri più giovani del gruppo. "Bambini, tutto okay da voi? Non hai bisogno di una mano, Bastiano?"

 

Matilde e Bastiano, che stavano in quel momento raggiungendo il resto del gruppo, si fermarono a pochi metri dal ragazzo biondo. Il piccolo oracolo, nonostante la gamba malandata, stava facendo del suo meglio per tenere il passo con i loro compagni, e la sua migliore amica rimaneva con lui in modo da dargli una mano come poteva.  

"Va tutto bene. Adesso arriviamo anche noi." disse Bastiano. Dopo aver fatto un cenno di assenso a Matilde, il ragazzino usò il suo bastone per sostenersi e raggiunse Dario, Maria e Iaco, fermandosi con loro a guardare lo spettacolo del lago di Epcona. "Sono contento di aver fatto tutta questa strada... sinceramente, non pensavo che avrei mai visto un posto come questo in tutta la mia vita!" affermò Bastiano con un sorriso sereno.

"Hai ragione, è davvero bello!" rispose Maria. "Ma... adesso dobbiamo concentrarci e trovare il nascondiglio dei Malformatori, che dovrebbe essere da queste parti."

 

"Almeno, questo è quello che ci hanno detto..." continuò Matilde. Con un gesto sbarazzino del braccio, si rimise a posto una treccia e si mise ad osservare meravigliata il paesaggio di alta montagna. A quell'altitudine, l'aria era fresca e un po' rarefatta, e la piccola guerriera sentiva che avrebbe ancora avuto bisogno di un po' di tempo per abituarsi. "Che cosa pensate che dovremmo fare? Dov'è che possiamo iniziare a cercare?"

 

“Prima di tutto, credo che dovremmo prenderci un po' di tempo per riposarci. E' stata una camminata piuttosto lunga.” Rispose Maria, mentre cercava un posto all'ombra dove avrebbero potuto sedersi e rilassarsi. “E magari anche mangiare qualcosa. E' da un bel po' che non mettiamo qualcosa nello stomaco.”

“Magari là sotto.” Dario indicò con lo sguardo un grande albero sempreverde che si ergeva ad appena una decina di metri da loro. C'era abbastanza spazio nella sua ombra da permettere a tutti loro di mettersi comodi e prendersi un po' di tempo per riposarsi. “Così possiamo anche discutere di come cercare questi Malformatori.”

 

Il gruppo di avventurieri raggiunse l'ombra del grande albero. Si sedettero sotto di esso e cominciarono a tirare fuori le loro provviste dagli zaini –contenitori ben sigillati nei quali erano contenute le cibarie necessarie a sostenere una persona durante un viaggio.

“Uff… sì, in effetti forse si pensa meglio quando non si ha fame.” Dichiarò Matilde. Diede un'occhiata ad un pezzo di carne secca preso dalle sue provviste e lo guardò per un po' come se si chiedesse da dove morderlo, poi si decise e gli diede un morso. Strizzò un occhio per il sapore – la carne era piena di sale, oltre ad essere terribilmente coriacea. “Hm... cavolo, devo ancora abituarmi…” disse, per poi iniziare a masticare.

 

Dario non riuscì a trattenere un sorriso alla vista della piccola avventuriera che cercava di darsi un tono. “Allora… credo che prima di iniziare a cercare, dobbiamo farci un'idea di dove potrebbe essere nascosto questo covo. Diamo un'occhiata in giro, e troviamo i posti dove è più probabile che si trovi l'ingresso.”

“E come facciamo a sapere dove possono essersi nascosti?” chiese Bastiano, un po' preoccupato.

 

Il biondoripensò alla sua infanzia e alla sua adolescenza sulla strada, assieme alla sua banda. Adesso, l'esperienza che aveva fatto gli tornava utile… “Beh, ragazzo mio, sappi che quando vuoi nasconderti bene, hai due scelte: ti nascondo nell'ultimo posto in cui vorrebbero cercarti, oppure nell'ultimo posto che verrebbe in mente a chi ti sta cercando.” Rispose. "Se questi... Malformatori sono competenti, si saranno nascosti in qualche posto insospettabile. Magari anche in fondo al lago."

"Cosa?" chiese Bastiano. Il ragazzino guardò verso il lago, immaginando quanto potesse essere profondo. "E come avrebbero fatto... a scendere fin lì?"

Iaco si grattò il mento con un dito artigliato. "Beh, con magia si può andare da molte parti." spiegò il coboldo dalle squame blu. "Esiste magia per respirare sott'acqua, o magia per teletrasporto. Non difficile per chi vuole davvero."

 

"Comunque, non fissiamoci su un'idea. Altrimenti, potremmo non cogliere certi elementi ovvi." rispose Maria, mentre divorava una galletta salata. Prese un sorso d'acqua dalla sua borraccia, e si schiarì la voce. "Io penso che la cosa migliore da fare sia dare una prima occhiata a questo posto, e cercare di notare tutto ciò che ci sembra fuori posto o interessante. Ci concentreremo su quei punti, e sperabilmente avremo anche un po' di fortuna."

"D'accordo..." disse Bastiano. Il ragazzino prese un respiro profondo, in modo da calmare il suo nervosismo. "Allora, gente... questa è la nostra prima missione vera e propria. Non è come gli allenamenti che abbiamo fatto... sapevamo che in ogni caso non correvamo il rischio di morire o di fare danni. Qui, invece... cacchio, stiamo per entrare nel territorio del nemico! Se facciamo un errore, potrebbe essere l'ultimo!"

 

"E' proprio per questo che siamo una squadra. Ci diamo una mano a vicenda." rispose Dario. "In fondo, era così che funzionava nella banda di cui facevo parte. Ovviamente bisogna stare attenti... ma siamo qui proprio per coprirci le spalle l'un l'altro."

 

"Bene... allora non appena ci saremo riposati abbastanza... potremo cominciare a cercare." disse Matilde, sentendosi al tempo stesso nervosa ed eccitata. "Cacchio, questa è la mia prima missione... spero di non fare casini!"

Maria rise brevemente, arruffando i capelli della piccola spadaccina con una mano robusta. "Non ne farai, tranquilla! Sono sicura che anche tu darai una bella prova di te stessa! E anche tu, Bastiano. Siamo una squadra ben assortita, e sappiamo come muoverci. Restiamo in gruppo, restiamo compatti, e sono sicura che troveremo la soluzione ad ogni problema."

 

"Evviva l'ottimismo..." rispose Dario, un po' sarcastico. Ma tra sè, doveva ammettere che era contento di poter contare sui suoi nuovi alleati. E soprattutto, gli faceva piacere che, una volta tanto, avesse potuto anche considerarli amici.

 

 

oooooooooo

 

Una volta che il gruppo ebbe finito di mangiare, riposarsi e riprendere fiato, iniziarono la loro perlustrazione dei dintorni del lago. Restando uniti e cercando di prestare attenzione a qualsiasi elemento potesse sembrare fuori posto, i cinque avventurieri esplorarono scrupolosamente la zona e si impressero in mente i punti dove più probabilmente i Malformatori - ammesso che ci fossero ancora - avevano nascosto l'ingresso al loro covo segreto. In un paio di occasioni, il gruppo ebbe degli incontri ravvicinati con la fauna locale: alcuni cinghiali piuttosto bellicosi nella prima occasione; e nella seconda, due puma dalla pelliccia fulva che non avevano preso bene quella che vedevano come un'intrusione nel loro territorio. In entrambi i casi, tuttavia, gli avventurieri erano riusciti a cavarsela senza complicazioni. I cinghiali avevano tolto il disturbo non appena si erano resi conto di avere di fronte avversari pericolosi; e quando il quintetto di avventurieri si era ritirato con calma, i puma avevano ripreso a farsi gli affari loro.

 

Tuttavia, almeno per il momento, i cinque compagni non erano riusciti a trovare nulla che potesse suggerire loro di essere nei pressi del covo dei Malformatori. Si erano presi nota di alcuni punti che avevano migliori probabilità rispetto ad altri, ma non avevano trovati ancora nulla di certo. Detto questo, non erano per niente scoraggiati. Avevano quanto meno il sentore che stavano facendo dei progressi, e che trovare la tana dei Malformatori sarebbe stata solo questione di tempo e costanza.

 

Tre ore dopo l'inizio della loro ricerca, gli avventurieri erano tornati al punto di partenza, in modo da discutere sulla loro prossima mossa e fare un riassunto dei punti in cui concentrare le ricerche. "Okay, direi che come prima ispezione non è andata male..." disse Maria, mentre Iaco dava un'occhiata ad una piccola mappa sulla quale aveva scribacchiato degli appunti. "Adesso almeno sappiamo dove è più probabile che si trovino i nostri nemici. Ora, io suggerirei di dare un'occhiata a ciascuna delle aree che abbiamo isolato, una alla volta. Sarà un lavoro un po' lungo, ma credo che sia il sistema più sicuro per trovarli."

 

Iaco disse di sì con la testa... poi, qualcosa ai limiti del suo campo visivo attirò di colpo la sua attenzione, e il coboldo si voltò di scatto, appena in tempo per vedere qualcosa che scompariva dietro il tronco di un albero lontano da loro. Poteva essere un animale, o magari un individuo... da quella distanza non era possibile dirlo facilmente.

Anche se gli altri del gruppo non si erano accorti di quella fugace apparizione, l'allarme di Iaco fu fin troppo evidente, e fu sufficiente a mettere sul chi vive anche loro. "Iaco?" chiese Dario. "Che succede? Hai visto qualcosa?"

 

"Mi è sembrato..." rispose il coboldo, e puntò un piccolo dito artigliato verso l'albero in questione. Si accorse che si trattava, in effetti, di uno dei punti in cui avevano deciso di concentrare le ricerche. "Anzi, no, Iaco sicuro. C'era qualcuno dietro albero. Io no visto cosa, ma c'era."

Immediatamente, tutti si tennero pronti a combattere e si tennero all'erta, mettendo da parte le razioni parzialmente mangiate. Matilde afferrò la sua enorme spada e si tenne pronta a sfoderarla. "Io non ho visto niente... ma non voglio correre rischi. Andiamo a vedere." disse Maria, l'ascia già sfoderata e ben stretta tra le mani...

 

 

oooooooooo

 

 

Nello stesso tempo, in un rifugio sotterraneo la cui esistenza era ignota a quasi tutti...

 

La giovane donna sospirò stancamente ed entrò nel laboratorio, facendosi luce con una lanterna mentre faceva il primo passo nella camera. Un forte odore di sangue e di sostanze chimiche raggiunse le sue narici, e il suono inquietante dei suoi passi risuonò nella lugubre sala degli esperimenti, mentre si avvicinava ad un tavolo sul quale era legata una figura sofferente che gemeva ed implorava pietà, e attorno al quale fluttuavano due mostri dall'aspetto inquietante - due creature sferiche, prive di arti, che galleggiavano in aria senza peso, ricoperte di catene e trafitte da chiodi, lame ed altri strumenti di tortura.

 

"No... no... vi prego... lasciatemi..." gemette l'uomo legato sul tavolo - se ancora si poteva definire un uomo, ridotto com'era ad un essere scheletrico, deturpato nel corpo e nell'anima. Il suo corpo era coperto solo da uno straccio sui fianchi che preservava un minimo di dignità, la sua pelle aveva assunto una tonalità grigiastra ed era segnata da innumerevoli tagli ed abrasioni, segno degli inumani esperimenti che erano stati fatti su di lui. "Che cosa... che cosa volete da me?"

 

"Credimi. Non provo alcuna gioia nel sottoporti a questi esperimenti." disse la donna. Appoggiò la lanterna su un tavolo vicino e si avvicinò al tavolo delle torture per osservare i risultati, portando con sè una sorta di taccuino dove annotare i risultati. Le due creature sferiche si voltarono di scatto verso di lei e si mossero in quello che sembrava essere un cenno di deferenza, mostrando finalmente il loro orribile aspetto: i loro corpi erano sfere di carne scorticata del diametro di non più di mezzo metro, completamente avvolti da catene e filo spinato che li costringeva e li faceva sanguinare copiosamente, ma queste ferite non davano l'impressione di avere alcun effetto se non cosmetico. Da dietro le piastre e le lame imbullonate su di essi, ognuna delle creature aveva un singolo occhio dall'aspetto fin troppo umano, spalancato in un'espressione di dolore e pazzia, e alcune catene penzolavano sotto i loro corpi, terminando in lame, spuntoni, sfere d'acciaio o altri strumenti dall'aspetto minaccioso. Con un cupo tintinnio di catene, i due mostri fluttuanti si fecero da parte e permisero alla donna di ammirare il risultato delle torture...

 

"P-Perchè..." gemette la vittima, dibattendosi inutilmente contro le catene che la tenevano imprigionata. "Perchè... fai... questo...?"

 

L'alchimista sospirò e si rivelò alla luce della lanterna - una donna di non più di trent'anni, vestita di un camice ormai usurato e di una tuta intera di cuoio nero che non faceva proprio nulla per nascondere le sue forme. Aveva i capelli biondi e piuttosto lunghi, legati in una folta coda dietro la testa, e i suoi occhi verdi dall'espressione acuta, protetti da un paio di piccoli occhiali da vista, stridevano enormemente con l'espressione stanca ed apatica del suo viso dalle labbra carnose. Indossava un paio di stivaletti neri alti fino alla caviglia, e una cintura consunta alla quale erano assicurati vari strumenti - bisturi, forcipi, fialette riempite di liquidi di strani colori...

 

"Questa... è una buona domanda." rispose la donna, e si aggiustò gli occhiali senza mostrare il minimo cenno di empatia, partecipazione o anche soltanto di interesse per il dolore della sua vittima. L'uomo restò fermo dov'era, respirando affannosamente, mentre l'alchimista si chinava verso di lui, osservandolo come se volesse imprimersi in mente certi particolari e prendendo appunti sul suo taccuino con aria distaccata...

 

"Non pensi anche tu... che sia un vero peccato?" chiese la donna a bruciapelo. I due mostri sferici sbatterono l'occhio e fecero tintinnare le catene affilate che penzolavano sotto i loro corpi innaturali.

Nonostante l'agonia che attraversava il suo corpo martoriato, l'uomo era rimasto abbastanza lucido da prestare attenzione alla domanda e da chiedersi cosa volesse dire la sua aguzzina. "C-cosa..." riuscì a sussurrare, prima che un violento attacco di tosse scuotesse il suo corpo, facendolo sobbalzare con abbastanza forza da incrinargli un paio di costole. "Aaaaaaah... che... che stai.. dicendo...?"

 

La scienziata scosse la testa e toccò con un dito la gabbia toracica ormai chiaramente visibile dell'uomo, strappandogli un grugnito di dolore. "Questi esperimenti... servono a farmi comprendere i nostri limiti. E' per questo che dico che è un peccato... perchè mi rendo conto di quanto fragile sia il corpo umano. Non devi dare la colpa a me. Se devi odiare qualcuno, faresti meglio ad odiare chi ti ha condannato a vivere in questo misero ammasso di carne e sangue." rispose. "Ma... vedo che ancora non sei al limite. Voi due, continuate pure. Anzi, andate fino in fondo. Verificate quanto del corpo umano si possa perdere prima di morire. E mi raccomando, tenete a mente tutte le misure che fate. Ne avrò bisogno in seguito."

"No... no... no... pietà... pietà!" l'uomo cercò inutilmente di smuovere a compassione l'alchimista, che si allontanò con indifferenza dal tavolo e si diresse verso un'altra sezione del laboratorio, dove altri esperimenti venivano condotti su altre cavie. Malgrado non avessero espressione, i due esseri sferici fecero tintinnare le loro parti metalliche con aria quasi entusiasta mentre fluttuavano verso la vittima e sollevavano le loro catene tentacolari. Terrorizzata, la cavia umana riuscì a vedere un bagliore di sadismo nei loro occhi, prima che le creature calassero su di lui per straziarlo con le lame...

 

"AAAAAAAAAAHHHHHH!"

L'alchimista restò del tutto indifferente mentre voltava le spalle all'orribile scena e raggiungeva un'altra sezione del suo laboratorio... e più esattamente, verso delle gabbie nelle quali erano tenute altre cavie, in condizioni altrettanto inumane. Per la maggior parte, si trattava di animali, o comunque di bestie magiche non senzienti... ma un po' in disparte rispetto ad esse, in due gabbie un po' più grandi rispetto alle altre, si trovavano due halfling emaciati e terrorizzati, un maschio e una femmina, vestiti di stracci sudici e con la pelle incrostata di sporcizia. Non appena sentirono arrivare la loro carceriera, i prigionieri cominciarono ad agitarsi e ringhiare... mentre i due halfling si ritirarono quanto più potevano in un angolino delle loro gabbie, come se questo potesse proteggerli in qualche modo, e si presero le mani attraverso le sbarre.

 

"Aaaah! Rico, che cosa... che cosa ci succederà adesso?" esclamò la femmina di halfling, i capelli castani arruffati e sudici che ormai formavano una sorta di criniera attorno alla testa.

"Stai... stai tranquilla, Halise... lo... lo sai che ci sono sempre io con te..." rispose il ragazzo halfling. Ma nemmeno lui dava l'idea di farsi illusioni su quale sarebbe stato il loro destino, e la donna che li teneva prigionieri non provò alcun moto di pietà mentre si chinava verso il maschio e gli prendeva il mento con una mano. Lo costrinse a guardarla negli occhi, e Rico tentò di sputarle in faccia, ma la sua gola era talmente secca che non gli uscì nulla.

 

"Posso comprendere che per voi non sia una consolazione." disse la donna in camice, i cui occhi scintillarono in quello che poteva essere un barlume di entusiasmo dietro le lenti dei suoi occhiali. "Ma il vostro sacrificio sarà necessario per l'umanità. Voi siete due passi su una lunga strada verso il perfezionamento di questo mondo. E adesso, ho bisogno di voi per continuare questo percorso."

Per nulla rassicurata da queste parole, la femmina di halfling si rannicchiò in un angolo e cominciò a singhiozzare, mormorando nel contempo una preghiera alla divinità principale del pantheon degli halfling. "Oh, che Yondalla benedetta ci protegga..." mormorò con un filo di voce... che tuttavia non sfuggì all'udito della loro carceriera.

 

Sentire quella preghiera sembrò irritare la bionda alchimista. Con uno scatto improvviso, mollò la presa su Rico e raggiunse la gabbia di Halise, si chinò sulla halfling in lacrime e la prese brutalmente per i capelli, costringendola ad alzare il viso con un breve grido di dolore.

"Perchè preghi gli dei?" domandò con espressione severa. "E' tutta una perdita di tempo. Loro non ti ascoltano. Non ascoltano nessuno. La tua cara Yondalla non può fare niente per te. E anche se potesse, non lo farebbe. E' una fallita, come tutti gli altri dei."

 

Prima che Halise potesse rispondere, l'alchimista mollò la presa con rabbia, mandando la ragazza halfling a sbattere contro le sbarre della sua gabbia e quasi rovesciando la ciotola dell'acqua. Rapidamente come aveva perso le staffe, la carceriera si calmò, tornando al suo precedente tono freddo e distaccato. "Ora, come stavo dicendo... ho bisogno della vostra collaborazione." affermò. Era fin troppo chiaro che non le interessava nulla se la collaborazione fosse stata volontaria o meno. "Gli esperimenti che ho condotto sulla soppressione della paura hanno dato un esito insoddisfacente. Ho determinato che il motivo è da ricercarsi nel fatto che finora ho utilizzato soltanto cavie non senzienti. Ritengo che i risultati sarebbero più incoraggianti se tali esperimenti fossero condotti su esseri dotati di intelligenza. In particolare, voi halfling siete conosciuti per essere resistenti alla paura magicamente indotta, e per questo siete perfetti per questa prova."

 

"E... e a cosa... ti serve... tutto questo?" chiese debolmente Rico.

 

La donna si aggiustò gli occhiali e sospirò. "Per favore, gradirei che si prestasse attenzione quando parlo." affermò. "Questi esperimenti hanno lo scopo di porre le basi per la creazione di un nuovo mondo, molto migliore di quell'esperimento fallito in cui viviamo oggi. Sicuramente non vi sarà sfuggito il fatto che innumerevoli persone muoiono ogni giorno. Uccise dall'egoismo degli altri o dall'incuria del mondo naturale. Le creature che vivono su Nexos meritano molto di più di questa... miserabile esistenza."

I due halfling restarono ad ascoltare spaventati mentre la donna si alzava in piedi e continuava a parlare. "Già... questa non è vita, è solo esistenza." dichiarò. "Solo spingendoci oltre i limiti che ci vengono imposti possiamo davvero esprimere tutto il nostro potenziale... e per farlo, sta per essere portato a termine un grande esperimento, qualcosa che cambierà radicalmente..."

 

"Dottoressa Sofia Molinari." disse una voce atona, dal timbro quasi metallico, risuonò nel laboratorio e distrasse l'alchimista dal suo discorso, facendole alzare gli occhi al cielo in un'espressione esasperata. L'essere che aveva parlato era una figura umanoide dalla pelle blu-grigia solcata da numerose cicatrici frastagliate, come un sopravvissuto a qualche infame pratica chirurgica. Non indossava vestiti, tranne una sorta di gonnellino composto da inquietanti catene irte di spuntoni che sembravano quasi muoversi di loro volontà, come tanti serpentelli metallici che si avvinghiavano attorno alle braccia e alle gambe della creatura, e un tintinnio snervante accompagnava ogni suo movimento allorchè le catene cambiavano posizione, tiravano e si attorcigliavano, senza mai compromettere la decenza dell'essere.

 

L'alchimista si voltò verso la misteriosa creatura vestita di catene. "Cosa succede? Sto per iniziare una parte importante del mio esperimento. Spero che il motivo per cui mi disturbate sia valido." affermò, ignorando i due halfling che si rannicchiavano nelle loro gabbie, spaventati dalla vista di quello strano mostro.     

L'essere vestito di catene mosse appena un po' la testa. "Ci sono problemi nel catalizzatore. Non riusciamo a conservare l'energia assorbita, e senza di essa, non è possibile cominciare l'esperimento." affermò.

 

Sofia corrugò la fronte. "Questo è strano. Ho personalmente controllato il catalizzatore ieri pomeriggio. Ero sicura che funzionasse tutto correttamente. Se si è guastato così, da un momento all'altro... non posso che pensare ad un sabotaggio." rispose. "Quando avete scoperto il guasto?"

"Non più di un quarto d'ora fa." rispose la creatura, chinando il capo con un lieve tintinnio di catene.

 

Rico e Halise non riuscivano quasi a credere alla loro fortuna, mentre l'alchimista scuoteva la testa con un sospiro deluso. "Hmph... sembra che per adesso, la fortuna sia ancora dalla vostra parte. Ma non esultate. Non appena avremo riparato questo guasto... o meglio, questa manomissione... riprenderemo l'esperimento come da programma. E recupereremo il tempo perduto."

 

Lasciandosi dietro il macabro laboratorio e i prigionieri che la guardavano con paura e risentimento, Sofia seguì l'individuo vestito di catene attraverso i corridoi semioscuri del nascondiglio, passando oltre celle di contenimento nelle quali orride creature mutanti si contorcevano e gemevano, tenute a bada da gruppi di individui incappucciati armati di fruste e bastoni. La donna non mostrò alcuna emozione mentre guardava una delle celle, nella quale erano confinate tre mostruosità simili a gigantesche lumache con le braccia e il viso di un uomo. Per quanto la riguardava, erano tutti passi necessari per il proseguimento del grande progetto dei Malformatori, un progetto che non poteva essere compreso da persone grette e concentrate unicamente sul presente.

 

Finalmente, la creatura condusse Sofia ad una sala più grande, una sorta di laboratorio magico pieno di strani marchingegni, al cui centro si trovava una sorta di colonna di pietra sulla quale erano incise delle rune cuneiformi in un alfabeto sconosciuto. La stanza era illuminata debolmente da alcuni grandi cilindri di vetro riempiti di uno strano liquido fluorescente, all'interno dei quali fluttuavano, prive di peso e di conoscenza, creature umanoidi di vario genere - per la maggior parte umani, nani o elfi, ma si vedevano anche alcuni orchi, goblin o gnoll. Alla parte opposta della stanza, un'altra inquietante figura stava lavorando ad alcuni appunti, mentre osservava freddamente un altro prigioniero incatenato al muro per i polsi e le caviglie.

 

"Che sta succedendo qui, Vulnera? Perchè ci sono questi problemi con il catalizzatore?" chiese Sofia, rivolta all'altro individuo. Quest'ultimo si voltò, rivelandosi come una creatura dall'aspetto umano e dal contegno altero e regale, accentuato da una sorta di corona di spuntoni rossi che gli adornava la testa calva, e dalla veste nera lunga fino al pavimento che avvolgeva il suo corpo, mettendo tuttavia in mostra i suoi pettorali. La sua espressione era fiera e al tempo stesso distaccata, tranne che per un paio di occhi rossi privi di pupille che scintillavano sinistramente, e il suo corpo era decorato da quelli che sembravano essere degli elaborati, e perfettamente simmetrici, tatuaggi rossi sul volto, sul torace e sulle braccia. "Avete idea di chi lo abbia sabotato?"

 

"Dottoressa." rispose l'essere vestito di nero con una voce calda e profonda che strideva con il suo aspetto minaccioso. "Abbiamo appena trovato delle tracce di un'energia magica molto particolare. Nulla che corrisponda a magie praticate su Nexos. Al momento, mi sto personalmente occupando di analizzare i dati, ed entro breve dovrei essere in grado di identificare la minaccia che incombe su di noi."

 

"Molto bene, Vulnera, mi affido alla tua competenza." rispose Sofia. Si avvicinò al suo "assistente" e lo guardò con attenzione: fu solo in quel momento che si accorse, con un leggero sussulto, che quelli che sembravano tatuaggi di colore rosso vivo erano in realtà sezioni di pelle di forma perfettamente simmetrica che erano state asportate con una precisione innaturale, mettendo in mostra la muscolatura sottostante, e che la "corona" che portava sulla testa erano in realtà spuntoni ossei dello stesso colore rosso vivo dei suoi muscoli. "Per... per quanto riguarda il nostro... ospite speciale, come prosegue l'impianto?"

 

Vulnera guardò verso l'individuo incatenato al muro, che emise un flebile gemito e cercò di dibattersi nel miserevole tentativo di riconquistare la libertà. Era un uomo sulla quarantina d'anni che indossava i resti di una veste azzurra che una volta doveva essere stata raffinata ed elegante, ma che ora portava i segni delle torture e degli abusi che l'uomo aveva subito. Il suo volto era reso irriconoscibile dai lividi e dalla barba incolta che era cresciuta, e la sua pelle era incrostata di grasso ed altre impurità... ma la cosa più scioccante era un orrido rigonfiamento nella parte destra del torso, appena sotto la gabbia toracica! Sembrava una sorta di tumore che cresceva appena sotto la pelle, e che ogni tanto si distendeva e si muoveva lentamente. Dall'espressione agonizzante della vittima, si vedeva che gli procurava un dolore atroce...

 

"Non ci sono state complicanze." affermò Vulnera con agghiacciante distacco, come se stesse cercando di risolvere un problema di matematica. Si avvicinò all'uomo incatenato e gli toccò il viso con un dito, ottenendo come risposta un flebile lamento. "Nel giro di non più di 48 ore dovrebbe dare vita ad un Tersicore."

 

"Aaaaah... mi... dispiace... vi prego... uccidetemi..." gemette il prigioniero, la voce roca per la disperazione e il dolore atroce. "Io... sono... pentito... datemi... un'altra... possibilità... non voglio..." si interruppe, e il suo corpo martoriato venne scosso da un violento attacco di tosse.

Vulnera non cambiò espressione e continuò a fissare con vago interesse il corpo della sua vittima che si agitava in preda ad orribili spasmi. Il rigonfiamento sul suo fianco sembrò muoversi ancora un po', come se qualcosa di mostruoso ed alieno stesse per uscire da lì...

 

"Va bene." rispose Sofia con vago interesse. "Allora non perdiamo altro tempo. Vulnera, cerca di riparare al sabotaggio o ad ovviare in qualche modo. Arrivati a questo punto, non possiamo permettere che qualche stolto rischi di mandare tutto all'aria."

Vulnera e l'essere vestito di catene si inchinarono a lei. "Naturalmente. Quello che stiamo facendo è troppo importante." rispose il primo. "Eseguiremo il nostro compito con la massima dedizione."

 

Sofia annuì lentamente, senza mostrare troppo entusiasmo, e gettò un'occhiata al suo taccuino, in modo da ricordare a sè stessa la tabella di marcia per la giornata. Il progetto di cui lei faceva parte era qualcosa di complesso e delicato. Un ritardo o un'omissione avrebbero potuto compromettere ogni cosa. E questo lei non lo poteva permettere. C'era in gioco anche troppo...

 

 

oooooooooo

 

 

Dario guardò con attenzione dietro alcuni cespugli, ma non riuscì a vedere nient'altro che un comune ramarro dalle squame di un brillante colore verde che sguscava rapidamente tra l'erba. Il giovane corrugò la fronte e scosse la testa. Iaco era convinto di aver visto qualcosa, e il coboldo non era certo il tipo di persona che si inventava le cose... ma fino a questo momento, Dario e i suoi compagni non avevano trovato ancora niente che tradisse la presenza di qualcun altro a parte loro in quel luogo remoto.

 

"Iaco, qui non c'è proprio un cavolo di niente!" affermò Matilde. "Sei sicuro di aver visto qualcosa?"

Il coboldo blu, dando prova di grande pazienza, si limitò ad annuire e a rispondere con tutta calma. "Sicuro come che sono qui adesso, sì sì!" rispose. "Strano che qui niente tracce. Come fatto loro a nascondere tutto così velocemente?"

"Sicuramente, se c'era qualcuno da queste parti, non può aver nascosto tutte le proprie tracce in così poco tempo, a meno che non fossero..." cominciò a dire Maria, per poi fermarsi di colpo, come se la frase che stava dicendo le avesse fatto venire in mente qualcosa di molto importante. Quando si accorse che tutti i membri del suo gruppetto la stavano osservando, la giovane donna si sfregò il mento e cercò di pensare all'idea che le era venuta in mente. Era un'idea un po' assurda, ma... date le circostanze, non era nemmeno impossibile. 

 

"Che succede, Maria? Ti è venuta qualche idea in mente?" chiese Dario.

"Forse... forse non hanno esattamente eliminato ogni indizio della loro presenza. Forse hanno usato la magia per celarle." rispose lei, suscitando prima una lieve sorpresa, e poi la rapida realizzazione, da parte del resto del gruppo. Iaco, in particolare, si diede dello stupido per non aver considerato quella possibilità. "Hey, Iaco... hai per caso un incantesimo Individuazione del Magico preparato?"

"Sì, Iaco ce l'ha." rispose il coboldo, che già stava tracciando in aria dei segni mistici relativamente semplici. I suoi occhi si tinsero di viola per un istante, e Iaco si guardò attorno. Ora che era sotto l'effetto dell'incantesimo, riusciva a vedere dei frammenti luminosi sparsi sul terreno, simili a dei cocci fatti di energia pura, come vetro colorato arancione che emetteva una propria luminescenza. "Ah! Iaco vede tracce di magia! Strano... non vede effetti di vero incantesimo, ma... sa che qui usata magia!"

 

"Cosa? Vuoi dire che... davvero qualcuno è stato qui e ha usato la magia per nascondere le proprie tracce?" chiese Matilde. "E... e da quanto tempo era che seguivano le nostre mosse?"

Iaco scosse la testa. "Iaco non sapere." rispose. "Forse da quando noi arrivati."

 

"Merda..." imprecò Maria. "Allora questo vuol dire... che forse i Malformatori ci hanno già scoperti e sanno che stiamo per arrivare?"

"Non ne ho idea... Iaco, vedi qualche altra traccia di magia, per caso?" chiese Bastiano. Il coboldo stregone scosse la testa, ma la sua attenzione venne comunque attratta da una sezione di terreno pochi metri davanti a lui, in un punto nel quale sembrava essere cresciuto un grande pino dalla folta chioma. C'era qualcosa che non convinceva Iaco... ma con la vista disturbata dalla luce del sole, non era sicuro di aver visto giusto.

 

"Questo albero..." disse Iaco, guardando tutt'attorno. "Un po' strano. Iaco non sa perchè, ma... strano. Qui no muschio. No funghi. Molto strano."

"Strano? In effetti è piuttosto... inusuale. Vediamo un po'." disse Dario sfoderando uno dei suoi fidati pugnali. Il giovane ex-monello di strada prese un ramo del pino e gli fece un taglio con un gesto deciso. Rimase un po' sorpreso quando vide che il ramo non era fatto di legno, ma di un materiale molto più flessibile e dall'aspetto inorganico. Dal taglio non uscì resina, e non si sparsero neanche trucioli di legno in giro... c'era qualcosa di peculiare nel fatto che un albero fatto di qul tipo di materiale sembrasse così vero.

 

"Questo albero... non è reale. E' fatto di un materiale molto strano, che ricorda molto il legno come aspetto e consistenza. Ma non è qualcosa di organico... o qualcosa con cui si potrebbe fare un fuoco o costruire mobili." disse il giovane, con evidente stupore.

"Cosa? Ma è assurdo! E chi mai avrebbe messo un albero  finto in questo posto?" si chiese Matilde. La bambina si avvicinò all'albero finto e ne toccò la corteccia, sentendo al tatto qualcosa che poteva in effetti ricordare il legno. Ma c'era qualcosa nella sua consistenza che ricordava più la plastica o la ceramica. Ma non era nessuna delle due cose... "E che razza di materiale è questo?"

 

"Non ne ho idea. Mai visto niente di simile." rispose Maria. "E... come avrebbero fatto a tenere nascosto un albero artificiale come questo?"

"Beh, questo no posto che vengono molti." Iaco cercò di trovare una spiegazione plausibile. "E poi, qui molti alberi. No strano che nessuno notare albero finto."

Bastiano disse di sì con la testa. "S-sì... immagino... che abbia senso, ma... ma non spiega perchè... hanno messo questo albero finto qui." rispose dopo un attimo di esitazione. "Voglio... voglio dire, a cosa... ehm... serve? Non... non voglio dire una... stupidaggine, ma..."

 

"Ma, ma, nessuna stupidaggine, Basti! Anch'io sono curiosa di sapere. E anzi, adesso voglio proprio vedere cosa sta succedendo!" Matilde, diretta e spiccia come al solito, si mise a cercare a tentoni attorno alla corteccia dell'albero, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse sembrarle fuori posto o comunque peculiare. Sulle prime, Matilde non trovò niente di particolare, a parte il fatto che come diceva Iaco, la corteccia fosse del tutto priva di muschi, licheni o altre forme di vita vegetali. In effetti, non c'erano neanche insetti...

Poi, la piccola guerriera spostò il palmo della mano su quello che sembrava essere un nodulo di legno - o meglio, del materiale sconosciuto di cui era fatto l'albero. Sentendolo stranamente instabile, Matilde provò a spingerlo, mettendoci tutta la sua considerevole forza... e scoprì che il nodulo penetrava nell'albero, come una sorta di pulsante o di congegno.

 

"Hey! Guardate un po'! Questo affare può essere premuto!" disse Matilde con un ampio sorriso. "Forse stiamo facendo qualche passo avanti!"

"Direi proprio di sì! Guardate là!" esclamò Maria, gli occhi sgranati per la sorpresa. Indicò una parete di roccia vicina a loro... e in particolare, una sezione che stava scivolando di lato con un suono cupo, come una porta scorrevole! "C'è un passaggio segreto... che sia quello il passaggio per il covo dei Malformatori?"

"Beh... sinceramente, mi sembra un po' imprudente andare là e fiondarci subito per quel passaggio segreto." disse Dario. "Se permettete, vado a dare un'occhiata. Giusto per assicurarci che possiamo proseguire..."

"Okay. Noi restiamo vicini in caso di problemi." Maria assentì, e afferrò strettamente la sua ascia. Matilde fece lo stesso con il suo spadone dalla lama larga, e sia Iaco che Bastiano si tennero pronti a lanciare un incantesimo...

 

Con prudenza, Dario afferrò uno dei suoi pugnali e si avvicinò all'apertura, la schiena appoggiata al muro e le orecchie tese in modo da cogliere anche il minimo segnale di pericolo. Si avvicinò lentamente e fece per dare un'occhiata nel tunnel... quando cominciò a sentire dei rumori provenire dal passaggio segreto. Per un attimo, il giovane restò fermo dov'era, non del tutto sicuro di aver sentito bene, e fece un cenno ai suoi compagni affinchè si tenessero pronti. Poi, aguzzò ancora un po' l'udito e cercò di cogliere meglio il rumore. Erano dei versi animaleschi, ma non assomigliavano a quelli di nessun animale che avesse mai visto in vta sua. Per un attimo, il giovane desiderò che ci fosse Nisa con loro - era sicuro che lei sarebbe stata in grado di identificarli all'istante.

 

Ma di qualunque cosa si trattasse, stavano arrivando. E anche di gran carriera. Il tono di quei versi non faceva ben sperare... erano i versi di predatori che non vedevano l'ora di affondare i denti nelle carni di qualche vittima!

Dopo un istante di sgomento, Dario sollevò uno dei suoi pugnali e si tenne pronto. Beh, se era qualche belva affamata, avrebbe presto compreso che non aveva di fronte degli agnellini indifesi.

 

"Stanno arrivando." disse il ragazzo al resto del gruppo. "Tenetevi pronti. Temo che siano pericolosi."

 

Maria fece il segno dell'okay con una mano, e tutti si tennero pronti ad affrontare la minaccia che cominciava a profilarsi...

E qualche istante dopo, una figura scimmiesca emerse dal corridoio, emettendo una serie di orribili versi! In effetti, si trattava proprio di una scimmia, alta poco più di un metro, che si muoveva con sorprendente agilità spingendosi con le mani sul terreno. Tuttavia, non poteva certo essere una normale scimmia: orrendi tentacoli ricoperti di uno strano e viscido liquido verdognolo spuntavano qua e là, in maniera casuale, da una corta e sudicia pelliccia nera, e il volto era mostruosamente deturpato da piaghe e tumori carnosi, con una sorta di "collare" di spuntoni ossei che spuntava dal collo! Ad una prima occhiata, le gambe sembravano atrofizzate, ma guardando meglio, Dario si rese conto che in realtà quella creatura aveva un groviglio di tentacoli al posto delle gambe, ognuno dei quali terminava con una sorta di uncino che la mostruosità usava per ancorarsi meglio al terreno. Dietro il mostro, arrancavano altri mostri dello stesso tipo - e man mano che si rivelavano, Dario contò almeno una decina di quelle orride bestie!

 

"Ma... che cazzo..." mormorò Maria, come ipnotizzata dall'aspetto mostruoso di quei mutanti. Per un istante, la giovane donna allentò la presa sulla sua ascia... ma non appena il primo dei mutanti lanciò un gorgogliante ruggito di rabbia e si accinse a saltarle addosso per sbranarla, riprese coraggio e si piegò sulle ginocchia. "State attenti! Non so che diavolo siano queste cose, ma non sono per niente amichevoli! Dobbiamo difenderci con tutte le nostre forze!"

"Ce... certamente!" esclamò Matilde con un sussulto di paura. Prima che la piccola guerriera potesse aggiungere altro, due di quei mostri, più arditi degli altri, presero l'iniziativa e si lanciarono alla carina con dei versi terrificanti che ricordavano una sorta di misto tra l'ululato di un lupo e il sibilo di un felino infuriato, muovendosi con terrificante rapidità malgrado le loro forme mostruose!

 

Dario agì con prontezza di riflessi e si lanciò a sua volta all'attacco, studiando rapidamente i corpi di quelle cose mostruose. Il collo era protetto da degli spuntoni ossei, e i tentacoli rendevano difficile prendere la mira contro il corpo... ma la testa era scoperta, e il ragazzo calò il pugnale non appena giunto a ridosso della mostruosità! Con un grido di battaglia, Dario piantò il pugnale nella tempia dello scimpanzè mutante, e la lama penetrò profondamente nella testa trafiggendo il cervello. Il mutante si irrigidì di colpo e crollò a terra, scuotendosi ancora per un istante prima di immobilizzarsi del tutto. L'altro mutante, per nulla impressionato si lanciò su Iaco - essendo il più piccolo del gruppo come dimensioni, dava l'impressione di essere la preda più facile, impressione che il coboldo blu fu ben lieto di smentire!

 

"Scudo!" esclamò Iaco. Alzò una mano davanti a sè e creò uno schermo di energia che riuscì a bloccare il colpo di artiglio della scimmia mutante... ma in quel momento, tutti gli altri mutanti si gettarono all'attacco, sperando di sopraffare il gruppo di avventurieri con la semplice forza dei numeri! Dario grugnì per il dolore quando una di quelle orride bestie lo morse ad una spalla, e reagì sferrando una pugnalata che mancò di poco l'occhio del mostro e lo costrinse a mollare la presa!

 

"Attenti! Non fatevi prendere ai fianchi! Restate uniti!" esclamò Maria. Una delle bestie stava calando su di lei, inondandole il volto di saliva disgustosa e di alito pestilenziale... e la giovane donna fece una smorfia di disgusto per poi calare l'ascia sulla creatura e tagliarle due tentacoli. Con uno stridio acuto, il mutante indietreggiò, perdendo sangue giallastro dai moncherini, ma un altro fu rapidamente addosso a Maria e le avvinghiò le braccia con i tentacoli!

"Maria!" esclamò Matilde. La piccola spadaccina intervenne, calò la spada sul mostro e lo colpì a morte, trafiggendogli il torace e mandandolo a terra con un gorgoglio atroce. Maria si liberò dai tentacoli che ancora si muovevano spasmodicamente, e ringraziò la bambina con un cenno della testa, poi rivolse nuovamente la sua attenzione ai mostri. Ne erano rimasti ancora otto...

 

"Matilde! Stiamo davanti a Iaco e Bastiano! Dario, torna indietro! Non farti circondare!" esclamò la donna. Dario sferrò una pugnalata ad un mutante che gli stava addosso, poi si allontanò con una spettacolare capriola, giungendo vicino al resto del gruppo. Con un rapido movimento del braccio, estrasse un coltello da lancio da sotto la sua mantella e lo scagliò con letale precisione, trafiggendo un occhio del mutante più vicino!

 

"Bastiano!" esclamò Iaco, mentre cercava di ritirarsi sotto la furia di due mutanti. Con un gesto del braccio, il coboldo evocò una scarica elettrica che stordì una delle due mostruosità, poi prese la spalla del piccolo oracolo e lo scosse leggermente. "Bastiano, noi bisogno anche di te! Attento, non perdere calma!"

"Ah!" il ragazzino sembrò riscuotersi dalla paura e i suoi occhi ripresero luminosità. Deglutì e cominciò ad intonare una preghiera. "Io... io chiedo aiuto a Pelor, signore del sole... che la sua luce ci guidi!"

Il piccolo oracolo alzò le braccia, e sia lui che i suoi compagni risplendettero per un istante di una strana luce dorata, sentendosi di colpo più forti e vigorosi! Maria fece un cenno con la testa e sferrò un poderoso fendente con la sua ascia, talmente potente da spaccare in due il mutante più vicino!

 

Iaco sorrise e fece un cenno di assenso, poi lanciò un altro incantesimo. "Ottimo! Ce la possiamo fare!" esclamò il coboldo. "Missile Magico!"

Tre strali di luce scaturirono dalle dita artigliate di Iaco e colpirono un altro mutante senza fallo - due di essi centrarono le braccia del mostro, mentre il terzo attraversò il cuore del mostro e lo fece accasciare al suolo agonizzante. Ma un altro di quei mutanti riuscì a prendere Iaco su un fianco, e mise a segno un fendente con i suoi artigli, ferendo Iaco ad un fianco! Le squame che coprivano il suo corpo riuscirono ad attutire il fendente, ma Iaco emise comunque un breve grugnito di dolore quando sentì gli artigli della creatura che gli penetravano nella carne.

 

"Iaco!" esclamò Maria. Fece per intervenire, ma un'altra di quelle orride bestie si lanciò su di lei con tutto il suo peso, sbilanciandola e sferrandole un'artigliata che tracciò tre ferite parallele su un lato del suo viso, mancando di pochissimo l'occhio. Ringhiando di dolore, Maria barcollò indietro e il mostro si accinse a chiudere le fauci sul suo volto... ma Dario lo fermò in tempo, piantandogli un pugnale nella nuca! La cosa emise un verso strano ed orribile, poi crollò a terra e non si mosse più, mentre Maria si ritirava premendosi il volto sanguinante con una mano. Preoccupato, Dario si voltò verso la sua compagna, ma Bastiano si era già precipitato al fianco di Maria e stava lanciando un incantesimo curativo.

 

Con un grido di battaglia, Matilde si precipitò ad aiutare Iaco e sferrò un tremendo fendente con la spada, ferendo il mutante che minacciava di sopraffare il coboldo stregone. Stordito e sanguinante, Iaco si rialzò e ringraziò la piccola guerriera con un cenno della testa, poi alzò un braccio per lanciare un altro incantesimo Missile Magico...

 

"Fatevi forza!" esclamò Dario, voltandosi di scatto verso i mutanti con i pugnali ben stretti nelle mani. Le abominevoli bestie esitarono, vedendo che già metà di loro era stata abbattuta... ma a quanto pareva, la loro sete di sangue soprassava persino il loro istinto di autoconservazione, e i mutanti superstiti cercarono di muoversi attorno al gruppo e tenerli sotto tiro...

"Uff... grazie, Bastiano. E' stato... sgradevole." Maria ringraziò il piccolo oracolo con un sorriso e si tolse la mano dal viso, rivelando che le ferite si erano richiuse, senza lasciare alcuna cicatrice. Bastiano annuì con sicurezza, e Maria afferrò nuovamente la sua ascia e si preparò a ricevere l'attacco successivo. "State attenti! Tenete alta la guardia, e proteggete Iaco e Bastiano!"     

 

Matilde strinse i denti e alzò la spada, in modo che i mutanti potessero vederne la terrificante lama. "Tranquilla, Maria. Di qui non passa nessuno!" esclamò. "Basti, resta dietro di me, e se puoi prepara un incantesimo!"

"R-ricevuto, Mati! Farò anch'io quello che posso!" esclamò il ragazzino. Iaco annuì e creò delle scariche elettriche attorno alle mani, mentre Dario osservava i mutanti in modo da cogliere il momento giusto e sferrare un altro dei suoi precisi e letali affondi...

 

 

oooooooooo

 

 

Nello stesso momento, in un altro luogo a metà tra il mondo dei mortali e il luogo delle ombre...

 

"Allora... com'è andata?" chiese la figura ammantata, la cui voce suonava acuta e stridente, come vetro tagliato.

L'altro individuo, che indossava anch'egli un mantello con cappuccio che copriva tutto il suo corpo, disse di sì con la testa. "Sembra che siano abili. Teniamoli d'occhio." rispose. Anche la sua voce aveva un timbro cristallino, anche se era un po' più profonda di quella del suo simile. "Le nostre informazioni erano corrette. Ma non è il caso di rivelare la nostra presenza. Non per il momento, almeno."

 

La prima figura ammantata annuì. Se i kyton erano coinvolti, era meglio restare nascosti quanto più possibile...

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...   

   

      

 

       

  
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