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Autore: Shayla_the_angel    05/09/2009    3 recensioni
Buon giorno care lettrici e cari lettori di EFP...che dire su questa mia nuova fic senza rivelare troppo? Non lo so. Ovviamente i protagonisti indiscussi sono sempre e solo loro (^^) e la loro storia si intreccia con quella di Clare, una ragazza particolare, con un passato difficile da dimenticare, soprattutto perché ci sono evidenti testimonianze di quel passato, che tornano a tormentarla ogni volta che guarda gli occhi azzurrissimi del bambino che dorme nel lettino accanto al suo. I titoli dei capitoli sono strettamente legati alla musica. Che so...potrebbero essere titoli di canzoni oppure frasi che magari mi hanno colpita o che semplicemente ci stanno bene...in ogni caso alla fine di ogni cap vi avviserò riguardo autore e canzone (almeno se non le conoscete le andate a sentire poi mi fate sapere =D)...poi che altro rivelarvi? Non saprei...vi chiedo perdono se verrà fuori una schifezza (il che mi sembra abbastanza probabile visto il mio umore da topo morto =D) e se, come al solito, Gustav avrà un ruolo piuttosto marginale. Mi impegnerò tantissimo per tenerlo in mezzo alla storia, ma ho letto pochissima roba sul suo conto e non so proprio come gestire il personaggio...vabbè...in ogni caso vi auguro buona lettura.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 02 Bene, ecco a voi il secondo capitolo...dunque non faccio il riepilogo perché tanto non direi molto...in ogni caso spero di avervi dato una vaga idea riguardo la protagonista.
Partiamo con il primo ringraziamento della storia. Neanche due ore che ho postato il primo capitolo e già c'è un commento!
Grazie mille tokietta94! Mi fa piacere che la storia ti piaccia...spero che anche questo capitolo vada bene! Baci baci...let's go!

02.
That I'm losing control

Mi svegliai, disorientata. Dovevo essermi addormentata.
Guardai l'ora sulla sveglia. Le sette meno dieci.
Mi alzai di scatto facendo cadere a terra il lettore CD. Imprecai tra i denti, poi andai in bagno, mi lavai e mi vestii.
Michail cominciò a piangere, quindi lo presi dal lettino e cominciai a parlargli, per rassicurarlo.
"Sono qui amore mio...non piangere più. Ora la mamma ti da la pappa, poi arriva Lydia che ti fa tante coccole" gli dissi, con voce mielosa.
Ogni mattina era sempre la stessa storia.
Il bambino era puntuale come un orologio svizzero quando doveva mangiare e avrei potuto far traquillamente a meno degli orologi in casa.
Mangiava quattro volte al giorno, anche se il pediatra diceva che erano troppe e per il resto della giornata se ne stava tranquillo nel suo lettino ad osservare il soffitto colorato della sua cameretta almeno finché non sentiva la necessità di essere cambiato.
Lo allattai seduta sul divano. Non riuscivo a smettere di guardare i suoi occhioni attenti che mi fissavano con aria tranquilla.
Dopo che ebbe mangiato gli feci fare il tipico ruttino e lo misi nella carrozzina.
Iniziò a lamentarsi.
"Amore...la mamma deve finire di prepararsi. Intanto ascolta un po' di musica" dissi accendendo lo stereo.
Lydia mi aveva detto che facendogli ascoltare Mozart sarebbe diventato più intelligente, ma la musica classica non mi piaceva neanche un po', quindi misi un CD misto e andai a truccarmi.
Al piccolo piacevano tantissimo i Linkin Park e gli Evanescence, perché erano gli unici due gruppi capaci di tranquillizzarlo.
Sorrisi, pensando che era impossibile che un bambino così piccolo capisse le differenze tra un brano e l'altro e che forse non erano quei due gruppi a calmarlo, ma semplicemente si stufava di richiamare la mia attenzione mentre mi preparavo.
Sentii la porta aprirsi, quindi presi la giacca e la borsa ed andai nel piccolissimo salottino, dove il bambino stava tendendo le mani verso la mia amica.
"Miky! Ciao splendido!" esclamò Lydia stringendolo al petto.
"Hey che mamma degenere sei? Non dovresti fargli ascoltare questa musica! Mozart...quello sì che gli serve" disse la mia amica, rivolta a me.
"Guarda che Mozart gli fa schifo, quindi preferisco fargli sentire cose serie" risposi, sorridendole.
In quel momento suonarono il campanello. Spensi lo stereo poi andai ad aprire.
"Lei è la signorina Smyth?" mi domandò il corriere espresso.
"Sì sono io...perché?" domandai.
"C'è un pacco per lei. Dovrebbe firmare qui" disse, porgendomi un foglio e una penna.
Firmai e l'uomo mi consegnò uno scatolone di cartone di dimensioni assurde.
"Posso sapere cosa c'è dentro?" domandai, mentre il corriere lasciava la consegna in mezzo al salotto.
"Io di certo non so dirglielo signorina" rispose lui, andandosene.
Lydia mi guardò, sconvolta quasi quanto me.
"Guarda qui...c'è un biglietto" disse la mia amica, consegnandomi un foglietto di carta.
Lo aprii e lessi il messaggo. Mi salirono le lacrime agli occhi.
"Chi te lo manda?" domandò lei, preoccupata.
"La...mia matrigna...Lucilla..." dissi.
Una volta aperto il pacco mi accorsi che era un box per bambini.
"Spero che vada tutto bene. Ho faticato parecchio per trovare il tuo nuovo indirizzo".
Questo il contenuto del messaggio.
"Senti, io glielo rimanderei indietro con scritto di infilarselo in quel posto! Sono mesi che non vi sentite...perché cavolo è venuta a rompere adesso? Ha bisogno di un favore?" chiese lei, innervosita.
"Io...non lo so. Senti, lascia tutto com'è, non provare a montarlo tanto lo butto. Io ora devo andare al lavoro se no arrivo tardi" le risposi, ancora turbata.
Uscii di corsa di casa, poi presi il motorino che mi aveva regalato mio padre per il mio compleanno e mi recai al negozio.
Il mio collega era già arrivato, quindi era tutto aperto.
"Ciao David!" esclamai entrando con il casco sotto braccio.
"Ciao Clare" rispose lui, sorridendomi.
Mi misi subito a pulire per terra, cercando di tenere la mente occupata.
"Hey che succede?" mi domandò. Chissà che faccia avevo.
Alzai lo sguardo.
"Oh nulla tranquillo".
"Il bambino sta bene?" chiese, preoccupandosi.
Michail era diventato la mascotte del negozio dopo che Lydia lo aveva portato a "vedere dove lavora la mammina".
"Oh sì. Sta benissimo. Non ti preoccupare" risposi sorridendogli.
Lui mi lanciò un'ultima occhiata, poi aprì il negozio ai clienti.
Erano le sette e mezza e oltre a pochi studenti e qualche impiegato non c'era in giro anima viva.
Ogni tanto entrava qualche ragazza a chiedere se era uscito l'ultimo album di qualche gruppo dal nome impronunciabile, ma nulla degno di nota.
"Certo che nessuno ascolta della sana musica..." disse David, prendendo la giacca. Lui lavorava solo fino a mezzogiorno dal lunedì al giovedì e il venerdì faceva tutta la giornata, mentre io restavo fino alla chiusura, ma solo per tre giorni alla settimana. I sabati del mese erano a turno, il primo e il terzo io, il secondo e il quarto lui.
Il venerdì pomeriggio e la domenica il negozio era chiuso. Insomma mi ero trovata un lavoro niente male.
In più ero a contatto con la musica e mi tenevo aggiornata, almeno per quanto riguardava i gruppi che mi piacevano tantissimo.
Il pomeriggio si stava rivelando ancora più noioso della mattinata. Almeno con David avevo qualcuno con cui parlare, quindi presi un CD dei Sum41 che il mio collega teneva in un cassetto e lo misi nello stereo, poi schiacciai la freccina del play e la musica si diffuse in tutto il negozio.
Quel CD lo avevamo ascoltato più o meno un milione di volte, quindi i testi li sapevo praticamente a memoria.
Mi misi al computer e cominciai a cantare, mentre giocavo al solitario. Non avevo internet a casa, quindi ero completamente impedita nell'usare qualsiasi pc.

Wait how long would you wait
just for me to call
I know you make mistakes
yeah but
I hope some day you have it all

Cause I feel like a prisoner
trapped inside your broken world
while I'm playing the victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's gonna change
I hope someday you have it all
take this aggravation that I've thrown myself into
change this situation just cause I need something new
and still

I feel like a prisoner
trapped inside your broken world
while I'm playing the victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's gonna change
I hope someday you have it all
I hope someday you have it all


La canzone stava per finire quando entrò un cliente. Era vestito in maniera strana. Vestiti larghissimi, cappuccio calato in testa e occhiali immensi sugli occhi.
La mia mano andò svelta verso il cellulare e selezionai la polizia alle chiamate rapide. Non ero quel genere di persona che si fidava ciecamente di tutti.
"Buon giorno...cosa desidera?" domandai, osservandolo.
"L'ultimo CD di 2pac...in fretta" sibilò.
"Guardi non so se è ancora arrivato...devo controllare".
"Sì sì...basta che ti muovi" rispose lui, con aria arrogante.

if we could all depend [on what we know]
if you could understand [I'm losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]


"Mi dispiace, ma non posso aiutarla. Di solito gli stronzi li serve il mio collega, ma lui non è qui" dissi.
Mi resi conto immediatamente di quello che avevo detto e sussultai.
Lui mi guardò.
"Come scusa?" domandò.
Sbiancai immediatamente e finsi di non aver detto nulla, mettendomi a cercare quello che voleva nel database del pc.
"Io...qui mi dice che dovrebbe uscire domani...probabilmente ce lo portano domani pomeriggio" dissi a mezza voce.
Lui annuì, poi uscì quasi di corsa.
Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai sulla sedia. Seguii il tizio sospetto con lo sguardo e lo vidi salire su una Cadillac enorme. Mi segnai subito il numero di targa. Uno così non poteva di certo possedere una macchina simile. L'aveva sicuramente rubata.
Chiamai la polizia e domandai se qualcuno aveva denunciato il furto di un'auto scura con quella targa.
L'uomo mi rispose cortesemente che era praticamente impossibile che qualcuno rubasse quell'auto, ma quando gli chiesi spiegazioni più dettagliate mi disse che non poteva rispondermi perché erano ovviamente informazioni riservate.
Alle sei chiusi il negozio e con mia grande sorpresa notai che c'era di nuovo in giro quella Cadillac immensa.
Rabbrividii, cominciando a pensare che quel tizio probabilmente era tornato per vendicarsi, visto che gli avevo dato dello stronzo.
Finsi di non averlo visto e salii sul motorino. Mi si avvicinò un ragazzo completamente diverso da quello che si era presentato al pomeriggio.
Aveva abiti attillati e sembrava piuttosto tranquillo.
Lo guardai pronta a chiedergli che cavolo volesse da me, quando lui sfoderò un sorriso spiazzante.
"Scusami...per caso c'eri qui tu oggi pomeriggio in negozio?" mi chiese.
Io annuii, pronta a colpirlo con il casco se fosse stato necessario.
"Beh volevo scusarmi per come si è comportato mio...ehm...il mio amico. Sai non è molto garbato e di certo ti sarai fatta una cattiva idea sul suo conto..." disse tranquillamente.
Lo guardai, incapace di capire. Perché mi stava dicendo quelle cose? Era un discorso senza senso.
"Ok...non...non c'è problema" risposi, salendo in moto.
"Ah...e per tua informazione...la macchina è sua" aggiunse il ragazzo, allontanandosi quasi di corsa.
Frenai per capire bene cosa aveva detto.
Possibile che quella serpe di un poliziotto gli avesse telefonato, riferendo quanto gli avevo chiesto?
Ribollii di rabbia, poi tornai a casa.
Lydia era seduta sul divano a studiare alcune pagine di medicina, mentre Michail dormiva tranquillo al suo fianco.
Il box era montato e trionfante in mezzo al mio misero salotto.
"Lydia! Ti avevo detto di non montarlo!" esclamai a mezza voce per non svegliare il bambino.
"Lo so...solo che il pargolo qui si è addormentato quasi subito e io ho avuto tutta la giornata da occupare" rispose lei, sorridendomi.
"Beh settimana prossima non hai mica l'esame?" domandai indicando il libro mentre mi toglievo la giacca.
"Oh sì...però mi sento preparata, quindi non ci sono problemi" disse lei.
"Senti...ti fermi qui a mangiare?" le chiesi.
"No...c'è Matthias che mi sta aspettando" rispose arrossendo.
"Ah già! E' il vostro...mesiversario" dissi, sorridendole.
"Esatto".
"Allora corri a casa a farti bella...non che ci voglia molto!" dissi.
Lei mi salutò con un bacio poi corse via.
Io mi sedetti sul divano e strinsi tra le braccia il mio bambino che continuava a dormire tranquillo. Ancora una decina di minuti e si sarebbe sicuramente svegliato, reclamando la cena.

Ed ecco la fine del secondo capitolo...dunque il titolo l'ho ovviamente recuperato dalla sopracitata canzone dei Sum41 (gruppo che adoro). Il titolo è 88 e la consiglio vivamente a chi piacciono le canzoni un po' melodiche, un po' rock...comunque perché ho scelto proprio questo titolo? Beh se non è abbastanza evidente, Clare perde il controllo con lo strano tizio (che ovviamente nessuno ha capito chi è vero??? Come no...ci arriverebbe anche mia cugina che ha tre anni -.-') incasinandosi un po' la giornata, visto che poi vive il ritorno a casa con l'ansia...beh penso di avervi spiegato un po'...ora vi lascio al prossimo capitolo, ringraziando tutti quelli che leggono. Kussen
   
 
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