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Autore: moira78    22/02/2022    6 recensioni
E se Albert avesse partecipato alla Festa di Maggio?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Festa di Maggio

"Georges, credi di potermi rimediare un vestito elegante entro dopodomani?", chiese Albert battendo ritmicamente la penna d'oca sulla scrivania di mogano e guardando un punto indefinito sul muro di fronte a sé, immerso nei propri pensieri.

"Un abito elegante, signorino William? Non mi dirà che...". Il tono di voce dell'uomo gli parve allarmato, così si voltò a guardarlo.

Gli sorrise. "Candy ha mandato un messaggio al suo amico Albert nel quale gli fa sapere che, grazie a un dono dello zio William, troverà il modo di partecipare".

Georges emise un sospiro impercettibile: "Come si presenterà alle istitutrici e agli altri partecipanti, se glielo chiederanno?".

Albert si strinse nelle spalle: "Beh, potrei passare benissimo per uno degli studenti, ora che non ho più la barba. O pensi che appaia ancora troppo vecchio?", chiese accarezzandosi il mento con la mano.

"Non è questo, William, lo sa bene, ma...".

"Allora cosa? Ci saranno parecchie persone e io sono anche amico di Stair, Archie e di due delle compagne di corso di Candy. Mi sono venuti tutti a trovare allo zoo. Diamine, conosco persino Terence!". Posò la penna e si alzò dalla poltrona.

Stavolta il sospiro fece tremare un poco i baffi di Georges: "Vuole accertarsi che la signorina Candy stia bene prima di partire per l'Africa, vero?".

Quella domanda lo irrigidì e Albert fu costretto a voltare lo sguardo altrove, posizionandosi davanti a una finestra che gli restituiva il panorama londinese con il Big Ben in lontananza. Non era facile venire a patti con il tumulto interiore che l'aveva colto quando aveva di nuovo incontrato Candy a Londra: una Candy quattordicenne che sembrava già una donna e che prendeva l'iniziativa di fuggire da scuola in piena notte, per comprare delle medicine a un amico o per salvare l'animaletto del cuore di una compagna di classe.

Una Candy che, a distanza di meno di un anno da quando l'aveva consolata per la morte di Anthony, era rifiorita e sembrava splendere di nuova luce.
"Una Candy innamorata...", mormorò a se stesso.

"Come, signorino William?". La domanda di Georges lo fece quasi sobbalzare.

"Niente... niente... dicevo solo che sì, in parte è così. E poi non voglio deluderla", disse voltandosi di nuovo verso di lui.

L'uomo annuì: "Molto bene, immagino che l'abito non dovrà essere troppo appariscente, giusto?".

Albert sorrise: "Avevo detto a Candy che me lo sarei fatto prestare da un amico, quindi non dev'essere su misura o particolarmente pregiato. Direi che un due pezzi chiaro adatto alla primavera con una cravatta coordinata è più che sufficiente. Oh, e ovvio, anche le scarpe! Che c'è...?".

Aveva letto qualcosa negli occhi scuri di Georges e capì che si stava scoprendo troppo. Che il suo interesse per Candy non gli stava solo sfuggendo di mano, ma poteva essere visibile agli altri.

E quello non andava bene.

Diamine, si era ripetuto milioni di volte che Candy era la sua protetta a malapena adolescente e lui un uomo di quasi venticinque anni, ma non riusciva più a fare a meno di pensare a lei da qualche tempo a quella parte.

Georges gli stava dicendo che avrebbe trovato l'abito adatto ad Albert il giramondo e glielo avrebbe fatto recapitare al massimo entro la serata, ma lui era distratto e annuì a malapena.

Il suo cuore stava di certo confondendo il desiderio di protezione con qualcosa che era troppo grande e impossibile. Voleva solo rendere felice quella che, più che una figlia, considerava come una sorellina per la quale provava un affetto sconfinato.

Giusto?

Quando il suo braccio destro chiuse la porta, Albert serrò le palpebre: "Mi assicurerò che stia bene con Archie, Stair e... gli altri, poi farò questo viaggio. La lascio in buone mani e Georges veglierà su di lei al posto mio".

Mormorò quelle parole allo studio vuoto della fredda residenza londinese, nel quale i documenti dei nuovi investimenti, assieme a Georges, erano i suoi compagni fidati. Dopo quel viaggio, con tutta probabilità, avrebbe dovuto pianificare la sua presentazione ufficiale e, quale patriarca, sarebbe stato legato per sempre alla famiglia Ardlay.

Sedette di nuovo, riflettendo con il gomito poggiato sulla scrivania e il mento sulla mano. La libertà per lui era un concetto così importante, che non aveva battuto ciglio quando aveva scoperto che Candy saltava le mura di recinzione della Saint Paul School per cercare medicamenti o andare a trovarlo allo zoo. Certo, preferiva che si muovesse di giorno e non di notte, quando le strade di Londra potevano diventare pericolose, ma la verità era che, esclusi i suoi momenti di fragilità, Candy gli aveva sempre dato l'idea di sapersela cavare molto bene. E, soprattutto, di non sopportare i legami.

All'inizio aveva avuto seri dubbi sul mandarla a studiare a Londra, ma poi aveva ricordato che lui stesso aveva tratto beneficio dal collegio e ora poteva occuparsi degli affari con una scioltezza che sperava fosse sufficiente a prendere il posto che gli spettava.

Tuttavia, avrebbe preferito studiare veterinaria e vivere in Africa.

Invece si stava accontentando di visitare quel continente che tanto lo affascinava per assaporare la libertà un'ultima volta prima di chiudersi in quella specie di gabbia dorata.

Sperava che Candy, una volta terminati gli studi, potesse sfruttarli per seguire la sua strada: lui, di certo, l'avrebbe supportata qualunque cosa avesse deciso di fare nella vita.

Se solo avesse potuto condividere la propria con una donna come lei, un giorno, forse avrebbe sentito molto meno il peso di quella responsabilità che gli gravava addosso...
 
- § -
 
Candy rise di cuore alle osservazioni di Archie e Stair e ballò volentieri con Annie e Patty per entrare ancora meglio nel personaggio di Romeo. Anche se stava impersonando un uomo, si stava divertendo un mondo. Però avrebbe dato nell'occhio se avesse continuato a danzare con i ragazzi.

Si mise a camminare nel giardino assaporando qualche dolcetto esposto sul tavolo del buffet, lanciando sempre qualche occhiata verso le suore dall'altro lato del cortile. Nessuna sembrava dare cenno di riconoscerla e Candy poté rilassarsi un po'.

Fu allora che lo vide.

"Oh, ti prego, concedimi anche il prossimo ballo!", lo stava supplicando una ragazza con i capelli castani e l'abito bianco e oro fermato sulla schiena da un nastro marrone.

Lei le dava le spalle, ma riconobbe lui a prima vista, nonostante l'abito elegante e il volto un po' arrossato dall'imbarazzo: era Albert.

"Chiedo scusa, signorina, ma vorrei andare a prendere qualcosa da bere!", stava dicendo cercando di tenere lontane le braccia della studentessa che sembrava non volerlo lasciar andare.

Candy avvertì il rossore salirle alle guance perché, all'improvviso, capì come mai fosse così intenzionata a voler continuare a ballare con lui.
Il suo amico non solo sembrava molto più giovane dell'età che le aveva confessato notti prima per le strade di Londra, ma era indubbiamente bello.
Non che prima non se ne fosse accorta, ma quel completo chiaro senza neanche una macchiolina, ben stirato e impeccabile, gli rendeva davvero giustizia.
E faceva spiccare l'azzurro dei suoi occhi.

Oddio, che mi metto a pensare? Devo aiutarlo, piuttosto!

Dimenticandosi del tutto degli abiti che aveva indosso, si avvicinò a grandi passi e si schiarì forte la voce accostandosi ai due. La studentessa, che aveva un volto carino ma sembrava quasi una sorella mancata di Eliza Lagan, si voltò di scatto a fissarla.

"Scusami ma il prossimo ballo lo ha promesso a me!", dichiarò con voce decisa e solenne.

Il silenzio che cadde e le facce stupite di Albert e della ragazza le fecero capire la sua gaffe.

Accidenti!

Lei si accigliò, spostò lo sguardo dall'uno all'altra e mormorò: "Capisco", prima di afferrare i lembi del vestito, con le guance più rosse dei petali delle rose e allontanarsi a passi veloci. Sembrava sull'orlo delle lacrime.

Candy alzò il volto su Albert, che sembrava sconvolto. Colse il momento in cui la riconobbe e gli angoli delle sue labbra si incurvarono e tremarono. La sua risata cominciò con un leggero sussultare delle spalle, uscì con una specie di verso nasale dietro la bocca chiusa e poi divenne aperta e contagiosa come solo Albert sapeva fare.

Ne fu trascinata e rise con lui, emulandolo fino a che non dovettero tenersi la pancia e appoggiarsi ai tronchi degli alberi lì accanto con le lacrime agli occhi.

"Non so come ringraziarti, mio Romeo! Ora sì che nessuna vorrà più ballare con me!", proruppe Albert ricominciando a ridere più forte di prima.

"Mi dispiace, l'ho fatto senza pensare, mi sembravi così... in difficoltà!", rispose sincera, asciugandosi gli angoli degli occhi con due dita.

"Va bene così, Candy", si riprese lui facendole l'occhiolino e parlando a bassa voce, "ma non credo di poter comunque ballare con te o attireremmo l'attenzione delle istitutrici", concluse accennando col mento verso di loro.

Fu l'istante in cui Candy incontrò gli occhi gelidi di Suor Gray e un rivolo di sudore le scese sulla tempia.

"Hai ragione. Credo sia il caso che vada a cambiarmi", mormorò enigmatica.

Albert assunse un'espressione stupita: "Vuoi dire che hai altri costumi?".

Lei annuì, imitando il suo gesto di poco prima ma, mentre la musica riprendeva, non poté fare a meno di guardarlo con attenzione e dirgli: "Stai... benissimo", disse piano, la voce coperta dalle note.

"Cosa?! Non ho capito!", gridò lui portandosi una mano a coppa dietro l'orecchio.

"Ho detto che sei molto elegante e stai benissimo!", ribatté portando le proprie mani ai lati del viso e alzando la voce.

Albert sorrise e colse solo il suo labiale quando rispose: "Grazie, Candy", prima di correre via, preda di un imbarazzo che non credeva avrebbe mai provato davanti a lui.

Nascosta tra gli alberi, con il cuore in gola, Candy pregustò il momento in cui avrebbe ballato con Albert e si rese conto a malapena della presenza di Terence.

Le chiese di concedergli il ballo successivo, aprendo le braccia e sorridendole in modo disarmante.

"Credevo di essere sola!", protestò rendendosi conto che poteva averla vista mentre si cambiava.

"E invece c'ero io", disse lui inchinandosi, prima di condurla nel volteggio iniziale di quel brano.

Suo malgrado, trascinata dal proprio cuore che vibrava come le ali veloci di una farfalla scacciata in malo modo dal suo fiore preferito, si ritrovò a danzare con lui lo stesso valzer con cui era stata fra le braccia di Anthony.

Le emozioni si trasformarono in malinconia e quindi in rabbia quando le labbra di Terry incontrarono le proprie e le rubarono il primo bacio. E fu sconvolgente, meraviglioso, rude. Ma, soprattutto, inaspettato.
 
- § -
 
 
Albert attese a lungo il ritorno di Candy dalla radura nella quale era sparita e cominciò a pensare che avesse avuto qualche problema. Magari l'avevano colta il flagrante mentre si cambiava e rispedita all'interno della scuola e lui, anche se era il prozio William, non poteva farci nulla!

Non voleva addentrarsi nella vegetazione rischiando di dare adito a fraintendimenti, però a un certo punto, quando l'orchestra attaccò l'ennesima danza e vide da lontano i suoi nipoti parlare fra loro con le ragazze, si risolse ad andarla a cercare. Stair aveva fatto una domanda ad Archie e lui aveva alzato le spalle, mentre Annie e Patty scuotevano la testa dopo una lunga occhiata: parlavano certo di Candy.

Albert camminò con lo sguardo puntato sul sentiero principale, prestando attenzione a eventuali fruscii tra i cespugli, ma senza lanciare occhiate inopportune. Forse, dopo tutto, Candy aveva solo bisogno di più tempo per cambiarsi. Non poteva sbirciare per vederla, col rischio che non fosse ancora vestita, tuttavia non poteva nemmeno chiamarla facendola scoprire, così aguzzò l'udito per quanto la musica glielo permettesse.

Udì una voce maschile e bloccò i propri passi.

Un'altra voce, femminile e nota, lo convinse a voltarsi e finalmente scorse Terence e Candy che ballavano. Un sentimento dolceamaro gli si insinuò nel petto e si costrinse a sorridere quando la vide con la lunga parrucca rossa e l'abito della stessa tonalità che ballava col suo Romeo, in un punto più lontano dove c'era spazio.

Se con l'abito da Romeo era adorabile, con quello di Giulietta emanava una femminilità di altri tempi. Nel vederla, il suo cuore si librò quasi in volo, in una serie di battiti accelerati. E Albert comprese all'improvviso che non poteva rimanere lì.

Le aveva promesso che avrebbero ballato. Ma Candy stava ballando con Terence, come era giusto che fosse. Terence aveva la sua età e, nonostante i colpi di testa, sembrava davvero affezionato a lei: lui, assieme ad Archie, Stear e gli altri l'avrebbe protetta.

Sono di troppo, adesso. Ma almeno posso partire tranquillo...

Aveva appena formulato quel pensiero quando, proprio nel momento in cui si apprestava a distogliere lo sguardo, coglieva invece in pieno l'immagine dei volti uniti in un bacio.

La bocca gli si seccò e si ripeté che non era corretto rimanere lì a guardare. Un'insana quanto inaspettata punta di gelosia gli trafisse il petto e serrò i pugni chiudendo le palpebre con forza, per cancellare quella visione così come avrebbe potuto cancellare Candy dal proprio cuore.

Una ragazzina. È soltanto una ragazzina, in confronto a te. E sta baciando il suo... il suo...

 "Ma come ti permetti?!". Nonostante la distanza, udì distintamente l'urlo indignato di Candy e persino il rumore dello schiaffo.

Rendendosi d'improvviso conto che era ancora a portata di vista a sua volta, si affrettò a celarsi dietro al tronco di un albero, sporgendosi per capire se avesse bisogno di aiuto.

Dunque lei non era consenziente?

Che sciocco, aveva appena formulato un pensiero positivo su Terence e già doveva ricredersi! E dovette ricredersi ancora di più nel momento in cui lo vide restituire lo schiaffo a Candy.

Il corpo si mosse per puro istinto, incalzato da una volontà innata: doveva proteggerla e non gli avrebbe permesso di metterle più un solo dito addosso. Aveva osato colpire sul viso ciò che di più caro aveva al mondo e avrebbe pagato.

Ciò che di più caro...

Albert marciò deciso verso di loro solo per pochi passi, perché Candy aveva appena schiaffeggiato di nuovo Terence.

...ho al mondo.

"Non voglio vederti mai più!", gridò correndo via dalla parte opposta del bosco, lasciando lui e Terry entrambi immobilizzati a guardarla.

In quel momento, Albert si sentì diviso in due: una parte di lui voleva raggiungere Terence e restituirgli tutti i pugni da cui lo aveva difeso solo poco tempo prima; l'altra voleva correre da Candy per accertarsi che stesse bene.

Stringerla e non lasciarla mai più.

Spalancò gli occhi, spaventato dal suo stesso pensiero. Quello era sbagliato, assolutamente sbagliato! Non poteva, non poteva

innamorarsi

pensare a Candy in quei termini! Lei era poco più di una ragazzina, anche se sapeva di donne poco più grandi di lei obbligate a sposarsi con uomini facoltosi. Ma, soprattutto, lui era il suo tutore, il suo amico e aveva ben undici anni in più!

Non che fossero molti, quando lei ne avesse compiuto diciotto o diciannove ci avrebbe fatto meno caso, tuttavia...

Tornando sui propri passi senza accorgersene, Albert pensò che stava impazzendo: che razza di ragionamenti gli stava proponendo  il suo solitamente pragmatico cervello? Candy era stata innamorata di suo nipote e la presenza di Terence sembrava averla in qualche modo fatta rinascere.

Eppure, quel bacio che l'aveva fatta infuriare tanto continuava a bruciargli dentro.

Trovandosi di nuovo sul luogo della festa, Albert rimase interdetto: che doveva fare, ora? Attendere il ritorno di Candy e fare finta di nulla, offrendole una spalla su cui piangere? Si passò una mano tra i capelli e quasi gli venne da ridere quando incontrò gli occhi della ragazza che voleva ballare con lui poco prima.

Si allontanò di qualche passo, stordito dalla musica e dal profumo dei fiori e s'imbatté in Patty e Stair.

"Oh, Albert, sei qui! Hai visto Candy, per caso?", chiese lei.

"No... in effetti la stavo cercando anche io, perché devo andare via e vorrei salutarla". Dannazione, non era neanche riuscito a ballare con lei una volta!

Forse è meglio così...

"Ma non sei arrivato da poco? Devi già andartene?". La delusione di suo nipote lo commosse e si ritrovò a desiderare di avere più tempo per poterlo conoscere meglio: gli sembrava davvero un ragazzo in gamba, come Archie, d'altronde.

"Sì, purtroppo devo tornare al lavoro, ho cercato un sostituto ma gli devo dare il cambio". Perché stava scappando senza aspettare Candy? Si era forse reso conto all'improvviso di quanto tenesse a lei solo vedendola baciare un altro? O era temeva che ballando davvero con Candy potesse far trapelare sentimenti che non andavano mostrati?

Cercò per qualche istante una penna nel taschino e chiese ai ragazzi di rimediare un foglio di carta: voleva lasciarle un messaggio, non poteva comunque andarsene così. Eppure, mentre le scriveva le sue parole di commiato chino su un tavolo pieno di dolci alla fragola e punch analcolico, Albert si sentì un fuggiasco in piena regola.

Perdonami, Candy, entro un mese partirai per le vacanze estive e io forse sarò già lontano.

Anche se nel frattempo non si fossero rincontrati, però, si sarebbe accertato che Terence non facesse soffrire la ragazza, cercando di avere sue notizie. Sapeva che lei se la sarebbe cavata in ogni occasione, ma voleva partire sereno.

Chissà quando l'avrebbe rivista.
 
- § -
 
Mia cara Candy,

non sai quanto mi dispiace essermene andato così all'improvviso senza aver avuto l'onore di ballare con Giulietta. Purtroppo, mi hanno richiamato dallo zoo per un'emergenza e non ho potuto trattenermi oltre. Spero che ti sia divertita comunque alla festa. E spero anche di rivederti presto.

Albert

Candy abbassò il foglio che aveva riletto almeno tre volte, alzando lo sguardo verso la finestrella della soffitta. Poteva rivelarsi davvero una bella giornata e invece era andato tutto storto. Albert se n'era andato ancora prima che potessero danzare e Terence... beh, Terence...

Sulle labbra le bruciava ancora quel bacio rubato e sulla guancia lo schiaffo che le aveva restituito. No, decisamente le labbra ardevano molto di più: non le era dispiaciuto, anche se si era sentita costretta. L'arroganza del ragazzo l'aveva fatta infuriare, sì, tuttavia...

Candy si nascose il viso fra le mani: come lo avrebbe guardato di nuovo in faccia? Cosa sarebbe accaduto durante le vacanze estive, se davvero le avessero trascorse tutti in Scozia?

Se almeno Albert fosse qui, potrei chiedergli un consiglio.

Gli occhi le ricaddero sulle sue parole e con la mente lo rivide: il pirata con la barba e gli occhiali scuri trasformato in un angelo in abito bianco elegante con tanto di cravatta.

Mentre arrossiva per quel pensiero, la consapevolezza di una frase in particolare la trafisse: non ci aveva fatto caso, prima.

... senza aver avuto l'onore di ballare con Giulietta.

"Come faceva Albert a sapere che avevo un vestito da Giulietta?! Io non gliel'ho detto!". Candy si portò una mano alle labbra, gli occhi spalancati, riflettendo. Le possibilità erano solo due.

O lo ha immaginato... o non è stato solo Terry a spiarmi in silenzio.

L'idea che il suo amico di sempre l'avesse spiata anche involontariamente, però, non poteva corrispondere alla realtà. Così optò per una semplice deduzione: dopo Romeo, dovendosi vestire da donna, non poteva che arrivare Giulietta.

Sarebbe sempre stata grata al suo prozio William e di sicuro non avrebbe mai dimenticato quella festa. Nel bene e nel male. Con un sospiro, Candy ripose il messaggio di Albert nel cassetto del comodino. Il giorno dopo la punizione sarebbe terminata e quindi avrebbe fatto rientro nella sua solita stanza: doveva ricordarsi di prenderlo insieme alle poche cose che aveva portato lì.

Nello spicchio di cielo azzurro, dietro ai vetri della finestra, si materializzò il volto di Terry, con quel suo sorrisetto malizioso che mutava in un'espressione seria prima di baciarla. A lui si sovrappose quello più maturo di Albert, che rideva apertamente.

Chiuse gli occhi, si girò su un fianco e, nel giro di alcuni minuti, si addormentò.
   
 
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