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Autore: Roe Jaeger    25/02/2022    0 recensioni
Il tempo cambia sempre le cose, ma alla fine il loro resterà per sempre un legame indissolubile. Giusto?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legame indissolubile


La nascita di folli progetti troppo importanti 

 

Non v’erano dubbi: Hikari Yagami aveva capito perfettamente la situazione e Jun Motomiya s’era accorta di questo e non aveva il benché minimo dubbio in proposito. 

Solo, non sapeva come ribattere. 

Dunque, ricapitolando il tutto: quattro anni prima Taichi aveva una fidanzata, Jun, la quale lo tradì con Yamato, ma il fratello aveva scoperto la tresca e... e... perché c’era ancora qualcosa che non le quadrava? Perché percepiva che qualche importante dettaglio le stava sfuggendo? 

− Scusa, Jun... cos’è accaduto dopo? − 

Effettivamente, c’era da considerare che fino a quel momento quella sembrasse una normalissima storia di corna. Normale nei limiti della concezione del termine per una nativa del Toro con ascendente Leone, s’intende. 

Ovvero, una cosa che non concepisce, né da subire, né da compiere, né da ascoltare, e né da raccontare. 

Dopo la proposizione che Hikari non la concepisce, c’è un fermo punto grosso quanto l’Everest. 

− Dopo, Yamato e tuo fratello si sono allontanati sempre più, e ora fra di loro c’è un abisso di silenzi e d’incomprensioni... − Jun arrestò per un attimo la propria spiegazione prima di guardare Hikari negli occhi e riprendere: − ...o forse solo un’attesa reciproca. − 

Non sarebbe stato difficile capire di cosa. 

− Si attendono reciprocamente perché nessuno dei due vuole fare il primo passo? − chiese Hikari, per conferma al proprio ragionamento. 

Jun annuì, prima di scoppiare in un rumoroso pianto liberatorio. 

− Tipico comportamento che ci si potrebbe aspettare da quei due. − apostrofò la Yagami prima di abbracciare la propria migliore amica. 

 

 

− − 

 

− Aspetta... tu sostieni di essere il figlio del padre di Sora? − 

Ken saltò dalla sedia, mentre poneva al proprio migliore amico quella domanda riassuntiva di un’ora di conversazione. 

− Esattamente. − il giovane Motomiya annuì, mentre espelleva un’ennesima boccata mortale di nicotina. 

− E come intendi comportarti adesso? − fu la domanda posta da quel ragazzo che non sopportava il fumo. 

− Io resto dove sono e non accetto repliche a questa mia decisione. Solo, vorrei che Sora sapesse che suo padre si è rifatto una famiglia. − 

Daisuke andò a spalancare il balcone, in quanto si accorse che stava letteralmente affumicando l’amico, il quale chiese: − E come pensi di dirglielo? Mica la conosci? − 

− Beh... Yamato servirà pure a qualcosa in questo mondo oltre a farmi cominciare a fumare, no? − 

In un sorriso, spense la sigaretta ormai finita. 

− Yamato m’ha telefonato poco fa, mentre eri irraggiungibile. Ha litigato con Sora... pare per un bacio. − 

Quella non ci voleva. 

Cazzo. 

Il suo migliore amico era davvero bravo solo a farlo cominciare a fumare. 

Lì ci voleva una bella sigaretta. 

 

− − 

 

Taichi e Sora erano ancora lì, seduti sul quel divano abbracciati e felici di essersi conosciuti. 

Ma in silenzio. 

Sapevano bene entrambi, infatti, che c’erano troppe cose non dette, tra loro e non solo, che andavano chiarite quanto prima. 

Dannato Yamato capace solo di combinare casini!! 

− Sono contento che tu sia qui... desideravo da tanto conoscerti. – 

Taichi era troppo stanco per cercare una banalità meno banale di quella. 

− Ho baciato Yamato, prima di venire qui. − 

Chissà a cosa serviva quella frase, poi... 

Lui alzò lo sguardo, chiedendosi cos’avesse mai fatto di male per arrivare sempre secondo in tutto rispetto al suo migliore amico, sempre se così poteva essere definito Ishida... Eppure se, anche se solo per un attimo, l’idea di quell’appellativo l’aveva sfiorato, significava che almeno un po’ ci credeva, in quell’amicizia... 

Ma non era quello il momento di pensarci... Yamato l’aveva già tradito una volta, in passato. 

E ora, a distanza di quattro anni, era ritornato a colpire mortalmente. 

Giocando su Sora. 

− E perché lo dici proprio a me? − 

Ma non vincendo la partita. 

− Voglio essere sincera con l’uomo che amo. − 

Forse. 

 

− − 

 

Takeru, sbattuto fuori dal fratello e incastrata machiavellicamente Miyako, non aveva null’altro da fare se non dedicarsi al proprio progetto. Solo che in quel momento gli servivano dei protagonisti per l’opera... doveva pensare... chi aveva una faccia tale da poter sostituire il fratello, Taichi e Jun? 

Doveva pensare, pensare, e ancora pensare... 

Egli stesso avrebbe potuto interpretare il ruolo da protagonista? 

Impensabile. 

Taichi e Yamato erano da escludere, così come Jun, per ovvi motivo che non stava a elencare ai lettori. 

Koushiro, quel genio del computer amico di Miyako, era all’estero con il suo migliore amico. 

Bocciati. 

Il ragazzo di Miyako? Ken Icchijouji? 

Era da prendere in considerazione. 

Così come Iori Hida. 

Il fidanzato della cugina sarebbe potuto servirgli. 

La ragazza del migliore amico del fratello? 

Impensabile... era la sorella di Taichi e migliore amica di Jun… troppo coinvolta. 

Mimi Tachikawa, la migliore amica di Sora Takenouchi? 

Improponibile… come la ripescava in America? 

La stessa Sora? 

Da scartare: con tutti i casini sentimentali che aveva, non avrebbe certo prestato attenzione alle esigenze del biondo. 

E poi rimaneva Daisuke Motomiya. 

Non gliel’avrebbe chiesto neanche se fosse caduto l’Everest. 

 

− − 

 

Miyako Inoue andò da Akemi Takaishi quel giorno. Una stranissima sensazione s’era impossessata di lei da quando aveva lasciato casa di Takeru e non le piaceva per nulla. 

Era vero che quella −tra l’altro dannatissima− firma la inchiodava fermamente, ma era altrettanto preoccupante lo stranissimo presentimento che l’attanagliava. 

Takeru aveva qualcosa di diabolico in mente, questo era poco ma sicuro. 

Il problema era capirlo, quel dannatissimo qualcosa. 

Eppure, Miyako presagiva che Akemi potesse rischiare. 

Andava, pertanto, prontamente avvertita. 

Era pur sempre la cugina del suo migliore amico, mica una qualsiasi!?! 

− Akemi, c’è una cosa della massima urgenza della quale devi subito essere messa al corrente. − disse Miyako... la voce tuonante e lo sguardo fisso. 

Akemi tremò: − È successo qualcosa a Takeru? − chiese, tenendo in considerazione di parlare con la migliore amica del cugino. 

− No, ma è lui il problema. Forse ti vuole strumentalizzare come protagonista del suo libro. − 

− Tutto qui? − 

− Sì. − 

Akemi tirò un sospirò, prima di esordire in un silenzioso: − NON GLIELO PERMETTERÒ MAIIIIIIIII!! − 

E meno male che era silenzioso! 

 

− − 

 

− Ho capito. Ma non so come potrebbe prenderla. − 

Yamato Ishida scrutava l’orizzonte dalla finestra, mentre parlava al telefono. 

− Io non me la sento di tacere, spiacente. − 

Da Daisuke non si sarebbe aspettato un’affermazione differente. 

− E se corressi il rischio di traumatizzarla? − 

Il biondo pose la questione sotto un altro punto di vista. 

− Meglio il trauma di oggi, che quello di domani. È meglio che sappia la verità da me, ora che posso raccontargliela a piccole dosi, che la scopra fra qualche tempo, in maniera brusca. − 

Daisuke tacque, e Yamato fece lo stesso. Quel ragazzo già taceva mentre gli altri parlavano, figurarsi quando qualcuno taceva! 

Accese una sigaretta e continuò a guardare l’infinito, mentre rifletteva sulla palese ragione che aveva il suo migliore amico. 

− D’accordo Daisuke. M’hai convinto. Non ne sono certo, ma credo sia a casa di Taichi. Ha preso la mia copia delle chiavi del suo appartamento senza che me ne accorgessi. − 

− E come ha fatto? − 

Curiosità fatta persona, c’era poco da fare e Yamato lo sapeva bene. 

− Erano sul mobile dell’ingresso. − 

E sapeva anche che era difficile mentirgli, se una risposta non lo convinceva, indagava a fondo fino a quanto lo ritenesse necessario. Pertanto, meglio dirgli dapprincipio la verità- 

− Sapevo che non t’eri dimenticato di lui, e te l’ho sempre detto. Ci vediamo sotto casa sua il prima possibile. Scendo adesso. − 

− Ok. − 

Non una parola di più. Yamato non sarebbe mai cambiato. 

E sapeva bene che Daisuke aveva ragione. Lui non aveva dimenticato Taichi, in nome di quel legame indissolubile che li legava un tempo, e stava aspettando solo l’occasione propizia per ricostruire tutto quanto fosse andato distrutto quattro anni prima. 

Certo, se non avesse avuto quell’orgoglio, le cose si sarebbero sistemate più facilmente e prima, ma non si può avere tutto dalla vita. 

Quei quattro anni solcati dall’assenza del suo migliore amico di una vita forse erano stati un qualcosa di necessario voluto dal destino. 

Il prezzo da pagare per qualcosa che ancora gli sfuggiva… 

 

− − 

 

La velocissima quanto amata moto sfrecciava per le strade, e conduceva Ishida all’appuntamento con il suo destino. 

Poco dopo, era sotto casa di Taichi, e c’era anche Daisuke. 

Entrambi erano pronti a dare inizio al “Piano X”. 

   
 
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