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Autore: Andrea Micky    26/02/2022    1 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Editoriale_Metro]
Un tipo cliché horror é alla base di questa nuova storia del celebre marinaio mangia spinaci.
POPEYE and relative characters created by E. C. SEGAR
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La maledizione felina 
by Andrea Micky

Dopo una battuta di pesca in mare aperto durata diversi giorni, Braccio di Ferro tornò in città e per prima cosa, il marinaio volle andare a trovare la sua fidanzata. 
“Olivia sarà felice di rivedermi dopo tanto tempo” penso Braccio di Ferro, una volta giunto a destinazione. 

Ma una volta entrato in casa, Braccio di Ferro trovò Olivia con lo sguardo incollato al televisore. 
“Ciao, Olivia -la salutò il marinaio- Sono torn…”.
“Silenzio. Siamo sul più bello” brontolò lei, senza staccare gli occhi dallo schermo televisivo. 
Incuriosito, Braccio di Ferro si mise a guardare il programma seguito da Olivia, vedendo così un uomo piuttosto avvenente prendere a pugni una mezza dozzina di brutti ceffi. 
“E quello chi sarebbe?” domandò il marinaio. 
“Quello é Mister Adonis, un avventuriero che viaggia per il mondo alla ricerca di tesori scomparsi” spiegò Olivia. 
“Bah! Con tutte le esperienze che ho avuto, anche io posso essere considerato un avventuriero” notò Braccio di Ferro. 
“É vero. Ma tu e lui siete su livelli completamente diversi” disse Olivia. 
“Ho capito: ti lascio da sola col tuo eroe” sbottò il marinaio. 
Ma non appena Braccio di Ferro aprì la porta di casa, si ritrovò faccia a faccia con Mister Adonis in persona. 

“Salve. Cercavo proprio lei” disse il personaggio televisivo, rivolgendosi a Braccio di Ferro. 
“Me?” domandò sorpreso il marinaio. 
“Ma certo. Posso entrare?” domandò gentilmente Mister Adonis. 
“Si accomodi pure” gli rispose Olivia, in preda all’euforia. 
Dopo essersi seduto sulla poltrona, Mister Adonis spiegò “La prossima impresa che dovrò affrontare sarà molto pericolosa e perciò, ho pensato di farmi aiutare da Braccio di Ferro, data la sua fama di duro”. 
“E di che impresa si tratterebbe?” volle sapere il marinaio. 
“Recuperare un prezioso idolo che si trova sull’Isola del Giaguaro Nero” rispose Mister Adonis. 
“Se non mi sbaglio, é un’isola tropicale di piccole dimensioni, così chiamata perché ci viveva una razza di felini ormai estinta” disse Olivia. 
“Proprio quella. Siete molto acculturata, signorina” si complimentò l’avventuriero televisivo. 
“Ma grazie” rispose Olivia, arrossendo imbarazzata. 
“Accetto la vostra proposta, Mister Adonis” disse Braccio di Ferro, che pensò “Così, farò vedere ad Olivia che valgo molto di più di questo bellimbusto”. 

Un paio d’ore dopo, Braccio di Ferro, Mister Adonis ed una troupe televisiva si trovavano a bordo di un aereo, diretto verso l’Isola del Giaguaro Nero. 
Indicando un punto su una cartina, l’avventuriero disse “Ecco: il tempio di Almaga si trova proprio qui”. 
“Almaga? E chi sarebbe costui?” domandò il marinaio. 
“Uno spirito adorato dalla popolazione dell’isola. Ed é nel suo tempio che troveremo l’idolo” spiegò Mister Adonis. 
“Spero di non essere stato ingaggiato solamente per fare a botte con una vecchia superstizione” disse Braccio di Ferro.
“Non sarà lui il problema, ma gli indigeni che popolano l’isola -precisò l’avventuriero- Da quel che ho saputo, sono piuttosto ostili verso i visitatori”. 
“E allora, perché ci siamo portati dietro quelle persone?” domandò il marinaio, indicando i membri della troupe televisiva. 
“Noi abbiamo il compito di documentare le imprese di Mister Adonis. Ed é quello che faremo anche stavolta, nonostante il pericolo” rispose solennemente il capo della troupe. 
“Beh, siete davvero molto coraggiosi” si complimentò Braccio di Ferro. 
“Dovevamo farlo, altrimenti ci avrebbero licenziati in tronco” precisò tristemente uno dei cameraman. 
“E affrontare una tribù inferocita é più facile che trovare un lavoro” aggiunse l’addetto al suono.

Una volta atterrati sull’isola, Braccio di Ferro e Mister Adonis si avventurarono nella foresta, seguiti a debita distanza dai membri della troupe. 
Il gruppo camminò per diverse miglia, fino a raggiungere una rozza costruzione di pietra, al centro della quale stava un idolo a forma di giaguaro, con due smeraldi incastonati negli occhi. 
“Ecco l’idolo che dobbiamo recuperare” disse Mister Adonis, indicando la statua. 
“Non penso sia giusto rubare qualcosa che appartiene alla popolazione di quest’isola” obbiettò Braccio di Ferro. 
“Ma l’idolo verrà donato ad un museo, che farà così conoscere la cultura indigena a tante persone” replicò l’avventuriero televisivo. 
“D’accordo. Andiamo a prenderlo, allora” disse il marinaio. 

Stando ben attenti a non fare rumore, Braccio di Ferro e Mister Adonis entrarono nel tempio e si avvicinarono all’idolo. 
Ma proprio quando stavano per prenderlo, nell’aria risuonò un feroce grido di guerra e subito dopo, dalla vegetazione circostante sbucarono fuori almeno una trentina di indigeni armati di lance e coltelli. 
“Addosso ai profanatori del tempio” incitò quello che sembrava il capo tribù. 
“Eh no!” replicò Braccio di Ferro, mentre estraeva dalla giacca l’immancabile scatola di spinaci. 
Urlando a squarciagola, gli indigeni si avventarono sui due intrusi, ma Braccio di Ferro, che aveva inghiottito gli spinaci in un sol boccone, respinse facilmente l’orda di assalitori grazie ai suoi micidiali pugni. 
Invece, Mister Adonis si limitò a rubare l’idolo, per poi andarsi a nascondere in mezzo alla vegetazione, uscendo allo scoperto solamente a combattimento finito. 

Poco dopo, l’aereo di Mister Adonis lasciò l’isola del Giaguaro Nero. 
“Avete filmato tutto?” domandò l’avventuriero televisivo al capo della troupe. 
“Sì e prima di consegnare il filmato, faremo gli opportuni ritocchi” rispose l’uomo.
“Perfetto” si compiacque Mister Adonis, sfregandosi le mani. 

Nel frattempo, grazie alle cure del loro stregone, gli indigeni si stavano riprendendo dalla batosta ricevuta. 
“Quell’uomo aveva una forza tremenda” si lamentò il capo tribù, mentre si massaggiava la mascella. 
“Non preoccuparti. La sua forza non lo salverà dalla vendetta di Almaga” disse lo stregone, mentre spalmava un unguento sui lividi dei feriti. 

Il giorno dopo, Braccio di Ferro fece nuovamente visita a Olivia, che trovò intenta a mangiare una grossa bistecca, mentre guardava la televisione. 
“Ciao, Olivia. Tra poco trasmetteranno la puntata di Mister Adonis a cui io ho partecipato” disse il marinaio. 
“Lo so” rispose lei, continuando a mangiare. 
In quel momento, il programma cominciò, ma la sequenza del recupero dell’idolo non si rivelò molto veritiera, in quanto mostrò Mister Adonis sbaragliare da solo l’intera orda degli indigeni assalitori. 
“Ehp! Ma le cose non sono andate così. Quel furfante mi ha ingannato” protestò Braccio di Ferro. 
“Non prendertela. Piuttosto, dove avete portato l’idolo?” volle sapere Olivia. 
“Al museo cittadino. E adesso che ci penso, Olivia, non é da te mangiare a quest’ora” notò il marinaio. 
“Avevo semplicemente voglia di carne” si giustificò Olivia, mentre un sorriso sinistro le illuminava il volto. 

L’indomani, mentre leggeva il giornale, l’attenzione di Braccio di Ferro venne attirata da un breve articolo, che lo riguardava indirettamente. 
“Ieri notte, l’idolo donato da Mister Adonis al museo della nostra città é stato rubato. I filmati delle telecamere di sicurezza hanno mostrato che il ladro indossava una maschera che riproduceva le fattezze di un giaguaro nero, animale estinto da quasi un secolo” lesse il marinaio, provando un vago senso d’inquietudine. 
E prima che Braccio di Ferro potesse formulare una qualche ipotesi sul furto, il telefono squillò. 
“Chi é?” chiese il marinaio, dopo aver sollevato la cornetta.
“Sono Olivia. Devo parlare subito con te e Mister Adonis dell’idolo rubato” disse una voce femminile dall’altra parte del ricevitore. 
“Come sarebbe a dire? Cosa sai del furto?” domandò Braccio di Ferro. 
“Sono cose che devo dirvi di persona” rispose Olivia, prima di chiudere la comunicazione. 
Perplesso, il marinaio telefonò all’emittente televisiva che trasmetteva le puntata di Mister Adonis, in modo da rintracciare l’avventuriero e spiegargli l’insolita situazione.

Poco dopo, Braccio di Ferro e Mister Adonis (che sperava di farsi pubblicità ritrovando l’idolo) si recarono a casa di Olivia. 
“Entrate, presto” li incitò lei. 
I due uomini obbedirono e non appena furono entrati, Olivia chiuse la porta a chiave. 
“Come mai tanta segretezza?” domandò Mister Adonis, notando le persiane abbassate. 
“Già. Cosa devi dirci di così segreto, Olivia?” volle sapere Braccio di Ferro. 
“Nulla. Ho solo qualcosa da mostrarvi” rispose minacciosamente lei, mentre il suo aspetto iniziava a mutare. 
E nel giro di pochi secondi, il corpo di Olivia si ricoprì di una folta pelliccia nera, mentre le sue unghie si trasformavano in artigli e il suo viso assumeva sembianze feline. 
“Fulminacci! Olivia si é trasformata!” esclamò sorpreso Braccio di Ferro. 
“Io non sono Olivia. Sono Almaga. E mi sono impadronito di questo corpo per punire voi, che avete rubato il mio idolo” spiegò la creatura. 
“Nooo! Pietà! Io sono solo un personaggio televisivo” supplicò Mister Adonis, mettendosi a piangere come un bambino. 
“Nessuna pietà!” rispose spietatamente Almaga, mentre si lanciava all’attacco. 

“Vacci piano, bestiaccia” disse Braccio di Ferro, mentre placcava la creatura, buttandola a terra. 
“Vacci piano tu, piuttosto. Non dimenticare che se mi colpisci, farai del male anche alla tua fidanzata” fece notare perfidamente Almaga. 
“Fulminacci! É vero” constatò Braccio di Ferro. 
Approfittando della situazione, Almaga si rialzò velocemente e sferrò una violenta artigliata a Braccio di Ferro; ma quest’ultimo riuscì a scansarsi in tempo, così che il colpo lacerò solamente la scatola di spinaci che il marinaio teneva nella giacca. 
E agendo d’istinto, il marinaio aspirò i vegetali con la pipa, per poi sferrare, dopo una breve esitazione, un violento pugno alla sua fidanzata.
“Scusa, Olivia” disse tristemente Braccio di Ferro, al momento del colpo. 
A causa del pugno ricevuto, Almaga volò dall’altra parte della stanza, perdendo i sensi a causa dell’impatto contro una grossa scatola, che, una volta rotta, rivelò il suo prezioso contenuto.

“Ehp! Ma quello é l’idolo rubato” disse Mister Adonis. 
“Già. E adesso, noi lo riporteremo al suo posto, sperando così di far tornare Olivia normale” disse Braccio di Ferro, mentre raccoglieva il manufatto. 
“No, no. Io di questa storia non voglio più sapere niente” obbiettò l’avventuriero televisivo, scuotendo la testa. 
“Invece, tu mi aiuterai. Altrimenti, dovrai affrontare me, oltre ad Almaga” ringhiò il marinaio, sollevando minacciosamente uno dei suoi pugni. 
“Blub. D’accordo” si arrese Mister Adonis. 

Un paio d’ore dopo, un piccolo aereo da turismo atterrò sull’Isola del Giaguaro Nero. 
E a bordo del velivolo, viaggiavano un riluttante Mister Adonis, Braccio di Ferro e Olivia/Almaga, sebbene quest’ultima fosse rinchiusa dentro una gabbia avuta in prestito dallo zoo. 
“Ci siamo” disse Mister Adonis, mentre prendeva in mano l’idolo. 
“Rimettiamo le cose a posto, allora” rispose Braccio di Ferro, mentre faceva altrettanto con la gabbia di Olivia. 

Una volta scesi dal veicolo, i due uomini raggiunsero il tempio di pietra, dove trovarono l’intera tribù indigena ad aspettarli con le lance in pugno. 
“Non siamo qui per combattere. Vogliamo solo restituirvi il vostro idolo” disse Braccio di Ferro. 
“Vi crediamo. Perciò, fate pure ciò per cui siete venuti” rispose lo stregone, mentre i membri della tribù si facevano da parte. 
Inspirando profondamente, Mister Adonis si apprestò a rimettere al suo posto l’idolo rubato, ma proprio quando l’avventuriero televisivo fu sul punto di varcare la soglia del tempio, Almaga si svegliò di colpo. 

“Miserabile Umano! Non violerai nuovamente il mio tempio” ruggì Almaga, mentre sfondava le sbarre della gabbia. 
“Aaaah!” urlò terrorizzato Mister Adonis. 
“Non fermati” lo incitò Braccio di Ferro, mentre afferrava la creatura felina, stringendola più forte che poteva. 
Divincolandosi furiosamente, Almaga riuscì a spezzare la stretta del marinaio, che, seppur a malincuore, dovette colpire nuovamente la sua fidanzata, facendola sprofondare nel terreno. 
Nel frattempo, in preda al terrore, Mister Adonis corse dentro al tempio e rimise l’idolo nel punto esatto in cui l’aveva preso.  
Subito dopo, dal punto in cui era sprofondato Almaga si sprigionò un bagliore accecante e una volta che la luce si fu diradata, Olivia, malconcia ma nuovamente umana, riemerse dal terreno.
“Ohi, ohi! Che razza di esperienza” si lamentò lei. 

“Olivia! Stai bene?” domandò Braccio di Ferro, mentre soccorreva la fidanzata.
“Come potrei stare bene? Mi hai preso a pugni per ben due volte e come se ciò non bastasse, tu e quell’altro idiota mi avete chiuso in una gabbia per animali” sbraitò infuriata Olivia.
“Ehm, erano cause di forza maggiore” si giustificò imbarazzato Mister Adonis.
“Ve le do io le cause di forza maggiore” urlò Olivia, prima di colpire i due uomini con un violento pugno, mandandoli entrambi a gambe all’aria.
E senza aggiungere altro, Oliva si diresse verso l’aereo usato per raggiungere l’isola, che decollò con una sola passeggera a bordo.
“Tuoni e fulminacci! Olivia ci ha lasciati qui” si lamentò Braccio di Ferro, massaggiandosi il mento. 
“Quella tipa é peggio di qualsiasi spirito vendicativo” brontolò Mister Adonis. 

Da lontano, gli indigeni avevano seguito tutta la scena, rimanendo sorpresi dal finale. 
“Avete visto? Quell’uomo ha battuto Almaga, ma poi, la donna ha battuto lui” disse il capo tribù.
“Sono le stranezze della vita” sentenziò lo stregone.

FINE
   
 
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