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Autore: fiorediloto40    26/02/2022    0 recensioni
...quasi risvegliandosi da un incubo, si chiese che cosa stesse facendo, e soprattutto perché…era un uomo riservato, mai sopra le righe, la sua vita era dedicata quasi completamente alla direzione della sua compagnia, e non si era mai preoccupato troppo della sua vita sentimentale. In poche parole non era di certo un uomo da colpi di testa…e ne aveva appena fatto uno!
***
In un universo alternativo Shaka, Milo, Aiolos e Deathmask incontrano quattro ragazze che cambieranno la loro vita per sempre.
In questa storia i personaggi di Mu, Camus, Shura e Aphrodite sono femminili.
I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gold Saints, Virgo Shaka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Come sta? - domandò preoccupato quando vide la governante entrare nel suo studio.
 
- Considerato tutto quello che è successo, direi che sta bene - rispose Lita allargando un sorriso - si è difesa...lo sapeva? -.
 
Shaka aprì gli occhi sorpreso - No, beh...non abbiamo parlato molto... -.
 
In effetti, dopo averla ritrovata, Shaka era corso ad abbracciare Mu per non lasciarla andare fino al loro ritorno a casa. Lasciando le spiegazioni ad un momento più intimo, per tutto il viaggio in auto l’aveva tenuta stretta a sé. Durante il tragitto, ripensando con terrore a ciò che aveva rischiato di perdere, due parole erano uscite dalle sue labbra, pronunciate a voce talmente bassa da essere udibili solo dalla donna che abbracciava. Amore mio...
 
Era ben conscio del peso di ciò che aveva detto, tuttavia, non era riuscito a frenarsi. Non aveva potuto farlo. Né, forse, voluto.
 
- È riuscita a colpire quell’uomo...Saga, però mi ha detto che è stato il suo gemello ad impedirgli di farle del male. Quello che, purtroppo, è riuscito a fuggire... - il disappunto era evidente nelle parole di Lita.
 
- Sfortunatamente non abbiamo potuto fare altrimenti - Shaka teneva lo sguardo fisso sulla fiamma che ardeva nel caminetto della stanza - Kanon ha barattato la salvezza di Mu e Camille con la sua libertà - si voltò per guardare la donna più anziana - ha rallentato notevolmente il tempo necessario per raggiungere la villa, dando la possibilità agli uomini di Deathmask di arrivare in tempo...la sua libertà a condizione che Mu e Camille fossero sane e salve - riportando gli occhi davanti a sé, fissò lo sguardo sulla fiamma che danzava crepitando  - non potevo rischiare di perderla... -.
 
Lita annuì comprendendo il timore di Shaka. In effetti, lei stessa non avrebbe mai voluto trovarsi nella condizione di dover scegliere tra fare la cosa giusta e salvare chi ami.
 
- Non ha paura che Kanon possa tornare e minacciare le ragazze? - domandò preoccupata all’idea che Mu potesse trovarsi nuovamente in pericolo.
 
Shaka scosse la testa in segno di diniego - No Lita, Kanon è un poco di buono ma non è stupido...non si tratta solo delle ragazze, i gemelli erano invischiati anche in questioni di corruzione, appalti truccati e traffico di opere d’arte...abbiamo scoperto che la polizia indagava su di loro già da un po'...se Kanon rimettesse piede in Grecia sarebbe arrestato prima di toccare terra... -.
 
- Quindi adesso la signorina Mu è libera, giusto? - la domanda di Lita, pronunciata con assoluta ingenuità, lo colpì come uno schiaffo in pieno viso.
 
Annuì riluttante. Sapeva, ed in cuor suo era felice che fosse così, che Mu ora fosse una donna libera tuttavia...ciò significava che fosse anche libera di tornare a Jamir, di uscire dalla sua vita, e questo era qualcosa che irrazionalmente non riusciva ad accettare.
 
Vedendolo accigliato, la governante sembrò intuire i suoi pensieri - Che ha intenzione di fare adesso signor Shaka? -.
 
A dire il vero, lei stessa non si aspettava una risposta, perché quella appena posta non era una domanda facile, ma quando vide l’indiano voltarsi con un’espressione indecifrabile sul viso, capì che stava per accadere qualcosa... Shaka non era più la stessa persona di pochi giorni prima.
 
- Lita... - la donna lo fissava evitando persino di respirare - secondo te è possibile amare qualcuno dopo così poco tempo? -.
 
La governante rimase spiazzata da quella domanda, ma si prese il suo tempo per riflettere bene su ciò che avrebbe detto. 
 
Fin da subito aveva compreso l’effetto che quella meravigliosa ragazza sortisse su Shaka, tuttavia, nemmeno nelle sue speranze più rosee avrebbe immaginato che le cose andassero così velocemente. Anche se...non avrebbe dovuto essere poi così stupita.
 
Shaka e Mu si erano incontrati in circostanze non convenzionali, e, nella situazione di rischio e pericolo nella quale si trovava la ragazza, il tempo scorreva in maniera differente rispetto alla normalità. Indubbiamente, tutto era stato vissuto in maniera molto intensa da quando la bella tibetana era entrata in quella casa, ma malgrado ciò, non poteva ignorare i cambiamenti evidenti che la sola presenza di Mu aveva apportato nelle abitudini e nei comportamenti del padrone di casa...
 
Ponderò bene le parole da usare.
 
- Se considera il contrario... - Lita fissò Shaka con espressione seria - ...vale a dire che possiamo passare l’intera esistenza nel tentativo di amare qualcuno che non ameremo mai - il tono della donna era grave e scandiva lentamente ogni parola - allora è vero anche che può bastare poco tempo per provare un amore sincero, se è rivolto alla persona che ci è destinata... -.
 
- Come fai ad essere certo che quella persona sia destinata a te? - domandò Shaka turbato.
 
Lita sorrise - Sono poche, molto poche, le cose certe in questa vita...quando c’è di mezzo l’amore non ci è permesso avere un’uscita di sicurezza...dobbiamo seguire il cuore ed avere un po' di buonsenso, il resto poi...lo si può solo vivere -.
 
Vedendolo evidentemente turbato, la donna sentì il suo cuore intenerirsi - Di cosa ha paura signor Shaka? -.
 
Shaka fissò gli occhi sul pavimento per lunghi secondi prima di rispondere.
 
- Di rivivere lo stesso destino di mio padre... -.
 
La governante aggrottò le sopracciglia corrucciata - Perché...secondo lei qual è stato il destino di suo padre? -.
 
- Amare per tutta la vita una donna che non lo ha ricambiato nella stessa maniera - l’amarezza di Shaka era evidente nelle sue parole.
 
Lita prese un respiro profondo prima di parlare. Aveva sempre sospettato che Shaka valutasse il rapporto tra i suoi genitori da un solo punto di vista, tuttavia, era arrivato finalmente il momento di mettere le cose al proprio posto.
 
- Questo non è assolutamente vero - la voce della donna, pur mantenendo la consueta sfumatura dolce, uscì particolarmente seria mentre scandiva ogni parola, tanto che Shaka si voltò a guardarla con espressione confusa.
 
- Mi perdoni se glielo dico...ma lei ha sempre visto ciò che ha voluto vedere - guardò Shaka aggrottare le sopracciglia - Il fatto che la signora non condividesse alcune passioni di suo marito non vuol dire che non lo amasse... - Lita si avvicinò all’uomo per guardarlo dritto negli occhi - si è mai chiesto perché una donna bella, elegante e mondana come sua madre abbia lasciato la sua vivace vita londinese per venire a vivere ad Atene? Una città della quale non sapeva nulla ed in cui, a parte suo marito, non conosceva nessuno? -.
 
Shaka rifletté sulle parole di Lita, lasciando che il suo sguardo vagasse nel vuoto. No, non si era mai posto quella domanda.
 
- Inoltre - continuò la donna - pensa davvero che suo padre fosse così sciocco da amare per anni una donna che non lo ricambiava? -.
 
Anche a questa domanda seguì il silenzio riflessivo di Shaka.
 
- Si amavano in modo diverso, questo sì...ed avevano modi differenti di dimostrarlo - prese un respiro prima di continuare - ma si amavano...e se, quell’infausto giorno, se ne sono andati via insieme, è stato proprio perché la signora aveva insistito per andare a prendere il marito in aeroporto...per rivederlo... - cercò gli smarriti occhi azzurri fissandoli con tenerezza - avevano molte cose in comune...e molte altre no...ma è stato un amore sincero... -. 
 
Shaka fissò le lingue di fuoco che riflettevano saettanti ombre scure sulla pietra del camino. Quel movimento, ripetuto, ebbe il potere ipnotico di cristallizzare nella sua mente le ultime parole della governante. Un amore sincero...
 
- Tuttavia - Lita tentò di dipanare la confusione nella quale Shaka si stava perdendo - lei è avvantaggiato, poiché sa in partenza di non avere questo tipo di problema con la signorina Mu...condividete molte cose importanti... avete lo stesso modo di guardare le cose, è solo la sfumatura ad essere talvolta differente...lei è più pragmatico, la signorina conserva i suoi ideali, ma fissate l’attenzione sugli stessi obiettivi...-.
 
Shaka annuì lentamente riflettendo sulle parole di Lita. Lui stesso aveva meditato più volte su quell’aspetto, tuttavia, il suo cuore inesperto nutriva la sua mente di paure e timori.
 
- E se... se Mu non provasse quello che provo io? - il caos che regnava nella sua mente era evidente nelle sue parole. In circostanze normali, Shaka non avrebbe mai posto quella domanda, ma d’altronde...quelle non erano circostanze normali.
 
L’amore non è un sentimento che si annuncia, non chiede il permesso, arriva quando e dove non l’aspetti. Puoi solo decidere se accoglierlo o respingerlo. Ora stava a Shaka decidere cosa fare...
 
- Perché non provi a chiedermelo? -.
 
A quelle parole, Shaka si voltò di scatto, trovando la figura della bella tibetana che avanzava lentamente verso di loro. Per diversi secondi, che a lui sembrarono un tempo infinito, rimase immobile a fissarla, deglutendo con difficoltà...
 
- Come va signorina? - Lita cercò di alleggerire l’atmosfera. 
 
Malgrado comprendesse le nebbie nelle quali fluttuava la mente dell’uomo che lei stessa aveva cresciuto e che amava come un figlio, non avrebbe potuto negare che quella situazione la rincuorasse. Non aveva mai visto Shaka così turbato come lo era da quando Mu era entrata nella sua vita. Quella ragazza aveva sciolto il muro che aveva costruito tra sé ed i suoi sentimenti, e lo aveva fatto con una naturalezza spiazzante. Non chiedendogli nulla, non pretendendo nulla, si era insinuata nel suo cuore, mettendolo in subbuglio con la sua semplice presenza. 
 
- Bene, Lita, quel bagno mi ha fatto tornare come nuova! - Mu guardò la donna con un misto di dolcezza e gratitudine - Grazie... di tutto... -.
 
Lita capì che era arrivato il momento di ritirarsi - Vado a preparare qualcosa di buono... nonostante tutto, è finita bene, e questa giornata merita di essere festeggiata! - dopodiché si affrettò ad uscire dalla stanza, lasciando i due giovani soli.
 
Shaka non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Mu, percorrendola con lo sguardo da cima a fondo, mentre la guardava avvicinarsi a lui.
 
La tibetana indossava un paio di pantaloni, che Shaka riconobbe come propri, arrotolati alla caviglia e stretti in vita da una cintura, ed una delle sue camicie con le maniche alzate fino ai gomiti.  I piedi erano nudi. Chiunque sarebbe risultato goffo vestito così, ma Mu sembrava semplicemente meravigliosa.
 
- Perdonami se ho preso i tuoi vestiti, ma non avevo niente di pulito e... - Mu non riuscì a proseguire quando un dito si posò sulle sue labbra, accarezzandole delicatamente.
 
- Sei bellissima Mu...con qualunque cosa... - e senza avrebbe voluto aggiungere, tuttavia ritenne che non fosse il caso. Non quella sera.
 
La attirò a sé cingendole la vita con una mano, mentre con l’altra accarezzò il viso scostando alcuni fili color lavanda che le cadevano davanti agli occhi coprendo parzialmente la vista che tanto amava.
 
Le iridi azzurre scrutavano il bel viso alla ricerca di risposte a domande che non aveva ancora posto, alternandosi freneticamente tra gli smeraldi che lo inchiodavano ai suoi desideri e le belle labbra che lo chiamavano pericolosamente.
 
- Mu...io... - sapeva che Mu aveva sentito ciò che aveva detto a Lita, ed avrebbe voluto spiegarle quei sentimenti, tuttavia, si rese conto di essere inesperto almeno quanto lei in quel campo.
 
Mu, dal canto suo, comprese perfettamente le sue difficoltà, e d’altronde... lei stessa avrebbe voluto esprimere all’indiano tutto ciò che le provocava, le emozioni che aveva scatenato e che riusciva a malapena a controllare, ma non riusciva a trovare le parole. Non in quel momento almeno.
 
Ripetendo il gesto di Shaka, mise un dito sulle labbra dell’uomo, cercando di ignorare il brivido che quel semplice tocco le aveva procurato.
 
- Quando ti sentirai pronto...solo allora...d’accordo? - gli disse guardandolo con quello sguardo dolce che tanto lo affascinava.
 
Shaka annuì, interiormente grato per la sua comprensione. Accarezzando il viso di Mu, portò una mano alla sua nuca, attirandola ancora più a sé per prendere con urgenza quelle belle labbra di cui sentiva tremendamente la mancanza.
 
Mu rispose a quel bacio con la stessa urgenza, abbracciando l’uomo con passione e lasciando le mani libere di accarezzare la sua schiena asciutta e definita. I sospiri di Shaka resero evidente quanto avesse gradito l’iniziativa...
 
Quando, per il bisogno di aria, si dovettero separare, Shaka si fermò per diversi secondi ad ammirare Mu... il volto arrossato, le labbra schiuse e leggermente gonfie dalle quali il respiro usciva leggermente affannato, gli occhi smarriti che sfuggivano il suo sguardo ma che non riuscivano a nascondere il desiderio che li velava... 
 
A fatica, si costrinse a non andare oltre. Fin dall’inizio si era ripromesso di non mancarle mai di rispetto, ed intendeva mantenere fede a quanto si era prefissato. Inoltre, la giornata era stata già di per sé ricca di emozioni, e non era il caso di aggiungerne altre.
 
Rendendosi conto dello sforzo che lei stessa stava facendo per non lasciarsi andare, Mu cercò, suo malgrado, di ricomporsi. Chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo, nel tentativo di ritrovare la solita compostezza. 
 
Un grande aiuto le venne ricordando il motivo per il quale era andata nello studio di Shaka.
 
- Io...si beh...in realtà ero venuta a dirti che... - stava ancora lottando contro i suoi stessi battiti che insistevano nel rimbombarle nella testa - mi sono permessa di entrare nella tua stanza e prepararti un bagno perché... - cercò di controllare almeno il suo respiro - perché pensavo che ne avessi bisogno...e...ci tenevo...sì...insomma...ad essere io a  prepararlo... - portò una mano al petto per calmarsi.
 
Nonostante fosse nelle sue stesse condizioni, Shaka sorrise vedendo Mu adorabilmente imbarazzata. Cingendole la vita, si incamminò verso la sua stanza, fermandosi di tanto in tanto solo per rubare baci veloci dalle sue labbra perfette. Cominciò davvero a pensare di aver sviluppato una sorta di dipendenza dalla bocca morbida e vellutata di Mu...
 
Quando entrò nel suo bagno, rimase piacevolmente stupito da ciò che vide.
 
I vapori si diffondevano nell’aria sprigionando un profumo delicato ed ipnotico al tempo stesso, mentre la luce soffusa dalle candele che galleggiavano dolcemente nell’acqua, avvolgeva l’ambiente di un’aura mistica e rilassante.
 
Guardò la donna al suo fianco, che, tenendo gli occhi bassi, sorrideva dolcemente.
 
- Spero che sia di tuo gradimento…io…non sapevo cosa ti piacesse… -.
 
Prima che potesse continuare, sentì Shaka alzarle il mento gentilmente per poterla guardare negli occhi.
 
- È semplicemente perfetto…come tutto quello che fai Mu… - le disse accarezzando le sue labbra, prima di catturarle nuovamente in un bacio calmo, lento, ma carico della passione che sentiva invadergli i sensi e scaldargli la pelle.
 
Malgrado desiderasse perdersi nell’essenza della tibetana, Shaka si costrinse ad un contatto breve. 
 
Se fosse dipeso solo da lui, avrebbe agito in tutt’altro modo, spogliando lentamente Mu, ed accarezzando con le sue labbra ogni centimetro di quella pelle che ormai sognava anche da sveglio, prima di condurla nella vasca da bagno insieme a lui. Tuttavia, proprio perché aveva messo il benessere della ragazza al di sopra del suo, e prendendo coscienza di come stesse reagendo il suo corpo, cullato tra la magica atmosfera ed il desiderio latente, con grande dispiacere lasciò andare Mu.
 
- Credo che... - lui stesso faceva fatica a parlare in modo coerente - sia meglio che tu vada Mu... - la implorò con lo sguardo - per favore... -.
 
Sfiorando con il fianco la rigidità che aveva provocato in Shaka, Mu rimase statica per alcuni istanti, sorpresa di come lei stessa rispondesse prontamente a quella reazione, prima di annuire lentamente e lasciare la stanza. 
 
Quando socchiuse la porta del bagno, incapace di fare un altro passo, si rese conto che il suo stesso corpo si rifiutava di eseguire gli ordini impartiti dal cervello. Sapeva di dover uscire dalla stanza, ma i suoi piedi, ancora nudi, non accennavano a muoversi.
 
Poteva sentire il cuore battere furioso contro il suo petto, mentre il calore che saliva dalla punta dei piedi attraversando tutto il corpo lasciava scie di fuoco sulla sua pelle già infiammata dal contatto con l’indiano.
 
La mente aveva già smesso di ragionare quando si voltò nuovamente per aprire un piccolo spiraglio nella porta appena socchiusa. Se qualcuno glielo avesse chiesto, non sarebbe stata in grado di dare una spiegazione logica per ciò che stava facendo...sentiva solo di non poter fare altrimenti.
 
Era ben conscia che questa volta fosse diversa dalla precedente, vale a dire la notte in cui aveva visto Shaka darsi piacere...allora aveva invaso la sua intimità agendo nel dubbio che l’uomo stesse male, rimanendo poi abbagliata da ciò che aveva visto. Ora, invece, stava agendo deliberatamente, e nonostante il suo cervello le urlasse quanto fosse sbagliato spiare quel momento intimo, il suo corpo si rifiutava di dargli ascolto.
 
Shaka stava slacciando la camicia, quando vide, riflesso nello specchio, uno strano movimento. Dalla posizione nella quale si trovava, poteva facilmente vedere i bellissimi occhi di Mu guardarlo attraverso lo spiraglio aperto.
 
Intuendo cosa stesse accadendo, per nulla turbato, sorrise leggermente. Se Mu aveva intenzione di guardarlo, le avrebbe offerto ciò che voleva...
 
Diminuendo la rapidità dei movimenti, slacciò i bottoni con misurata lentezza, prima di togliersi la camicia, lasciando in vista il busto snello e solo leggermente segnato.
 
Mu, ignara del fatto che l’indiano la vedesse riflessa nello specchio, percorse con lo sguardo la figura dell’uomo. Terribilmente affascinata, si scoprì a fantasticare su ciò che vedeva, immaginando di accarezzare l’incavo della colonna vertebrale con la punta delle dita fino ad arrivare al piccolo avvallamento che risaliva di nuovo nella curva delle natiche. Inoltre, il modo in cui anche un singolo movimento del braccio innescava gli altri muscoli della schiena creava una danza sensuale che la rapiva completamente. 
 
Con la stessa calma, Shaka si tolse i pantaloni rimanendo solo con la sua biancheria. Fingendo di cercare qualcosa, si mosse avanti ed indietro per il bagno, scomparendo a tratti dalla vista di Mu. Tuttavia, fu solo quando infilò le dita nell’elastico della biancheria, rendendo chiare le sue intenzioni, che si voltò intenzionalmente verso la porta incrociando i bellissimi smeraldi.
 
Resasi conto di essere stata scoperta, Mu sgranò gli occhi sentendo il sangue salire ed avvampare il suo viso, ma Shaka non le dette neanche il tempo di riflettere...con un movimento rapido e seducente rimase completamente nudo davanti a lei. Per di più, sentire su di sé gli occhi di Mu aveva avuto lo stesso effetto che gli avevano provocato le sue mani e le sue labbra...ed il suo bellissimo corpo lo rivelava senza alcuna timidezza...
 
Nonostante l’imbarazzo, gli occhi di Mu rimasero fissi su Shaka per diversi secondi, prima di realizzare, a malincuore, di dover andare via da quella stanza il prima possibile. Ciò che temeva di più in quel momento era se stessa, e, soprattutto, la consapevolezza di non essere in grado di controllare la propria volontà. Quando un briciolo di coscienza la riportò alla ragione, voltò le spalle alla porta, e dopo aver preso un respiro profondo, uscì rapidamente.
 
Dal canto suo, l’indiano allargò un sorriso soddisfatto sul volto.
 
Non sarebbe stata quella sera, né quelle immediatamente successive, ma non importava. Qualcosa dentro di lui gli diceva che Mu sarebbe stata l’ultima donna a vederlo senza vestiti; ma soprattutto, l’unica nella sua vita a vederlo spogliato di tutte le sue paure...
 
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Nervoso, preoccupato, accigliato, Shaka camminava avanti e dietro da un tempo indefinito, avendo ormai percorso diversi chilometri all’interno del suo studio.
 
- Nessuna novità? - Lita, per l’ennesima volta quel giorno, fece capolino dalla porta per sapere se ci fossero notizie differenti rispetto al nulla di qualche decina di minuti prima.
 
- Niente - rispose nuovamente laconico.
 
Ciò che preoccupava Shaka e Lita era il fatto che, contrariamente a quanto programmato alla partenza, Mu non fosse rientrata da Lhasa quel pomeriggio.
 
Un paio di settimane prima, la tibetana aveva deciso di tornare a Jamir per sistemare il suo lavoro ed organizzare il suo trasferimento ad Atene.
 
Proprio così. Dopo averci riflettuto per diversi giorni, Mu si era resa conto di non avere più nulla che la legasse al luogo nel quale era nata e cresciuta. Non fu difficile constatare che, al di là del luogo fisico, al quale sarebbe sempre stata affezionata, non vi erano più da tempo relazioni o affetti che facessero di Jamir la sua casa. 
 
Al contrario, ed al di là di ogni previsione, quello che ad Atene era iniziato come un autentico incubo si era invece rivelato un viaggio straordinario che l’aveva condotta alla scoperta di se stessa...un percorso tortuoso in cui aveva sofferto, provato paura, ma anche imparato, scoperto, sentito, gioito...e Mu non era disposta a tornare indietro e dimenticare quanto accaduto. Non avrebbe potuto né voluto farlo.
 
Dopo molti anni di solitudine aveva creato legami forti con Camille, Dite e Shura, e, per quanto recente fosse quell’amicizia, tutte loro erano consce del fatto che quella relazione, nata per sopravvivere alla paura ed all’incertezza, le avrebbe legate per sempre. Il modo in cui si erano protette a vicenda, prendendosi cura l’una dell’altra nei giorni bui passati a casa dei gemelli, ed anche successivamente, aveva portato alla luce il profondo bisogno di ognuna di loro di essere amata e di poter ricambiare quell’amore che per anni avevano tenuto dentro. Come un tesoro da donare solo a qualcuno di molto speciale.
 
Sapere che le sue amiche, Camille compresa, avessero deciso di non fare ritorno nelle rispettive patrie, fu solo una spinta in più per Mu verso quella che era già maturata dentro di sé come una decisione inevitabile.
 
Inevitabile perché il suo cuore aveva già scelto il luogo nel quale radicarsi. E quel luogo aveva un viso ben noto.
 
Shaka aveva programmato di accompagnarla, tuttavia, il giorno prima della partenza, c’erano stati problemi con alcuni ordinativi bloccati alla dogana, che avevano richiesto la sua presenza affinché la situazione si sbloccasse. A malincuore, si fece convincere da Mu a non partire per risolvere quelle grane lavorative, a patti e condizioni di sentirla regolarmente. Cosa che, in quelle due settimane, e fino al giorno prima della partenza, avvenne.
 
Tuttavia, nel giorno previsto per il rientro ad Atene, di Mu non c’era nemmeno l’ombra.
 
Shaka era andato a prenderla in aeroporto, ma quando anche l’ultimo passeggero di quello che avrebbe dovuto essere il suo volo era ormai sceso, si rese conto con terrore che Mu non era tra loro.
 
Dopo aver smosso mari e monti per sapere cosa fosse accaduto, l’unica informazione che era riuscito ad ottenere non era stata confortante...c’era un posto prenotato a nome di Mu su quel volo, tuttavia, non era mai salita a bordo, né si era presentata in aeroporto.
 
Durante il viaggio di ritorno a casa aveva allertato anche Deathmask, il quale si era subito attivato per ottenere qualche informazione in più, tuttavia, al momento, nessuno sembrava avere notizie di Mu.
 
- Vado giù a ritirare la posta...oggi non l’ho ancora fatto - annunciò Lita sulla soglia della porta, e quando vide Shaka in procinto di protestare lo bloccò alzando una mano - Ne ho bisogno...ho bisogno di prendere un po' d’aria... -.
 
La governante era preoccupata quanto Shaka. In realtà aveva bocciato fin da subito l’idea di Mu di rientrare in Tibet, non ritenendolo un posto sicuro per lei. Non dopo quello che era successo. Tuttavia, non aveva avuto molta voce in capitolo, ed i suoi avvertimenti erano caduti nel vuoto davanti alla decisione della ragazza. Mu poteva essere davvero testarda quando si metteva in testa qualcosa! 
 
Mentre l’ascensore percorreva in discesa lo spazio necessario per arrivare al piano terra, Lita poté finalmente liberare le lacrime che, per il bene di Shaka, aveva trattenuto a fatica da quando lo aveva visto rientrare a casa da solo.
 
- Dove sei amore mio? - Shaka, seduto sul divano di fronte al camino, sfogava nelle parole solitarie tutta l’angoscia ed il sentimento che gli stavano divorando l’anima.
 
In quelle ore di attesa gli era passato di tutto per la mente...che Mu fosse stata di nuovo rapita, che Shion le avesse fatto del male, o anche che avesse deciso di non tornare ad Atene e di restare a Jamir...tutte le opzioni lo riempivano di un dispiacere tale da fargli dolere il petto. La verità era che, malgrado la conoscesse solo da qualche settimana, non riusciva più ad immaginare la sua vita senza quella donna che lo aveva stregato con la sua sola presenza.
 
Con lo sguardo perso nel vuoto, Shaka fece quanto aveva fatto Lita qualche minuto prima, sciogliendo la sua inquietudine in lacrime silenziose che scendevano rigandogli il viso.
 
Quando, qualche istante dopo, sentì un tocco leggero accarezzargli dolcemente la testa, di primo acchito non gli diede importanza, pensando di averlo solo immaginato...tuttavia quando sentì una mano sfiorargli delicatamente una guancia si voltò di scatto meravigliandosi di ciò che vide.
 
Mu, in piedi dietro di lui, lo guardava con il suo bellissimo sorriso.
 
- Ovunque sia tu...amore mio... -.
   
 
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