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Autore: Laviestar    27/02/2022    1 recensioni
E se il cielo dovesse essere grigio ogni giorno, resteresti comunque?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cielo grigio ogni giorno, resteresti comunque?

 

«Tieni, leggilo» disse dando il suo diario ad Adrien. «Non ho fretta, prenditi tempo.»

Dare quel diario nelle mani di Adrien significava fargli conoscere tutto.
Aprirsi completamente a lui, senza più nessun segreto.
Ne avevano avuti troppi, forse era davvero arrivato il momento di provare ad andare avanti.

Quel giorno Marinette aveva avuto un crollo emotivo e in lacrime lo aveva chiamato, pregandolo di andare sulla terrazza di casa sua, nonostante il suo cervello le avesse detto che Adrien doveva essere l'ultima persona da chiamare quando si sentiva persa; 
eppure doveva far chiarezza, era consapevole di non poter più andare avanti in quel modo, nonostante fosse stata lei quella che dopo la presa di coscienza sulle loro vere identità, aveva preferito tenerlo distante. 
Inizialmente era rimasta sconvolta nel dover associare il volto di Adrien a quello di Chat Noir, ma poi aveva finalmente compreso di amare anche quel lato del ragazzo.
Aveva preso consapevolezza di quelli che erano i suoi veri sentimenti, senza dubbio, ma era comunque paralizzata dallo scenario di quella che sarebbe potuta essere la loro relazione in futuro.

Non c'era più l'ostacolo di Papillon a far capolino nelle loro giornate,  Adrien era finalmente un ragazzo libero. 
Eppure, nonostante l'assenza di colui che era stato il loro primo grande nemico, era costantemente pietrificata dal pensiero che un giorno, quando non sarebbe più stata la guardiana della Miracle Box, avrebbe potuto dimenticare tutto. Adrien compreso.


«Ti amo Marinette»

«E io amo te Adrien» gli aveva detto col cuore in gola «Con tutto il cuore. Con tutta l'anima. Ma...»

«Ma...?» La spronò a continuare.

«Non posso dare spazio a quello che provo. Non posso. Non possiamo. Non ora.» Gli aveva risposto consapevole che quel momento probabilmente non sarebbe mai arrivato per loro. 


Scacciò dalla mente quel ricordo di qualche mese prima e lasciò il terrazzo imboccando la piccola botola che portava alla sua stanza, mentre con la coda dell'occhio notò che Adrien aveva iniziato a leggere le pagine a cui aveva affidato ogni sorta di pensiero da quando era diventata Ladybug,

Prese un post-it dalla scrivania e scrisse qualche riga rivolta al ragazzo. 
Ad essere onesta, proprio non se la sentiva di stare lì insieme a lui in quel momento. Le emozioni da gestire erano decisamente troppo ingombranti e aveva bisogno di smaltirle in qualche modo. Aveva bisogno di respirare.

Cielo grigio ogni giorno, resteresti comunque?
Ti aspetterò dove tutto è iniziato.

-Marinette.


Stare con lei avrebbe potuto essere la cosa migliore del mondo e allo stesso tempo anche la peggiore. 
Sarebbe davvero stato disposto a vivere quel tipo di futuro?

Con quel chiodo fisso per la mente sospirò e successivamente uscì di casa.

Le opportunità che Marinette aveva perso lungo quella lunga strada erano diventate come delle porte mai aperte. 
Porte che erano rimaste saldamente chiuse a chiave per tutto quel tempo.
Dovendolo ammettere in tutta sincerità però, lei aveva sempre avuto in mano la chiave per aprire quella porta, ma non aveva mai girato la serratura al momento giusto. Aveva avuto svariate volte l'occasione di essere sincera, ma non aveva mai avuto la forza di cogliere quelle opportunità, nonostante tutto quello che stesse cercando di fare era provare, provare e provare.
Semplice paura o probabilmente tempismo sbagliato, che l'avevano portata a perdersi tutto quello che avrebbe potuto trovare al di là di quella porta mai aperta. 

Paura dell'ignoto, del futuro stesso. Fatto di azioni mai compiute e frasi mai dette.


Improvvisamente, quando il suo castello di carte sembrava essere diventato indistruttibile, era arrivata Alya con la notizia del suo matrimonio con Nino.
Era felice per lei, eccome, eppure la notizia l'aveva sconvolta al punto di non riuscire a vedere più nulla con lucidità. 
La sua convinzione nel voler tenere lontano Adrien aveva cominciato a vacillare, tremendamente.

Erano Alya e Nino, ma erano anche Rena Rouge e Carapace, erano due eroi che lei aveva scelto, liberi di vivere la propria relazione nonostante questa potesse rappresentare un pericolo. 
Quei due avevano scelto di continuare ad amarsi nonostante il pericolo a cui sarebbero potuti andare incontro.

Il castello di carte che con fatica aveva costruito era caduto sotto al soffio del vento.
Era crollato, nonostante si fosse spostato il più piccolo e apparentemente insignificante dei pezzi.
Perché Marinette si stava perdendo la possibilità di essere felice? 
Questo pensiero l'aveva tormentata, paralizzata, fino al momento in cui non aveva deciso di chiamare Adrien per essere, finalmente, sincera.
Con lui in primis, ma anche con sé stessa.

Aveva sempre avuto determinati atteggiamenti perché era fermamente convinta che questi l'avrebbero aiutata a passare oltre.
Bugie. 
Quelle convinzioni erano solo bugie alle quali si era aggrappata con le unghie. Bugie che l'avevano aiutata a stare meglio in quel determinato momento, ma alla fine era ben consapevole del fatto che fossero solo una cura palliativa al suo malessere. 

Nessuno dei due aveva mai avuto intenzione di passare oltre a quel sentimento così puro e sincero.

Cosa avrebbe trovato oltre le sue paure?
Era difficile trovare una risposta a quella domanda.
Se c'era una cosa che poteva affermare con certezza però, era che quell'immagine di lei sommersa dal rimpianto, non le si addiceva.
Marinette era molto più.
Non sarebbe mai stata sola. 
Era sicura che non lo sarebbe mai stata nemmeno dopo aver dimenticato tutto.


***


Adrien si fermò a guardare la Tour Eiffel, chiedendosi dove diavolo si fosse cacciata. Gli aveva detto di leggere il suo diario, togliendosi un peso che ormai non riusciva più a sopportare ed era sparita nel nulla senza lasciare traccia di sè.

Tipico di Marinette, pensò sorridendo.

Poteva essere solo in un posto, decise quindi di affidarsi al suo intuito e corse senza perdere tempo verso il liceo.
Adrien arrivò, affannato, davanti alla scalinata del François Dupont, ed ecco che la vide seduta lì, con le mani sotto al mento.

«Sei arrivato.»

«Ti ho cercata ovunque, Marinette.» le disse Adrien sedendosi accanto a lei guardandola dolcemente.

«T-ti ho scritto, sul postittino...cioè su un post-it, un bigliettino, si...un biglietto piccolo insomma» gesticolò senza sosta «che se avessi voluto cercarmi, sarei stata qui.» Concluse con più calma, cercando di non andare nel pallone.

«Quale bigliettino?» Chiese confuso non capendo minimamente a cosa si stesse riferendo la ragazza.

La vide arrossire di colpo mentre con le mani frugava all'interno della tasca della sua giacca, «Questo...» disse estraendo il foglietto stropicciato dalla tasca e arrossendo per l'ennesima figura.

Fu in quel momento, travolta da un'ondata di sollievo, che realizzò per l'ennesima volta quanto Adrien fosse fantastico.

Perchè aveva perso tutto quel tempo senza mai chiedere cosa ne pensasse il diretto interessato?
Sentì un nodo alla gola e accompagnata da quella sensazione, con le spalle scosse da singhiozzi, iniziò a piangere senza freni portandosi le mani sul viso.
Aveva bisogno di piangere per dare sfogo a quello che era stato un susseguirsi di insoddisfazioni e frustrazioni, per poi cominciare a riprendersi e andare avanti. 

Adrien aspettò in silenzio, comprensivo.
Un silenzio che finalmente, aveva il sapore di serenità.

Adrien la incoraggiò: «Non piangere.» 

Tirò su col naso portando lo sguardo verso di lui, sorrise e annuì.

Stava bene perché aveva finalmente accettato di avere Adrien al suo fianco, nonostante la paura, nonostante l'incertezza.

Per la prima volta dopo tempo, sentiva il cuore leggero. Era libera.

«Dobbiamo parlare...» gli disse lei, riprendendosi.

«Lo credo anch'io.»


***


Marinette aveva finalmente aperto quel cassetto.
Un cassetto tanto straripante di desideri e paure da non riuscire più a richiuderlo; 
Troppo pieno per essere rimesso al suo posto.

«Sono un disastro.» esordì pensando al fatto che non era mai stata brava nel gestire i suoi sentimenti.

Adrien la vide giocare nervosamente con la tracolla della sua borsa, e fu in quel momento che prese un bel respiro e si accinse a darle quella rassicurazione di cui aveva bisogno: «Marinette, saremo sempre io e te.»

«Anche quando non saprò più chi sei?»

«Anche quando non saprai più chi sono.» La tranquillizzò nuovamente.

«Sai, alle volte è straziante pensare al futuro così.» Confessò Marinette sentendo lo sguardo di Adrien su di lei. «Il pensiero che un giorno perderò i miei ricordi...» sospirò per poi continuare, «...dimenticherò tutto quello che abbiamo vissuto, forse dimenticherò chi sei e ciò che provo per te.» Concluse cercando di farsi capire meglio mentre continuava a gesticolare in modo confuso.

Nonostante avesse deciso di mandare all'aria tutti i suoi propositi accettando di affidarsi ad Adrien, tremava.
Stava provando per l'ennesima volta quella sensazione che conosceva fin troppo bene; paura.

«Hai paura» disse leggendole nel pensiero «E ne ho anch'io.» Ammise il ragazzo.

Marinette si era focalizzata sulla sua paura, dimenticandosi per un momento che quella sua stessa paura potesse scorrere nelle vene del ragazzo in egual modo.
«Ti amerò sempre, perchè sarai sempre tu.» Riprese lui mettendo le sue paure nelle mani della ragazza. «Sarai sempre quella persona che ha vissuto tutte le esperienze che abbiamo condiviso e anche se non dovessi più ricordarle, ci penserò io.» La rasserenò nuovamente, nonostante fosse stato difficile pronunciare quelle parole, «in qualche modo, ce la faremo.» Concluse prendendole la mano, intrecciando timidamente le dita a quelle di lei.

Marinette si sorprese di quelle parole, tanto che per un attimo le mancò il respiro.

«È una promessa?»

«È una promessa» le rispose sicuro. «Resterei al tuo fianco anche se il cielo dovesse essere grigio tutti i giorni.»

***

 

Questa mi ero dimenticata di pubblicarla qui su EFP.
È stata una sorta di comeback dopo un anno che non scrivevo nulla.

Lavie.

 

   
 
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