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Autore: Alis_Weasley    01/03/2022    6 recensioni
Rin non è più una bambina, ormai da qualche anno vive al villaggio sotto la guida della vecchia Kaede. A distanza, però, anche un altro paio d'occhi vigila incessantemente su di lei. Sesshomaru sa bene di non essere l'unico ad aver notato la metamorfosi della giovane, sa che su quel prezioso bocciolo si stanno posando sempre più occhi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rin era solita restare ad osservare il tramonto, fino all'ultimo spicchio di sole, dal campo delle erbe dove trascorreva il pomeriggio.
Raccoglieva la sua cesta, ricolma delle erbe medicinali che servivano agli abitanti del villaggio, e se la appoggiava in grembo mentre con i suoi grandi occhi carichi di stupore e meraviglia si godeva quello spettacolo.
Non era più la bambina che aveva incontrato Sesshomaru nel bosco anni prima, il suo corpo era cambiato, i movimenti impacciati avevano lasciato il posto a delle movenze sinuose, i capelli le si erano allungati e non era troppo difficile immaginare le sue simmetriche forme sotto la veste che aveva indosso, uno degli ultimi regali ricevuti dal suo Sesshomaru-sama. Eppure... della piccola Rin aveva conservato quegli occhioni capaci di meravigliarsi per ogni singola cosa bella che la vita ha da offrire. A partire dall'odore dell'erba appena dopo che ha piovuto, una canzone improvvisata da un bambino per la strada, fino ad arrivare al suo momento preferito della giornata, il tramonto, che tanto le ricordava di viaggi lontani...
Sesshomaru osservava la scena da lontano, sulla cima di un albero tanto alto che lo sguardo della giovane non lo avrebbe potuto raggiungere. 
Lo faceva ogni qualvolta ne avesse l'occasione, quando non era impegnato in qualche combattimento andava a godersi il tramonto insieme a Rin, o per meglio dire, Rin al tramonto. 
Ma era ben attento a non farsi notare. 
Preferiva limitare le sue visite a una volta ogni due mesi, o almeno che Rin pensasse così, in modo da non condizionarla troppo. Era giusto che lei vivesse al villaggio con gli umani, lui che vita avrebbe potuto offrirle? Troppi pericoli per una creatura così fragile. E preziosa. 
Rin aveva ormai raggiunto l'età in cui una bella ragazza diviene oggetto dei desideri di un uomo. Sesshomaru lo sapeva. Sapeva che svariati occhi cominciavano ad indugiare troppo su di lei. Riusciva a percepire le intenzioni di quelle persone e questo gli provocava un inspiegabile moto di rabbia. Rin. Rin che deve la propria lealtà a qualcun altro. Che chiama qualcun altro "sama". Che appartiene a un altro, a un marito. 
Qualcuno che abbia il permesso di sfiorare il suo corpo, di svelare il segreto celato in esso, di premere le proprie labbra sulle sue. Di prenderle la mano. Di carezzarle le guance, come Sesshomaru aveva fatto quando era una bambina appena scampata alla morte. 
Rin che dorme serena accanto a un altro corpo che non sia il suo. Quando ancora viaggiavano insieme Sesshomaru restava a vigilare su di lei durante la notte e anche quando si appoggiava con la schiena ad un tronco per riposare, teneva un occhio sempre aperto come i gatti per non farsi sfuggire nemmeno l'ombra di una minaccia che potesse gravare sulla piccola Rin. Lei non aveva paura, dormiva profondamente, la bocca semi dischiusa e un'espressione serena in volto perché sapeva che Sesshomaru-sama l'avrebbe sempre protetta. Adesso questo compito sarebbe spettato a qualcun altro. Ma un altro, un misero umano, sarebbe stato in grado di proteggerla? Di certo non come lui.
Pensò a Rin con in grembo i figli di un altro, non mezzi-demoni, dei normali bambini umani che lei avrebbe cresciuto con amore e ogni premura immaginabile. A cui avrebbe canticchiato quelle ridicole canzoncine che tanto avevano tormentato i loro viaggi. 
Rin che dona amore e attenzioni a qualcun altro diverso da lui. 
È giusto così, si disse, facendo finta di non sentire quell'orribile sensazione che prendeva piede in lui. 
Nel frattempo era calata l'oscurità e la giovane era sulla via del ritorno, diretta verso la casa dove viveva con la vecchia Kaede. 
Si muoveva saltellando e canticchiando fra sè e sè e Sesshomaru a vederla in quel modo sorrise impercettibilmente. 
Era decisamente ora di andare. 
Stava per spiccare il volo quando avvertì qualcosa che non gli piacque affatto. Da un angolo poco illuminato  venne fuori un uomo sulla trentina, era il fabbro del villaggio, che, pur non reggendosi bene in piedi, si piazzó sulla strada della ragazza. 
Rin si fermò stupita. Dopo un momento di esitazione domandò con voce preoccupata "non vi sentite bene, Koke-sama?" e si avvicinò a lui. 
L'uomo le si abbandonò addosso portandola a sbattere la schiena contro il muro. 
"Koke-sama...?" disse Rin con voce confusa. 
Lui ridacchió e tanto bastò affinché l'odore di sakè proveniente dalla sua bocca raggiungesse il naso di Rin. 
"È proprio una fortuna incontrarti Rin" sbiascicó e prese a toccare il fondoschiena della ragazza. 
"Koke-sama..?! Cosa fate? N-no... Fermatevi... vi prego" sussurrò con la voce già incrinata dal pianto. 
"Non fare così Rin... Presto dovrai prendere marito, lo sai. Presto un uomo farà suo... Questo..." ringhió lui strizzandole una natica con forza. 
Rin avrebbe voluto gridare ma il corpo muscoloso di quell'uomo premuto contro di sè le toglieva il respiro. Sentiva le sue mani addosso, il suo alito caldo e puzzolente sul collo, a un palmo dalla sua faccia. 
Riuscì a formulare un solo pensiero nella poca lucidità del momento. 
"Sesshomaru-sama, aiuto!", proprio come quando era più piccola. Avrebbe voluto che lui fosse lì a difenderla da tutto e da tutti. Da quelle mani estranee che si facevano prepotentemente strada su di lei. Da quell'uomo che voleva prendersela con la forza, ignorante del fatto che nessuno avrebbe potuto mai averla perché il suo corpo bramava un solo e unico tocco. 
Il tutto avvenne in pochi secondi ma Rin non aveva contezza del tempo, passó semplicemente dal sentire le risate perverse dell'uomo al suo respiro soffocato in un verso di dolore. 
Koke era stato piegato in due dal pugno che Sesshomaru gli aveva inferto alla schiena, quasi gliela avesse spezzata. Poi il demone lo afferrò da una spalla e lo scaraventó contro la casa dietro di loro, proprio quella dell'uomo, che venne giù senza troppi complimenti. 
Rin aveva gli occhi offuscati dalle lacrime, non riusciva a capire se l'immaginazione le stesse giocando brutti scherzi o se il suo Sesshomaru-sama fosse davvero lì, se fosse davvero accorso in suo aiuto, puntuale come sempre. 
"Rin" la richiamó solenne lui. 
Era proprio lì. Era lui. Era la profonda e decisa voce di Sesshomaru che chiamava il suo nome. Il cuore le si riempì di gioia e sulle sue guance presero a inseguirsi copiose lacrime di commozione. "Sesshomaru-sama..." sussurrò e gli si gettò addosso, senza pensare che  Jaken le avrebbe rimproverato di certo una tale mancanza di rispetto. Affondó il viso nel petto di lui, inebriandosi di quell'odore, di quel calore, di quel contatto che tanto aveva agognato. 
Sesshomaru spalancò gli occhi per un millisecondo, rimanendo travolto da quel turbinio di emozioni e da quel turbine che da anni scompigliava la sua vita, la sua Rin. 
Ripensó alla terribile rabbia omicida che aveva provato pochi istanti prima a vedere Rin molestata da quell'uomo. 
Ora ne era certo. Nessuno ne sarebbe stato degno tra quei miseri umani. 
Forse neppure lui, principe dei demoni, ne sarebbe stato degno. Ma avrebbe dato la vita per lei. Avrebbe continuato a difenderla. 
Nessuno avrebbe più osato nemmeno avvicinarsi. 
Le cinse la vita senza dire nulla e si libró in volo. Le piccole mani di Rin aggrappate alle sue spalle, i loro corpi a contatto l'uno con l'altro. Sentiva battere forte due cuori, uno più piccolo, quello di Rin, e uno più grande e arrugginito che aveva taciuto per troppo tempo, il suo. 
Arrivarono in una radura e lì Sesshomaru adagió la giovane, ancora scossa e incredula. 
Non si dissero nulla per qualche tempo, persino Rin che in genere aveva la parlantina facile, aveva preferito tacere e bearsi di quel contatto in silenzio ancora per un po'. 
Sesshomaru si era seduto con ancora la ragazza tra le braccia appoggiando la schiena a un grande tronco. Dopodiché, per la sua solita politica che doveva essere Rin a scegliere, aveva fatto cadere le proprie braccia ai lati del corpo, in modo che la giovane fosse libera di spostarsi. 
Pur con le guance paonazze per la situazione, Rin non si mosse.
Poggió invece la testa sul petto di Sesshomaru e chiuse gli occhi.
Disse solo in un sussurro: "Siete qui... Sesshomaru-sama...".
Sentire il proprio nome pronunciato da Rin in quel modo causò al demone-cane come una scossa. Provò il desiderio, che forse aveva represso per troppo tempo, di catturare le sue labbra e stringerla il più possibile contro il proprio corpo.
Le narici erano ebrie del profumo di lei, gli sembró di impazzire, al punto che, oltre al proprio cuore, anche altre parti del suo corpo si risvegliarono dopo secoli. Sbarró gli occhi e si irrigidì. Che diavolo gli prendeva? 
Cercò di ritrovare la calma e la freddezza che da sempre lo contraddistinguevano.
Proprio quando gli sembró di esserci riuscito, Rin parló: "Sapete Sesshomaru-sama... ormai quasi tutti al villaggio mi dicono che è arrivato il momento per me di prendere marito. Le altre ragazze sono quasi tutte già promesse. Una di loro mi ha detto di decidermi perché 
altrimenti passerò la mia vita da sola".
Sesshomaru non disse nulla.
Non poteva certo dare voce ai propri pensieri, nonostante poco prima fosse giunto alla conclusione che nessuno sarebbe mai stato degno di lei, l'avrebbe potuta proteggere e rispettare come lui. L'avrebbe condizionata troppo. E per quanto gli desse sui nervi doveva comunque essere una scelta di Rin. Per questo l'aveva lasciata al villaggio degli umani. Se anche avesse scelto di restarci, lui avrebbe vegliato su di lei. 
E se avesse preso marito... 
Venne strappato da quei pensieri dalla voce di Rin che continuò :
"Volete sapere cosa ho risposto io, Sesshomaru-sama?". 
Nemmeno allora Sesshomaru rispose, si limitò a guardarla di sottecchi come a farle capire che la stava ascoltando se avesse deciso di dirglielo. 
Rin sorrise. E proseguì. 
"Ho risposto che ho già conosciuto la solitudine in vita mia... ". Stava chiaramente facendo riferimento al periodo successivo all'uccisione della sua famiglia da parte dei briganti. Fu allora che la piccola Rin, che veniva malmenata e maltrattata dagli altri abitanti del suo villaggio, incontró Sesshomaru. 
"... ma che non mi sono mai più sentita sola da quando ho incontrato voi, Sesshomaru-sama ".
Sesshomaru adesso la guardava. Senza più nascondersi tra le cime degli alberi, dietro i suoi lunghi capelli argentei o a uno sguardo fintamente indifferente. 
"Rin..." iniziò lui, senza sapere bene cosa avrebbe voluto dire. 
"Io voglio stare con voi, Sesshomaru-sama, permettetelo, ve ne prego". Rin si era completamente girata verso di lui e teneva imprigionate tra le proprie cosce le lunghe gambe del demone. 
Arrossì visibilmente per la posizione in cui si trovava ma non si fece scoraggiare. 
Appoggiò le piccole mani dalle dita affusolate sul petto di Sesshomaru e disse a bassa voce : "Non voglio nessun altro... Non lasciatemi a nessun altro..." un'espressione triste si impadronì per qualche istante del suo volto, e anche Sesshomaru rivide nella propria mentre la scena di quell'uomo che toccava Rin. 
Serró la mascella per la rabbia. 
"Rin". La chiamò, poggiandole la mano artigliata intorno al viso. 
"Si.. Sesshomaru-sama..?" pigoló lei speranzosa. 
"Ne sei sicura?" domandò perentorio lui, lasciandola spiazzata ma con un bellissimo sorriso sulle labbra. 
"Si Sesshomaru-sama! Ne sono certa..." esclamò raggiante la giovane. 
In risposta il grande demone-cane sollevó le ginocchia facendo scivolare Rin sul proprio addome. 
Le parti inferiori del loro corpo a contatto. 
La ragazza arrossì ancor di più. Sesshomaru in un lampo catturó le sue labbra in un bacio che esprimeva tutto il desiderio e tutta l'attesa, ma anche tutto l'amore e la promessa di proteggere quella donna umana per la vita. 
Le inesperte labbra di Rin cercavano di stare al passo e quando la lingua di Sesshomaru chiese il permesso di entrare si dischiusero accogliendola.
Sesshomaru voleva farla sua, anche se, in fondo, sapeva che lo era sempre stata. 
Le sue mani imprimevano il movimento ai fianchi di Rin su di sè. 
Quando non ce la fece più perché troppo bruciante era il desiderio di possederla ribaltó le posizioni. 
Le divaricó le cosce e si premette contro di lei per farle sentire tutto se stesso. 
A Rin mancó il fiato. 
"Sesshomaru-sama..." ansimó. 
Lui in risposta emise un basso ringhio, doveva cercare di controllarsi ma era così difficile con Rin in quello stato sotto di sé, paonazza, inerme e bagnata per lui. 
"Rin...ne sei sicura?!" domandó ancora una volta, cercando di tirarsi un po' su spingendo violentemente un braccio sull'erba. Odiava ripetersi ma doveva sentirlo. Doveva esserne certo. 
Lei emise un gemito di frustrazione misto a una risatina. 
Gli avvinghió le gambe intorno alla vita e disse "Da tempo". 
Sesshomaru non attese oltre. 
Rin si abbandonó completamente a lui e ad ogni spinta pronunciava,seppur a fatica, quel nome che tanto amava. Aveva gli occhi chiusi e piccole lacrime di piacere ai lati degli occhi ma il demone, che entrava e usciva da lei sempre più velocemente, le chiese di aprirli, per godere ancora una volta di quello sguardo ricolmo di meraviglia, che tanto amava. 
Mentre veniva dentro di lei Sesshomaru realizzò che neppure lui si era più sentito solo da quando Rin faceva parte della sua vita. 
Ora che non si sarebbero più separati, non sarebbero mai stati soli. 

 

***Angolo autrice***
Ciao a tutt*! Questa è la mia prima Sessrin. Sono davvero pazza di loro e credo che non sarà l'ultima. 
Sarei contenta se mi faceste sapere cosa ne pensate, suggerimenti, eventuali correzioni, quello che volete ! 

Alla prossima, 
Alis


   
 
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