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Autore: YellowSherlock    05/03/2022    0 recensioni
A distanza di tre anni dal suicidio di Sherlock, Mycroft è seduto in un pub e scrive l'ennesima lettera al fratello, pur sapendo che essa non avrà mai il destinatario tanto amato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Adorato,
queste strade di Londra, uggiose e umide, mi riportano alla mente il freddo della tua pelle, quando accidentalmente mi capitava di sfiorarla;
lo ricordi?
Era qualcosa che succedeva ormai di rado, dopo i tuoi quindici anni.
Ricordo ancora che da bambino non riuscivi a separarti in nessun modo dalla mia persona, era un continuo gridare il mio nome e saltare sulle mie spalle d’improvviso, pregandomi di portarti in sella per una nuova avventura.
Eri un bambino, e io un ragazzo.
Eri il mio piccolo fratello, e io il tuo faro nel mare.
L’infanzia che brillava nei tuoi occhi era un fascio di luce proiettato alla speranza e alla sicurezza di non perdersi mai.

Poi, con l’adolescenza, qualcosa in te si è spento. E così anche quel fascio di luce che tanto amavamo proiettare sul muro, per giocare alle ombre cinesi, si è affievolito come la più consumata delle candele.

Forse, crescendo, avevi capito che per te il mondo era diverso, che i punti di vista che avevi erano troppo singolari per poterli condividere con chiunque.
E che sostanzialmente la solitudine è una condizione a cui nessuno sfugge; che prima lo si accetta, prima si è consapevoli.

E’ da tre anni ormai che sei andato via, in un modo incomprensibile per me, ma sono aperto nell’accogliere il tuo dolore, e la tua disperazione nell’aver scelto di mettere fine a quel tormento continuo che tutti noi chiamiamo semplicemente vita.

Il sangue su quel marciapiede scorre a rivoli continui nella mia mente, e non riesco a cancellare l’odore del niente che da quel momento invade tutti i miei sensi.

Ti ho perso, come si perdono gli oggetti più improbabili, senza alcuna possibilità di ritorno.
La differenza è che gli oggetti posso ricomprarli, sostituirli con altro, sopravvivono al tempo.
Tu, invece, sei per me insostituibile.
Non c’è bene, amicizia, amore, che possa equiparare od occupare lo spazio che riempi nel mio Io più profondo.
E il tempo, da quando non ci sei, è fermo.

Hai lasciato in tutti noi un senso di perdizione, un filo spezzato senza alcun capo, immerso in una matassa di pensieri così confusionari da non poterla sciogliere per trovare un senso a questa tua assenza.

Sono nel tuo pub preferito, adesso, seduto al solito tavolo dinnanzi alla vetrata, guardo lo sfrecciare dei taxi neri sotto la pioggia, e ordino omelette con fagioli, così come facevi tu.
La penna con cui sto gettando via queste righe è quasi al termine, e io la sforzo fino all’ultima goccia, per poter sfogare su questo foglio bianco, ancora una volta, tutta la mia rabbia.

Come ho potuto ignorare così il tuo senso di abbandono?
Come abbiamo smesso di amarci così come eravamo un tempo?

Quando ti ho visto per la prima volta, tra le fasce di una culla, promisi ai nostri genitori che sarei sempre stato alle tue spalle.
Dove ho sbagliato?

Quand’è che ti ho lasciato?

Quesiti, domande su domande, è tutto ciò che mi rimane.
Ho al collo la tua sciarpa, quella che mai avrei pensato di indossare poiché il tuo stile era completamente diverso dal mio. Eppure in essa ricerco disperatamente il tuo odore.

Vorrei di nuovo provare la sensazione pungente di aprire la porte di casa tua, respirare la nube di fumo di pipa mista a colofonia vaporizzata dall’archetto del tuo violino, e non trovare i centimetri di polvere e desolazione che hai lasciato alle pareti forate di quell’appartamento.

Il tuo suono, fratello mio.

Il tuo suono, tormenta con la sua assenza i miei timpani così come le sirene tormentavano Ulisse, ma io non mi oppongo, e anzi, lo ricerco.

Quel caldo e tondo tema, continuo, che mi accarezzava ogni volta.
In esso era nascosto il tuo dolore, e io l’ho ignorato perché ero troppo concentrato sul mio.

Come potrai mai perdonarmi, anima mia?

Mamma e Papà sono invecchiati di molto, sai.
Ormai.

Quest’ultimo Natale è stato però più tranquillo, abbiamo riguardato le tue foto e con noi c’era John.
Ha una nuova fidanzata, si chiama Mary.
Sembrano felici.

O forse no. Ma se fingono, lo sanno fare molto bene.

Mamma ha cucinato il tuo dolce preferito, e a Mary è piaciuto così tanto da averlo poi riproposto alla cena di Capodanno, con una variante al cioccolato.
Lei ti piacerebbe, ha gli stessi gusti tuoi.
A lei tu piaci già, se ti può interessare. 


Papà ha bevuto qualche bicchiere in più, alla terza portata era particolarmente leggero.
Ne sono felice, ha terminato ogni lacrima, necessita di un po’ di spensieratezza.
L’ho trovato addormentato dinnanzi al camino nelle prime sere di Gennaio, e aveva tra le mani la tua foto.
Il pollice era fermo sul tuo viso, quasi come a volerti accarezzare.

Quanto vuoto hai lasciato, Sherlock.
Quanto.

Molly si è sposata. Ha conosciuto un ragazzo di nome Tom, e sembrano essere davvero felici.
Senza forse.

Lo merita, devo dire che ti sei comportato in modo poco gentile con lei.
Ma lei ti vuole bene, comunque e senza pretese.
Un amore così non capita a nessuno, sai.

Ma lo so che non era nei tuoi interessi, nelle tue idee.
Lo so cosa provavi per John, anche se non me lo hai mai detto.

E, ad oggi, posso dirti, che so anche cosa prova per te John.
Nessuna Mary per il suo cuore sarà tanto grande quanto te.
E questo lui non lo sa, o meglio, ancora una volta finge di non saperlo.

Quanto amore potresti avere, quanto amore hai avuto.
Quanto ne hai dato.

Ti chiedi come sto?
Io sto.
Sono. Vivo.
O meglio, sopravvivo.

Con Greg non è andata, siamo totalmente opposti. Incompatibili.
Ma lo amerò sempre, lui è l’unico.
Che paradosso eh?
L’unica persona che puoi amare è anche l’unica con cui non potresti mai avere una relazione.

Dopotutto, è sposato, ha già una famiglia.
Non potevo farlo scegliere, e ho scelto io per entrambi.

Lo so, lo so che avresti da ridire su questa mia scelta, ma non sei qui.
Hai scelto di non esserci.
E’ andata così.

Vorrei tanto litigare con te, dirti che sei uno stronzo, e che mi porti all’esasperazione.
Ma anche se lo riverso su questi fogli volanti, il mio pensiero non arriverebbe a te.

Chissà dove sei, dov’è il tuo essere. Se hai avuto risposta alle tue domande.

Adorato,
la pioggia ormai è più forte che mai, non posso abbandonare questo luogo a te tanto caro a me così ostile.
I fagioli ormai sono freddi, l’omelette è datata.
E l’amaro alla mia bocca è sempre più possente.

Il sapore che davi alla mia vita è ormai un ricordo lontano, e solo un tuo ritorno potrebbe colorare le pupille oscurate.

Spero che ovunque tu sia, almeno tu possa ascoltare il mio cuore.

Ti ho amato, e ti amo costantemente, come solo un fratello può fare.

E nell’attesa di ricontrarti un giorno, ti regalo questa ennesima lettera che come una barchetta origami, proseguirà il canale d’acqua ai lati di questa strada.

Non c’è vita senza te, e anche se tu hai messo fine alla tua, sappi che è finita per un lato anche la mia.

Con te se ne è andato quel ragazzo che aveva promesso di proteggerti, e quell’uomo certo di esser riuscito nell’impresa.

Non c’è altro che io possa dire,
ti attendo nella prossima primavera,
portami un po’ di profumo,
un po’ di colore,
e placa, dio te ne prego, questa sete.


Sete di te.

 

   
 
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