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Autore: eddiefrancesco    07/03/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Kit soffoco' un'esclamazione di stupore. Il suo desiderio di togliersi gli abiti maschili era comprensibile, ma in che modo Hero, l'avrebbe fatto? Sperava soltanto che non avesse intenzione di bussare all'ingresso principale di Cheswick chiedendo il permesso di usare uno spogliatoio. Il cielo esaudi' la sua preghiera. E Miss Ingram non tentò neppure di usare uno dei tanti edifici di servizio. «Troppi servitori in giro. E troppi occhi» gli spiegò. Voltando le spalle alla casa, si diresse verso un boschetto e scese da cavallo. Kit la seguì, incerto sulle sue intenzioni fino a quando lei non srotolo' la coperta e la fece passare sopra un ramo. Pochi istanti dopo, il suo berretto e la giacca erano appesi a un ramo. Kit fisso' allibito la testa e le spalle visibili al di sopra dell'improvvisato paravento. Dopodiché lasciò andare il respiro e si voltò in fretta. Aveva dormito a pochi passi da lei le ultime due notti, ma non era preparato ad assistere mentre lei si toglieva uno dopo l'altro i vestiti, con un sottile strato di tessuto come unica barriera tra di loro. Siccome le voltava la schiena, Kit non poteva vedere quello che succedeva, tuttavia i rumori gli giungevano distinti. E lui dovette cercare di non immaginare quale altro indumento si stesse togliendo. La camicia? I calzoni? Che cosa portava sotto? Doveva avere freddo e la prevedibile reazione di certe parti del suo corpo fece reagire altre parti di quello di Kit. Con il respiro affannoso, Kit si concentrò sulla necessità di montare la guardia, invece di voltarsi a guardare. Solo perché i due uomini che avevano visto a Long Man erano due domestici al servizio di un duca, non voleva dire che potesse permettersi di distrarsi. E il timore che qualcuno scoprisse Miss Ingram svestita ebbe l'effetto di tenere desta la sua attenzione. «Sono pronta.» Aveva impiegato davvero pochissimo tempo. Lui si girò e rimase a bocca aperta. Nessuna donna si era mai cambiata così in fretta... né si era trasformata tanto drasticamente. Il ragazzo con il berretto era sparito e al suo posto c'era una giovane donna, con le mani inguantate intrecciate davanti a sé e gli occhi bassi. Si aspettava una delusione, essendosi ormai abituato a vedere le lunghe gambe snelle avvolte nei calzoni. Invece bastò un lembo di corpetto, visibile sotto i nastri del mantello, per cancellare i suoi timori. In effetti, avrebbe potuto indugiare ad ammirarla ancora per qualche minuto, se non che Hero si era già avviata per uscire dal boschetto. Di colpo Kit rammento' dove si trovavano e si rese conto che non avevano ancora risolto il problema di entrare a Cheswick, indipendentemente dall'abbigliamento di Miss Ingram. Le lanciò un'occhiata interrogativa. «E adesso?» La risposta della giovane fu immediata e sicura. «Chiederemo di visitare la casa. Che altro?» Come aveva sperato Hero, la governante di Cheswick era autorizzata ad accogliere i visitatori che desideravano fare il giro della grande dimora. Del resto, chi avrebbe potuto respingere la richiesta di Mr. Marchant e di sua sorella, due giovani evidentemente di buona famiglia che stavano trascorrendo un periodo di riposo in campagna? Mr. Marchant non aveva protestato, però parlò poco e toccò a Hero commentare con ammirazione l'elegante mobilio e le opere d'arte, tenendo al tempo stesso gli occhi bene aperti. Ciononostante, mentre passavano da una stanza all'altra - tutti ambienti spaziosi e ben illuminati - non vide traccia di libri. Si era sbagliata? Pur sapendo che l'attuale conte non era un collezionista, le sembrava impossibile che avesse venduto la biblioteca di famiglia. Ma se la raccolta non era lì, dov'era? Cercò di richiamare alla mente ciò che sapeva del conte, comprese le altre tenute di sua proprietà. Forse Cheswick era stata costruita troppo di recente e non aveva mai ospitato il Mallory. A quando risaliva la nomina a conti e dove avevano vissuto prima di Cheswick? Hero fece un frenetico sforzo di memoria. Se il volume non era lì, avrebbe dovuto cercarlo altrove, poiché Raven - anche se fosse stato lui l'orchestratore della sua avventura - si sarebbe aspettato che lei tornasse a casa con il tesoro. Nonostante il disagio crescente, Hero continuò a chiacchierare ininterrottamente a beneficio della governante. Ma in qualche modo dovette tradirsi, perché Mr. Marchant le lanciò un'occhiata interrogativa. Lei la ignoro', eppure il dubbio ricominciò a tormentarla. Christopher Marchant era forse al corrente di qualcosa di cui lei era all'oscuro? Era per questo che non sarebbe voluto andare a Cheswick? Mentre Hero cercava di farsi venire in mente qualche idea, Mrs. Spratling si fermò davanti a una porta, la aprì e si scosto' per farli entrare. «Sua Signoria non usa spesso questa sala, quindi di solito è chiusa. La biblioteca è comunque molto bella.» E lo era davvero. Le quattro pareti erano rivestite di scaffali gremiti di libri. Eppure la sala era ugualmente ampia e ariosa, come il resto del castello, un edificio relativamente recente molto diverso dall'arzigogolata dimora di Raven. Inalando il profumo così familiare di rilegature, carta e cera d'api, Hero sentì allentarsi la tensione. Avrebbe potuto trascorrere settimane a sfogliare i libri, ma purtroppo non avevano tanto tempo a disposizione. Mr. Marchant le lanciò un'occhiata eloquente e lei indicò con un cenno quasi impercettibile del capo il fondo della sala, in quel modo avrebbero potuto esaminare più scaffali. Com'era successo fin da quando si erano conosciuti, il suo compagno colse al volo la sua indicazione. E quando lui si allontanò, perfettamente rilassato e a proprio agio, Hero si voltò a guardare gli scaffali. Si fermò, le mani dietro la schiena, come se fosse sopraffatta dalla ricchezza di quella raccolta. In realtà stava cercando di scoprire in quale ordine fossero disposti i libri. Quando lo capì, dovette mordersi le labbra per non prorompere in un grido di sgomento. I libri della biblioteca di Cheswick erano sistemati con grande cura, ma secondo un criterio che non sarebbe stato loro di alcuna utilità. Hero maledisse tra sé e sé il conte o il suo arredatore o chiunque altro avesse deciso che sarebbe stato elegante disporre i libri in base al colore della copertina. E siccome Hero non aveva mai visto il Mallory, l'unica possibilità era esaminare i volumi più vecchi. Naturalmente, le condizioni di un libro dipendevano non solo dall'età, bensì da diversi altri fattori: se fosse stato conservato in un posto asciutto e al buio per buona parte della sua vita, sarebbe apparso in buono stato, se invece fosse stato gettato in una cantina, o peggio ancora, sarebbe stato irrimediabilmente danneggiato. Sconfortata, continuò a esaminare gli scaffali. Pur non essendo una collezione particolarmente ricca, c'erano comunque troppi volumi per poter effettuare una ricerca rapida. E la governante stava già cominciando a dare segni di impazienza perché doveva tornare al lavoro. «Oh, i libri sono tutti così interessanti» osservò Hero sorridendo alla donna. Dopodiché si avvicinò a Mr. Marchant che stava controllando la parete in fondo alla biblioteca. «Guardate con quanta intelligenza sono sistemati» disse ad alta voce. Il messaggio che gli sussurro' invece, era di tono molto diverso: «Abbiamo bisogno di più tempo.» «E come pensate di riuscire a ottenerlo?» le chiese sottovoce Mr. Marchant. «Corrompiamo la governante?» Non era un segreto che la maggioranza dei domestici delle grandi residenze era sottopagata e costretta a lavorare un numero incredibile di ore, tuttavia Mrs. Spratling non aveva la faccia lunga e l'aria disperata. Valeva comunque la pena di fare un tentativo. Hero si allontanò da Mr. Marchant e percorse il perimetro della stanza, controllando i ripiani alla ricerca di un volume vecchio o un poco nascosto rispetto agli altri. Nel frattempo continuò a blaterare riguardo al proprio amore per i romanzi nella speranza di distrarre la donna. E siccome Mr. Marchant continuava il suo esame in silenzio, Hero capì che non era del parere di offrire del denaro alla governante, o forse stava solo aspettando il momento propizio. Ben presto però divenne chiaro che il tempo era scaduto. Con uno sbuffo di irritazione, la massiccia Mrs. Spratling andò a piazzarsi davanti a Mr. Marchant. «Sono spiacente, signori, ma dobbiamo assolutamente concludere il giro» dichiarò. «Oh, vi prego, siamo appena arrivati» la supplico' Hero con aria afflitta. «Non potremmo restare ancora un po' ad ammirare questa bella biblioteca? Christopher, date a questa brava donna qualcosa perché ci conceda qualche minuto di più. Non avevo mai visto una biblioteca tanto bella.» Ma la governante fu irremovibile. «Sua Signoria non permette che i visitatori si trattengano nelle sale» dichiarò a labbra serrate. «Stasera darà un ballo e presto gli ospiti cominceranno ad arrivare.» «Un ballo!» Hero batte' le mani, rapita. «Avete sentito, Christopher?» Da dietro le spalle della donna, Mr. Marchant le lanciò un'occhiata esasperata che lei ignoro' bellamente. «Che genere di ballo?» domandò. «In maschera» spiegò Mrs. Spratling, un po' raddolcita. «Sua Signoria ama molto le farse e questo genere di cose.» «Oh, chissà quanti costumi meravigliosi!» Stampandosi in viso la sua espressione più accattivante, Hero si rivolse a Mrs. Spratling. «Voi siete tanto efficiente, immagino che vi occuperete anche dei costumi.» La governante scosse la testa, poi però sorrise, lusingata. «Sua Signoria tiene pronti dei costumi per gli ospiti che non hanno portato i loro, però io mi limito a mantenerli in buono stato. È del ballo, piuttosto, che devo...» Hero la interruppe con un movimento grazioso del capo. «Oh, per favore, fateceli vedere! Soltanto un'occhiata. Scommetto che avete i vostri preferiti.» «Be', io...» Mrs. Spratling sorrise di nuovo. «Ce ne sono alcuni che raccomando... solamente nel caso qualche signora o qualche gentiluomo richieda la mia assistenza.» «Dovete assolutamente farceli vedere. Solo un momento, poi ce ne andremo» la supplico' Hero. Quando Mrs Spratling annuì, lei emise uno strillo delizioso e corse da lei. Grazie al cielo Mr. Marchant ebbe l'accortezza di non dire niente e, appena la governante uscì a passo di marcia dalla biblioteca, Hero rimase indietro e lo afferrò per un braccio. «Stasera verremo al ballo» gli sussurro'. Quando lui si voltò a guardarla con aria dubbiosa e con una protesta pronta a erompere, Hero scosse la testa per zittirlo. «Distraetela, mentre io prendo i costumi.» Prima che lui potesse obiettare, Hero raggiunse Mrs. Spratling per blandirla ancora. Sapeva per esperienza che in generale la gente amava mostrare ciò a cui più teneva. La governante era chiaramente orgogliosa della grande casa che dirigeva, ma aveva anche un debole per le frivolezze, i gusti estrosi del suo padrone e la propria opinione, ed Hero approfittò di ognuna di quelle debolezze per ottenere l'accesso allo spogliatoio dove venivano conservati i costumi. Mrs. Spratling spalanco' la porta ed Hero entrò nello spogliatoio proprio mentre dietro di lei risuonava un tonfo sordo. Senza fermarsi, si inoltro' nella stanza e si guardò intorno per individuare qualche indumento da poter nascondere sotto il mantello. Disgraziatamente la maggior parte dei costumi era appesa nei grandi armadi e lei non sapeva quanto tempo avesse a disposizione. Mr Marchant era un tipo ingegnoso, però la governante non si sarebbe lasciata distrarre a lungo. Un domino con una maschera bizzarra che poteva essere ripiegata era posato sul bracciolo di un divano in stile egizio, forse per essere rammendato, ma sarebbe servito allo scopo. Hero lo arrotolo' in fretta, ben stretto, e lo nascose sotto il mantello. Su un tavolo c'erano altri indumenti dai colori vivaci. Prese a casaccio alcuni di quelli che si trovavano in cima al mucchio, poi ne mise uno sul divano al posto del domino. In quel momento udì i passi pesanti di Mrs. Spratling che si avvicinavano. «Guardate questi. Li avete cuciti voi stessa?» domandò. Ma l'umore della governante era stato guastato dalla caduta di Mr. Marchant e dalle sue lamentele riguardo ai pavimenti troppo scivolosi. «No di certo. Sua Signoria li fa confezionare da sarte esperte» rispose Mrs. Spratling. Le mani sui fianchi, osservò la stanza con l'aria di un generale che passa in rassegna le sue truppe. Hero si accosto' un poco al divano, sperando che la donna non si accorgesse della scomparsa del domino. Trattenne il respiro, con il cuore in gola, fino a quando l'ingresso di Mr. Marchant distrasse di nuovo la governante. «I costumi sono qui dentro?» chiese lui ad alta voce, mentre si avvicinava zoppicando a un armadio. «Non toccate niente» ordinò la governante. Passò accanto a Mr. Marchant e aprì le ante dell'armadio per mostrarne il contenuto: una gran quantità di indumenti appesi e relativo corredo di maschere e parrucche. «Ecco. Come potete vedere, Sua Signoria tiene a disposizione una certa quantità di costumi, in particolare per i suoi amici preferiti» spiegò con un gesto della mano. Aveva chiaramente cambiato idea sul fatto di mostrare loro i costumi, dopo che Mr. Marchant era, letteralmente, caduto in disgrazia. «Adesso però ho del lavoro da fare e voi dovete andarvene.» Hero annuì, ma aspetto' che la donna uscisse dalla stanza prima di muoversi a sua volta. Con gli occhi socchiusi Mrs. Spratling si voltò indietro, come se cercasse qualcosa. La giovane donna trattenne il respiro. «Credevo che dovessimo uscire» disse Mr. Marchant andando di nuovo in suo aiuto. «Purtroppo devo chiedervi assistenza, signora, perché non riesco quasi a camminare. Posso appoggiarmi al vostro braccio? Sorella cara, volete assistermi anche voi?» La messinscena avrebbe fatto sorridere Hero, se il cuore non le avesse martellato così furiosamente nel petto. Stringendosi addosso il mantello, emise un basso sospiro di sollievo per essere uscita senza danni dallo spogliatoio. Aveva conservato la padronanza di sé in situazioni perfino più pericolose, senza nessuno su cui contare a parte se stessa. Ma non era sicura che anche stavolta ce l'avrebbe fatta e sospettava che l'espediente di Mr. Marchant avesse impedito alla governante di smascherarla. Quando gli prese il braccio, Hero fatico' molto a mantenere la facciata frivola e svagata, perché l'effetto che Christopher Marchant aveva su di lei era tutt'altro che fraterno. Lottando contro l'impulso di stringersi a lui, ricordò a se stessa che il suo compagno non era ciò che sembrava. Almeno apparentemente, niente lo toccava: banditi, gendarmi che volevano arrestarlo, viaggi e alloggi disagevoli. E neppure l'imprevista necessità di mentire e raggirare. Al contrario, sembrava capace di travolgere qualsiasi cosa si trovasse lungo il suo cammino, e magari si stava anche divertendo! Gli lanciò un'occhiata di sottecchi. Le occhiaie scure che aveva notato quando l'aveva conosciuto erano sparite. Il dolore e l'amarezza di allora erano stati autentici oppure soltanto una posa? Mr. Marchant stava recitando una parte? Come Sydony amava ripetere, poche cose avevano il potere di scalfire Kit, ma aggirarsi come un ladro per il parco del castello di Cheswick era una di quelle. Dopo essere stati praticamente sbattuti fuori dalla governante, Kit era ansioso di allontanarsi. Invece Miss Ingram insistette per esplorare gli edifici di servizio e ammirare i giardini, nonostante in quella stagione non ci fossero fiori. «Non avete visto abbastanza, "sorella"?» chiese Kit, sotto lo sguardo perplesso di un ragazzo di stalla. Miss Ingram gli spiegò sottovoce che voleva controllare tutti gli edifici che sarebbero potuti tornare utili in seguito. «Quanto "in seguito"?» volle sapere Kit. «E "utili" a chi?» Lei si limitò a scuotere la testa, sorrise al ragazzo e proseguì. Quando, finalmente, le parve di aver ottenuto tutte le informazioni che le servivano, Kit la convinse a tornare ai cavalli, ansioso di andarsene prima che il conte e i suoi ospiti cominciassero ad arrivare... o che il furto di Miss Ingram venisse scoperto. Quando imboccarono il viale d'accesso al castello, coperto di ghiaia, Kit emise un sospiro di sollievo. Dietro di loro non si erano levate grida di allarme e neppure di domestici che li inseguivano. «Non abbiamo già abbastanza gente alle costole? Che cosa vi salta in mente di derubare il Conte di Cheswick?» Le domandò guardandola di traverso. «Come avremmo fatto altrimenti a venire al ballo?» Kit gemette. «Ci serve del tempo per trovare il libro.» Come se farsi passare per fratello e sorella, raggirare la governante di Cheswick e rubare delle maschere non fosse abbastanza, Miss Ingram voleva anche tornare sulla scena del delitto? Kit scosse la testa. La sua compagna compiva inganni e raggiri con sconcertante disinvoltura e questo lo metteva a disagio, perché, se riusciva a menare per il naso chiunque altro, avrebbe potuto fare altrettanto con lui. Se quello a cui si dedicava era un gioco di qualche genere, avrebbe potuto avere delle conseguenze letali e del tutto impreviste. Tuttavia, il compito di Kit era ancora più difficile: come avrebbe fatto a proteggere Miss Ingram da se stessa? Con Hero di nuovo in abiti maschili, fu semplice ottenere una sola camera alla locanda. Per quanto gli risultasse difficile trascorrere la notte con lei, Kit non era disposto a lasciarla senza protezione. E insistette perché si concedessero il tempo di consumare un pasto decente. Appena tramontato il sole, tuttavia, tornarono a Cheswick. Ormai conoscevano il luogo e trovarono facilmente un boschetto dove legare i cavalli, abbastanza fuori mano da non essere frequentato da valletti, lacchè e ospiti del Conte. Con il favore del buio, corsero verso il castello e Miss Ingram sospinse il suo compagno verso un piccolo capanno. Ecco che cosa intendeva per edifici che si sarebbero potuti rivelare utili "in seguito"! Miss Ingram aprì la porta e scivolo' dentro, chiamandolo con un cenno. Kit si astenne dal protestare, perché capiva che tale trasgressione sarebbe stata probabilmente la minore delle sue preoccupazioni prima che quella notte terminasse. Tuttavia esitò, scorgendo nell'oscurità del capanno le sagome di un ampio tavolo e di diversi attrezzi da giardinaggio. Avrebbero anche dovuto farsi passare per i giardinieri del conte? «Speravo che ci fosse più spazio» osservò Miss Ingram, avanzando in modo che lui potesse entrare a sua volta. «Per che cosa?» si informò Kit. L'interno del capanno era buio e polveroso, e c'era odore di terra e di concime. Stava aspettando che i suoi occhi si abituassero alla mancanza di luce, quando Miss Ingram chiuse la porta e si ritrovarono immersi nelle tenebre. «Per vestirci» gli spiegò lei. «Ci cambieremo qui, poi andremo a piedi fino al castello.» Kit sbatte' le palpebre. «Che cosa?!» «Ecco il vostro costume.» Hero gli spinse qualcosa contro lo stomaco e lui gemette. Prese il fagotto, ma la sua mente continuava a protestare alla prospettiva di cambiarsi d'abito lì dentro. Al buio. Da soli. Insieme. «È meglio che vi aspetti fuori» disse Kit, schiarendosi la gola divenuta di colpo secca. «Qui dentro non c'è spazio.» «Sciocchezze» commento' Miss Ingram, brusca. «Non possiamo permetterci che vi vedano in giro per il parco.» La sua indifferenza era irritante, certo, ma se lei non ci vedeva niente di male, perché avrebbe dovuto preoccuparsi lui? Ebbene, avrebbe fatto finta che Hero Ingram fosse sua sorella e... Prima quella storia fosse finita, meglio sarebbe stato per tutti e due.
   
 
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