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Autore: sallythecountess    07/03/2022    0 recensioni
Julie è una ragazza madre di vent'anni, ingenua e piena di sogni, che un giorno per caso ha notato un ragazzo bellissimo che abita di fronte a casa sua. Riuscirà a far innamorare di lei lo schivo e tenebroso 4ld3r4n, hacker nemico numero uno delle maggiori potenze mondiali?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo: foto
“Ritorna, ti prego”
“Ho sbagliato, chiamami”
“Dobbiamo parlare, per favore scrivimi…”
Julie continuava a scrivere messaggi come questi su google, perché l’ansia ormai la stava devastando. Era stata malissimo in taxi, al pensiero di non poterlo vedere più, ma quando era arrivata nella casa che lui aveva chiaramente scelto per loro, il cuore le si era totalmente spezzato. L’agente immobiliare l’aveva accolta con fare molto gioviale, e aveva fatto delle coccole a Lory, ma era rimasta molto perplessa non trovando “suo marito”. Julie improvvisò un impegno di lavoro, ma era poco convincente.
Dato che Rami era già stato più volte nell’appartamento, la visita dell’agente immobiliare era una pura formalità, una cortesia. Con la scusa di dare a Julie la seconda copia delle chiavi, aveva l’occasione di ficcare il naso in giro e controllare anche che quello strano uomo non avesse fatto niente di particolare in casa.
Gli aveva dato le chiavi per sistemare l’arredamento, perché la casa era vuota, e rimase piacevolmente sorpresa dal gusto in fatto di interni di quell’uomo così enigmatico. Era tutto in ordine, e molto pulito, e questo spinse la signora Moulet a compiacersi con la “cara sposina”. Julie, però, non se la sentiva di essere cortese con quella donna, non in un momento così penoso della sua esistenza, e quando si accorse che Rami aveva incorniciato e appeso una delle loro foto, che lei pensava persa per sempre, davvero non riuscì a trattenere le lacrime.
“Avete litigato, eh? Capita a moltissime coppie, soprattutto durante i trasferimenti…” provò a dire la signora in rosa, e Julie le sorrise con un ultimo briciolo di cortesia, ma sperò soltanto che andasse via il prima possibile.
Rimasta sola, però, non si sentì meglio. Era evidente che lui avesse curato ogni dettaglio di quella casa per loro, e che probabilmente doveva averci lavorato molto. Era così, Rami aveva investito tre mesi a scegliere e poi sistemare la loro abitazione parigina, ed erano stati i momenti più sereni per lui. In quegli istanti, poteva sognare un futuro con lei e con la sua bambina, e Julie stranamente capì cosa c’era dietro tutti i dettagli e si sentì peggio.
Rami, nel frattempo, chiuso in una stanza d’albergo, era in mille pezzi. Aveva molte colpe nei suoi confronti, ma lei era stata fredda e persino cattiva, come mai prima. Gli aveva fatto un male pazzesco vederla così rigida e insensibile nei suoi confronti, e soffriva tanto da non rendersi conto che le cose non stavano esattamente come lui pensava.
Decise di restare qualche giorno a Parigi, per controllare che la sua vita e nuova identità procedessero senza intoppi, e poi sparire per sempre. Non poteva continuare a stare male pensando a lei e alle sue stupide illusioni, così si era dato dieci giorni di tempo prima di decidere cosa fare. Aveva bisogno di riflettere, a mente fredda, perché il suo primo istinto era stato quello di fuggire, ma non poteva farlo perché per qualche motivo lei gli aveva chiesto di risentirsi e se c’era anche solo una possibilità di avere di nuovo un suo sorriso, non poteva mollare.
Non aveva la minima idea di cosa lei volesse da lui, ma decise per qualche giorno di provare in ogni modo a pensare ad altro, anche se era letteralmente impossibile, considerato che aveva desiderato disperatamente vivere con lei in quella città, e ora la detestava quasi senza di lei. Stette molto male per giorni, ma decise di non cercarla, malgrado fosse una tentazione enorme. Aveva paura di darle il numero di telefono e non ricevere una chiamata, o peggio di litigare con lei.
E così, mentre Rami cercava di anestetizzare l’ansia che gli provocava l’idea di “doverla chiamare” Julie cercava disperatamente un modo per contattarlo, per sapere dove fosse. Dopo tre giorni di tentativi disperati, capì che doveva soltanto aspettare il suo numero, e si rassegnò.
Tremava ogni volta che doveva controllare la buca delle lettere e sobbalzava ad ogni messaggio sul suo cellulare, ma di lui, purtroppo, non c’era nessuna traccia. Iniziò il lavoro nuovo come assistente in una pasticceria, e ogni volta che sentiva la porta aprirsi, sperava sempre di vederlo. Non sapeva esattamente cosa volesse fare, era ancora arrabbiata e certamente voleva discutere con lui, ma allo stesso tempo non era disposta a correre il rischio che uscisse dalla sua vita.
Voleva urlare, dirgliene quattro per averla abbandonata sola, ma allo stesso tempo e forse con la stessa intensità, voleva abbracciarlo. Erano stati lontani per tantissimo tempo, e Julie non aveva nessuna colpa di questo, ma quando aveva avuto la possibilità di avere il “per sempre felici e contenti” gli aveva letteralmente dato un calcio, e questo la rendeva furiosa con se stessa.
Anche Lory ci mise del suo, perché più di una volta le mostrò il gioco che lui le aveva regalato, chiedendo di lui e ferendola ancora di più. Julie voleva solo una possibilità, per guardare di nuovo in quegli occhi e capire se era rimasto qualcosa di quei suoi sentimenti così forti, ma forse l’aveva ferito e non avrebbe mai più potuto rivederlo.
Al quarto giorno, durante una notte inquieta in cui quelle domande non smettevano di tormentarla, si alzò per andare a bere e passò davanti a quella foto che stava evitando volutamente dal primo istante. Eppure non ci riuscì, non potè ignorarla ancora. Si girò con il bicchiere d’acqua tra le mani, e rimase per qualche secondo a fissare quei due. Lei era innamorata persa, con gli occhi bloccati nei suoi e un sorriso che avrebbe illuminato la notte. E lui? Beh ovviamente non era esattamente a suo agio davanti alla macchina fotografica, ma Julie aveva insistito tanto per avere qualche immagine di loro due, e così aveva acconsentito. La fissava come se fosse l’unica cosa realmente bella che avesse mai visto, e questo la fece sospirare.
Rimase a guardarlo per qualche minuto, chiedendosi dove fosse, e che cosa stesse facendo. Era sicuramente qualcosa di misterioso e pericoloso, o magari stava soltanto coccolando Leia? Magari si era accoccolato con lei, perché forse non riusciva a dormire per il modo in cui era stato trattato.
“Stai male?” sussurrò pianissimo, per poi sentirsi ancora più stupida perché adesso parlava da sola. Sospirò forte e accarezzò quella foto con molta amarezza, perché ormai non poteva più fare nulla per farlo tornare e doveva solo sperare di non averlo ferito troppo.
A sei giorni dall’arrivo di Julie a Parigi, Rami prese la decisione di prendere un telefono per parlare con lei. Quanto meno avrebbe avuto una risposta, anche se probabilmente negativa e devastante, si diceva.
Uscì nel tardo pomeriggio, e neanche fece caso alla pioggia sottile, che gli colpiva il corpo come tanti aghi di pino. Era totalmente a soqquadro, e voleva soltanto che lei gli dicesse “mi manchi, torna” ma non pensava potesse succedere. Entrò distratto in un centro commerciale, prese un cellulare, fece un contratto per una sim e scappò via. Montò il cellulare in metrò, con le mani che gli tremavano.
Scese alla fermata di Julie,  e fece per raggiungerla, ma si accorse di non avere un biglietto. Le aveva detto che le avrebbe fatto avere il suo numero, non che glielo avrebbe portato, e forse era meglio scriverlo, per non dover di nuovo affrontare quel suo sguardo scocciato e severo. Così d’istinto, senza pensarci troppo, entrò nel primo supermercato che trovò sulla sua strada.
Julie nel frattempo tornava a casa con diecimila cose per la testa. Lory, problemi con un dolce che non era riuscita a fare nel modo giusto, il suo capo stronzo che l’aveva mortificata per quella sua incapacità e mille altre cose. Aveva le mani bruciate e doloranti e non aveva nessuna voglia di dover cucinare, così entrò nel primo negozio che si trovò sulla strada in cerca di una cena rapida, ma senza rendersi conto che le mancava qualcosa.
Riempì il carrello senza prestare la minima attenzione al cibo. L’unico lato positivo di tutta quella storia con Rami era che non doveva più badare al centesimo, e poteva anche permettersi di fare la spesa senza nessun impegno. Era letteralmente spenta quella sera, ma abbastanza bella per qualcuno il cui cuore tremò nel vederla in fila alla cassa.
Era esattamente davanti a lui, e sembrava davvero infelice. Rami pensò che mai l’aveva vista così, perché dava l’idea di una che sta per mettersi a piangere da un momento all’altro. Aveva anche i capelli e la giacca fuoriposto, sembrava avesse avuto una lunghissima giornata. Sperò in ogni modo che si accorgesse di lui, ma Julie non alzò mai lo sguardo.
“Cinquantasette e cinquanta…” le disse la cassiera, e Julie allungò la mano verso la borsa, ma non trovò il portafoglio. 
In quel momento, ogni cosa le crollò addosso. Si sentì morire per la vergogna e l’imbarazzo di non avere soldi con sé, ma allo stesso tempo era preoccupata che qualcuno potesse averla derubata.
“Carta…” disse una voce alle sue spalle, ignorando le proteste dell’unica persone in fila con loro, e per un attimo il suo mondo si fermò e le venne soltanto da piangere.
 
Capitolo:
Julie si girò sconvolta, ma quando i suoi occhi incontrarono gli occhi spaventati di Rami, non riuscì a dire nulla e gli saltò letteralmente al collo. Non era preparata a rivederlo, ma era l’unica cosa che il suo cuore desiderava, e stando stretta contro il suo petto capì di non poterlo lasciare andare.
“Non riesco a pagare così Julie…” le bisbigliò piano, contentissimo per quella sua reazione e letteralmente tremante, ma lei iniziò a singhiozzare, lasciandolo ancora più senza fiato.
“Piccola, amore mio…” bisbigliò piano, perché si sentiva contemporaneamente in colpa e al settimo cielo per quelle lacrime, ma voleva anche sbloccarla.
“Non mi funziona il cervello, davvero…non so neppure chi sono se mi stringi così…” aggiunse, sconvolto dai sentimenti che lei stava mostrando, ma che prima aveva nascosto così bene.
“Non andartene, non lasciarmi più…” provò a dirgli tra le lacrime, ma lui sorridendo fece cenno di no con la testa, e provò a digitare il pin per il pagamento, che però non ricordava, e dunque fece spazientire la commessa ulteriormente.
Julie in quel momento totalmente sconvolta, si divincolò dalle sue braccia, ma gli tenne la mano per tutto il tempo e Rami pensò che sembrava non volesse lasciarlo andare via, così una volta usciti si fermò in un angolo e le disse piano “ciao amore mio, hai avuto una brutta giornata?” accarezzandole il viso.
“Perché non mi hai mai chiamato?” ruggì lei in risposta, molto dispiaciuta e Rami con il cuore in gola sollevò il sacchetto per farle capire che aveva preso in quel momento il cellulare.
“Pensavo davvero che non avrei più avuto occasione di vederti…” gli disse cercando di sembrare meno patetica di quanto non fosse parsa prima, ma Rami non aveva voglia di chiacchiere inutili, così l’afferrò per il braccio e la strinse con tutte le sue forze, tanto da far cadere i sacchetti che aveva in mano.
“Mi dispiace Julie se ti ho resa così insicura dei miei sentimenti da farti pensare che potrei scomparire nel nulla senza neanche dirti addio…” sussurrò piano, vicinissimo alle sue labbra e lei si sentì totalmente morire.
“In mia difesa posso solo dire che lo sapevo dall’inizio che quello era un ‘arrivederci’ e non un addio, perché niente al mondo mi avrebbe tenuto lontano dalla mia amata più del tempo necessario per metterla in sicurezza…” concluse serissimo, e lei scosse solo la testa, ma totalmente frastornata.
“Per questo avevo preso il cellulare, e stavo comprando un biglietto. Almeno volevo guardarti in faccia per dirti addio…” aggiunse, molto emozionato, perché voleva soltanto che lei gli dicesse che non era un addio, che era un inizio quello, e Julie lo accontentò.
“Devi dirmi addio?” chiese spaventatissima, perché era troppo emotiva per capire quello che lui realmente le stava dicendo, e Rami senza fiato le accarezzò il volto e rispose che non ne aveva la minima intenzione.
“Vuoi che me ne vada?” bisbigliò un po’ allarmato, ma Julie perse completamente la testa e gli diede un bacio bellissimo, che fece tremare entrambi.
“Voglio che tu venga a casa a litigare con me…”concluse, un po’ più serena e Rami sorrise, ma non disse nulla.
“Non ti aspetterai mica che io faccia pace con te senza dirti nulla?” aggiunse divertita, ma Rami la tirò ancora una volta contro il suo corpo e prima di baciarla rispose “Dimmi qualsiasi cosa, ma non che tra noi è finita…”
“Andiamo a casa, amore…” concluse sorridendo, prendendolo per mano e trascinandolo letteralmente a casa.
Arrivarono entrambi bagnatissimi, ma c’era Lory a casa e furono costretti a dedicarle tutte le loro attenzioni. Così bagnati, ma felici rimasero a giocare con lei sul divano per qualche minuto, prima che Julie si allontanasse.
Rami accarezzò e strinse quella piccola con tutto il cuore, perché era parte di quel sogno che credeva di aver perso, ma il suo cuore si fermò quando Julie rientrò con il phon e disse piano a Lory che dovevano asciugare Rami, ma lui mettendosi a testa in giù e disse piano “ dai piccolina, asciuga papà” sconvolgendo Julie.
Chiacchierarono, giocarono e si coccolarono per molto tempo, ma una volta messa a letto Lory fu il momento delle spiegazioni e per qualche minuto furono di nuovo distanti. Rami le giurò che non avrebbe potuto fare diversamente, perché era lui il problema e doveva allontanarsi da lei, ma che in futuro non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore e se fosse stato necessario un suo allontanamento ne avrebbe parlato con lei.
“…e con Lory. Perché se vuoi davvero essere suo padre devi delle spiegazioni anche a lei. Devi essere presente e occuparti sempre di lei, perché non posso permetterti di tornare nella nostra vita se hai intenzione di scomparire ancora…” aggiunse serissima, tormentandosi le mani come faceva sempre quando era molto nervosa.
Rami rimase per qualche istante senza sapere cosa dire, perché Julie aveva ragione, ma non aveva capito bene il perché del suo addio. Era inutile farne una questione di principio, però, così la fissò negli occhi e prendendole le mani le giurò che non avrebbe mai fatto qualcosa per ferire lei o la sua bambina, facendola sorridere.
“Dimmi che posso restare…” le sussurrò appena, approfittando di un momento in cui lei aveva calato lo scudo protettivo, ma Julie scosse la testa serissima e gli fece venire un infarto.
“Non ho idea di dove tu abbia lasciato Leia e Han, ma non penso possano stare senza cibo stanotte…” spiegò, facendogli una smorfia e Rami stringendola rispose solo che non sarebbero morti per una notte da soli.
“Sei l’unica cosa che ho sempre desiderato Julie…” le disse piano, stendendola sul divano per sedurla e lei sorridendo rispose piano che era ancora arrabbiata con lui, ma non era seria, così Rami continuò con i suoi baci e concluse piano “…è un peccato che tu sia arrabbiata, perché più di qualsiasi cosa al mondo, vorrei provare ad avere un bambino con te. Stasera, magari…” facendole scoppiare il cuore.
Nota:
Ciao a tutte, allora vi siete un pochino emozionate per questo finale? Manca ancora soltanto un pezzettino, siete pronti a dire addio a questi due? Io sono un po' preoccupata per il mio prossimo progetto perchè è meno "semplice" di questo. Comunque prometto che non vi farò aspettare troppo per il finale. Un abbraccio.
   
 
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