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Autore: Yanez76    08/03/2022    0 recensioni
Nei vari sequel di Via col Vento che mi è capitato di leggere, tutti sembrano dare per scontato che alla fine Rossella non possa che tornare con Rhett, così ho voluto immaginare un esito diverso.
Le mie simpatie sono sempre andate piuttosto al vinto e melanconico Ashley. Probabilmente gli ha nuociuto il fatto che Leslie Howard, bravo ma un po’ fuori parte nel film, non sia riuscito a rendere pienamente giustizia alla complessità del personaggio della Mitchell.
Nella storia ho mantenuto la versione italiana dei nomi dei personaggi principali (Rossella, Melania, Diletta) in quanto più conosciuta e ormai “canonizzata” nell’immaginario degli appassionati italiani. Ho mantenuto invece la versione originale dei nomi dei primi due mariti di Rossella, perché Carlo e Franco mi parevano un po’ ridicoli.
Mammy si esprime nel modo che conosciamo dal film: trovo il “politicamente corretto” quanto di più stupido e insensato ci sia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La scena che si era svolta la sera precedente si ripresentava vivida alla memoria di Rossella:
 
“Senti, Rossella, per quel che riguarda i conti dello stabilimento li ho riguardati e.…”, aveva bofonchiato Ashley, presentandosi da Rossella con il solito plico di carte di cui non riusciva a venire a capo.
“Perdindirindina, non voglio sentir parlare di conti oggi: dobbiamo festeggiare. Buon compleanno Ashley!”, aveva risposto lei, accogliendolo con un sorriso radioso mentre riempiva due eleganti bicchieri di cristallo lavorato.
“Grazie Rossella. Me ne ero quasi scordato…”
Avevano brindato, poi Ashley aveva sorseggiato impeccabilmente il suo whisky, mentre lei aveva ingollato il suo, vuotando il bicchiere con un movimento secco del braccio, tenendo il polso rigido, come faceva suo padre. Un gesto che poteva essere giudicato poco elegante; ma lei, ormai, aveva smesso di fare caso a certe cose.
“Mio Dio, quante cose orribili sono accadute in quest’ultimo anno: prima Diletta, poi Melly e ora Rhett in quell'orribile ospedale psichiatrico... Tutti i miei sogni sono ormai morti, tutte le mie speranze si sono miseramente infrante contro la dura realtà. Quando Melly se n’è andata volevo morire con lei, poi tu mi hai detto che avevo il dovere di continuare a vivere, che dovevo farlo almeno per il piccolo Beau.”
“Non voglio sentire discorsi tristi oggi! Bisogna guardare avanti, invece! Anch’io ho pianto disperatamente quando ho perso Diletta; ma pensi davvero che tua moglie o la mia povera Bonnie, se davvero possono vederci da lassù, siano così crudeli da volere che noi passiamo il resto delle nostre vite a piangere? Credi che vogliano veramente schiacciarci sotto un fardello di ricordi dolorosi? Io credo invece che vorrebbero vederci felici...”
“Oh, Rossella, sei incredibile! Mi chiedo dove trovi tanta forza, tanto coraggio… Hai un cuore da leonessa, non hai paura di guardare in faccia la dura realtà, non preferisci fuggirla come me…”
“Ascolta, Ashley, anche a me piaceva il vecchio mondo, le Dodici Querce, le feste e tutto il resto; ma non per questo voglio seppellirmi nei ricordi: io voglio vivere e voglio che la vita mi dia ancora un po’ di dolcezza e per questo ho bisogno di te...”
“Bisogno di me? Oh, no, Rossella, tu te la caveresti molto meglio senza di me. Anche se tu sei troppo gentile per farmelo notare, so benissimo di essere solo un peso per te, qualsiasi contabile tu assumessi terrebbe i conti più in ordine...”
“Ho già detto che non voglio parlare di conti, non oggi...”
Rossella s’era interrotta, per mandar giù un altro whiskey.
Poi tacquero entrambi, fissandosi negli occhi e, per un lunghissimo istante, tra di loro sembrò rivivere quella giovinezza radiosa e perduta che avevano così spensieratamente condiviso.
Ashley le aveva preso la mano, sorridendole con quei suoi chiari occhi grigi, luminosi e malinconici come un plenilunio che si specchia sull'acqua limpida di un lago tranquillo e la sua voce, dolce e sognante, l’aveva riportata a quando lei era una ragazza allegra e piena di vita, alle corse a cavallo, ai balli, alle feste, al vento che scherzava fra i suoi capelli, all'aria tersa e profumata che si riempiva delle sue risate argentine... Com’era dolce vivere allora, quando il mondo sembrava aprirsi davanti a lei come un bel mattino assolato di primavera.
Poi, d’improvviso, le erano risuonate nella mente le parole di Rhett: Se anche tu riuscissi ad avere Ashley credi che saresti felice con lui? Sei una sciocca e non sai che si può essere felici solo con i propri simili e noi siamo simili, Rossella, due furfanti egoisti e senza scrupoli...
Era vero, lei era avida ed egoista; ma, nonostante questo, non era mai stata felice con Rhett il quale sapeva tutto di quello che lei era diventata ma nulla di come lei un tempo aveva sognato di essere.
Rossella aveva vuotato d'un fiato un altro bicchiere pieno, per inghiottire il nodo che le serrava la gola, poi ne bevve subito un altro, mentre la testa cominciava a girarle un poco.
 “Rossella… forse non dovresti bere così...”
“Ah, ah”, scoppiò a ridere lei, “Andiamo, Ashley, non sarà certo la prima sbornia che prendo: bevo spesso e parecchio; mi aiuta a dimenticare il passato o, chissà, forse a ricordarlo... Oh, Ashley! Forse è tutto un sogno, una pazzia, ma non voglio scordarmi del tutto quei tempi felici, ho bisogno di qualcuno che mi ricordi quella che ero, solo così forse potrò essere felice per qualche istante... Ti prego, riportami alle Dodici Querce, riportami sotto i cornioli dei Tarleton, riportami a ballare in quella casa bianca che la guerra ha ormai distrutto... Ti ricordi come suonavano i violini e i banjo? Ti ricordi di quando dopo ce ne stavamo a lungo seduti a chiacchierare nella penombra di quel porticato, profumato di magnolie?”
“Oh, Rossella, Rossella... Come potrei mai dimenticare?”
“Lo sai che, dopo che mi riaccompagnavi a casa, quando mi mettevo a letto, non riuscivo a prendere sonno pensando a te? Mi dicevo che la prossima volta mi avresti chiesto di sposarti... Mi prendeva come una violenta febbre, mi agitavo tutta… Oh, Ashley, sapessi come ti sognavo quando alle volte con la mano mi...”
“Ro...Rossella!”, fece lui, arrossendo imbarazzato.
“Ah, ah, non dirmi che non sapevi che anche le ragazze lo fanno...”
“Rossella, io... tu sei... anche se Rhett non è più qui è pur sempre tuo marito e non sarebbe onesto se... se noi ora... Oh, Rossella! Forse dovrei andarmene prima di fare cose di cui ci pentiremmo... Poi mi odieresti...”, aveva farfugliato Ashley, cercando goffamente le parole, mentre si sentiva fremere in tutto il corpo, il sangue che gli pulsava nelle tempie e una vertigine che lo coglieva improvvisa.
Allora, i profondi occhi verdi di lei si erano fissati in quelli di lui, con uno sguardo risoluto che non ammetteva repliche.
“Certo che ti odierò, Ashley! Ti odierò a morte se adesso te ne vai! Getterò te e Beau in mezzo ad una strada!” aveva detto ridendo, vuotando un altro bicchiere.
Rossella vedeva sempre le cose chiare e semplici; andava dritta al punto dove voleva arrivare, inarrestabile come il vento che soffiava indomito su Tara. Non sarebbe mai riuscita a capire le complicazioni di quelli come Ashley che avevano bisogno di essere minacciati per decidersi a fare quello che morivano dalla voglia di fare.
Poi il tono di Rossella era cambiato; la sua voce si era fatta quasi supplichevole.
“Ti prego, non lasciarmi: ho così tanto bisogno di essere baciata, di essere amata, di un po' di dolcezza. Charles e Frank non sapevano amare, Rhett era violento e brutale. Nessuno mi ha mai amata con tenerezza... Anche quando ero tra le loro braccia sognavo sempre che fossi tu a prendermi... Oh, Ashley, mi sento così sola, desolatamente sola…  Amami, Ashley, amami adesso!”
Quando i loro sguardi si erano incontrati di nuovo, entrambi sapevano di non poter più tornare indietro e lui l’aveva presa dolcemente tra le sue braccia, mentre le loro labbra si univano in un lungo bacio appassionato. Poi, obbedendo ad un tacito ordine di lei, Ashley l’aveva sollevata tra le braccia, iniziando a salire le scale.
Per un istante, il ricordo di Rhett che la portava in camera allo stesso modo si era affacciato alla sua mente; anche quel giorno era il compleanno di Ashley… Ricordò i baci rabbiosi di suo marito, puzzolenti di sigari e di whisky, che le davano la nausea e, al contempo, la eccitavano follemente. Ricordò come Rhett l'avesse posseduta brutalmente, come avesse voluto umiliarla per spezzarla e sottometterla e come quella fosse stata l'unica volta in cui le aveva dato piacere. Rhett aveva dunque ragione? Era una donnaccia a cui piaceva essere trattata come tale?
Poi la bocca di Ashley era scesa a cercare ancora le sue labbra bramose e lei lo aveva ribaciato con trasporto, offrendogli la pelle delicata del suo candido collo, chiudendo gli occhi per abbandonarsi completamente a quella dolce voluttà e i baci sapienti dell’uomo, così ardenti eppure così gentili, la sua voce, appassionata e carezzevole al tempo stesso, avevano fatto sparire tutto il resto…
Ashley faceva all'amore con la stessa grazia impeccabile con cui ballava, tirava di scherma o giocava a scacchi: conosceva alla perfezione ogni mossa e sapeva esattamente quando farla. Anche nel letto di Rossella si era comportato con la squisita signorilità di un ospite raffinato e aristocratico, intrattenendola molto piacevolmente nella paziente attesa che lei fosse pronta a riceverlo e lo invitasse ad entrare.
L’intero corpo di Rossella aveva vibrato come un violino tra le abili mani di un Paganini mentre, con studiata lentezza, le mani, le labbra e il membro di Ashley la conducevano all’estasi. Neppure nei suoi sogni più segreti e sfrenati aveva mai immaginato che sarebbe stato così, sentiva ogni sua fibra sciogliersi, travolta in quel folle rapimento, sentiva la sua voce esultare spudoratamente gridando parole forse più consone alla bocca di una collega di Bella Watling che a quella di una gentildonna.
Ma quando Rossella sentì gli slanci di Ashley farsi più rapidi e un gemito salire alle sue labbra, era subitamente ritornata in sé, spaventata da un pensiero improvviso.
“A... Aspetta! Non posso rischiare di avere un bambino! Non adesso che non potrei più farlo passare per figlio di Rhett!”
Allora, con una mossa agile ed elegante, Ashley era scivolato fuori da lei un momento prima di raggiungere a sua volta il piacere in un fazzoletto finemente ricamato che aveva tenuto a portata di mano per non inzaccherarle le lenzuola.
Rossella, ansimando, aveva appoggiato la testa sul suo petto per farsi coccolare ed erano rimasti così per un po’ a ridacchiare piano nell’oscurità, bisbigliandosi quelle meravigliose assurdità che due amanti si scambiano in queste occasioni; poi avevano ripreso a baciarsi, a stuzzicarsi e solleticarsi e avevano fatto ancora all’amore.
Rossella, ebbra di desiderio e di whisky, era stata improvvisamente colta da un'idea folle, di quelle che una gentildonna mai avrebbe osato ammettere neppure di immaginare e che persino lei, fino a poco prima, avrebbe trovato assurda e umiliante; ma adesso sentiva di desiderare terribilmente che Ashley le facesse scordare Rhett e voleva che quella notte superasse e cancellasse l'altra. Così si era girata, inarcando il dorso flessuoso, la testa voltata sopra una spalla a sorridere maliziosamente, gli occhi scintillanti di eccitazione.
“Prendimi così, Ashley. Prendimi come nessun uomo mi ha mai presa...”
Spiazzato da quella richiesta, che certo mai aveva ricevuto da Melania e non avrebbe mai creduto di udire da una donna della buona società, Ashley rimase per un lungo istante a guardare interdetto quel corpo meraviglioso che gli si offriva nudo e lucente per il lieve velo di sudore che lo ricopriva.
Rossella non gli era mai apparsa tanto irresistibile come in quel momento, così traboccante di vita, cosi affamata di piacere, così spudorata eppure così innocentemente felice e giocosa, come una bambina ingorda che si ingozza di dolciumi.
“E non startene lì impalato! Non è educato far aspettare una signora...”
Allora Rossella aveva sentito le abili dita di Ashley sfiorarle il dorso, si era sentita cingere dolcemente dalle sue salde braccia virili, ne aveva sentito le appassionate carezze sul seno turgido e il ventre piatto, mentre i suoi baci ardenti scendevano lungo la sua spina dorsale. Un folle fremito di voluttà l’aveva percorsa, sciogliendo la tensione e facendola sprofondare in un languore di una dolcezza infinita.
“Ecco, rilassati... così… non ti farò male.”, le aveva sussurrato, allungando un braccio verso il comodino dove Rossella teneva varie boccette di profumi e prodotti di bellezza.
Qualche istante dopo, mentre mugolava mordendosi l labbro inferiore, Rossella aveva ringraziato il cielo che Ashley si fosse premurato di usare qualche goccia di quell'olio profumato alla magnolia.
Una mano di lei si era mossa verso il basso ventre dove, però, l’aveva già preceduta quella di Ashley .
“Sono un soldato del Sud, saprò ben premere un grilletto…”
Così, per lunghi minuti, si erano dati piacere l’un l’altra, finché due gemiti affannati erano risuonati nel medesimo istante e, ognuno gridando il nome dell’altro, erano stramazzati sul letto, immobili e boccheggianti.
Si baciarono, sussurrandosi dolcemente “ti amo”, forse mentendosi; ma senza tuttavia ingannarsi. Entrambi sapevano perfettamente che nessuna avrebbe mai preso il posto di Melania nel cuore di Ashley e che, quanto a Rossella, il suo unico vero amore era in realtà la rossa terra di Tara. Ma in fondo che importava adesso? Forse quello che provavano non era amore; ma era così bello lo stesso...
Il vento si era levato, fischiando fuori dalle finestre; si erano stretti forte, aggrappandosi l’uno all’altra come due naufraghi sopravvissuti alla tempesta che aveva trascinato via il loro mondo, un mondo ormai irrimediabilmente andato, andato via, via col vento…
   
 
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