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Autore: Redferne    10/03/2022    3 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 85

 

 

THE FANTASTIC MR. FOX – FURBO, IL SIGNOR VOLPE!!

 

 

(QUARTA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“...Eeh...”

Finn emise un lungo quanto profondo sospiro. Di quelli che in genere il narratore o il conduttore designato emette ed esala al termine di una lunga, lunghissima conferenza o simposio. Di quelle talmente ammorbanti e noiose che dopo neanche mezz'ora l'intero pubblico e uditorio li hai praticamente già tutti stesi.

Sfiniti. Al punto che una parola vale l'altra.

E difatti, quelle che seguirono lo sfiato non fecero altro che confermare quella tesi fulminea quanto improvvisata su due zampe. Se non fosse che il contenuto del discorso che aveva appena concluso era di quelli che andava ascoltato e seguito con estrema quanto minuziosa attenzione.

Perché ne dipendeva delle loro vite, sia di chi aveva parlato che di chi era stato solamente a sentire.

Per quel dettaglio, null'altro. Così semplice ma anche così determinante e significativo.

Ormai, nella situazione in cui si erano messi altro non era che una questione di puri e banali dettagli.

Quando ci si ritrova con le spalle al muro e senza più alcuna possibilità o via di fuga o di scampo persino la più insignificante minuzia...persino quella CONTA.

Tutto può contare, ad un certo punto. Che possa piacere oppure no.

“Ed esto es todo” commentò la piccola volpe. “It's all, folks. E' tutto, gente. Questo é quanto. Anzi, già que ghe semo te podaria dir que agg'finito. Direi che é proprio tutto, a costo de repetermi. Ma credo che tu ce sia già arrivato da solo y per tu' conto, a capirlo, e...OH, SOCIO! !”

“OH!!” Ripeté urlando, e con tono quasi spazientito. “MA MI STAI ASCOLTANDO, POR LA MALONZA? QUE TU HA SIENTITO QUELQUE CHOSE, QUALCOSA DE QUEL CHE T'AGG' RITTO NELL'ULTEMA MEZZ'ORA?!”

“ALLORA?!” Insistette. “QUE TU ME STAI ASCOLTANDO, SOCIO? ME STAI ASCOLTANDO, SI' O NO? REPONDS – MOI, S'IL VOUS PLAIT Y MANNAGG' A' CARDARELL' , A 'O PATATURC', A SACRIPANT', 'A MARINA, A O SANGR' DE LA CULONNA, A BUBBA' Y PURO ALL' ANIM' E KITTEBIV, MANNAGGIA...”

Già quello, da solo, sarebbe più che bastato.

Ma evidentemente, il tappo giudicò di non aver ancora finito con quelle sue colorite affermazioni.

“OH!!” Esclamò. “O – OH! QUE CE STA QUALCUNO? QUE CE STA NESSUNO, EN ASCOLTO? EDDAI...DIME QUALCOSA, SOCIO? MI DICI QUALCOSA? OH! MA MI VUOI DIRE QUALCOSA? QUE TE DECIDI A DIRE QUALCOSA, OPPURO NO?!”

Quel così brusco cambio di voce, di tono, di modi e di maniere aveva una buona, buonissima ragione ed un giusto motivo. Ed idem con patate per tutta quella bella e brava sfilza di epiteti che tiravano in ballo ed in causa gli elementi più disparati. Compreso quello che doveva essere a tutti gli effetti un capostipite dell'onorata categoria a cui erano appartenuti sia il piccolo predone del deserto che una certa volpe rossa, che nel corso della più tenera età si era ritrovata e che era stata scelta suo malgrado a fargli allievo e discepolo.

Una categoria in cui rientravano ancora a pieno diritto per via delle tante onorificenze conquistate direttamente sul campo. E con pieno merito, va anche aggiunto. Nonostante sembravano aver ormai da tempo abbandonato la strada del crimine. E definitivamente, ormai. Anche se non si può mai dire e stare completamente sicuri, di ciò.

Perché per quelli come loro, come loro due...alla fine diventa una cosa che si ha nel sangue.

O la si ha, o non la si ha. E se la si ha...si continua ad avercela finché si campa. E non se ne può più fare a meno.

Prima o poi ci si può sempre ritornare, anche quando si cambia via o percorso. E basta un attimo, un solo attimo per cascarci o ricascarci subito dentro con tutte e quattro le zampe, la testa e pure la coda.

La strada del mariuolo é come una trappola. Come una rete. Come un inganno. Proprio come gli stessi inganni con cui sono soliti ingannare e turlupinare i gonzi e gli sprovveduti.

Chi la imbastisce lascia giusto un adeguato e all'apparenza abbastanza ampio quanto sufficiente spazio di libertà e di manovra, confidando sulla certezza pressoché matematica che una volta che si é entrati ed infilati nelle sue maglie non é più possibile venir fuori da esse. Nemmeno pregando, piangendo, imprecando o bestemmiando.

Non si esce da vivi, figurarsi da morti.

Ed il lestofante rievocato dal tappo schiattato lo era. E da un bel pezzo.

Da secoli. Eppure, lo rimembravano ancora oggi.

Un capostipite della professione. Ed un vero esempio a cui riferirsi e guardare con ammirazione e devozione per chiunque decidesse di darsi al suo stesso mestiere e di seguire più o meno orgogliosamente le sue orme. Sia che si trattasse di libera e spontanea decisione oppure di irrinunciabile quanto non procrastinabile necessità.

Tutti lo rispettavano, al vecchio Bubbà. Anche se ormai non c'era più. Ed indipendentemente dal fatto che facessero i farabutti perché spinti dalla mancanza di voglia di lavorare o dalla volontà di rimandare o evitare a tutti i costi la dipartita per fame o per stenti.

Tutti lo tenevano sempre presente. Al punto che lo riverivano e trattavano come una vera e propria divinità. Un autentico e sempre presente nume tutelare a cui fare riferimento e a cui dover sempre tenere conto, mentre si svolgeva la propria professione. Tant'era vero che, a seconda delle circostanze e delle situazioni, lo ringraziavano per ogni colpo e ogni truffa andata a segno o a buon fine. Così come gli inveivano contro senza soste e senza riserve in caso contrario, e cioé quando li beccavano dopo averli colti sul fatto ed in flagranza di reato.

Che é quello, che ti rovina. Perché finché non ti beccano in diretta, in pieno CRIME IN PROGRESS...per la legge hai fatto niente.

Non c'é niente da fare. E' così che é fatta la legge. Ed é che stanno i fatti.

Se non sei colto sul fatto, ha fatto niente. E' questo, il fatto!

E anche il crimine e il caos, così come la legge e l'ordine, ha le sue norme e regole immutabili.

E una di queste, che rientra nello stretto gruppetto di quelle non scritte, prevede che Bubbà é il nome che pronunci prima di metterti all'opera e dopo che é tutto finito.

Senza badare a come andrà. E vada come vada. E come deve andare.

Tanto, se va bene, é merito suo. E se invece va male...é colpa sua.

Aveva quindi ben ragione Finn, a prendersela con lui.

Non aveva tutti i torti. Nessuno, a dirla tutta e a voler esser sinceri sino in fondo. Per il fatto che le cose non stavano proprio andando come previsto.

Niente di quello che stava succedendo filava come aveva previsto. Come lui aveva previsto sin dall'inizio.

Il piano che aveva imbastito non stava funzionando, e nemmeno era andato in porto.

Perciò...giù con gli insulti a Bubbà. Tra le altre cose.

Che tanto era lecito. Bubbà ci stava apposta. Era lì per quello. Per quello e nient'altro.

Tutti lo rispettavano, si diceva poc'anzi. Perché, sia alla bisogna che all'occorrenza, il vecchio Bubbà faceva sempre comodo e tornava sempre utile. E, come già detto anche questo...il piccoletto aveva pure i suoi buoni motivi per averlo voluto tirare in mezzo ed in ballo.

Perché era un vero peccato. Aveva preparato un gran bel discorso, realizzato con così tanta cura e scrupolo e davvero con tutti i crismi. E che non vedeva l'ora di illustrare dato che, in primo luogo, grazie ad esso si sarebbe levato sia il rospo dalla gola che un bel peso nel petto, insieme ad un grande e grosso pietrone di svariati quintali dal groppone. Che nel corso degli anni doveva essere cresciuto fin quasi a rasentare la tonnellata tonda tonda, come minimo.

Già. Sì, sì. Non vedeva l'ora di spiattellare tutto quanto, ai presenti. Specie ad una persona in particolare, visto che la seconda andava ormai considerata come pienamente informata sui fatti in quanto aveva già avuto l'onore di essere stata messa al corrente della storia. E del suo burrascoso passato.

Fa sempre un enorme piacere rivangare e mettersi a raccontare le vecchie storie, oltre che a tirar fuori qualche piccolo segreto che si tiene celato nel proprio animo da un tempo che sembra parer quasi immemore.

Senza contare il fatto che il solo confidarsi in sé ha un effetto terapeutico.

Sfogarsi, mettersi a nudo ogni tanto é un balsamo ed insieme un cicatrizzante per l'anima. Davvero.

Ma com'era ovvio, il suo socio tanto per cambiare non ne voleva sapere di attenersi al copione e alla sceneggiatura. E aveva già mandato tutto a monte, come suo solito.

Non si era entrati nemmeno nel vivo che Nickybello aveva già bell'e che rovinato tutto. E sin dai primissimi istanti.

Non era stato neanche lì a sentirlo. Non gli aveva dato neanche il tempo di giungere alle fasi salienti della storia.

E dire che era partita pure bene. Nick sembrava aver mostrato un minimo di interesse, almeno all'inizio. Fosse anche solo per finta. Ma ben presto doveva aver deciso di essersi stufato, e senza nemmeno prendersi la briga di interromperlo si era allontanato.

Così. Su due piedi e due zampe, mentre il suo mentore gli stava ancora parlando ed era ancora tutto bello preso a blaterare di bande, scontri a mani nude, inseguimenti notturni, vita clandestina ed autentiche riunioni segrete degni di una congrega massonica che si svolgevano nell'antico sottosuolo della metropoli.

Aveva piantato in asso sia il suo compare che la sua partner. Sia la vice – sceriffo che il vigilante volontario, voltando le spalle ad entrambi. Ed aveva preso a dirigersi di gran lena e di gran carriera verso i resti ancora fumanti di ciò che rimaneva della stazione di polizia.

Della sua stazione, nonostante l'acquisizione di proprietà seguente al nuovo incarico la si poteva considerare ancora fresca, e di breve periodo. Anche se al diretto interessato, a volerlo interpellare a tal riguardo, avrebbe senz'altro risposto che gli pareva di stare lì da una vita.

Da una vita intera, o poco ci mancava.

E adesso se ne stava ancora là, sopra al cumulo di macerie, confidando ed appofittando del fatto che ora, se non altro, ci si poteva camminare sopra dato che l'incendio che aveva letteralmente raso al suolo la struttura era stato pienamente spento e domato, e sia le braci che gli zolfanelli che aveva lasciato quasi a simbolo e a monito della sua furia si stavano via via esaurendo, scomparendo progressivamente uno dopo l'altro fino a che non si sarebbero estinti del tutto.

Ancora caldi, questo sì. Ma non più roventi, per fortuna. Non abbastanza da poter ustionare le palme delle mani mentre erano prese ad afferrare qualcosa, oppure le piante dei piedi mentre vi ci poggiavano sopra.

Di pozzetti chiazzati di rosso e di arancione vivi e pulsanti, che da che mondo é mondo da sempre caratterizzano i focolai ancora attivi e presenti, ormai non ve n'era più traccia. E neppure l'ombra, se era per questo.

Persino il fumo nero originato dalla combustione dei materiali divorati dalle fiamme era svanito. I soli ed unici indizi nonché prove tangibili di quanto era accaduto erano costituiti della pallide e tenui colonne di vapore che ancora si alzavano in più punti contemporaneamente dal cumulo di rovine, per effetto del'escursione termica tra il freddo della mattinata che stava appena sorgendo incrociata con la notte che ancora non se n'era andata via del tutto ed il calore del defunto incendio. Oltremodo debole e flebile, giunti a questo punto. Ma tuttavia ancora ben presente, anche se non più in misura tale da poter causare eventuali danni a cose ma soprattutto a persone.

E poi non andava dimenticata la puzza residua, naturalmente. Quella bisognava per forza tenerla in considerazione, specie per il fatto che era un predatore colui che in quel momento se la stava sorbendo in pieno in quanto ci stava proprio nel mezzo. E per un tartufo delicato come il suo, senza contare l'olfatto ultra – sensibile che si portava e trascinava appresso come natura comanda...la cosa doveva costituire un'autentica tortura, per le sue raffinatissime narici.

Ma non importava. Non gli doveva importare poi molto. E se invece fosse stato vero il contrario e davvero gliene importava qualcosa, di tutto quel penetrante odore...la volpe stava facendo finta di nulla, dando prova di una valida quanto stoica resistenza. Persino esagerata e fuori misura, forse.

Dopotutto non lo obbligava nessuno a rimanersene lì in mezzo a tutto quello sfacelo.

Non glielo aveva mica prescritto o ordinato il dottore.

Ma Nick non se ne stava curando minimamente. Sembrava non provare il benché minimo fastidio, messo davanti a tutto ciò. E casomai ne stesse provando, se non altro stava avendo l'accortezza di non darlo a vedere.

Anche se il buon senso no. Quello non di certo. Quello non stava lì di casa, almeno da par suo.

Non stavolta.

Pareva di stare a vedere uno di quei barboni, vagabondi e senzatetto che vagano e transitano tra i rifiuti e che procedono svernando di discarica in discarica, tra un deposito della mondezza e l'altro, sempre all'affannosa quanto spasmodica ricerca di qualcosa di utile alla loro causa.

Una causa persa, questo va per forza detto.

Sempre in cerca di qualcosa che si possa usare o anche solo riutilizzare. O di qualcosa di commestibile da poter mettere sotto ai propri denti resi ormai dolenti, storti, mezzi marci e cariati dalla scarsa igiene, dall'ancor più scarsa e sporadica pulizia del cavo orale e dalla vita stessa condotta dal proprietario di quella disgraziata quanto sventurata dentatura.

Qualcosa da addentare, masticare e digerire. Oppure qualcosa con cui coprirsi, o su cui poggiare la testa stanca e pesante e le membra ridotte a piombo mischiato col granito in seguito al continuo ed ostinato marciare.

Qualcosa per riempire la pancia e lo stomaco almeno per quella sera. O per riuscire a passare la notte, almeno fino a domattina e alla prossima.

Per sopravvivere.

Senza sosta e senza meta alcuna, se non una tomba. Che fosse nel prossimo o nel lontano futuro, che tanto non c'era differenza alcuna.

Senza nessun fine che non fosse la propria, di fine.

Nick era là, adesso. E a quanto pare doveva aver tutta quanta l'aria di aver anche deciso di stabilirsi e rimanerci ancora a lungo, e per un bel pezzo.

Si spostava da un punto e da una zona all'altra, di continuo eppure allo stesso tempo lentamente e con estrema calma e naturalezza, nonostante le condizioni estremamente accidentate e precarie del suolo su cui aveva scelto di camminare. Per non parlare del materiale che lo ricopriva, causa prima della sua scarsa sostenibilità del peso e della massa corporea altrui.

Avanzava piano, tastando prima con un piede e poi con l'altro, con circospezione, per poi metterceli sopra entrambi solo dopo essersi sincerato con tutte le dovute attenzioni che la porzione di terreno che aveva appena terminato di esaminare si fosse dimostrata in grado di reggerlo. Ed evitando quelle che non lo erano affatto, o che si rivelavano più cedevoli una volta sottoposte allo stesso e medesimo tipo e genere di controllo.

Quando si trovava in difficoltà allungava il braccio che gli era ancora rimasto sano, integro ed operativo alla ricerca di un legno, di un paletto, di una sbarra che potesse fornirgli un qualsivoglia ma tutto sommato abbastanza adeguato puntello, appoggio o sostegno.

Sembrava di vedere i nativi di tipo stanziale, quelli che in genere vivevano ed avevano deciso di stabilirsi lungo il corso e gli argini di un grande fiume o di un grosso torrente, costruendo e piazzando il loro villaggio nei pressi e nelle vicinanze. Con tutti i pericoli che una tale eventualità e scelta comporta e consegue.

Invaribilmente ed immancabilmente arrivava la stagione dei diluvi ed il periodo delle piene, dove l'acqua fuoriusciva dal greto e dal letto, oltrepassando i fossi ed abbattendo le barriere. Naturali o meno che fossero.

Era indispensabile, perché tutto ciò rendeva il terreno molle e fertile, una volta che i flutti si ritiravano. E quindi pronto per esser seminato e poi coltivato.

Ma lasciava anche fango, palta e sabbie mobili. Dove era facile, molto facile affondarvisi per poi non risalire mai più. Fino a soffocare ed annegare.

Ci si metteva quindi a tastare il terreno che poco a poco riemergeva, usando una lunga leva o una pertica, altrettanto lunga e di eguale misura. In cerca dei punti sicuri e più solidi.

E solo dopo si procedeva a pesticciarlo con i talloni, le piante e le punte delle estremità inferiori, in modo da poter ricreare una pista che fosse percorribile. E poter così tornare a passarci e ripassarci sopra.

Era un lavoro lungo, paziente e certosino. Che portava via intere mattine, pomeriggi ed addirittura giornate, alle volte.

Ma quello aveva un senso, uno scopo. Era plausibile e concepibile, in qualche modo.

Quelli avevano una ragione, le loro ragioni ed i loro motivi, per fare così.

Ma qui...che senso aveva?

Che razza di senso aveva? Che senso poteva mai avere quell'inutile cercare se era stato tutto quanto raso al suolo e ridotto in cenere? In cenere di cenere?

Ogni tanto, ma solo ogni tanto interrompeva sul più bello quella manovra. E a quel punto si abbassava, prima col solo sguardo e poi con tutto quanto il resto della figura, mettendo una delle sue ginocchia a terra. Poi stendeva di nuovo l'unico arto funzionante di cui disponeva al momento ed afferrava qualcosa che spuntava o che stava addirittura sotto al cumulo, per poi mettersi a tirare all'indietro fino ad estrarlo e a farlo riemergere.

Dopo aver fatto questo si portava l'oggetto o la cosa in questione davanti al muso, la osservava per qualche istante con attenzione e fare totalmente assorto ed infine la buttava via restituendola ai rifiuti suoi fratelli e colleghi di disastro e rovina tutt'altro che colposi. Per non dire premeditati e pianificati.

Allora, soltanto allora si drizzava e si rimetteva in piedi e ricominciava a camminare lentamente e nella stessa direzione. O magari faceva inversione e riprendeva sì, ma sul versante speculare ed opposto.

In ogni caso, ed indipendentemente dal percorso selezionato, non mancava mai di scuotere ripetutamente il proprio capo ora a destra ora a sinistra, mormorando a voce bassa parole indecifrabili quanto indistinguibili. Ma dal tono incofuntabilmente aspro e rancoroso.

Anche se uno di quei commenti, tra i successivi che gli uscirono, fu tamente pieno e carico di livore che fu praticamente impossibile non sentirlo. E capirlo alla perfezione.

“Ma tu guarda quelli...” fece. “...Ma tu guarda che mi ha combinato, quel pazzoide insieme a tutto il suo branco di dannati balordi. Tutto, mi hanno distrutto. Hanno raso al suolo tutto...tutto quanto. Non é rimasto niente. Non mi hanno lasciato nulla. Neanche la tazza del water, o un pitale dove svuotare la vescica.”

“Ma tu guarda...” ripeté, meccanicamente. “Non mi hanno lasciato proprio niente, accidenti...”

Ma nonostante il tipo ed il genere di discorso, andava considerato il fatto che la cadenza di voce non era sconsolata né addolorata. E questo era ben strano, e piuttosto singolare.

Non si stava avvilendo, se era per questo. E nemmeno deprimendo.

Non sembrava affatto scoraggiato. La parlata era fredda, lucida e razionale a dispetto del tema affrontato e trattato.

Non si stava compatendo da solo in seguito ad una disgrazia subita. Questo no.

Stava soltanto constatando un dato di fatto. Niente di più, nulla di meno.

Nient'altro che una cronaca. La fredda cronaca.

Anche Maggie lo stava osservando. Ed era alquanto perplessa,a riguardo.

Ma a differenza del suo chiassoso collega provvisorio nonché vigilante volontario aveva deciso, dopo essersi concesa un breve ma proprio brevissimo attimo in cui si era dimostrata parecchio incerta sul da farsi e sulla decisione e condotta rispettivamente da prendere e da tenere...di starsene e rimanersene lì dov'era.

A guardare. E a guardarlo. Semplicemente.

Aveva, voleva aver fiducia in Nick. Fiducia stabile ed incondizionata in colui che adesso ricopriva e rappresentava il ruolo di suo attuale capitano e comandante. E non solo.

Aveva deciso di credere pure alle parole del piccoletto. Che anche se era andata lei a trovarlo a recuperarlo per prima, quella mattina, dopo averlo svegliato e strappato dal suo profondo torpore post – rito sciamanico e sciamannato...di fatto da lì e da quel momento in poi era stato lui a trascinarsela dietro e a condurla, convincedola a giungere e a fare ritorno in quel posto.

Sul luogo della battaglia. E del delitto. Con la promessa che Nick li avrebbe raggiunti a sua volta, e che avrebbe fatto qualcosa.

Perché se il suo socio avesse mantenuto quel che aveva detto loro, c'era sicuramente da stare tranquilli e sereni.

Perché quando il suo socio promette una cosa...in qualche modo la mantiene.

E quando si mette in moto, c'é da star certi che non ha trovato una soluzione al problema, ma LA SOLUZIONE.

E lei, Maggie a tutto questo aveva deciso di crederci. Anche se non aveva prove a supporto, a parte la fiducia in ben – sapete – chi.

La daina aveva deciso che VOLEVA crederci. Anche se, effettivamente...cominciava ad avere e a nutrire qualche dubbio e perplessità.

Anzi...parecchi dubbi e perplessità, col passare sempre più crescente dei minuti, che scorrevano impietosi.

Perché aveva sì mantenuto la promessa, su questo non vi era assolutamente nulla da dire. E nemmeno o men che meno da ridire.

Oh, arrivare era arrivato. Questo sì. Senz'altro.

Ma adesso...

Adesso colui che avrebbe dovuto senza alcun'ombra di dubbio risolvere tutto pareva aggirarsi senza alcun utile costrutto, dopo averlo piantati bellamente in asso ed essersi meso a farsi i fatti e gli affaracci suoi.

A che diamine e diavolo doveva, poteva mai servire quel suo modo di fare così astruso? A che accidenti sarebbe mai potuto servire?

Zed e i suoi erano sempre più vicini, incombentie minacciosi. E qui non si stava cavando fuori un solo ragno dal buco che fosse uno, porcaccia di una miseria.

Nick lo dovette percepire, in qualche modo. Dopotutto, i predatori come lui sono in grado di percepire gli stati di umore e le emozioni anche attraverso la vasta gamma degli odori, degli afrori e delle esalazioni corporee.

Ad ogni profumo e fragranza corrispondono diversi pensieri. E stati d'animo.

Come l'aura per un sensitivo, se mai ne esistono per davvero. E se mai esiste per davvero l'aura, con ogni individuo che ne dispone di una sua e solo sua soltanto.

Ogni sentimento ha il suo colore.

Decise che non era il caso di continuare con quella sceneggiata e pantomima. Più che altro perché non voleva giocarsi l'unica persona che ancora nutriva qualche speranza.

Al momento il buon vecchio Finn era in forse. Si trovava come in bilico. Mentre Maggie ancora no. Ma se continuava così e di quel passo...avrebbe perso pure lei.

Ed allora sì, che sarebbe stata la fine. La fine di tutto.

E poi...sì, si metta ed aggiunga anche che non poteva continuare ad abusare all'infinito della pazienza del suo minuscolo quanto collerico ex – compare di truffe e di bravate.

Era al limite. E stava già dando e comunicando evidenti segni di squilibrio misto ad esasperazione.

Stava decisamente iniziando e cominciando ad andare in escandescenze. E tutto sommato stava e gli stava andando pure bene e fin troppo grassa, visto che in tutt'altra situazione il piccoletto ci sarebbe andato già da prima.

Da un bel pezzo prima. E volendo pure tralasciare il fatto che in genere tendeva ad andarci per molto meno.

Se voleva ritirarselo di nuovo dalla sua, e con i suoi, avrebbe dovuto compiacerlo ed ingraziarselo in qualche modo. Anche minimo.

Doveva dargli retta. E smettere di ignorarlo.

In ogni caso, la commedia era durata abbastanza.

La ricreazione é finita, gente. Ora di rimettersi al lavoro.

Era così che aveva detto un tale, parecchio tempo addietro.

Era proprio così. Beh...più o meno.

Quindi testa bassa e non per ed in su sulle nuvole ad acchiappare farfalle, sgobbare e lavorare e niente castelli in aria. Almeno per un po'.

Focus. Concentrati.

Si diresse verso la parte scoscesa del cadavere, cioé del mucchio di rovine completamente bruciacchiate ed annerite, e da lì proseguì verso la zona del bordo e del confine.

Prima di arrivarci coprì l'ultimo tratto con un gran balzo, superandolo di botto.

Forse voleva e cercava l'entrata o meglio, il rientro in grande sitle, ma per poco non rimediò una figura barbina.

Atterrò di schianto e malamente, forse per via del braccio malandato e fasciato che non riusciva a fornire un adeguato equilibrio.

Estese al massimo l'altro per cercare di rimanere in piedi, ma a momenti quasi non servì visto che rischiò ugualmente di finire a gambe per aria per poi ritrovarsi successivamente col sedere a terra.

Dovette ricorrere ad un paio di balzi di fortuna, piuttosto corti quanto rapidissimi, per rimanere in piedi.

Due balzi. Più o meno quanto dovevano essere i punti scalati e in meno che adesso si trovava alla casella della credibilità e della reputazione. Che nonostante avesse cercato di salvare la faccia ed il fondoschiena e che alla fine fosse riuscito a non cadere...ormai se li era giocati. Li aveva definitivamente persi.

Di questo passo, la tanto temuta nota di demerito che in genere si dava da solo da quando era di servizio lì era da considerarsi molto, molto vicina.

Urgeva rimediare e recuperare. Nonché riguadagnarne altri. Ed al più presto, anche.

“Ook...” fece, prendendo a camminare con ritrovati quanto ostinatamente ostentati ed esibiti nonchalance e savoir – faire. Che del resto nemmeno provava a celare o a nascondere. E di cui neanche si vergognava, a volerla dir tutta e sincere sino in fondo.

“Truppa, a me” Annunciò, compiendo un gesto col braccio sinistro come a voler serrare i pur sparuti ranghi e ricompattare le alquanto esigue e striminzite fila. “Qui riuniti. SUBITO.”

Sia Maggie che Finn obbedirono, avvicinandoglisi all'istante. Anche se il secondo stava già sbuffando.

Brutto, gran brutto segno.

Bruttissimo segno.

“Ottimo” commentò la volpe. “Tempi di reazione perfetti, proprio come piace a me. E adesso che siamo tutti qui...che ne dite di un bel CERCHIO CANINO?”

“Un...CHE?!” Fece Maggie, incredula.

“Beh...un cerchio canino” le ripeté Nick, quasi sorpreso.

Come se trovasse strano il fatto che la vice non sapesse praticamente in automatico la risposta o il significato di quella curiosa quanto bizzarra terminologia.

“Che ho detto di tanto sorprendente?” le chiese. “Se pensi che si tratti di qualche pratica strana o contorta da fare tutti e tre insieme...ti voglio tranquillizzare, Maggie. Dicendoti che sei totalmente fuori strada.”

“Già. Putroppo” intervenne Finn con tono dispiaciuto, mentre rifilava un gran calcione ad un sassolino invisibile nei pressi dei suoi piedi per scaricare lo sconforto e la cocente delusione. Il tutto con il suo socio che gli rifilò un'occhiataccia di quelle che non si dimenticano.

Se il tappo la vide, fece senz'altro finta di nulla.

“Il cerchio canino” ripeté lo sceriffo, rivolgendosi di nuovo alla sua sottoposta. “Non ti devi assolutamente preoccupare. Non é poi nulla di trascendentale. Si tratta soltanto di una riunione in cerchio che si fa tra noi della nostra specie, soprattutto quando si viveva alla stato brado e selvatico. In genere per discutere di cose e faccende importanti. MOLTO importanti. E direi proprio che qui, ed in una situazione come questa...casca a fagiolo, non pare anche a te?”

“Direi di sì” ammise la daina. “E comunque, a dovere di cronaca...so di cosa parli e di cosa si tratta. Il mio stupore, in realtà nasce da altro.”

“E sarebbe, di grazia?”

“Oh, é molto semplice, Nick. Ti voglio far presente giusto una cosuccia. Che la sottoscritta...NON E' UN CANIDE” sottolineò lei.

Sai...” nel caso tu non l'abbia notato” aggiunse subito dopo. “Non si può mai sapere.”

“Vedi?” gli disse ancora, sollevando le labbra superiori della bocca con entrambi i pollici in modo da mostrare e far vedere bene le due file di denti. Tutti molari ed incisivi, come da norma e regola per gli erbivori. Pure agli angoli. Soprattutto a quelli.

“Non ho i canini, a differenza vostra” precisò. “Ma chissà...se magari fossi un mosco siberiano, della tundra o della steppa o qualcosa del genere potrei avere le zanne. Un bel paio che spuntano dalle arcate superiori. Ma purtroppo non sono che un daino.”

“Femmina, in particolare” ritenne opportuno precisare. “Mi spiace, ti é andata male. Sei stato sfortunato.”

“Oh, beh...che vuoi farci, mia cara. Nessuno é perfetto” minimizzò la volpe. “A parte...”

“A parte...te, forse?” continuò Maggie. “Bum! Questa é la più grossa dell'anno. E rischia anche di essere l'ultima. E per molti di noi, se non ci sbrighiamo ad inventarci qualcosa. E alla svelta, pure. Comunque, se ci tieni, posso provare a scodinzolare” gli propose. “Oppure mettermi ad andare a quattro zampe o provare a imitare qualche latrato, giusto per solidarietà nei confronti tuoi e di Finn. Anche ululare alla luna, se ci tieni. Ma...”

“Ma scordati che ti prenda le pantofole con la bocca e te le porti!!” Dichiarò, e proprio nel momento in cui il suo superiore stava aprendo la sua, di bocca. E portando l'indice del braccio rimasto integro verso l'alto come a voler prendere la parola. Alla stregua di un alunno che é l'unico a sapere la risposta giusta in tutta quanta la classe, durante un'interrogazione a sorpresa. E che non vede l'ora di fare bella figura sia di fronte al docente che ai propri compagni.

Una volta tanto.

Vi era da poter credere che la stesse per dire davvero, l'assurda storia delle pantofole. Peccato che Maggie se lo aspettasse.

Lo sapeva, quale genere di idiozia stesse per enunciare. Lo sapeva sin troppo bene. E non le piaceva per niente, l'idiozia in questione. Al punto che aveva deciso di interromperlo e di stroncare il suo inopportuno intervento sul nascere.

“E chiaro?!” Ribadì all'uditorio, nel caso ve ne fosse ancora bisogno.

“Io ci ho provato” le rispose Nick con noncuranza, facendo spallucce. “E comunque...tentar non nuoce, si sa.”

“Dipende...” lo corresse lei. “Dipende con chi si decide di tentare, ad esempio.”

E per esplicare meglio il concetto appena espresso si tirò su una manica sull'avambraccio destro, tenuto bello teso. Proprio come quando ci si prepara per una bella scazzottata.

“Di un po'...” le fece lui. “Picchieresti davvero il tuo capo, agente Thompson? Davvero picchieresti un semi – invalido?”

“Può darsi di sì, può darsi di no” buttò lì la vice. “Potrei farlo se continui a chiamarmi agente Thompson, ad esempio. E solo quando fa comodo a te. Del tipo che tu ordini ed io mi devo limitare ad eseguire l'ordine, cosa che mi pare di averti già detto che detesto con tutte quante le mie forze. E riguardo al discorso della semi – invalidità...certo che no, ovviamente. Ma solo se il semi – invalido in questione non si mette a fare troppo lo spiritoso. Proprio come stai facendo tu da qualche minuto, guarda caso. Allora...potrei decidere di completare l'opera. E di renderlo al cento per cento.”

“Ma guarda...davvero lo faresti?”

“Te l'ho appena detto, Capitano. Dipende da te. E da come ti comporti con me.”

“Sul serio?”

“Al cento per cento, Nick. Garantito. Ti ridurrei al cento per cento, se tu non la piantassi. E scusa per lo squallido gioco di parole. Ma credo renda bene l'idea.”

“Hm. Direi di sì.”

“Io pure.”

“OOOOOOOOHHHHH!!” Gridò di nuovo Finn, mettendosi in mezzo. “La volete finire, vuoi due? Ma que deve andare avanti ancora por molto, esta sceneggiata? Guardate que yo me sy estufado, comprìs?!”

Quelle parole indicavano che era, che doveva ormai essere giunto al limite della pazienza e della sopportazione.

Al limite estremo, di entrambi i casi.

Meglio non indugiare né farlo attendere oltre. E andare finalmente al sodo.

“Chiedo umilmente venia, vecchio mio” gli fece Nick. “Ma c'erano alcune cose da dire e da fare, prima.”

“E da chiarire” specificò, guardando Maggie.

“Bene” dichiarò. “Ed ora che siamo finalmente tutti qui riuniti, come si faceva ai vecchi tempi...”

In realtà non era passata che qulche settimana, o giù di lì.

“...Come dicevo” ripeté, “eccoci tutti qui riuniti per un bel briefing di gruppo, proprio come si faceva le sere giusto un attimo prima di andare ad arrestare gli scagnozzi di Carrington mentre scorrazzavano allegri e indisturbati su e giù per questa ridente ma purtroppo pavida cittadina. Il che mi fa pensare e presupporre che anche questa volta toccherà a noi pensarci, di levare le castagne dal fuoco e risolvere i guai. Ma prima...”

Girò lo sguardo verso il fennec.

“...Ma prima di tutto occorre stabilire una cosa. E cioé DOVE ERAVAMO RIMASTI?”

Finn sgranò gli occhiacci, quasi allibito.

“C – como?!” Domandò. “Cos...cossa l'é que tu ha detto?!”

“Hai capito benissimo, mio buon e migliorissimo amico” gli conferò in pieno Nick. “A che punto é che si era rimasti, con la storia? Gradirei che tu mi rispiegassi da capo, se non ti rincresce. Te ne sarei davvero riconoscente, credimi.”

“Quello...quello ce t'agg' ritt' prima, socio?” chiese il piccoletto, anche se già sembrava temere la risposta, che di sicuro era affermativa. “Quello, tu dise? Su Zed, sulle bande e su Cyrus?”

“Esattamente.”

Finn, a quella richiesta, andò letteralmente su tutte le furie.

“EH NO, POR LA MALONZA!!” Gridò ancora mentre si prendeva un ulteriormente invisibile quanto immaginario cappello posto sul suo crapino ed in mezzo a quelle enormi quanto abnormi orecchie, per poi schiantarlo di slancio al suolo dopo aver fatto finta di portarlo alla bocca e masticarlo a ripetizione. Il tutto mentre compiva un formidabile balzo verso l'alto, a gambette raccolte.

“DAMNANCION!!” Sbraitò. “MA ALLORA DILLO! DIMMELO, POR FAVOR! DIME QUE TODO QUEL CHE TE HO RACONTADO TE ES ENTRADO DA UN OREILLE POR POI SORTIRTE DA QUEL'OTRO! TI E' ENTRATO DA UN ORECCHIO E TI E' USCITO DALL'ALTRO, ECCO LA VERDAD! MA ALLORA DILLO QUE NUN ME HAI MINEMAMIENTE ESCUCHADO, Y QUE NUN ME SEI STACO MANCO A SIENTIR!! NON MI SEI STATO MANCO A SENTIRE, TU NO HAS COMPRENDIDO NADA! NADA, NADA, NADA! RIEN DE RIEN! NON HAI CAPITO NIENTE!!”

“In realtà credo di aver capito, a grandi linee” obiettò Nick, estendendo e portando la propria mano sinistra in avanti e verso di lui nel tentativo di rabbonirlo e di tenerlo a bada. “Ma mi mancano giusto quei due o tre piccoli dettagli.”

“Que avresti colto, si nun te ne fossi remasto a rovistare como un HOBO, como un sienzatetto in mezzo à la RUVERA, alla spazzatura!!”

“Bof...può darsi di sì, può darsi di no. In ogni caso...non é che potresti ricominciare da capo? Ti spiacerebbe ripartire dall'inizio, in modo che io mi possa fare un quadro completo della situazione?”

“Prendilo come una specie di riassunto delle puntate precedenti” gli propose. “A grandi linee. E con parole tue. Come viene viene.

Nel mentre, la volpe non aveva perso di vista neppure per un solo istante la sua sottoposta. E Maggie ne approfittò per lanciarli un'occhiata di avvertimento che da sola già valeva e voleva dir tutto.

 

Occhio, Nick.

Non dovrei essere io a dovertelo dire visto che ci potresti anzi dovresti arrivare benissimo da solo, per conto tuo. Ma...

Guarda che tu stai giocando col fuoco.

E stai rischiando grosso.

 

Già. Era così. Le cose stavano proprio e davvero così.

Nel caso non se ne fosse ancora reso conto, stava davvero rischiando gorsso a tirare continuamente la corda in quella maniera. Così come a forzare oltremodo ed oltremisura la situazione.

Per di più inutilmente, dato che non se ne capiva assolutamente la ragione.

Gli aveva già raccontato tutto quanto per filo e per segno, e pure con estrema dovizia di particolari.

Cos'altro c'era, da aggiungere? E per quale motivo adesso doveva mettersi a rispiegargli di nuovo dall'inizio.

Assurdo. Semplicemente assurdo.

Pare che lo sceriffo si fosse messo in testa, in un momento così grave, di preoccuparsi e di badare unicamente a volere i puntini sulle i.

Di volere a tutti i costi il pesce senza le spine.

Di più: doveva esersi fissato di volere la classica fetta di bresaola impanata di natica con contorno di pinoli e spruzzatina di limone a condire.

Veniva da pensare che fosse completamente andato. Suonato e reso mezzo ciucco da tutte le botte prese.

Non che vi fosse molto di cui doversi stupire, in fin dei conti. Con la batosta e la ripassata che aveva subito di recente era già un miracolo che fosse ancora vivo e vegeto. E che potesse muoversi. E che se l'era cavata giusto e soltanto con un avambraccio mezzo ammaccato, o giù di lì.

Se si continuava così e di quel passo, lì andava a finire senz'altro male.

Sarebbe andata a finire male, tra loro. Tra quei due.

E per un istante, la vope del deserto sembrò confermare in pieno i suoi più cupi e foschi timori.

Finn stese le braccia e serrò i pugni, assumendo un'espressione torva.

Già la daina doveva esserselo visto sul punto di saltargli addosso da un momento all'altro, per poi riempirlo di cazzotti fino a stordirlo e fino a causargli uno svenimento, per poi lasciarlo lì a giacere a terra in una pozza rossa ricolma di denti sputati e di ossa rotte.

Maggie dovette veramente pensare che sarebbe andata senz'altro così, tant'é vero che assunse una posa di combattimento con le braccia rilassate e le gambe leggermente flesse e divaricate, piazzate non più oltre delle spalle.

Era pronta al peggio. E ad intercettarlo e stopparlo con un calcio d'arresto ben piazzato ed assestato.

Tutto il contrario di Nick, che invece rimase immobile quanto impassibile, con uno sciocco ed insulso sorrisetto di circostanza, a gengive pressoché spianate.

Stava ancora aspettando ed attendendo la risposta da parte del suo ex – compare, quel babbeo.

Una risposta che non tardò ad arrivare. E, incredibile a dirsi, fu proprio quella che lui si aspettava. E che voleva.

Bisogna aver fiducia nella gente, gente.

Questo era ciò che gli aveva sempre insegnato Carotina.

Chiedi...e ti sarà dato. A patto di usare la giusta cortesia ed il corretto garbo.

Contrariamente ad ogni previsione e sospetto, il fennec sbuffò e parve rilassarsi, rinunciando ad ogni velleità ostile. Ed attaccò a parlare.

“Uff..e va bene. Hai vinto tu, socio. Anche perché no ghe es poi mucho da aggiungiere. Non c'é poi molto. Da quanto ho visto, y da quanto me es stato dato de veder...Zed no es muerto. Non é morto. Doveva esserlo. O forse ce esperavo yo. Ma invece l'agg' visto vivo y vegeto y en optima salud. In ottima salute y en fuerma smagliante. Ma sempre pazzo. E probabilemént...ancora più de prima. De quanto non fosse prima. En todo esto tiempo que es remasto en exilio deve aver rifondato la sua banda, gli HELL'S FANGS. Con l'unique defferencia que esto branco de balordi que se trascina appresso devono essere ancora peggiori de quelli con cui scorrazzava l'ultima vuelta. Non conuesco ninguno de loro. Non so chi siano, ma so abbastanza su el su cuento da poterte tranquilemént dir que deve aver raccattato la pégior feccia y el pégior eschifo su esto globo. O almeno de esto emisfero, como minemo. Ha tirato su y avec sé chiunque fosse enteressato a demolire y a destruggere, proprio como lui. Esta es la sua fissa. Nun glie es remasto que trobàr ggiente che la pensava egual. Un branco de esporche, luride canaglie y carogne unite da un uneco obietivo. FARE DEL MALE.”

“Y comunque...” proseguì, “...già que ce si era y già que c'ero, te volevo chiedere scusa per il comportamiento que ho tenuto, socio.”

Nick rimase in silenzio, perplesso.

Inclinò la testa leggermente di lato e di sbieco. Tipico atteggiamento che tengono quelli della sua razza e stirpe nonché i canidi in generale quando qualcosa sfugge alla loro logica, alle loro conoscenze e a tutto quanto lo scibile. Più o meno limitato che sia.

Così, tanto e giusto per voler rimanere in campo ed in ambito di comportamenti tipici quanto abitudinari di una caratteristica quanto ben determinata famiglia e specie.

Per non voler mettersi a dire che erano praticamente innati e congeniti.

Quasi patologici, addirittura.

Insiti, collaudati e facenti parte del bagaglioe del patrimonio ereditario e genetico.

Del Dinn...pardon, del Dna.

Da secoli. Da millenni. Da sempre. Al punto che entravano in azione in automatico e al momento giusto. O meglio, al momento ritenuto giusto dall'istinto, senza neanche rendersene conto.

Come in questo caso, per l'appunto.

“C – comportamento, dici?” gli fece. “Scusa, ma...a che ti riferisci, per la precisione? Ti giuro che non ti capisco.”

“Quando Zed te stava pestando, no?” rimembrò bruscamente il tappo. “Volevo scusarme per avercie messo così tanto por sortìr ad ayudarve, a ti e a Occhidolci. Beggo il tù perdono, socio. Te quiedo de perdonarme. Yo non...non l'ho fatto cierto por paura o por vegliaccheria. Tu...u me conosci da una vita, socio. Da una vida entiera y anca deplùs, tu sas como soy yo. Tu lo sai come sono fatto, come sai que nun me faccio problemas quando se tratta de muevere le mani. Es solo...é solo que retrovarme davanti quel tizio così, all'improvviso, y consederando de chi es hijo y che rapporti che c'erano tra me y suo padre...non ero pronto, ecco.”

“Non ero pronto” replicò. “Non ero preparato, ecco tutto.”

“Stà tranquillo” lo tranquillizzò Nick.

“Bién” commentò Finn. Y adesso que yo und ti ce semo finaillemént chiariti...adesso qui casca l'aseno. Aqui la pregunta sorge espontanea. CHE SI FA, ORA?”

“Beh...visto che pur sempre d domanda si tratta, potresti cominiciare a rispondere alla TUA, di domanda” gli suggerì prontamente la volpe rossa.

“Domanda? Di che domanda parli, hm? De quale domanda tu me estas hablando, socio? Adesso sono io que nun te seguo.”

“Facile, Finn. Alla domanda che ti sta frullando in testa da più di dieci minuti. Ed a cui non riesci in alcun modo a trovare una soluzione, per quanto tu ti possa sforzare. Devi darti una risposta, caro mio. E se proprio non ci riuscirai...allora te la darò io, la risposta che cerchi. Perché io la conosco, la risposta in questione. La conosco perché si dà il caso che io conosca pure la domanda. E comunque, ti informo che un leggero calo delle prestazioni può capitare a tutti, e quando meno ce lo si aspetta. Anche ai migliori. Soprattutto ai migliori. E' brutto quando succede, certo. Però capita. Ma l'importante, come dico da sempre io, e di rimettersi presto in carreggiata. Il prima possibile. Perciò, ti dirò quello che dissi alla mia vice mentre ci stavamo allontanando da qui a bordo del tuo furgone e vedavamo questo posto venire inghiottito dalle fiamme, con quei tangheri che ci seguivano e tallonavano a ruota.”

“Le stesse parole” annunciò puntando il proprio muso in direzione di Maggie, la quale reagì aggrottando lievemente le sopracciglia.

“Sappi che ben presto mi servirai di nuovo a piena potenza e a pieno regime” gli confidò, subito dopo una breve pausa piazzata e creata a regola d'arte per creare la giusta quanto opportuna suspence. “Quindi...vedi di RIAUMENTARE I GIRI.”

“Aumenta i giri, Finn” gli ribadì fermamente. “E in fretta, anche. Vedi di muoverti. E' tutto chiaro?”

“A – AUMENTARE I GIRI, tu dise?!” Saltò su l'altro, a dir poco stupefatto. “Por...POR LA SANTISSIMA VIRGEN! MA SE PUEDE SAVER QUE ACCIDENTE HAI ENTENCION DE FAIRE? MA CHE CAVOLO TE SEI MESSO EN TESTA DE FARE, ME LO VUOI DIRE?!”

“Te l'ho detto poco fa” precisò Nick. “Prima di tutto vorrei lasciarti rispondere alla domanda a cui stai cercando di risponderti da solo da più di dieci minuti. Anzi...molto probabilmente da tutta la mattinata, direi. Su tutto il resto...posso solo dirti che a tempo debito saprai tutto, non temere. Ma prima devi risponderti a quella domanda. ESIGO, che tu risponda. Perché voglio sapere se vale la pena, mettere i piedi tutto quel che ho intenzione di mettere in pèiedi. Inoltre, credo che tu stesso debba informarti sul fatto se ne valga la pena o meno, di cominciare.”

“Allora” gli fece. “Che cosa possiamo fare, secondo te? O meglio...CHE COSA HAI INTENZIONE DI FARE, giunti a questo punto?”

“Che cossa tiengo entezione de faire, tu m'as dit?” Gli rispose il fennec. “Cos'ho intenzione di fare, socio? Beh...me siembra evidiente, no? Yo que soy la espaldas, la spalla del protagonista combatterò contra a todos quei farabutti con tode quante le mie forze de cui despongo. Y me sacrificherò eroicamiente y plùs o meno spontaneamiente por permettere al meu meiglior amigo y a la su fedanz...ah – ehm, alla sua partner de fuggire y mietterse en salvo. Te gusta, como copione?”

“Davvero faresti questo per noi, Finn?” Gli chiese la volpe, sorvolando su quello strafalcione che a dirla tutta sembrava essere stato alquanto voluto.

“Claro que no!!” gli rispose adirato il tappo. “Que tu me ha preso por un tonto, per caso? Que pensi che sia scemo, scusa? Farò siemplicemiente quel che dovreste fare puro voi. Che FARETE puro voi, si ce te tenete alla pelle, alla pelliaccia y puro alla pelliccia. Yo taglio la corda, 'ggiente mia. Taglio la corda prima que sia trueppo tardas, troppo tardi. Y chi s'é visto s'é visto!!”

“Aah, mi pareva” commentò Nick. “Ora sì, che ti riconosco. Ora sì, che riconosco il mio vecchio compare.”

“Ma Finn!!” Intervenne Maggie. “Non ti ricordi? Non ricordi tutto quello che mi hai raccontato stamane, mentre io e te si veniva qui? Tu...tu avevi fatto una promessa! Avevi fatto una promessa al tuo capo! Al grande Cyrus!!”

Gli mostrò la mano. Le due dita più il pollice erano sollevate pur potendo contare anche lei, esattamente e alla pari degli altri due e a differenza della maggior parte degli altri ungulati a cui apparteneva, del quarto dito.

Patrimonio e bagaglio genetico da secoli se non addirittura da millenni, si diceva poc'anzi.

Sì, anche quello.

Erano tutte e tre bene alzate, e formavano il numero tre.

In realtà avrebbe dovuto usare l'anulare, per quel gesto, e non il dito opponibile. Ma non ci badò.

O forse, non ci aveva nemmeno fatto caso.

“Ecco!” gli disse la daina. “Tre giorni! L'editto dei tre giorni, ricordi? E scade proprio stasera!Tu hai...tu hai lanciato una sfida, se ho capito bene! Hai sfidato a duello il capo di quei teppisti! Hai dato la tua parola! Pensavo che non si potesse fuggire da un combattimento, secondo il vostro codice d'onore. O devo forse pensare che erano soltanto tutte frottole? Che non erano altro che baggianate e basta?”

“E difatti es prueprio accussì” le confermò lui. “E così, muchacha. Es como tu dise. Si tu non respectavi la palabra que tu decevi, la parola data, commettevi un affronto emperdonabile. Y da quel juorno te trasformavi en one perseguitado. Un perseguitato. Como y pieggio de uno politico o de guéra, di guerra. Te avrebbero dato la caccia, y qualunque guerriero avrebbe potuto desporre de ti como preferiva y come più glie pareva y glie piaseva si riusciva a trobàrte, a trovarti, y a mietterte le proprie sciampas, le sue zampe addosso. Una vuelta...era così. Era exactemént accussì, exactamiente così, que andavano las cosas. Me recuerdo bién. Que tu te voeul metterte ad ensegnarme la hìstoria, chiquita? Que ti por caso te sei messa en tiesta de inseganarme la mia, de hìstoria? Y allora dovresti tener presente che le dita nun se tenevano affatto accussì, como le stai tenendo tu!!”

Gliele indico. E lei prontamente le abbassò, quasi imbarazzata.

“Oh...”

Sembrò quasi arrossire, per la figuraccia.

“Me lo ricordo bene, quel che ho detto” le fece presente. “Yo no soy rencetrullito. Non fino a esto punto. Y nemmieno quanto tu crees.” Viejo magari un poquito sì. Ma rencojon...”

“Non...non intendevo dire questo” reagì lei. “Non...non lo devi neanche pensare! C – come...come puoi credere che io possa pensare di te una cosa simile! I – io...io non oserei mai. Siamo colleghi, Finn. E ti rispetto. Esattamente come rispetto il mio comandante. Non...non mi permetterei mai. Non mi permetterei mai di dire una cosa simile sul tuo conto, mi hai capita?!”

“Certamente” le fece il tappo, addolcitosi di colpo. “Accussì me piaci, Nuts. Così mi piaci. Impulsiva e reattiva quando viene punta sul vivo, su l'orgollio y sul personale. E così, che le preferisco. Quelle come te sono le mie predilette, da siempre. Ahora te reconosco, fenalmente.”

“Y comunque me recuerdo bién cossa agg'ritt' a quel balordo” precisò. “Y como so bene de haber fatto una promessa. I MADE A PROMISE, babe. I know. Una de quelle che nun se possono sgarrare, y que vanno mantenute a todos lo escostos, ad ogne costo.”

“M – ma...ma allora...”

“Ehi, ehi. Calm down, Bellegambe. Gimme a break, por favor. Nun fraentendiamo, please. Yo ho fatto un giuramento, ok. Ma el facto que l'agg'jurato a su padre nun seginifica che devo esser pruento por andar a farme massacrare alla primera ocasiòn desponibile, claro? Nun vor dì que me devo fa por fuerza sventrà da quelo. Ho fatto una promessa, é vero. Ma a parte quella...despongo de totale libertàd, su come applecarla. Decidere los muedos y los tiempos es affar mio. Sono io, a stabilire i modi e i tempi in cui essa andrà mantenuta, y se dovrà verificare. Spetta a me, y soltanto a mi. Un giorno, io e quello regoleremo senz'altro i conti. Ma esto...no es quel juorno. Sistemeremo le cose, tra me e lui. E' scritto nel destino. Ma non ahora. Y no aqui. Y depuis...que te lo recuerdi, quel che te ho dito, hm? Te ho detto que UNA VOLTA le cose andaveno accussì. Ma quei tempi nun ce stanno cchiù. Non ci sono più quei tempi, tu m'as comprìs? Y las reglas, le regole, sono y riestano valide fintanto que existono i tempi in cui valgono ancora une quelque chose. Finché valgono ancora qualcosa. E soprattutto fino a que existeno le persone per cui quelle regole valgono ancora qualcosa. E di guerrieri como quelli de cui te ho hablato, di cui ti ho parlato prima non ne esitono più in circolazione, ormai. Y da un bel pezzo, pure.”

“Se sono estinti” dichiarò. “Todos. Tutti quanti. Y forse...es meglio accussì. Meglio così. Mejore. Almeno possono dire di essersene andati con dignità, prima di perderla del tutto. Anche quel poco que ne era remasto. Proprio come sta facendo un certo cretino patentato de mia canoscenxia.”

“Ecco” fece Maggie. “E con quello, con Zed...come la metti? Come la mettiamo?”

“Hmp. No, no” la corresse. “Tu es en erròr. Sei en errore, Occhidolci. Lui non lo é mai stato. Non é mai stato vraimént uno de nos otros. Non é mai stato davvero uno de noi, anche si con noialtri ce stava. Non ha mai capito nulla de cossa segnifichi essere un guerriero. Ha imparato sì e no la metà di quello che c'era da saver, da sapere. Y ne ha capito un quarto, si va bene.”

“Va bene” ammise lei. “Ma...ma tu però ci sei ancora. Tu sei ancora uno di loro...”

“Altro errore, bimba. E siamo a due. Guarda que el tierzo nun te lo conciedo. Neanca yo soy plùs uno de loro.”

“Non sono più uno di loro” ripeté, scuotendo il capo. “Anch'io ho smesso di esserlo. Es da una vida que ho smiso de esserlo. Y esto vale puro por Zed. Como te agg'giamò ritt'...nemmeno Zed lo é. Anca se es convinto de essierlo, dentro à la su cabeza marcia y bacata. Dientro a quella testaccia vuota y piena d'emmondizia que se retrueva, che si ritrova. Y me resulta que le regole de cui te parlavo prima valgono uniquemént por los guerreros. Valgono per i guerrieri, non certo per i pazzi. Men che meno per uno piscopatico come lui. Da como la vedo yo...me puedo permettere de pigliarlo puro en giro. Glie posso pure promettere que glie compero un dirigibile, por quel che vale. Que me vogliono enseguir por farmela pagare, se scappo? Pff, se accomodino.Una de plùs, una de meno...de ggente que vuole farme el pelo y el contrapelo ce né pieno lo mundo, por el sottoscritto. Tiengo una lista talmente lunga que ce sarebbe da mettere el beglietto elimena – coda. Ce podaria scrivere un elenco del telefono, puoi star segura. Una bella guida del centro città avec tanto de periferia i paesi lemitrofi enclusi.”

“No...fammi capire, Finn” disse Maggie, prendendo la parola. “Tu vorresti...vorresti davvero dartela a gambe? Ho...ho capito bene?”

“Tu ha entieso bienissemo, bellezza. Capirai: giunti ad esto punto, ormai...”

“Vuoi davvero scappare?” gli domandò la daina, incredula. “Vorresti davvero tagliare la corda fregandotene di tutto? E lasciando questo paese e tutta quanta la gente che lo abita alla loro mercé? Alla mercé di quei delinquenti? Ma sei...sei serio?!”

“Mai stato plùs de accussì, Nocciolina.”

“Senti, amico. E stammi a sentire bene. Noi...noi abbiamo dei doveri, da rispettare! Io sono una rappresentante della legge! E pure Nick! E anche tu, anche se solo in via temporanea! Ti faccio presente che siamo tutti e tre tutori della legge, dell'ordine e della legalità, in questo momento! Ti pare forse che un ufficiale possa abbandonare la nave mentre affonda, lasciando le operazioni di soccorso prive di una guida? Ti risulta, a te?!”

“Bof...” replicò il tappo, con una scrollata delle spallucce. “Da come la vedo io...oramai es la primera cossa que fanno. Y se tu no me crees, nun me credi...nun te digo de credere a la hìstoria, ma alla cronaca. Quella de todos los juornos. L'ultima vuelta...es proprio accussì que es fenida, y non por sopravvalutare la mi memoria.”

“Beh...sì” ammise lei. “Sì. Può darsi. Ma sai che ti dico? Affari loro! Io non me ne vado, di qui! NOI non ce ne andiamo, capito? Né io, né te, né Nick!!”

“Parla por ti, Magda. Dove estas escritto que esto es un problema mio, esto? Da che parte? Chi l'ha detto, hm?”

“Io, l'ho detto!!” Gridò la vice. “E te lo sto ripetendo ora! E se casomai non te l'ho detto...allora vorrà dire che te lo dico adesso, così forse ti sarà chiaro una volta per tutte! Noi siamo poliziotti, Finn! E forse non avrai degli obblighi verso quel pazzoide di un bestione, ma verso questa gente sì! Adesso sì, visto che sei anche tu un poliziotto! Che tu lo voglia oppure no, ci sei dentro! Ci sei dentro esattamente quanto lo siamo noi!!”

“Te sbagli. Terzo errore, ma sono del luna buena y ho dieciso que te l'abbono. Io non ho obblighi verso nessuno, te l'ho detto.”

“E io ti ripeto ancora che siamo poliziotti! Abbiamo l'obbligo di difendere i nostri concittadini dai pericoli e dalle minacce! Abbiamo un obbligo MORALE che ci spinge a farlo! Che ci DEVE spingere a farlo, mi hai sentita?!”

“Ecco. Como volevasi demostrare. Y reguardo alla 'ggiente que occupa esto posto...nun me pare que se sieno messi en fila y se siano presi a spentoni, por ayudarce. A questa gente...non importa nulla di noi, nel caso tu non lo abbia ancora capito. Nun ce rengrazierà jamais, per quello che avimm'fatt y por quelo que stemo fasendo. Y nanca por quel che faremo. Mai, comprìs?”

“Non importa! Questo lo so. Quel che dici...lo so, l'ho sempre saputo. Ho sempre saputo di non poter mai fare affidamento su questa gente. E...”

“...E ne ho avuto la prova lampante, tanto tempo fa.” confidò, dopo essersi presa un attimo di pausa.

“Oh, yes?!” le fece lui, drizzando le enormi orecchie. “Sarei curioso di sapere de que cossa se tratta, muchacha...”

“Scordatelo” tagliò corto Maggie. “Questa volta vale il tuo stesso discorso. E'...acqua passata. E storia vecchia. Di cui non vale la pena parlarne. E di cui non voglio parlarne ora. Come nel tuo caso...non adesso. E non qui. Abbiamo cose più importanti, di cui doverci occupare. E ti voglio ricordare che non si parla e non si chiede delle faccende private e personali, a meno che uno non lo decida di sua spontanea svolontà e scelta. E' la regola, se si vuol stare e vivere qui.”

“O – kappa” le fece lui, mettendosi la mano destra vicino alla tempia corrispondente. “Roger. Ricevuto.”

“Forse hai ragione” ammise lei. “Su quel punto concordo con te. Ma...resta il fatto che questo é il mio paese, Finn. E' la mia terra! Molta gente ha faticato col sudore della fronte e fin quasi a spezzarsi le mani e la schiena, per renderlo ciò che é adesso! Col sudore, sì. E anche col sangue! C'é gente che ci é persino morta, pur di voler difendere queste quattro case! Pur di riuscire a tenersi quel poco che si é guadagnato onestamente!!”

“Infatti. Allora...vediamo de nun fare la stessa fine.”

“La farò, se necessario. Tu fa quel che vuoi. Forse a te non importa, perché in fin dei conti vieni da fuori. Ma non devi dimenticare che questo posto ti ha accolto, Finn. E adesso...adesso fa parte di te, così come tu fai parte di lui! Non lo dimenticare mai. A me importa, capisci? E...e dovrebbe importare anche a te, almeno quanto importa alla sottoscritta. Almeno in minima parte!!”

Si era davvero infervorata, con quell'ultima parte di comizio. E al fennec la cosa non era affatto sfuggita.

“Eeehi” le fece, con tono e voce concilianti. “Relax, muchacha. Guarda che la tua gente non corre rischi. Really, la tù 'ggiente non ha nulla da temere, da esta fazenda. Por que vedi...quelli es avéc nùm, é con noi che ce l'hanno. Mica con loro. Mica con toda esta gente. Mica coi tuoi compaesani.”

Alzò il tozzo ditino e gli fece fare un movimento circolare, dopo averlo portato sopra ed oltre il suo capoccione. Come a voler invitare di prendere in condsiderazione tutta quanta la zona circostante.

“C'maaan...che ti credi?” le disse. “Que ti pienzi que se mettaranno a buttar giù le case, po' ccaso? Non sono mica pazzi fino ad esto punto. E poi, mica possono radere davvero al suolo tutto quanto. Altrimenti alla gentaglia que llavora giù à la cartiera non glie rimarrà più nada, più niente con cui divertirse, nun te pare anca a ti?”

“Hm. Tu dici, Finn?” osservò scettica Maggie. “Perdonami se non sono del tuo stesso avviso, ma...nutro seri dubbi, al riguardo. Sul fatto di risparmiare questo posto, intendo. Quel mattoide che si ritrovano per capoccia mi sembra che non la pensasse tanto uguale. Anzi, a volerla dir tutta mi pareva anche piuttosto ben predisposto, a riguardo. Basti vedere cosa ha fatto con la casa dei Gardner, tanto per intenderci. Voglio dire...chi gli impedirebbe di fare lo stesso anche con tutte le altre abitazioni? Chi glielo impedisce?”

“Beh...sì” ammise il tappo, quasi con la lena di chi si ritrova a dover accettare un parere per amore o per forza. “Riguardo a Zed nun posso che darte raisòn, bella mia. Te do fully pienamente ragione. Ma...per nuestra fortuna non é da solo. Ce stanno puro los otros, gli altri tirapiedi. Y anca si nun me par que tieneveno mucha vòz en capitolo, molta voce en capitolo y sul da farese, nun me sembrava che fossero poi molto d'accordo. Agg'notato que qualcuno dotato de sale en zucca ce sta puro la en miezzo. Tipo il leopardo grosso y panzuto que glie faceva da vice.”

“Tanto por entienderce” disse, facendole quasi il verso, “el felino ciccione y puro orbo ad un ojo que glie faseva da vice y da chaffeur a Zed. Quelo m'agg' siembrato todo sommato cosciencioso.”

“Quanto basta, almeno” aggiunse, giusto a voler rassicurare. Tra l'altro senza ottenere un apparente effetto, andava aggiunto. “Al punto que si la situaciòn dovesse sfugìr de mano vedarete que sarà proprio lui a fermarlo y a recondurlo à la raisòn, alla ragione, y a plùs miti consegli. Anca y puro a costo de remetterce puro l'altro ocio, l'altro occhio! Y me sa tanto que puro el primero l'ha pierso accussì, si volete saverlo! Ahr, ahr, ahr! Y depuis, eppoi...dai, suvvia. Zed sarà anca pazzo, ma nemmeno lui es accussì fuso como siembra. Anca lù sa benissemo que existono y ce stanno dei limiti que nun vanno mai superati. Anca por destruggere ce vuele profesionalidàd. Occore professionalità anca por radere al soeùl todo quanto, por radere al suolo ogne cosa. Que ve crees? Que ve credete, voialtri? Ma que se canciella un entiero pàys, paese, dà la facia de la Tiera como si nada fosse, come se niente fosse? Lo sa anche lui che bisogna siempre mantenér un pròfilo muy baso! Basso profilo, siempre!!”

Spalancò e si mise ad agitare le proprie braccine, facendole ondeggiare ed imitando il movimento una coppia d'ali. Del tratto caratteristico di una specie ormai estinta da tempo.

“Whoosh!!” Disse, facendo dapprima il rumore del vento. E poi di qualcos'altro. Di ciò che in genere lo sfruttava, quel vento. Per rimanere a galla in aria.

“Flap, flap, flap! Besogna volar muy basso, en esti casi!!” Spiegò. “Anzi...quasi rasoterra, specie si se ha l'entenciòn de faire certas cosas! Soprattutto, se si ha intenzione di fare cose como quele que lui tienes en miente, che ha in mente! Lo sa anche lui que si se fenisce col calcàr truepo la zampa, con l'andarcie troppo pesante, allora deventa un probléme d'etat! Un problema de stato! Sta tanto ad hablar, a parlare de massacri y carnefecine, quel fesso. Una strage de qua, una strage dellà...ma en fondo en fondo lo sa bienissemo anca lui que se la situecion sfugge de mano y va fòra de controllo allora deventa una roba grossa. Y quando deventa trop gròsse, troppo grossa...allora devono entervenìr i pezzi grossi. Attiri troppo l'atenciòn, l'attenzione. Soprattutto de chi sta sopra la polìcia de paese y de contea. Dopo arriva la policià d'estato, poi los federales, ognuno avec i loro corpos especialés si occorre. Y da lì en depuis es un escalatiòn. Siempre più en alto, fino all'esercito coi loro reparti specializzati si la faccenda deventa oltremodo rognosa. Y andiamo...Zed sarà anca muy fuerte. Y LO ES, ve lo assecuro. Ve lo posso assecurare. Ma neanca uno come lui puede reuscìr a tienér tiesta y a scofiggere un'entiera naciòn! Essù...mica stamo a parlà de LUI! Mica es DIO, cet hombre!!”

Ad una prima quanto preliminare impressione sembrava che Finn avesse piantato in piedi tutta questa gran filippica e pappardella al solo scopo, se pur non apertamente dichiarato, di volersi tirare i suoi due compagni di squadra dalla sua parte, ad ogni costo. E di convincerli a seguirlo. Sia nell'idea che nelle intenzioni. Per non parlare della direzione da prendere dal mero punto di vista stradale.

Perché, in realtà nonostante il discorso tanto accorato non sembrava neppure lui così tanto sicuro di ciò che aveva appena detto. Men che meno convinto. Ma ormai era entrato nel mood di doversene andare vià da lì prima che fosse troppo tardi.

Sia per lui che per Nickybello. E pure per Maggie.

Ci teneva, a quei due ragazzi. Al primo praticamente da sempre, visto che era il suo allievo e figlioccio. Ma da un po'...anche alla seconda, visto che aveva avuto sia il coraggio che il fegato di proporsi spontaneamente come sua discepola.

Nemmeno il suo volpacchiotto preferito era giunto a tanto, allora. D'accordo che era ancora molto piccolo, ma a quell'eta e nello stato in cui lo aveva trovato aveva necessariamente bisogno di una guida. Di un guru. Di un modello da prendere ad esempio.

Di un padre, soprattutto. Visto che, stando a quello e quel poco che successivamente gli aveva confidato e raccontato, e che gli aveva potuto estorcere sul suo conto...il povero cucciolo aveva dimostrato di essere alquanto carente e bisognoso, sotto a quel punto di vista e per quanto riguardava quella figura genitoriale.

Lo aveva praticamente racattato per strada. Nei pressi di un sottoscala, in lacrime. Totalmente malleabile ed influenzabile.

Diamine, per come stava messo gli avrebbe potuto proporre persino di scalare a mani nude e senza corde la montagna più alta di tutta quanta Tundratown. Persino la più alta cima del mondo, e quello sarebbe stato d'accordo. E l'avrebbe seguito in quella folle impresa.

In qualunque folle impresa gli avessse proposto, senza minimamente obiettare o fiatare.

Con Nick non c'erano mai stati problemi, dato che sin da fanciullo doveva aver deciso di pendere letteralmente dalle sue nere labbra.

Anche se ultimamente aveva spesso finito col pendere e poi successivamente dipendere più da un altro paio di labbra. Da tutto un altro paio di labbra.

Ma no. Mica a quelle a cui si sta probabilmente pensando, ed a cui si é portati a pensare per prime.

Si diceva di altre labbra. Ma pur sempre dello stesso e medesimo tipo e genere. Anche se é pur vero e spesso va ammesso che possono fare da apripista proprio a quelle a cui si é deciso di rivolgere i propri pensieri.

I propri peccaminosi e sporchi pensieri. Per non dire apertamente zozzi.

Altre labbra. Di doppio cromosoma X e di stampo smaccatamente femminile. Ed appartenenti nella fattispecie alla rosea quanto deliziosa boccuccia di una tenera coniglietta. Anche se con loro quel termine non andrebbe mai usato, a meno che non si appartenga alla loro specie.

Già. Era meglio non usarlo. In particolar modo con quelli.

Si offendono di brutto, sapete?

Quei due, il suo socio e la coniglietta, se la intendevano da un bel po'.

No, non in quel senso. E dagli.

Erano e stavano pappa e ciccia da un pezzo. Ma a volerci ben pensare nemmeno questo sarebbe andato poi bene, dato che erano rispettivamente predatore e preda.

Lui rappresentava da sempre il suo nemico naturale e giurato, mentre lei si trovava in cima alla lista del suo personale comprendente le sue pietanze e leccornie preferite.

Tutto ciò avveniva una volta, nei tempi antichi. Ma ancora adesso faceva sentire bella forte tutta quanta la sua valenza ed il suo grave peso, specialmente dal punto di vista strettamente caratteriale che per quanto riguardava i rapporti e le relazioni interpersonali.

In ogni caso, al diavolo il politicamente corretto, per una volta. Anzi...

Sia dannato. Ora e sempre. Che tanto nessuno ha ancora ben capito cosa cappero significhi ed in cosa diavolo ed accidenti consista di preciso.

Beh, se lo si vuole oppure anche se non lo si vuole che tanto é uguale, si procede a spiegarvelo subito. Ed usando le parole impoegate da un noto fisolof...ehm, filosofo dell'epoca classica a proprosito del politeismo. Ovvero il principale culto nonché religione più in voga di allora.

Il tale in questione si era talmente voluto ridurre all'essenziale da andare a scegliere di voler vivere di propria spontanea volontà dentro ad una botte. Una di quelle di norma impiegate allo scopo di far dencantare ed invecchiare opportunamente vini o liquori. E sosteneva che ormai esistevano talmente tanti di quegli Dei che se ti mettevi ad omaggiare ed ingraziarti uno finivi o rischiavi immancabilmente di mancare di rispetto ad un altro.

E spesso senza volerlo. Quello era il bello.

Qui é lo stesso. Si ha lo stesso problema pure coi miseri mortali.

Mentre ti prostri davanti ad uno per chiedergli scusa e perdono finisci per offendere a morte un altro mostrandogli il sedere.

Tralasciando comunque inopportune divagazioni, che non é proprio il caso...il suo socio e quella coniglietta stavano in congrega ed in combutta e si erano messi a far comunella da un bel po', oramai.

Da un mucchio di tempo, a volerla dir tutta e sincera sino in fondo. Così come era fin troppo chiaro, lapalissiano e lampante a tutti che il buon Nickybello non avesse occhi se non che per lei.

Per colei che gli aveva riempito di grilli la testa. Quella sua gran testa fina.

Gli aveva messo i grilli nel cervello, più di una pulce nell'orecchio e gli ave a pure scoperchiato gli armadi liberando tutti ragni racchiusi al loro interno. Insieme ed in compagnia di un gran bel mucchio di polvere e di muffa accumulatasi nei cassetti.

Gli aveva fatto le grandi pulizie. E pure una capa così, molto probabilmente. Un crapone enorme sull'importanza di fare il bravo e di rigare diritto per poter così entrare un giorno a far parte della squadra dei buoni.

Va là, che alla fine della fiera gli stava persino simpatica, tutto sommato. E se piaceva al suo figlioccio, voleva dire che piaceva pure a lui.

Gli amici del suo padawan erano suoi amici. Pure del maestro Jedi. E tali restano, anche quando ti portano dal lato oscuro e verso i Sith.

Ma adesso...adesso lei non c'era, guarda caso.

Era indisponibile quanto indisposta. Molto indisposta, stando a quel che aveva potuto sentire e scoprire. E stando a quel che gli avevano raccontato e rifertito sul suo attuale stato e conto.

E perciò, fintanto che il socio aspettava ed attendeva il suo ritorno e rientro in scena...sensei Finn era di nuovo libero di agire e di rimettersi all'opera col suo miglior discepolo di sempre.

E mica voleva fregarglielo o constringerlo a tornare con lui. Ci mancherebbe.

Quel che é detto é detto. E quel che é fatto é fatto.

Si trattava solo...di un prestito, ecco tutto. Di un prestito momentaneo e temporaneo.

E a Nicky – san, ora...toccava di fare una scelta.

Decidere se era forse il caso di mollare anche solo per un poco la strada vecchia per la nuova.

Che poi forse, a volerci ben pensare, era la strada nuova per la vecchia. Perché in fin dei conti era da considerarsi la sua, quella vecchia.

Era con lui che Nickybello aveva iniziato e cominciato. Quindi si sarebbe dovuto trattare di lasciare ed abbandonare la strada vecchia per quella ancora più vecc...

Aah. Non se ne esce.

Di tornare a fare coppia fissa loro due, ecco tutto.

Decisamente più sempice, così. E si capiva subito.

Di tornare a ripercorrere insieme la pur sempre valida via. Quella giusta per loro.

Il Fuchs – Fu, per gli orientalisti convinti. O il Komba – Do, per chi ne mastica di lapino.

La via della volpe astuta. Ed acuta.

Quella che gli aveva insegnato e tramandato di persona, per filo e per segno. Passo dopo passo e trucco dopo trucco.

Lo avrebbe riaccolto a braccia aperte, se solo voleva.

In quanto a lei, alla daina...in principio aveva dovuto piegarla, come si fa con certi praticanti ottusi quanto cocciuti.

Aveva dovuto annullare le sue sicurezze, o almeno quelle che credeva fossero le sue sicurezze su cui poter contare.

Soprattutto quelle su cui aveva sempre creduto di poter contare. In ogni caso, circostanza e situazione.

Si credeva già forte e preparata, e invece non lo era affatto. Non per una situazione come questa. E Finn gli aveva fatto comprendere quanto fosse debole, anche se nel peggiore dei modi. Ed in maniera alquanto sbrigativa quanto brutale.

Con alcuni bisogna fare così. Occorre prima distruggere e disintegrare il loro orgoglio. Perché in certi casi non si può imparare niente si prima non ci si accorge di non sapere niente.

E se non lo si ammette anche, di non sapere niente.

Non voleva che morissero. Non voleva che ci lasciassero la vita e le penne per l'attaccamento ad un lavoro così povero di soddisfazioni quanto mal pagato.

Come tutti i lavori, più o meno. Ma per il poliziotto...ciò valeva in misura ancora maggiore.

Lì era proprio una questione di vocazione. Ma nessuno dovrebbe arrivare a crepare per la causa, per quanto nobile possa essere.

E Finn non voleva vederli crepare, a quei due.

Non lo poteva proprio permettere. Nella maniera più categorica e assoluta.

Gli si era affezionato, mannaggia. Ad entrambi. Ed in egual modo. Quindi non gli rimaneva altro da fare che far capire loro che andarsene prima che sopraggiungesse la sera, e con essa QUELLI...non vi era altro da fare che scappare.

Non aveva altra scelta. Non c'era altra scelta.

Non vi era più nessuna scelta. Nessuna scelta che quella.

E la successiva affermazione, quella che seguì tutto quel gran bel discorso che aveva appena terminato di enunciare, altro non fece che confermare in pieno sia la sua più recente volontà che i suoi propositi nell'immediato futuro.

Non resistette più, e la buttò lì.

Gliela buttò in faccia ad entrambi, la soluzione. O per lo meno quella che lui riteneva essere LA SOLUZIONE.

Fino a quel momento aveva cercato di prenderla alla larga. Anzi, alla larghissima. Ma ormai, giunti a quel punto, tanto valeva mettersi a giocare a carte scoperte. E comunicare apertamente i propri intenti.

Dichiarare la palla in buca, tanto per intendersi. Tanto non vi era più pericolo di giocare in netto anticipo, col rischio di far poi una figuraccia.

“En pobre palabras” concluse, “in parole povere y tradotto en soldoni...via noi, via Zed e i suoi. Questo é quanto. That's all, folks.”

“N – noi?!” Gli fece la vice, sbalordita. “NOI, hai detto? Ho...ho capito bene?!”

“Tu has bién entendido, querida” le conferò il tappo. “Hai capito benissimo. El mi socio può venirsene via usted con migo, con me anche da prima de subito. En quanto a ti, in quanto a te...beh, sei la benvenuta a bordo, figliola. Puoi startene via avéc nous per todo el tiempo que te pare e piase, y que te occorre. Y quando los aguas, le acque se saranno calmate sin esserse rote, senza essersi rotte...allora potrai farti rivedér da este parti. Potrai fare retorno aqui, y rientrare en paese. Y vedrai que a quel punto todo sarà tornato como era prima.”

“To vanish” le propose, tutto bello convinto. “Es la melliòr cosa, la cosa migliore por ahora. Y quando tornerai, chica...te accorgerai que sarà remasto todo uguàl. Ogne cossa al su posto, como si non fosse successo niente. Nada. Rién de rién.”

“Niente?!” Sbottò Maggie. “NIENTE, hai detto? Ma...ma tutto questo non é assolutamente vero! Non é vero, mai hai sentita? Non é vero che non è successo niente! Così come non voglio nemmeno che tutto torni come prima, ok? Non voglio che torni tutto com'era sino a poco tempo fa, con quel verme schifoso di Carrington che spadroneggiava a destra e a manca, e quegli avanzi di galera dei sottoposti che scorrazzavano liberamente su e giù per tutta quanta la vallata, liberi di seminare il terrore e di fare il bello ed il cattivo tempo con chiunque, e come cavolo gli pareva e piaceva! Io indietro non ci torno, é chiaro? Te lo puoi scordare, Finn! Noi...noi tre abbiamo creato qualcosa, ne sono più che convinta.”

“Ah, si? Y que cossa, de gracia?”

“Noi...noi abbiamo dato vita ad un cambiamento. Piccolo, certo. Eppure significativo. Noi stavamo...noi stavamo davvero riuscendo a ripulire questo posto. A ripulirlo da cima a fondo, poco per volta ed un pezzo alla volta.”

“Già. Però abbiamo fallito, chica. Tocca prederne atto. Stacce.”

“E va bene. E' vero. Abbiamo fallito. Ma di poco. Eravamo...eravamo ad un tanto così!!”

Gli mostro l'indice ed il pollice tenuti vicini vicini, quasi uniti a formare un cerchio.

“E hai ragione anche sul fatto che abbiamo fallito” concordò. “Ma nulla ci vieta di riporvarci un'altra volta! Niente e nessuno ce lo può impedire!!”

“No, Magda. Ed esto es el tu quarto errore. No existono emprese mancate por un soffio. Ma solo quelle empossibili que ce si ostina a voler compiere lo stesso. Ma sono destinate a fallire, purtroppo. Proprio por que sono y remangono y restano empossibili. Y sin da l'enicio, dall'inizio.”

“No! Questa volta sei tu che ti sbagli, Finn!!” Insistette lei, caparbia. “Eravamo davvero ad un passo! Stavamo per farcela! E tu...tu ora vorresti davvero mollare tutto così? Vorresti davvero lasciar perdere e mollare tutto quanto? Beh...allora ti dico una cosa. Io...io non ci sto! Non ci sto, ok? Non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, aiutandoci a vicenda e tirandoci fuori dai guai l'un l'altro! Forse te l'ho già detto, ma in ogni caso te lo voglio ripetere. Per te...per te ha avuto qualche senso tutto questo? Ha significato qualcosa per te, o non ha significato nulla?”

“Ma come tu me puede dìr una cossa simile?” Le urlò dietro e di rimando il piccoletto. “Certo que me ha significato! Y molto, anche! Ma besogna habér anca el bòn sense, el buon senso de capire quando el jogo es terminado. Quando el gioco é fenito. Y nòs semo andati troppo oltre, esta vuelta. La faccenda ha smiso de esser devertiente, y già da un bel piezzo. Como siempre, quando ce sta de miezzo la pelliccia.”
“E allora? Quando ho cominciato a fare questo lavoro non pretendevo certo la salvaguardia della vita, Finn. Non l'ho mai pretesa, che ti credi? Sapevo benissimo, a cosa andavo incontro. L'ho sempre saputo!!”

“Dame retta, muchacha. Fà la brava y dà retta allo zietto aqui presiente. Tu si troppo juvane. Sei troppo giovane, per morire. E per rinunciare così alla tua vita. La vida es agià muy breve y terribilmiente casuàl, por sprecarla. Non jetàrla. Non gettarla via accussì.”

“Non m'importa!!” Gli ribadì. “E tornando al discorso di prima...mi risulta che questa, ormai, é anche la tua gente, dannazione! Noi siamo la tua gente! Ci vivi qui anche tu, per la miseria!!”

“Errore, mia cara. Y ormai agg'pierso el conto, avec ti. Te l'ho detto: Yo, aqui, soy seulemént de pasagio. Anzi...visto que se sta hablando de descorsi precedenti, SIAMO DI PASSAGGIO.”

“No es forse vero, socio?” disse, rivolgendosi a Nick. Che in tutto questo tempo se n'era rimasto muto ed in perfetto silenzio ad ascoltare. E a lasciarli parlare.

“Eddai, socio” li ritirò in causa Finnick. “Diglielo anche tu! Diglielo anca ti, che es l'uneca soluciòn! Diglielo puro te, que nun ce stanno altre soluzioni possibili!!”

La volpe rimase zitta per un altro po', come a rimuginare sul da farsi.

“Mi dispiace” disse, prendendo improvvisamente la parola. “Mi rincresce doverlo ammettere, ma...ha ragione.”

Finn, a quelle parole, sorrise. Mentre Maggie non poté proprio fare a meno di esternare la propria delusione assumendo uan smorfia di evidente quanto malcelato sconforto.

“Ahr, ahr, ahr! E volevo ben dire!!” Esclamò il tappo, esplodendo in una gran risata.

“Ho...ragione io, giusto?” Domandò poi, rivolgendo contro sé stesso i due indici per poi puntarseli addosso. “Tu entendi dire que tiengo raisòn moi, c'est vrai? Ho ragione io, é così? Ho ragione io, no?”

“Sbagliato” lo gelò il suo ex – compare con una secca quanto perentoria obiezione. “Per niente, Finn. Ha ragione lei, invece. Ha ragione la mia vice. E in pieno, anche.”

Finnick spalancò la bocca affranto, a fronte di quella lapidaria sentenza.

Stava tenendo le fauci talmente larghe per via del rospo che si era ritrovato a dover ingoiare che ne avrebbe potuto cacciare in gola uno delle dimensioni di un bufalo, giusto per intendersi. Ed in un unico boccone.

“C – como?!”

Maggie, per contro, quasi esultò. Anche se in maniera totalmente garbata e composta, limitandosi a sorridere.

Ma era un sorriso a dir poco raggiante, che quasi splendeva. Degnamente accompagnato da uno sguardo di autentica e ritrovata fiducia ed approvazione.

Doveva avere il cuore e l'animo letteralmente in tumulto, per via della gratitudine che stava provando nei confronti di chi si era appena espresso.

“Oh, Nick!!”

“Ora bando alle ciance e veniamo a noi” tagliò corto quest'ultimo. “Dunque...pare proprio che tu mi abbia dato finalmente la risposta che stavo cercando e che mi aspettavo da te, vecchio mio. Da quel che mi hai detto mi pare di capire che tu non abbia alcuna intenzione di affrontare quel tizio, dico bene? Beh...MEGLIO COSI'.”

“C – come meglio così?” Esclamò stupito il fennec. “C – come...come sarebbe a dire, scusa?”

“Hai capito benissimo. Si dà il caso che gli scontri e i pestaggi a piede libero siano proibiti dalla legge, all'interno della mia giurisdizione. E questo vale sia per i pendagli da forca del caro mister Carrington che per gli ex – teppisti appartenenti a bande o a gruppi organizzati attualmente dismessi o destituiti da tempo. Per il codice penale simili assembramenti sono da considerarsi equivalenti a delle adunate sediziose, ed in quanto tale vanno sciolti e fatti sgomberare il prima possibile.” “All'istante, direi” puntualizzò subito dopo. “Inoltre, non ho intenzione di permettere a quella gentaglia di continuare ad effettuare ulteriori scorrerie rimamendosene impuniti. Non qui, per lo meno. Non sul territorio che mi hanno assegnato ed incaricato di proteggere. Niente da fare!!”

“Que seconda de mi tu te sei complitamiente empazzito a causa dei cazzotti que te sei preso y ciappato te l'ho già detto, vero socio?” Gli chiese Finn, sconsolato.

“E non é tutto” aggiunse il diretto interpellato, senza neamche prendersi la briga né un istante di tempo per rispondergli. “Hanno distrutto la stazione di polizia. La mia, la NOSTRA stazione di polizia. Hanno aggredito sia me che la mia vice. E poi non voglio mettermi certo a fare un discorso di discriminazione tra i sessi, ma...il loro capo ha osato malmenarla nonostante fosse una femmina, senza alcun riguardo. Ma la cosa più grave ed imperdonabile é che ha osato dopo avermi promesso e giurato che non le avrebbe torto un solo pelo! Non ha rispettato la parola data! A me, che sono lo sceriffo e rappresento l'ordine e la legalità per eccellenza! Si sono comportati davvero nel peggiore dei modi, e pertanto non meritano alcun riguardo.”

“Evidentemente escucharme y ascoltare i buoni consegli no es da ti, eh?” Gli chiese Finnick. “Non é proprio da te, eh? Vuoi dire che...no, dico, me stai a dì que tu e lei ve ne remarrete aqui buoni buonini ad aspettare che quelle carogne retornino por fenire quel che hanno eneziato?!”

“Ci puoi giurare. Ho intenzione di ridurli in una maniera tale che, dopo che avrò finito con loro, non riusciranno nemmeno ad attraversare la strada da parte a parte” gli rispose Nick mettendo l'indice del braccio sinistro nonché ancora sano ed integro davanti a sé, e facendolo poi scorrere perpendicolarmente da destra verso sinistra lungo la carrreggiata che aveva e che gli stava di fronte.

“Scusame, chica” disse il piccolo mammifero, guardando e rivolgendosi a Maggie. “Que tu sappia...da este parti despongono por caso de una room especiàl?”

“In...in che senso?” Gli chiese lei, alquanto perplessa.

“Mah...” le fece lui. “Quelque chose, un qualcheccosa del tipo una stònsa dove el tiempo no escorre all'istesso modo de fòra, de fuori? Una éstancia, una stanza dove un juorno, un giorno trascorso y passado al su entierno, de dentro al suo interno equivale ad un ANNO ENTIERO?”

“COSA?!”

“Oppure tu te connùset, conosci qualcuno que coltiva dei fagioli magici en grado de far guarire all'estante ogne tipo de ferita, anca le pussé gravi non appena te ne magni uno? No, por que se nun abbiamo almeno una tra este du cosàs nin zò proprio come podaremòs farcela.”

“No” annunciò, scuotendo il capo. “Non lo so proprio, como ce la faremo. Aqui...aqui 'cce serve one milagro! Qua ce occorre un miraculo! Mò davero!!”

“M – ma...ma di che stai parlando?” Gli chiese lei, fissandolo stranita. “Sei...sei impazzito, per caso?!”

“Stà tranquilla” intervenne nuovamente Nick. “Si starà riferendo senz'altro a qualcuno dei suoi fumettini scemi per cui va tanto matto.”

“Brav'n'duvenat', socio” gli conferò il piccoletto. “Indovinato. Ce hai preso en plein, in pieno. Y comunque, yo non schierzo sul facto que los miracolòs son bién accepted, son ben accetti en esto momiento. Anca por que ne tenémos un gran muy besogno. Por que non vedo en quale altro modo tu has entenciòn o come tu podària faire, tu possa fare por sconfiggere Zed y la sua banda. Oppuro por reussìr a restabilirte en entiero y completamiente entro esta sera! Es una fòlia! E' una pazzia volerli afrontàr de nuevo, specie ne lo estato in cui te trovi ed en cui tu es redotto. La vuoi capire o no?!”

“E sentiamo, allora: como tu entiende cacciarli via? A suon de paternali rifelate a coppini sùr la nuca? A parolacce? O a pizzecotti y buffetti dati sulle guance? No, aspetta. Agg'trovato. Mettiti a piangere y a fregnare, y magari fattela puro addosso nelle mutande. Chissà...magari se commuove!!”

“Veramente pensavo a qualcosa di diverso, Finn” gli replicò Nick con tono calmo, quasi con noncuranza. “Qualcosa di meglio.”

“In ogni caso” lo avvertì, “Ti consiglierei di smetterla di rivolgerti a me o a Maggie, oppure a solo noi due e basta.”

“Q – que?!”

“Sì. Dovresti davvero piantarla di continuare a provare in tutti i modi a tirartene fuori. Perché se il tuo non é altro che un tentativo di svicolare, beh...sappi che é destinato a fallire.”

“Anzi” precisò, “ti voglio informare che hai fallito ancor prima di cominiciare. Perché sappi che, volente o nolente...ormai CI SEI DENTRO PURE TU, caro mio. E fino al collo pure. Che ti piaccia oppure no. Quindi, finiscila con questa commedia da quattro soldi.”

“Ma tu scherzi!!” Esclamò Finn.

“Dai, Finn” lo esortò la volpe. “Ti ho appena detto di darci un taglio, se non erro. Lo sai anche tu, in fin dei conti.”

“Sapere cosa, scusa?”

“Lo sai anche tu, che le cose stanno così. Lo sai benissimo. E' prefettamente inutile che seguiti a far finta di niente e a recitare la parte del finto tonto. Altrimenti saresti già scappato. E non saresti venuto fin qui. Non te ne saresti nemmeno preso la briga, o dato il disturbo. Se hai messo di nuovo piede da queste parti, se hai deciso di farlo...é perché sai che ho in mente qualcosa. Lo sai fin dalla scorsa volta. Lo sai sin da quando ho detto a quel bestione che gliel'avrei fatta pagare per ciò che ha fatto. E con tanto di interessi, pure. Perciò...adesso vuoi sapere cosa ho in mente di voler fare, e cosa ho escogitato. E muori dalla voglia di saperlo. Non stai più nella pelliccia. E ammettilo, su. Ammettilo per una buona volta, vecchio mio.”

“I – intanto...intanto non mi hai detto ancora nulla” balbettò per un'istante Finn, quasi come se quelle parole l'avessero preso in contropiede. “Y comunque...scordatelo, socio. Tu te lo puede scordar, claro? Yo no te ayuderò. Non ti aiuterò. Se davvero tu tiènes l'entenciòn de affrontare quel maniaco...beh, mi dispiace ma lo farai da solo, sin de mi. Sienza di me, capito? Yo...io non voglio morire! Nun ce tengo, ok? Je veux vivre! Yo voglio vivere, y ancora a lungo! Por molto ma molto tiempo!!”

Nick sogghignò da sotto ai baffi. O meglio...da sotto alle proprie vibrisse.

Era come pensava. Era proprio come pensava.

Era tutto come pensava.

Ci aveva visto giusto. Eppure, non l'aveva ancora convinto.

Non doveva ancora avergli fatto cambiare e mutare idea. Non del tutto, almeno.

Si era giunti al momento decisivo, a quanto pare e a qaunto sembrava. Alla resa dei conti.

Lo stava per perdere. E se fosse accaduto...non l'avrebbe ripreso mai più.

Era ora di calare l'asso nella manica. Di buttare il jolly che si era tenuto in serbo fino ad adesso, e giusto per le grandi occasioni. E di giocarsi il tutto per tutto.

Proprio come stava facendo il suo compare. Sperando andasse bene, e che si rivelasse una mossa vincente.

Dopotutto...quando non hai più nulla da perdere, quando non hai mai avuto niente da perdere sin dall'inizio non puoi perdere, no?

Non si può mai perdere veramente, giusto?

Non é forse così, che vanno le cose?

Non é forse così che sono sempre andate per lui e per tutti quelli come lui, da che mondo é mondo?

“Sai...ci sono ed esistono tanti metodi alternativi, per sistemarli come si deve...” buttò lì con tono quasi sibillino mentre aveva preso a grattarsi ripetutamente dietro all'orecchio destro come a voler placare un'impellente quanto insistente ed inopportuno prurito.

“Intanto tu no me ne ha dito uno que es uno” insistette il fennec. “Y comunque no cambio idea. Scordate que OH SANTA MADRE DE DIOS! POR TODOS LOS DIABLOS DE L'ENFIERNO!!”

Quell'accesa quanto colorita esclamazione nacque e fu un parto diretto di quel che aveva appena visto. E di ciò a cui aveva appena finito di assistere direttamente.

Sgranò gli occhiacci marroni, e si zittì di colpo. Come se qualcuno di totalmente invisibile lo avesse opportunamente resettato premendogli un altrettanto invisibile bottone o tasto oppure pulsante posto sul dorso.

Quel gesto. Quello strano gesto che prima di lui aveva così tanto incuriosito Laureen mentre lo stava accompagnando alla stazione di polizia mentre lo teneva su e lo portava letteralmente a braccio.

Quel gesto. Quel gesto così tanto somigliante più ad una sorta di tic nervoso che a un'impellente esigenza di autogratificazione oppure di farsi passare a tutti i costi un oltremodo notevole quanto insopportabile fastidio.

Il gesto che aveva così tanto catturato l'attenzione della matura daina. Che sperò si era giusto giusto limitata a rimanerne colpita per quella manciata di secondi per poi limitarsi ad ignorarlo e a dimenticarsene in altrettanti secondi dopo, facendo opportune spallucce per segnalare la sua imminente scelta sia di intenzione che di attitudine. Proprio come quando si é e ci si ritrova alle prese con qualcosa di strano quanto singolare e fuori dal consueto e dall'ordinario.

Forse proprio per via del gesto in sé, che quella movenza risultava così sghemba e bizzarra da risultare immediatmente fuori posto, e di conseguenza balzare immediatamente all'occhio di chiunque vi fosse presente.

Di solito, di norma ed in genere sarebbe molto più comune, nonché comodo, grattarsi un orecchio con la mano corrispondente. In questo caso quello destro. Ma come già detto, ribadito e fatto notare in continuazione e a più riprese fin quasi a far sfiorare la nausea...esso era momentaneamente fuori uso ed inservibile sia a causa della contusione che della fasciatura applicata ed atta a contenerla.

Perciò é proprio per tale motivo l'uso obbligatorio ed obbligato della mano opposta, costretta ad avvolgersi attorno al busto fin quasi a circmnavigarlo per poter raggiungere la destinazione prefissata e stabilita dava per forza al movimento in questione una parvenza parecchio ma parecchio forzata. Quasi innaturale.

Laureen, però, non ci aveva fatto più di caso. E Maggie, che pure lo aveva notato e non aveva potuto proprio farne a meno, giusto per tenere fede al vecchio detto che prevede che la madre sia tale alla figlia e viceversa, per lo meno su certe cose...fece altrettanto.

A lei quella scena non diceva nulla, proprio come non aveva detto alcunché alla sua ignorata e mal considerata genitrice.

Ma Finnick no. Non con lui.

Il folletto del deserto fu di tutt'altro avviso, a fornte di quella scena. Ed essa su di lui ebbe tutt'altro tipo di impatto.

Forse perché sapeva qualcosa che loro due non sapevano. Che nessun'altro sapeva.

Forse per il semplice fatto e motivo che, volendo parfrasare un ormai noto quanto intimo e riservato discorso di una certa coniglietta dal manto biancastro e grigio, sempre a proposito del suo socio...

C'era qualcosa di più, sotto.

Di MOLTO DI PIU'.

Spalancò ancora di più ed in misura ancor maggiore le palpebre, se ancora gli era possibile.

“Por la santissema virgén madre de todos los santos...” proclamò. “...Wait! Just a sec! Dame seulemént un dannatissemo secondo, socio! Yo...yo che ho visto bene? Es...é davvero quello che penso? Lo...lo hai fatto davvero?!”

Nel frattempo, effettuando passetto laterale dopo passetto era giunto vicino a Maggie. Per poi prenderle a darel ripetutamente di gomitino ad altezza della parte bassa della coscia, vicino al menisco.

“Y tu...” le fece rivolgendosi a mezza bocca, mentre la punzecchiava. Il tutto senza mai staccare gli occhi di dosso da Nick.

“Tu lo hai visto, darling?” Le chiese. “Tu lo hai visto?!”

“Visto cosa?” Gli disse lei.

“Quel che ha fatto” le rispose. “Hai visto quel che ha fatto?!”

“Sì” gli confermò la vice. “Si é grattato l'orecchio. E allora?”

“Allora lo ha fatto” dichiarò il piccoletto. “Iznotadrim! No es un sueno! No, por que se es dàvero solo un sogno...allora nun me devi svejà! Non mi svegliare, tu m'as comprìs? Y si no es un sogno...allora te chiedo un piiiiicolissemo favore.”

“C – che...favore, scusa? Che...che genere di favore?”

“Se esto no es un sogno, y yo soy bello sveglio...allora te chiedo de nun farme addormentare, ok? Nun me vojo addormentà, right? Voglio stare bello sveglio fino à la fìn!!”

“M – ma...ma che stai dicendo?” Gli chiese Maggie, che appariva sempre più confusa e perplessa ad ogni istante che passava.

“Y comunque, en ogne caso...” proseguì imperterrito il nanerottolo, “...esto no es un sogno, giusto? Yo no stoi dormiendo, vero? Nun sto sognando! Es todo vrai! E' tutto vero!!”

“N – no” gli confermo la giovane. “L'ho...l'ho visto anch'io, quel che dici. Ti posso assicurare che l'ho visto pure io.”

“Visto que?”

“L'o...l'orecchio. Si é grattato l'orecchio. L'ho visto pure io. Te lo posso garantire. Giuro.”

“C'est magnifique!!” Esultò il fennec, a braccia spalancate verso l'alto.

“No, fammi capire, Finn. Esigo delucidazioni, a questo punto. Ok, si é grattato l'orecchio. In maniera alquanto inusuale, tra l'altro. Anche se perfettamente e pienamente comprensibile, visto lo stato in cui é ridotto. E allora? Questo cosa mi dovrebbe stare a significare, giusto per saperlo?”

Non lo stava comprendendo per nulla, il motivo di tutta questa euforia ed esaltazione.

E a ben ragione, in fin dei conti. Apparentemente, non ve n'era ragione.

Apparentemente, almeno.

“E ALLORA?! Le gridò contro Finn, al settimo cielo. “ME QUIEDI COSSA TE DOVREBBE STAR A SEGNIFECARE, TU ME DISE? Oh, ma es muy muy simple, mia cara. Te dovrebbe star a segnifecare que da esto momiento en depuis, da ahora en poi te dovrai preparàr i tienerte muy pronta. Y puro mas forte. Por que te digo que NE VEDREMO DELLE BELLE DA ADESSO, te lo puedo assecuràr! Tu debes savér...devi sapere che quando el mi socio fa accussì, quando fa così voeul dìr solo une chose. Sta a voler dire solo una cosa. Che lo hanno fatto INCAPPERARE SUL SERIO!!”

“Tu...tu dici? Mah...io non ci vedo nulla di poi così insolito, a dirla tutta. Non più di quel che in genere vedo da quando me la faccio con voi due. Mi ricordo bene che anche quella volta che lo hanno fatto volare con la macchina giù dal ponte per poi farlo finire dentro al fiume...anche quella volta che ha fatto ritorno alla centrale a piedi tutto fradicio e zuppo d'acqua dalla testa ai piedi mi era sembrato parecchio INCAPPERATO, giusto per usare il termine che hai appena utilizzato...”

“Non, non, non, chérie” obiettò Finn. “Dopotutto tu no puede sabierlo, del resto. Ma tu no me lo puede paragonàr a quela vuelta. No es como quella volta. Nossignore! No es por nada, non é per niente el mismo campo de juego, lo stesso campo da gioco! No es némeno lo stesso stramaladetto sport, por quel che me reguarda! Quella volta, la volta che dici tu...quella volta era INCAPPERATO E BASTA. Ma esta vuelta, stavolta...stavolta el mi socio es INCAPPERATO DE BRUTTO! MA DE BRUTTO, BRUTTO, BRUTTO! Y ANCORA BRUTTO! Sul serio! Te digo que prima de ahora l'agg'vist' accussì seulemént en un ocasiòn, in un occasione. Y é succiesso el fine di mondo!!”

“I – il finimondo, dici?”

“Sì! Es accaduto quando ce ne estavamo a Zootropolis, y eravamo ambedòs alle prese avec une societé demaniàl...”

“Demaniale? Una società demaniale, intendi? M – ma...ma che vuol dire? Che significa?”

“Sta a segnefecàr que te l'hai da vedér con quelli que se pappeno li sordi, chica. Quelli che posseggono el territorio sin da la nacht de los tiempos, dalla notte dei tempi! Sin da prima que tu nascessi! Da prima que tu fossi un'idea ne los cerebellos de tù padre y te la tù madre, mentre se rotolavano ensemble da sota i couvért, da sotto le coperte! Y dentro anca quelque chose d'alter, justo ahora que me ce fai pienzar...”

“Finn...”

Era Nick. Aveva deciso di prendere la parola perché va bene che il suo compare per la gioia e l'euforia appena riacquistate si stava dimostrando piuttosto in vena di confidenze anche intime, ma...stava decisamente iniziando ad andare troppo oltre. Sia coi dettagli che col rivangare il passato scomodo.

Era giunta l'ora di tirare una brusca frenata col pedale, decisamente. Peccato solo che l'altro non sentì ragioni, nonostante disponesse di orecchie belle voluminose. Ed allora proseguì, imperterrito.

“Quelli posseggono el territorio” le ribadì. “Y te lo danno en concesiòn en modo que tu ce possa lavoràr de sovra, sopra. Inzomma, por farla muy breve...se tratta de affitto conto terzi derectamiente sùr la estrada en pobre palabras, in parole povere. Ma purtroppo i tizi en questiòn se da el caso que non mueano mai un solo dito. Una sola unghia del dito, si non por venirte a scociare en continuaciòn per far en modo de avere la loro fetta de torta dove piantarci dentro comodi comodi i denti. Y val a dìr, vale a dire que el più de las vueltas, il più delle volte se sbafano todo quanto en un seul boccone per poi lassarte giusto giusto le briciole. Y alle volte...neppuro quelle.”

“Finn, per favore...”

Di nuovo Nick. E di nuovo non servì a nulla. E fu inutile.

“Me recuerdo che quella volta el titolàr de l'empresa ce manna un paio dei suoi, por que s'era messo en la cabeza de voler redescutere le percentuali. Yo el mi socio glie avimm'dato da capìr que le quote andaveno benissemo così como erano y staveno, y que plùs de accussì no se podeva faire. E lui che fa? Por toda resposta la vuelta dopo ce manna incontro altri due tizi ancora più grossi dei primi due, por tentare de farcela capire meglio. Y como, se ce la fanno capire! Tanto por entendercie...i due bestioni ce danno una bella repassata, sia a mi que a Nickybello.”

“U – una ripassata?!”

“Eggià. Ma non leggera, eh. Ce mischiano letteralmente le ossa. Al punto que facevamo meglio a segnarcele, prima! Ahr, ahr, ahr!!”

“Cosa?!”

“Tu ha bién entendido. Ce hanno davvero redotto y conciato por el dia de la fiesta, that juorno. Prueprio conciati per le feste, quella volta. Y a quel punto lo sai que fa, el mi socio? Simple. Se fa invitare a cena dal tizio, por riappacifercarse y por mettere en claro las cosa, in chiaro le cose. Y nero su blanco, puro. Y pro dimostrarglie que nun ce sta ninguo rancòr, nessun rancore...se porta dietro un beaujolì cadeaux. Un presente. Un bel regalo, y glielo consegna de persona. Y tu sa cossa l'era, Bellegambe? No? Beh...te lo digo yo. Un bel TAPPETO PREGIATO! SE! UN TAPPETO PREGIATO FATTO CON I PELI DELLE CHIAPPE DE LE PUZZOLE, BABY! AHR, AHR, AHR! Ma tu dieve sapere 'cca nun fernesce aqui. E mica finisce qui. Il fesso accetta con piacere el dono, y depuis ha la bella pienzata de mietterse a riceclare puro el regalo appena ricevudo. Y tu sa que succede, hm? Succede che LO DA' ALLA SU' BELLA NONNINA! Y sa anca cosa succede, dopo? Succede que LA VECCHIA CARAMPANA AMMUFFITA FINISCE POR SCHIATTARCIE! CE SCHIATTA DIRETTAMENTE SOPRA Y DIENTRO A CAUSA DELLA PUZZA! AHR, AHR, AHR! DA MORIR DAL RIDERE PROPRIO! Più que altro por nous. En quanto a quella, beh...BEN GLIE STA, A QUELLA VECCHIA CIABATTA ENCARTAPECORIDA! Giaggià. Da schiattare dal ridere, proprio. Yo ce rido sopra anca adesso, si ce ripenzo. Y tu figurate que la ciabatta rugosa glie aveva fatto puro i CANNOLI, quella volta! Me lo emmagino proprio, mentre li faseva con le su belle manine secche y pleine de calli! Eh, sì. Proprio da spanciarse. Non lo trovi anche tu, soc...”

Il fennec si zittì di colpo. Nick, vedendo che le parole di avvertimento e di raccomandazione non erano servite a nulla, aveva deciso di passare direttamente oltre. E senza aspettare di vedere se il terzo e canonico tentativo si sarebbe dimostrato efficace, come spesso avviene nei cartoni animati.

Lo aveva quindi fulminato con un'occhiataccia. Che da sola era sia bastata che avanzata.

“Ehm...” si schermì il piccolo predatore. “Te chiedo scusa, socio. Alle volte...alle volte ho davvero una gran boccaccia. Y parlo decisamente troppo.”

“Decisamente” gli fece Nick. “Comunque, in ogni caso...poco fa l'ho chiesto alla mia vice. Ed ora voglio chiederlo anche a te, Finn.”

“Allora...Sei dei miei, vecchio mio?” Gli domandò. “Sei ancora dei miei?”

“Ma claro que sì. Socio!!” Saltò su il tappo. “Mais certaimént! Ma certo! Seguro! Al ciento po' ciento! Garantito al lemone! Ma certo que sto avec tigo! Si non altro avremo qualcosa da poter raccontare ai nostri nepoti!!”

“Io da quel punto di vista passo, Finn. E stando a quanto mi risulta, pare che nemmeno tu ne abbia...”

“Quien sabe, socio. E chi puede sabierlo. Nun ce mettrei la zampa sul fuego, si fossi en ti. Sai...ho pierso la cuenta de tode las senoritàse que me soy repassado, nel corso de la mi longa vida. Y tra de loro...ce sta puro qualche mia simile. Anca si nun me piacciono troppo, a dìr el viero. Yo predeligo las stangonas! Avec muy abondancià de carne! Y depuis, e poi...la maggior parte de la hembras de la mi raza, de le femmine de la mia specie...potrebbero essere mie SORELLE. Todo al più SORELLASTRE. Tu sas...sia el mi padre que la mi madre se sono siempre dati mucho da faire con chiunque, en tal sienso. D'altra parte...la classe no es agua. Y el sangre, il sangue...neppure. Y bòn sang, bun sangue...non mente! Non mente mai! Ahr, ahr, ahr! E ogne caso, mejo nu correre rischi.”

“Ma tornando a prima” proseguì, “A lsa fìn de todo, alla fine di tutto avremmo senz'altro qualcosa da raccontare por far su une belle histoire. Una bella storia. Sempre a patto che ne usciamo vivi, y reusciamo a reportàr le trippe en casa base! Ahr, ahr, ahr!!”

“Non temere, vecchio mio”lo rassicurò l'amico. “Le riporteremo. Te lo assicuro. Conto di fartele riportare a casa sane e salve. Ed intatte.”

“Bof. Spérem” sentenziò il piccoletto. “Sperùma. Speriamo. En caso de l'encontrario...bruciate todo ciò que resterà y remarrà del sotto y puro escritto y giettatelo da l'alto de una bella collina avec lo viento a favòr, en modo quel le mi ceneri fensicano dentro ai piatti y ai bicchieri de più gente posible, soprattutto i figli de papà y los pheegettos de lo cientro ciudàd mentre se engozzano a l'ora de l'aperitivo o de l'apericena...”

“Esagerato come sempre. Stà tranquillo, non servirà arrivare a tanto. Non sarà necessario. Se tu farai...se noi, tutti noi faremo come vi dirò di fare e seguiremo quel che ho in mente, vedrai che ne ve ne sarà affatto bisogno. Nessuno dovrà sacrificarsi.”

“Ecco, appunto. Es proprio por esto que te digo que puoi contare su de mi. Te remango vecino fosse anca solo por vedér avec le mes ojòs que razza de coniglio me tirerai fuori dal celindro, esta vuelta. Ma te avverto que dovrai tirarlo fuori bello grande, si vorrai sfangarla. Anca se l'importante es que tu nun fa visa – versa, viceversa. No, cioé, dico...UN CILINDRO DAL CONIGLIO, riesci a emmaginartelo? Por tacér da dove glielo tirerai de fora, el cilindro. Yo non vòraria proprio saverl...”

Nuova occhiataccia ammonitrice. E nuovo minuto di silenzio.

“Scusa, socio. Perdoname. De nuevo.” Disse il tappo, abbassando le enormi orecchie.

“Ti consiglio viamente di lasciar stare i conigli, che é meglio” tagliò corto Nick. Voglio solo chiarire un'ultima cosa, prima di procedere. Stavolta le abbiamo prese, ragazzi. L'ultima volta ce le hanno suonate veramente di santa ragione. Ma lo si doveva mettere in conto. Era nel copione. Non si può sempre vincere, questo é chiaro. Dev'essere chiaro, anche se vincere piace a tutti. Ma bisogna essere ben consci che prima o poi arriva il momento in cui ti sbattono a terra. Ma anche se succede...quando succede l'importante, ciò che conta davvero é riuscire ad alzarsi. A rialzarsi in tempo. E prima che scada la conta finale, come direbbe un vecchio rinoceronte di mia conoscenza.”

Proprio così. Ma il vecchio Butch gli aveva detto anche un'altra cosa.

Una cosa di cui solo adesso Nick stava cominciando a comprenderne il vero significato. Per la prima volta.

Per la prima volta da quando aveva iniziato ad addestrarsi con lui in quella disciplina,e solo allo scopo di diventare più forte ed imparare a difendersi. Anche contro mammiferi più forti e più grossi di lui.

Ma solo ora...solo ora che era reduce da una sconfitta recente, una sconfitta VERA e non subita in allenamento, stava cominciando a capire che dietro a tutto quello che aveva imparato c'era di più.

Molto di più.

 

Devi sapere una cosa, Rosso. Ma prima di tutto devi CAPIRE una cosa.

Ti racconterò una storia.

Devi sapere che nella vita NIENTE TI COLPISCE PIU' DURO DELLA VITA.

Né io, ne tu, né Bisteccone. O chiunque o qualunque avversario ti potrà capitare sul ring, oppure in giro per strada. Nessun altro.

Nessuno può colpirti più duro di lei. Di quanto non faccia lei.

Quindi non importa quanto duro possa colpire tu.

Quel che conta, quel che conta davvero, Rosso...é QUANTO DURO TU RIESCA A FARTI COLPIRE. E ANDARE AVANTI NONOSTANTE TUTTO.

CONTA SOLO QUANTE TU NE RIESCA A PRENDERE E AD ANDARE AVANTI LO STESSO.

Questo é VINCERE, a casa mia.

VINCERE! CAPITO?!

 

Vincere.

Nessuno poteva colpire più duro della vita stessa, nella vita.

Era vero.

Nessuno.

Né Butch, né lui. E nemmeno il vecchio bufalo. E neanche Carotina, anche se c'era da dire ed andava ammesso che quando era e si trovava in vena adeguata ci si metteva davvero d'impegno. E sul serio.

E Nick aveva imparato, ormai. Lo aveva imparato direttamente sulla sua pelle e sulla sua pelliccia, dopo tutto che quel era accaduto. E dopo tutto quel che gli era accaduto.

Nessuno. Neanche Zed.

Zed lo aveva battuto, umiliato. Surclassato. Ma...

Ma non gli aveva mai fatto davvero paura. Nemmeno un po'. Nemmeno per un attimo.

O meglio...sì, aveva provato anche paura. Perché solo gli stupidi o gli scemi non ce l'hanno. Oppure i pazzi.

Ma non si era lasciato controllare né dominare da essa. Nemmeno per un solo secondo. O allora sì, che sarebbe stato perduto. Che sarebbe stato tutto quanto perduto.

L'aveva gestita. L'aveva saputa gestire. E ne era uscito fuori, in un modo o nell'altro.

Sì. Aveva avuto paura. Ma non si era lasciato vincere da essa.

Non l'aveva fatta vincere.

Zed, e con esso la paura...non avevano vinto. E perciò...

Perciò tutto questo stava a significare che lui non aveva perso.

Non aveva ancora perso.

E adesso...adesso si era rialzato, finalmente. Si era rimesso in piedi. Prima che scadesse il conteggio.

Si era preso giusto un attimo di riposo, ma ora...ora era giunto ed arrivato il momento di ricominciare.

Di tornare e rigettarsi nella mischia.

Di affrontare una altro round.

Una cosa alla volta.

Un colpo alla volta.

Un passo alla volta.

Un secondo alla volta.

“Quindi ora io vi chiedo, miei fidi compagni...” dichiarò. “Siete pronti, dunque? Siamo pronti a rialzarci e a lottare di nuovo?”

“Sì” disse Maggie.

“Yep” annuì Finnick, alla sua maniera.

Nick tese la mano buona verso di loro.

“Fino alla fine” aggiunse.

Gli altri due ripeterono il medesimo gesto e i palmi delle loro mani si ritrovarono l'uno sopra la'ltro, a formare una piccola montagnola di dita perfettamente unite.

“Molto bene” disse la volpe. “Ed ora seguitemi.”

E si incamminò. Verso una destinazione misteriosa e sconosciuta quanto ignota, almeno per il momento.

Finn gli andò dietro a ruota saltellando. Mentre Maggie se ne rimase lì per qualche istante dov'era e stava, sul posto.

Ad ammirarlo. Totalmente rapita.

Stava rimuginando su cosa la colpisse così tanto. Sia di lui che dei suoi occhi.

Sin dal primo momento in cui li aveva incocciati ed incrociati coi suoi si era ritrovata come persa e totalmente smarrita, in tutto quel mare verde così lucente e scintillante.

Certo. Perché prima di ogni altra cosa era un predatore, ovviamente. E le prede come lei si trovavano sempre in difficoltà, quando loro malgrado o meno erano obbligate o costrette a doverne fissare uno.

Ma non era solo quello. Non era mai stato solo quello. C'era...

Vi era dell'altro, senza alcuna ombra di dubbio. C'era sicuramente qualcosa di più, in quelli del suo attuale comandante.

C'era il suo sguardo, ad esempio. E quella sua espressione.

Era...era come se stesse osservando un panorama splendido. Sempre. Qualunque cosa stesse facendo. Anche mentre parlava e dialogava con lei, o era impegnato in un'operazione o nelle varie mansioni quotidiane.

Un panorama splendido e meraviglioso. A dir poco paradisiaco. Che però non si rifletteva affatto dentro alle sue pupille. In alcun modo.

Era qualcosa che vedeva solo lui, e che solamente a lui era noto.

Qualcosa che non si poteva scorgere standogli davanti, ma solamente a fianco.

Fu proprio in quel momento che Maggie prese una decisione. Proprio prima di andargli dietro.

La daina decise che sarebbe rimasta accanto a lui fino a che non avrebbe scoperto di cosa si trattava.

Per tutto il tempo che sarebbe satto opportuno. E necessario.

Cosa...cosa vedeva Nick?

Che cosa vedevano i suoi occhi?

Maggie voleva saperlo.

Voleva vedere ciò che vedeva lui.

Voleva riuscirci. Ad ogni costo.

 

Sei...sei davvero incredibile, Nick.

 

Si trattò di questo.

Questo fu quel che pensò, mentre si metteva in cammino a sua volta con passo deciso, per recuperare la distanza che la stava separando dagli altri due.

Che la separava da Nick.

 

Eravamo persi.

Eravamo smarriti, fino ad un attimo prima del tuo arrivo.

Totalmente. Ma...

Ma a te sono bastate un paio di occhiate, poche parole, una battuta delle tue e una grattata di orecchie.

Ed un sorriso.

Solo con questo hai rimesso tutto quanto a posto, come se non fosse successo niente.

Solo questo, per rimettere a posto il nostro cuore ed il nostro spirito.

Il cuore e lo spirito di noi tutti.

Sei...eccezionale.

Tu sei eccezionale, Nick. Sei fantastico.

Sei GRANDE.

 

“Sei davvero un grande, Nick” mormorò tra sé, a bassa voce. “Un grande.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Vi sono mancato? No? Beh, pazienza. Mi dovrete sopportare lo stesso.

Ok, ironia a parte...voglio scusarmi per la LUNGHISSIMA assenza.

Purtroppo il tempo a disposizione é quel che é, e negli ultimi tempi ero stato impegnato con la one – shot su Ashita no Joe che ha finito per occupare tutte quante le mie ore libere.

E' stata lunga, faticosa e difficile. Sia dal punto di vista lavorativo che emotivo, perché uno come Joe non é mai un personaggio facile da trattare.

Ma la soddisfazione é stata immensa. L'avevo nel cassetto già da un po', e visto il tema trattato ci tenevo a pubblicarla assolutamente entro Natale.

E ora che finalmente ce l'ho fatta, e l'animo é di nuovo sgombro, sono finalmente pronto per ricominciare.

Prima mi sono disteso con una storiella breve ma carina, e che soprattutto ha ripresentato Judy e Nick di nuovo insieme (cosa rara, nelle mie storie. Soprattutto in questa, direi) e poi mi sono rigettato subito a capofitto.

Ma prima di tutto...come va?

Spero bene.

Purtroppo in questi primi mesi abbiamo avuto l'ennesima riprova che non c'é limite al peggio, quando si tratta di esseri umani.

Come diceva un arcinoto cantante in una sua strofa...E QUANDO PENSI CHE SIA FINITA, E' PROPRIO ALLORA CHE COMINCIA LA SALITA.

E ciò mi sa che vale sia per le cose belle che per le cose brutte. Sia per il risollevarsi che per le difficoltà.

Sembra di essersi ritrovati in pieno revival di guerra fredda, con gente che improvvisamente riprende a esprimersi con concetti che sembravano morti e sepolti da decenni. In barba ed in spregio alla tanto sbandierata tolleranza e convivenza reciproche.

Non solo hanno avuto il coraggio (o la pazzia) di piantare in piedi un altro gran casino, come se quello in cui abbiamo sguazzato da un paio di anni a questa parte non fosse già stato più che sufficiente. Senza contare che non é ancora finita, nonostante i giornali di colpo non ne parlino nemmeno più.

Ci sarebbe da aprire un certo discorsetto sul fatto che così, a casa mia, NON E' FARE INFORMAZIONE. Ma lasciamo perdere.

Adesso rimettono in ballo uno spettro che per certi versi aveva proprio fatto la fortuna di un manga e di un anime che tanto ho amato in passato. Ma anche di una celeberrima saga cinematografica, ora che ci penso.

Quali? Beh, é facile intuirlo.

KEN IL GUERRIERO e MAD MAX.

Già al loro arivo in tv e al cinema era una paura concreta.

Quella di un'imminente conflitto nucleare.

Proprio vero. Se hai la fortuna di campare abbastanza a lungo ti rendi conto che a distanza di decenni le cose prendono a susseguirsi con una cadenza quasi ciclica.

E la storia si ripete. Persino quella che ci auguravamo di non rivedere mai più.

Allora si risolse tutto. Ma c'erano in ballo solo due diversi schieramenti. Oggi, dal punto di vista politico ed economico, la situazione é molto più complessa.

Mi auguro che alla fine prevarrà il buon senso. Anche se non ho fiducia nei miei simili, purtroppo.

Certe volte ho l'impressione che non saremo contenti fino a quando non ci saremo annientati con le nostre mani.

E' il problema insito nella natura umana. Ci consideriamo padroni del mondo ma ragioniamo ancora come prede che devono difendersi a tutti i costi.

Non si sa da cosa, e nemmeno da chi.

Pensiamo solo a sopravvivere, spaventati come non mai. Quando in realtà dovremmo capire che dovremmo iniziare a vivere, e a prenderci cura di questo posto.

Perché non ne siamo i padroni, ma i CUSTODI.

Ma se non impari a calmarti, e a vivere bene ed in pace prima con te stesso e poi magari con gli altri...é impossibile.

Non vuoi vivere in pace? Preferisci continuare ad odiarmi?

Mi sta bene. Non l'ha mica stabilito il dottore che ti devo andare a genio per forza.

Uno può avere le sue idee, e vivere tranquillo. Non deve per forza imporle sugli altri a tutti i costi.

Io posso avercela con una categoria di persone, ma se uno di quella categoria é in pericolo o ha bisogno di aiuto...io la aiuto, che cazzo.

So fare distinzioni. Un conto sono le mie considerazioni, un conto é il mio dovere personale e nei confronti degli altri.

Volete starvi sulle palle? Ok.

Ma...NON CI SI POTREBBE ODIARE IN SANTA PACE?

Non ne siamo usciti, dicevo. E non ne siamo usciti affatto migliori.

Due anni di pandemia pare non ci abbiano insegnato NULLA.

Finita più o meno che sia l'emergenza...l'odio ha ripreso a divampare mille e mille volte più forte di prima.

Ormai mi sono convinto che a furia di stare in fissa col paradiso e con l'inferno non ci siamo resi conto di averli trasferiti direttemente su questo pianeta.

La Terra é il vero paradiso perduto, altro che Eden.

Ci é stato dato il migliore dei mondi possibili. E noi?

Ci siamo messi d'impegno, ce l'abbiamo messa tutta...é in soli duemila anni scarsi ce l'abbiamo fatta, finalmente.

A far che? Ma é ovvio, no?

A renderlo UN AUTENTICO INFERNO.

IL PEGGIORE DEGLI INFERNI.

Il mondo non fa schifo, come invece sento dire in giro.

Non é così. Siamo noi.

Siamo noi ad averlo reso uno schifo.

Le risorse per renderlo anche solo un filino migliore ci sarebbero. Ci sarebbero eccome.

E invece abbiamo guerre, fame, malattie, persone cattive ed insopportabili che godono della sofferenza altrui. E menefreghismo.

Io non so se mi guadagnerò il paradiso. Non so in grado di sapere o di capire se esiste, e non mi interessa.

Al momento mi interessa sistemare le cose qui. A partire dal mio piccolo.

Perché ripeto: se non vivi bene con te stesso non puoi vivere bene con gli altri. E soprattutto non puoi nemmeno provarci, a far vivere bene e meglio gli altri.

Vi confesso una cosa strana.

Certe volte, vedendo mia figlia...provo VERGOGNA.

Vergogna per il mondo che le sto offrendo, nonostante alla fine di colpe vere e proprie non ne abbia.

Ma quando sono nato io la situazione era tranquilla. Alla sua età l'unica preoccupazione (perché la scuola alla fine era un divertimento) era quella di rimediare abbastanza gente da fare una partita a pallone.

I bambini dovrebbero pensare solo a giocare e divertirsi.

Non vedere guerre, carestie, morti ed epidemie.

Non é giusto.

Ma come dico sempre...torneranno tempi migliori. Occorre solo avere pazienza.

E quando le cose non vanno, si può solo resistere. E tenere duro.

E fare in modo che nel proprio piccolo, almeno in quello...filino lisce.

E' già una gran cosa, credetemi.

Bene, e adesso passiamo al capitolo.

Come avevo annunciato la volta scorsa (mi pare), ho cercato di cambiarne un poco sia la struttura che l'ossatura.

Non so voi, ma io dal canto mio cominciavo a ritenere che la parte introspettiva cominciasse a diventare un po' troppo invadente. Ed eccessiva. Ma soprattutto PESANTE.

Troppe elucubrazioni, a parer mio. Che vanno bene fino ad un certo punto, ma se si esagera...allora no.

E ormai stavo decisamente oltrepassando la misura.

Il nuovo diktat, da ora in poi, e scusatemi per il termine schietto ma che rende benissimo l'idea...sarà POCHE SEGHE.

Esatto. Poche seghe (ri – scusate). Soprattutto mentali.

Dritto al sodo, senza fronzoli e senza tante menate.

Far parlare, muovere e recitare principalmente i personaggi. Che sono loro le star, mica il sottoscritto.

Io, l'autore, dovrei essere giusto giusto il menestrello. Il bardo, il cantore che narra le loro gesta. E quindi rimanere debitamente quanto opportunamente defilato.

Poi anche il menestrello sa combattere, se occorre. E come Re Stephen di Bangor ha dimostrato, e proprio col suo ciclo di storie più famoso...quando i tuoi personaggi stessi si trovano in difficoltà, devi per forza essere pronto a scendere in campo a dargli una mano.

Una zampa, pardon.

Chissà. Forse accadrà, più avanti. O forse no visto che sia la speranza che l'augurio restano e rimangono sempre che i personaggi di una storia possano cavarsela benissimo e alla grande da soli, ed uscirsene dai guai sempre e solo per proprio conto.

Qui Nick é ritornato alla grande, come già preannunciato nello scorso capitolo.

Nel giro di due secondi si é ripreso la scena, ha scalzato Finn dal podio, ha di nuovo la sua bella vice tutta adorante al fianco e...bene, direi che é tutto pronto per la rivincita, no?

Non mi stancherò mai di dirlo. E cioé che su di lui la penso esattamente come la nostra Maggie.

Che personaggio incredibile, che é Nick. Più passa il tempo, più me ne rendo conto.

Inoltre mi è piaciuta la spiegazione che il nostro folletto del deserto dà a Maggie del fattaccio per cui lui ma soprattutto il nostro volpone preferito sono finiti sulla lista nera di Mr. Big.

Voglio dire...Nick era un criminale, giusto?

Quindi non mi pare tanto improbabile che la storia del tappeto di chiappe di puzzola sia stato il modo che ha escogitato per vendicarsi di uno sgarro subito. E che abbia provato per davvero ad UCCIDERE Mr. Big.

Chissà quante ne ha combinate in passato L' ANIMA DELLA FESTA, prima di conoscere Judy...

Più che altro l'ho trovato un buon sistema per entrare nel mood giusto.

Credo che per avere la meglio su Zed e i suoi Nick dovrà accantonare per un po' gli ideali trasmessi dalla sua ex – collega e ritornare ad essere IL VECCHIO NICK.

Comunque...che ve ne pare?

Un capitolo dove a fare la storia sono soprattutto i personaggi, finalmente. Dopo tanto tempo.

Spero vi piaccia.

Ed ora passiamo all'angolo della colonna sonora, che questa volta é davvero ricco.

Nella parte in cui il nostro Nick ripensa al discorso di Butch, ho riesumato due pezzi ormai entrati nel mito.

Uno é la celeberrima GONNA FLY NOW di Bill Conti, arrivata dritta dritta da Rocky (si nota che é uno dei miei film preferiti di sempre?).

Mentre l'altra giunge dal secondo episodio del suo spin – off, che é nato direttamente da una sua costola ma che si sta dimostrando un degnissimo erede, nonché in grado di reggersi benissimo da solo sulle proprie gambe. E tra non molto arriverà il terzo film!

Sto parlando della bellissima DESERT TRAINING SONG di Creed II.

Ma non é ancora finita.

Dal punto in cui Nick prende a grattarsi l'orecchio in poi (perché quello é la VERA SVOLTA, in questo capitolo. Il punto dove cambia tutto) ascoltatevi due pezzi leggendari del grandissimo Bryan Adams.

Un altro che torna spesso, da queste parti. E che tornerà, in futuro. In un pezzo che mi auguro sarà memorabile.

O almeno lo spero.

E a proposito...quand'é stata l'ultima volta che lo abbiamo sentito, qui?

Eh, già. Quando Nick e Judy hanno fatto pace dopo la litigata, nel capitolo 7.

Prima che iniziasse tutto il gran casino che dura ancora oggi.

Tornando a prima, ascoltatevi RUN TO YOU oppure SUMMER OF 69 (la seconda, in particolare. Decisamente consigliata).

Ed infine, nelle ultime battute, quando lui se ne va e Maggie rimane ad osservarlo per qualche istante...ascoltatevi DANCING IN THE DARK direttamente da "The Boss", il grandissimo Bruce Springsteen. Anche per lui ho pronta una canzone per una parte che sarà memorabile. In alternativa sentitevi l'atrettanto stupenda ALIVE AND KICKING dei Simple Minds.

Bene. Ed ora, prima di chiudere, passiamo al consueto angolo dei ringraziamenti.

Un grazie a Sir Joseph Conrard, Devilangel476 e a RyodaUshitoraIT per le recensioni all'ultimo capitolo. E alla new entry joyy per la recensione al primissimo episodio.

E come sempre, un grazie di cuore a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di scrivere un parere.

Grazie ancora di tutto, e...alla prossima!

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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