Anime & Manga > Death Note
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Autore: Angel TR    13/03/2022    4 recensioni
Love can make you come alive or take your life away
Love is for mortals and fools

Tre storie di mortali e sciocchi e sentimenti destinati a essere spezzati.
{Questa storia partecipa alla Challenge "Solo i fiori sanno" indetta da Pampa313 su efp, "I like that quote said the month" indetta da Mari Lace sul forum di Efp ed è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna }
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: L, Misa Amane, Rem, Ryuuk, Soichiro Yagami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Queste gioie violente hanno violenta fine

Chi tocca il Death Note è destinato a una vita miserabile.


What I see in your eyes
Is a counterfeit emotion
Nearly true pretty lies
Promise all you're dreaming of


«Io e Ryuuzaki condividiamo un forte senso della giustizia. È anche per questo che siamo amici, no?» chiese Light Yagami e i suoi magnifici occhi nocciola, dal taglio allungato, parvero quasi illuminarsi.
Amici: una parola dal suono bizzarro. Era necessario spalancare la bocca e poi richiuderla per emettere le prime sillabe. L ci rifletté su, un dito a premere sul broncio. In fondo, il movimento meccanico dell'apparato fonatorio per riprodurre la parola "amici" non rispecchiava forse il movimento ben meno automatico e molto più emotivo di aprire il proprio animo a qualcuno per inglobarlo in sé e poi barricarsi, lasciandolo lì, a navigare nel proprio inconscio?
L fletté le ginocchia, strofinò i piedi nudi e freddi tra di loro, completamente immerso nei meandri dei propri pensieri. Il broncio si fece più sporgente, segno che quella parola aveva sottoposto a una dura prova la sua geniale mente. Si lambiccava, si sforzava, la tirava al suo limite come fosse la corda di una fionda.
Quell'aprirsi era rischioso, quello era certo. Significava introdurre in sé un corpo estraneo, lasciare che egli sondasse le profondità del suo essere, e scavasse e scavasse per estrarre dalle sue viscere un significato. L sollevò gli occhi cerchiati di nero sul giovane uomo che si ergeva, simile a una statua greca, davanti a lui. Quali incredibili scoperte avrebbe mai potuto ricavare dal suo nucleo nascosto Light Yagami? Oh, la sua mente era pari alla sua, sagace oltre ogni limite umano. Le mille e una possibilità di ciò che Light potesse sminuzzare e creare con ciò che si celava nel suo intimo stuzzicava L più di ogni altra cosa.
Intanto, Light non aveva proferito parola mentre L era perso nell'atto di arrovellarsi il cervello. Forse, "amico" era con chi poteva stare in silenzio.
E lui aveva detto proprio "amici", eh?
«Oh, sì. Siamo amici» si lasciò tentare, alla fine; ed enunciò quella frase a bassa voce, indagatore. La luce che aveva intravisto negli occhi di Light lo abbagliò, costringendo la sua pupilla a restringersi. Uno strano senso di dolce calore si diffuse nel suo petto a quella vista. Interessante.
Poté quasi udire uno sghignazzare, proveniente da chissà dove, diffondersi nella stanza.
Osservando i numeri sulla testa di capelli arruffati del giovane umano, Ryuk pensò che morire tra le braccia di un falso amico fosse una fine così così.
{8. Calla: amicizia e stima sincera; Camillo Sbarbaro giugno 2021; 351 parole}

Half a life is the deal
To discover who you're chasing


Quando il dio della morte aveva calato la poderosa mano sul suo volto, Soichiro Yagami non aveva tremato né si era ritratto: era stato sorretto dalla consapevolezza inamovibile che ciò che stava facendo era assolutamente giusto. La giustizia era il pilastro attorno al quale Soichiro aveva costruito la sua vita, sia personale sia professionale: nessun dio avrebbe potuto scuotere le fondamenta del suo credo, nemmeno se reggeva una falce tagliente tra le sue mani con cui avrebbe potuto facilmente decapitarlo.
Anche quando i proiettili avevano penetrato la sua tenera carne, macchiando di sangue l'omicida quaderno nero che reggeva tra le mani, Soichiro Yagami non aveva mai esitato. Non aveva scritto il nome del giovane criminale – che aveva strappato grazie agli occhi del dio della morte – tra le sue pagine e non l'avrebbe fatto neanche mentre la coscienza di essere stato colpito a morte e, quindi, di avere un'ultima, esile chance esplodeva in lui con la stessa forza di quei proiettili.
E, in quel momento, disteso su un freddo letto d'ospedale, ebbe la certezza che aveva nuovamente compiuto la scelta corretta poiché aveva seguito la dorata scia di una dea ben più forte di una falce: la dea della Giustizia.
Sollevò gli occhi dello shinigami sul sangue del suo sangue: era seduto ai piedi del suo letto, la mano giovane e forte gli stringeva la sua in una presa salda, i suoi begli occhi erano lucidi, quasi stralunati. Anche lui sapeva che stava per giungere la fine? Poteva capirlo dagli zigomi che parevano voler sbucare dalla pelle sottile e fragile e dal corpo emaciato? O forse, grazie alla sua mente arguta, gli bastava scorgere il bagliore rosso che riscaldava le sue iridi per assaporare la disperazione di suo padre, capo della polizia, uomo onorato e dabbene, che, ormai sul punto di morire, ricorreva a un mezzo tanto disonesto?
Era quello un mezzo disonesto, sì, pagato a caro prezzo, ma per una giusta causa, si consolò Soichiro, spostando con lentezza esasperante gli occhi sopra la testa castana di suo figlio. Un dolce calore gli invase le membra, scacciando solo per un istante il freddo glaciale della morte. Un mezzo disonesto per una giusta causa poiché gli aveva rivelato che suo figlio non era un assassino.
Soichiro sentiva di essere sul punto di esalare il suo respiro. Non chiese alle stelle di esaudire i suoi desideri. Chiese loro di continuare a splendere, così da poter far trovare a Light la sua via nel buio della notte per sconfiggere Kira, affinché la giustizia potesse finalmente trionfare.
«Scrivi il nome, papà! Scrivi il nome…» urlò istericamente il suo onesto e virtuoso figlio, evidentemente ansioso di acciuffare il criminale e chiudere le indagini.
Che sollievo sapere che era come lui, che l'aveva cresciuto bene!
Soichiro Yagami chiuse gli occhi. Un'eternità – o, forse, un secondo dopo –, si risvegliò in una dimensione estranea.
«Ti ha chiamato "idiota"» furono le prime parole con cui lo accolse Ryuk.
{26. Mughetto: felicità ritrovata; "Destiny: red string" maggio 2020; 489 parole}

Love can make you come alive
Or take your life away
Love is for mortals and fools
Never turns out quite the way that you planned it
Love makes you break all the–


No, non avrebbe mai compreso gli umani e, forse, quello formava parte del loro fascino. O, probabilmente, il calore dirompente che incendiava il suo corpo bianco e il suo cuore atrofizzato non aveva niente a che fare con tutto ciò, ma semplicemente con un sentimento estraneo, sconosciuto fino ad allora, che si risvegliava ogni qualvolta la dea della morte posava i suoi occhi gialli dalla pupilla di serpente su quell'umana che aveva imparato a conoscere e capire, il volto perennemente sorridente al quale aveva associato un nome.
Misa.
Ma Misa voleva Light.
Lei, come tutti gli dei della morte, aveva più volte espresso la sua insindacabile opinione su quel sentimento tanto umano che veniva chiamato "amore": esso era per mortali e sciocchi.
E io sono la più sciocca di tutti, pensava, mentre accompagnava Misa ovunque lei andasse, il suono argentino della sua risata nelle orecchie; mentre le donava i suoi occhi nonostante l'avesse avvisata che stava giocando un gioco pericoloso; mentre le scostava appena la frangia dalla fronte, sfiorandola appena, quasi con riverenza; mentre le infilava un pezzo di quaderno omicida in una mano affinché lei potesse tornare a vederla, ma non ricordarsi di lei; mentre osservava la vita di Misa dimezzarsi ancora una volta, simbolo dello scambio degli occhi; mentre stringeva il patto di morte con il disgustoso essere umano nominato Light Yagami.
Non importava che Misa non ricambiasse quel suo assurdo e snaturato amore, ciò che contava per Rem era fare in modo che nessun ostacolo la facesse inciampare lungo la via verso la felicità – anche se quella felicità aveva il volto dell'ignobile Light Yagami. Quante volte aveva cercato di aprirle gli occhi? Light Yagami la vedeva solo come un mezzo, la voleva solo usare come una marionetta per raggiungere i suoi volgari scopi. Solo vedere quel suo viscido braccio di carne abbronzata avvolgersi attorno alle piccole spalle di Misa – i suoi turpi occhi affilati fissi in quelli di Rem, un subdolo ghigno di svogliata vittoria a piegargli le labbra – la disgustava nel profondo, un disgusto che le artigliava lo stomaco ammuffito e le faceva venire la bile.
Ma Misa voleva Light.
Avrebbe dovuto – e voluto – ammazzarlo ma farlo avrebbe significato uccidere anche la felicità di Misa e far crescere in lei un odio nei suoi confronti che Rem non avrebbe potuto sopportare. Vedere i suoi dolci occhi nocciola riempirsi di astio e quella gioia di vita spegnersi sarebbe stato semplicemente insopportabile.
«Voglio i tuoi occhi» aveva insistito Misa, nonostante i suoi saggi ammonimenti.
«Qualsiasi cosa purché Light sia con me, io voglio essere l'unica per lui, voglio che mi ami come io amo lui!» aveva urlato Misa; i suoi occhi erano fiamme ardenti che avrebbero finito col ridurre Rem in cenere.
«Rem, ti prego, accetta! Scriverai tu il nome di L, vero? Così sarà Light a vincere!» l'aveva supplicata Misa, le mani giunte, gli occhi sfavillanti, il corpo minuto premuto contro quello gigantesco, al confronto, del ripugnante umano – la preda innamorata del predatore.
Non aveva pensato nemmeno per un istante ciò che scrivere il nome di L in modo da salvare lei avrebbe significato per Rem; eppure Rem non era arrabbiata, solo rassegnata. Quando una porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma spesso guardiamo la porta chiusa per così tanto tempo che non vediamo la porta che ci è stata aperta. Misa; sciocca, dolce Misa. Era intrappolata nella stessa rete del ragno in cui era caduta Rem. Lei lo sapeva, lei la capiva.
Misa voleva Light.
Ed era per quella ragione che sarebbe stata al gioco dell'immondo umano, che sarebbe stata la sua pedina sacrificale la quale, al momento giusto, avrebbe fatto scacco matto al re L e al suo consigliere Watari. Rem non rabbrividì al pensiero della sua probabile fine. Le bastava proteggere Misa da quel gioco pericoloso. Per Misa, lei avrebbe infranto…
«Rem». La voce di Ryuk le giunse improvvisamente vicina, come se il dio fosse alle sue spalle. Quella voce, solitamente divertita, ora portava con sé il timbro greve dell'avvertimento. «Non infrangere le regole».
{6. Bocca di Leone: capriccio; Hellen Keller agosto 2020; 673 parole}

Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto, e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire.
William Shakespeare

{Totale: 1531 parole}


N/D: buonaserissima, abitanti del Regno di Kira! Ma no, onestamente anche no xD ho scritto queste tre flash/brevi one-shot perché ho scoperto il testo del musical di Death Note e come non dedicare qualcosa alla mia regina saffica Rem? Poi ho pensato che il filo fosse proprio l'amore – sì, lo so, sono monotematica, che ci volete fa' –, l'amore per un amico, l'amore per un figlio, l'amore romantico e allora mi sono buttata su questi personaggi. Spero si sia notato il contrasto tra i sentimenti umani e non, forti e violenti, e il divertito cinismo di Ryuk che ammonisce al riguardo della loro fine.
Ovviamente scontatissimo il riferimento a Shakespeare sia nel titolo che nella citazione di chiusura. La canzone, invece, è tratta dal musical di Death Note e si intitola "Mortals and Fools" di Frank Wildhorn, Jack Murphy e Ivan Menchell.

  
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