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Autore: Clementine84    15/03/2022    0 recensioni
Dal primo capitolo:
“Hai paura?”
Seduto in macchina, davanti all’imponente cancello della scuola, l’uomo si voltò a guardare suo figlio, quel bel ragazzo quasi diciottenne che gli somigliava come una goccia d’acqua, e si trovò a domandarsi quando il tempo avesse iniziato a correre così in fretta.
Gli sembrava ieri che aveva stretto quel fagottino tra le braccia, sentendosi l’uomo più felice e fortunato sulla faccia della Terra. Adesso, invece, felicità e fortuna sembravano essersi dileguate e si ritrovava con una vita a pezzi e una carriera in bilico, entrambe da ricostruire. E aveva pensato di farlo tornando a casa, in Kentucky. A Lexington c’erano ancora i suoi genitori e suo fratello, con la sua famiglia, senza contare zii e cugini che avrebbero potuto dargli un po’ di supporto.
E Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno, in quel momento.
Gli ultimi mesi – o forse anni – si erano portati via qualunque certezza avesse mai avuto e aveva dovuto scendere a patti con la cruda realtà che la vita perfetta che credeva di avere fosse una mera illusione.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian Littrell, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And now I feel so alive
(I know that there must be something here)
So alive
(Cause you're all the air in my atmosphere)
Finally I feel complete
Cause you are rushed over me yeah
(Over me, over me, over me, yeah)

 

 

Emma chiuse la cartellina dov’erano contenuti i risultati degli esami finali dei ragazzi e la porse all’impiegata della segreteria, che avrebbe provveduto a preparare i cartelloni da affiggere in corridoio. In quel momento, sentì una voce alle sue spalle e, voltandosi, si trovò davanti il viso sorridente di Paul.

“Io e alcuni colleghi andiamo a mangiare qualcosa per festeggiare la fine degli esami” le propose. “Ti unisci a noi?”.

Emma gli sorrise e scosse la testa. “Ti ringrazio, ma ho una cosa da fare” si scusò.

“Spero sia quello che penso” commentò il preside, con un sorrisetto furbo.

Emma ridacchiò e commentando “Forse” si allontanò, agitando una mano per salutarlo.

Con le mani che le tremavano e il cuore che batteva a mille, salì in auto e guidò come un automa fino a casa di Brian. Sapeva per certo che Baylee non c’era perché lui e Lexi erano andati in piscina con alcuni compagni, in attesa che fossero pubblicati i risultati degli esami e potessero andare a vederli tutti insieme.

Digitò il codice di sicurezza per aprire il cancello ma non suonò il campanello per avvisare della visita. L’avrebbe fatto una volta arrivata davanti alla porta.

Nonostante fossero rimasti d’accordo che si sarebbero parlati dopo gli esami, Brian ed Emma non avevano specificato quando. Probabilmente, Brian immaginava che si sarebbero visti quella sera per festeggiare i risultati e avrebbero finalmente parlato in quell’occasione.

In effetti sarebbe stato ragionevole, ma Emma non ce la faceva più ad aspettare e aveva deciso di presentarsi da lui prima per fargli una sorpresa. Sperava soltanto di trovarlo in casa.

Parcheggiata l’auto nello spiazzo davanti all’ingresso, scese e si avvicinò alla porta. Suonò il campanello e rimase in attesa, lisciandosi delle pieghe immaginarie dal vestito di cotone che indossava e prendendo dei respiri profondi per tenere sotto controllo l’ansia che le aggrovigliava lo stomaco.

Dopo quella che le sembrò un’eternità ma che, probabilmente, furono solo pochi minuti, la porta si aprì ed Emma si trovò davanti Brian, in shorts e maglietta, che le rivolse uno sguardo stupito.

“Ehi” la accolse, scostandosi per lasciarla entrare.
“Ehi” ripetè lei, facendo un passo all’interno.

Brian richiuse la porta alle loro spalle e si voltò a guardarla.
“Che ci fai qui?” le domandò, incuriosito.
Emma prese un respiro profondo e annunciò “I ragazzi hanno ufficialmente terminato la scuola superiore. Abbiamo appena pubblicato i risultati degli esami finali”.

Brian spalancò gli occhi.

“E?”
Emma gli rivolse un timido sorriso. “Ovviamente sono passati entrambi egregiamente” lo rassicurò. “Non sono qui per questo”.
“E per cosa, allora?” le chiese lui.

Fissando gli occhi nei suoi e sentendo le gambe farsi molli, notando l’espressione seria in quelli di Brian, Emma prese coraggio e gli disse “Adesso puoi parlare, ammesso che tu voglia ancora farlo. Sono pronta ad ascoltarti. Non c'è più niente che mi impedisca di farlo”.

Brian non disse nulla, restò a osservarla, immobile. Poi, Emma vide un sorriso incurvargli le labbra e sentì il peso che le opprimeva il petto abbandonarla. Non aveva cambiato idea.

Brian fece un passo verso di lei e le prese il viso tra le mani.
“A questo punto, credo che le parole siano diventate inutili” sentenziò. Poi, senza smettere di guardarla negli occhi, posò le sue labbra su quelle di Emma e, finalmente, la baciò.

 

~ * ~

 

Quando Emma aprì gli occhi, si accorse di sentirsi stranamente rilassata, come non le succedeva da anni. Sbattendo gli occhi nella penombra della stanza, si fermò a riflettere su cos’avesse potuto causare quella sensazione di benessere che la pervadeva e fu in quel momento che il ricordo di quello che era appena successo la colpì come un treno in corsa.

Improvvisamente, si rese conto di non essere a casa sua, nella sua stanza. Quello non era il suo letto e, soprattutto, non era sola.

Si voltò, lentamente, sapendo esattamente cos’avrebbe trovato all’altro lato.

“Ciao” la salutò Brian, sorridente.

Non riuscendo a fare a meno di ricambiare il sorriso, Emma farfugliò “Ciao. Io...mi sono addormentata”.

Brian annuì. “Direi di sì”.

“Scusami” disse lei, passandosi una mano sugli occhi.

“Perché?” chiese lui, sorpreso.

Quando Emma si era presentata inaspettatamente alla sua porta, qualche ora prima, spronandolo a dirle quello che si era tenuto dentro per mesi, la situazione tra loro non solo si era sbloccata ma aveva preso immediatamente la direzione che Brian sognava. Dopo il primo bacio esitante, ma pieno di aspettative, ce n’erano stati molti altri, sempre più coinvolgenti e passionali, fino a quando non si erano ritrovati, nemmeno lui sapeva bene come, sdraiati sul divano del soggiorno, la sua maglietta a terra e le mani di Emma che gli accarezzavano la schiena, mentre lui armeggiava con la cerniera del suo vestito. In un lampo di lucidità, le aveva proposto di andare di sopra, in camera sua, dov’era finalmente riuscito a toglierle il vestito e avevano ricominciato a baciarsi, stesi sul letto, lasciandosi trasportare sempre di più e finendo per fare l’amore.

Non l’avevano programmato. Brian era già al settimo cielo per il fatto di essere finalmente riuscito a baciarla, non avrebbe mai immaginato di portarsela a letto. Oh, lo desiderava, non poteva negarlo. Sognava di fare l’amore con Emma da mesi, ma non credeva che sarebbe successo così presto. Evidentemente, però, non era l’unico a desiderarlo e semplicemente era successo.

Ed era stato bellissimo. Dolce ma, allo stesso tempo, eccitante e coinvolgente. Ogni volta che le dita di Emma l’avevano sfiorato, ogni volta che le sue labbra si erano posate sulla sua pelle, Brian si era sentito percorrere da brividi di piacere che non credeva avrebbe più provato. Allo stesso modo, ogni volta che l’aveva accarezzata, sentendo il suo corpo fremere sotto le sue mani, era stata una conferma che sì, quella donna così diversa da tutto ciò a cui era sempre stato abituato era l’unica in grado di rimettere a posto i tasselli della sua complicatissima esistenza.

Emma era entrata nella sua vita quando meno se lo aspettava e l’aveva travolto, con la sua spontaneità, il suo entusiasmo e la sua dolcezza. Ma, invece di lasciarlo agonizzante a rimettere insieme i pezzi, si era inginocchiata accanto a lui e l’aveva aiutato a farlo, rendendo tutto così semplice che quasi non gli era sembrato vero.

Anche adesso, guardandola sorridergli, dopo aver fatto l’amore con lui, si ritrovò a pensare che, per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentiva in pace, completo e pieno di vita. Ed era tutto merito della straordinaria creatura accanto a lui.

“Non volevo addormentarmi” si scusò lei. “È che…”

“Ehi, è tutto okay” la rassicurò Brian, prendendole una mano e intrecciando le dita con le sue. “Mi piace pensare che ti senta abbastanza rilassata da abbassare completamente la guardia e addormentarti”.

Emma sorrise e abbassò lo sguardo, per poi riportarlo subito dopo su di lui.

“Dev’essere stato il calo di tensione” spiegò.

“Eri tesa?” le chiese, curioso.

Emma annuì. “Beh, l’idea di venire a dirti che ti amo mi metteva un po’ di ansia” confessò.

Brian spalancò gli occhi, sorpreso. “Avevi paura della mia reazione?”

Emma scosse la testa. “Non proprio. Cioè, un pochino, forse. Ma non mi aspettavo che mi respingessi, ecco. Ero abbastanza sicura che lo volessi anche tu”.

“Decisamente” confermò Brian, ridacchiando.

Anche Emma rise e aggiunse “Però non è che vada in giro a dire agli uomini che li amo tutti i giorni, per cui ero comunque un po’ agitata”.

“Se può essere d’aiuto, te la sei cavata egregiamente” scherzò lui, per alleggerire l’atmosfera.

Infatti, Emma rise di nuovo. “Grazie” sussurrò, abbassando la testa.

“Quindi...mi ami?” le chiese Brian, iniziando ad accarezzarle il dorso della mano con il pollice.

Gli occhi di Emma furono di nuovo su di lui. “Non era chiaro?” gli domandò. “Cioè, so che non te l’ho proprio detto esplicitamente, ma...”

Brian annuì. “Sì,” intervenne “era chiaro. Ma mi piace sentirtelo dire” ammise.

Emma gli rivolse uno sguardo scettico e sentenziò “Tu non mi hai ancora detto quello che volevi dirmi un mese fa, piuttosto”.

“Come ti ho detto, ormai è superfluo” replicò lui, facendo spallucce. “Comunque volevo dirti che mi ero innamorato di te”.

“Quindi mi ami anche tu?” gli chiese Emma, con un mezzo sorriso sulle labbra.

Brian ricambiò il sorriso e, ripetendo le parole che aveva usato lei poco prima, domandò “Non era chiaro?”

Emma si lasciò scappare una risatina, poi scosse la testa e si sporse verso di lui per baciarlo. Quando si allontanarono, Emma posò la testa sul petto di Brian, lui le passò una mano dietro alla schiena e iniziò ad accarezzarla, con movimenti lenti e ripetitivi. Emma chiuse gli occhi e sospirò, soddisfatta.

Dopo un tempo imprecisato passato a godersi le carezze di Brian, Emma si lasciò sfuggire un “Posso chiederti una cosa?”

“Certo” la spronò lui, tenendo gli occhi chiusi e continuando a far scorrere le mani sulla sua schiena.

“Cosa succede adesso?”

Brian riaprì gli occhi e la guardò, confuso. “In che senso?”

“Noi...come...una volta chiarito che ci amiamo, come si va avanti?” tentò di spiegare lei.

“Beh, non so tu, ma io vorrei stare con te” confessò Brian, sincero.

Pur senza vederla in viso, la sentì sorridere sul suo torace. “Anch’io,” concordò “ma ci sono delle questioni pratiche da risolvere”.

“Del tipo?”

“Innanzitutto dobbiamo dirlo ai ragazzi” gli ricordò.

Brian annuì. “Lo faremo stasera” la rassicurò. “Ma è una formalità. Secondo me hanno già capito tutto da tempo”.

“Dici che la prenderanno bene?” gli chiese Emma, con una punta di preoccupazione nella voce.

“Perché non dovrebbero?” domandò lui, perplesso.

Emma si strinse leggermente nelle spalle. “Non lo so. Lexi mi ha in qualche modo dato la sua benedizione, ma forse Baylee potrebbe pensare che voglia monopolizzare la tua attenzione o addirittura sostituirmi a sua madre” azzardò.

Brian fece no con la testa. “Non lo pensa, stai tranquilla. Gli piaci e vuole vedermi felice. Ne sarà entusiasta”.

Emma non potè fare a meno di sorridere. “Davvero?”

“Davvero” confermò lui, sorridendo a sua volta.

“Okay”.

“Sei più tranquilla adesso? Era solo questo che ti preoccupava?” le chiese Brian, baciandole la testa.

“In realtà c’è un’altra cosa” ammise lei.

“Cosa?”

“Forse è un po’ presto ma...dove staremo?”

“A vivere, intendi?” chiese conferma lui.

Emma annuì. “Lo so che ci siamo appena dichiarati e mi sto preoccupando prima del tempo, ma…”.

“No, hai ragione” la interruppe Brian. “Non è presto. Voglio vivere con te, non ha senso aspettare”.

Emma sorrise, felice che anche lui la pensasse allo stesso modo.

“Qui c’è tanto spazio, potete trasferirvi quando volete” valutò Brian. “E farò sistemare una stanza per Lexi. Potrà arredarla e decorarla come vuole. Non ci sono problemi”.

“Solo per Lexi?” gli domandò Emma, ironica.

Rivolgendole un’occhiata divertita, Brian rispose “Speravo che tu volessi condividere la mia”.

Emma si sollevò leggermente facendo leva sul gomito e si avvicinò al suo viso, posando un leggero bacio sulla bocca di Brian.

“Con molto piacere” sussurrò a fior di labbra e lui sorrise, soddisfatto, baciandola di nuovo.

“Qualcos’altro?” le chiese, quando si allontanarono.

Emma ci pensò un attimo, poi scosse la testa. “Hmmm...no”.

“No?” ripetè lui, stupito.

Emma annuì.

“Sicura?”

“Sembri sorpreso” osservò lei, guardandolo con aria interrogativa.

“In effetti lo sono” ammise Brian.

“Perché?” gli chiese lei.

“Credevo che fossi preoccupata per il mio lavoro e la mia vita pubblica” confessò lui, tradendo una leggera ansia.

Emma scosse la testa e fece spallucce. “Non eccessivamente. Magari poi sarà così, ma al momento mi basta sapere di poterti stare vicina e so che il resto riuscirò a gestirlo, in qualche modo. Almeno spero. Imparerò. Tu mi darai una mano, vero?”

Brian sorrise e la strinse più forte a sé. “Ma certo” le assicurò. “Io e anche i ragazzi. Siamo una famiglia e, se decidi di stare con me, ne farai parte anche tu. Ci si supporta l’un l’altro”.

Emma sorrise e annuì, poi si accoccolò di nuovo accanto a Brian, posò la testa sul suo torace e chiuse gli occhi, serena.

Ora erano insieme e, qualsiasi cosa fosse successa, l’avrebbero affrontata in due. Non era più sola e nemmeno Brian.

 

~ * ~

 

Emma e Brian restarono a letto ancora a lungo. Baylee e Lexi mandarono un messaggio per dire che, dopo aver visto i risultati degli esami, sarebbero andati a festeggiare con gli amici, prima di tornare a casa per cena. Brian ordinò una pizza e la mangiarono a letto, coccolandosi e pianificando il loro futuro insieme. Brian colse l’occasione per chiedere a Emma di andare con lui in tour in Europa e lei accettò volentieri, a patto di portare anche i ragazzi.

“Mi sembrava scontato” sentenziò lui, e lei lo baciò, felice.

Prima di sera, Brian andò in garage a tirare fuori l’auto che aveva comprato per Baylee, come regalo per aver superato gli esami finali, e la lasciò parcheggiata nello spiazzo davanti a casa, in attesa che i ragazzi tornassero e il figlio vedesse la sorpresa.

“Possiamo prenderne una anche a Lexi, se vuoi” propose a Emma, che scosse la testa.

“Non è necessario,” lo rassicurò “anche perché sarà via la maggior parte del tempo”.

Brian spalancò gli occhi ed Emma sorrise, annunciando “L’hanno presa a Yale”.

Un enorme sorriso radioso si allargò sul viso di Brian ed Emma si ritrovò a pensare a quanto fosse attraente quando rideva così e gli occhi gli luccicavano di eccitazione.

“Ma è una notizia bellissima” esclamò. “Perché non me l’hai detto prima?”

Emma fece spallucce. “Beh, la situazione tra noi era un po’ in bilico e non sapevo se…”

Brian capì subito dove volesse andare a parare. Le prese le mani e, guardandola negli occhi con espressione seria, disse “Ehi, mi ero offerto di pagare i suoi studi anche prima, quando solo sognavo di poter passare il resto della mia vita con te. Adesso siete ufficialmente parte della famiglia. Lexi è come una figlia e, in questo momento, mi sento un padre terribilmente orgoglioso”.

Con il cuore che le scoppiava di gioia, Emma gli prese il viso tra le mani e lo baciò, con trasporto.

“Ti amo” gli sussurrò, quando si allontanarono. “Sei la persona più speciale del mondo”.

Senza smettere di sorridere, Brian scosse la testa. “Impossibile” sentenziò. “Quella sei tu”.

 

Poco dopo, mentre erano seduti sul divano, abbracciati, a guardare un vecchio film divertente in TV, sentirono la porta di casa aprirsi e la voce squillante e sovreccitata di Baylee che annunciava “Papà, siamo a casa. E di chi è quella macchina nuova di zecca parcheggiata fuori?”

Dietro di lui, arrivò immediatamente la voce di Lexi, che chiedeva “Emma è qui? C’è la sua auto parcheggiata qui davanti”.

Senza spostarsi da dov’era e continuando a tenere Emma stretta a lui, Brian attese che i ragazzi entrassero in soggiorno. Non appena li videro, Lexi e Baylee si bloccarono di colpo, fissandoli con gli occhi spalancati.

“Bentornati” li salutò Brian, con un sorriso. “Sì, Emma è qui. E la macchina parcheggiata davanti a casa è il tuo regalo per aver superato gli esami, Bay” spiegò.

Il ragazzo non rispose subito. Lexi afferrò il braccio dell’amico e lo strinse, cercando di contenere l’entusiasmo.

Poi, finalmente, Baylee riuscì a parlare. “Non so se essere più eccitato per la macchina o per quello che sto vedendo” disse, riferito al fatto che il padre stesse abbracciando Emma.

Si voltò a guardare Lexi e notò che aveva i suoi stessi occhi scintillanti e, forse, stava addirittura tentando di trattenere le lacrime.

Dopo il primo momento di shock, la ragazzina si riscosse e, lasciando andare il braccio dell’amico, corse verso il divano dov’erano seduti Brian ed Emma, buttando le braccia al collo a entrambi.

“Oddio, sono così felice” sbottò, ricacciando indietro un singhiozzo.

Brian rise ed Emma le strinse una mano, mentre Lexi si sedeva sul divano accanto a lei.

Anche Baylee si avvicinò e abbracciò prima il padre e poi Emma.

“Congratulazioni” disse. “Era ora che vi decideste a parlarvi, voi due”.

“Ma sentilo” commentò Brian, dandogli una pacca affettuosa sulla nuca.

Baylee si mise a ridere.

“Stasera si esce a cena” annunciò Brian, sorridente. “Abbiamo un sacco di cose da festeggiare”.

“E anche parecchie cose da discutere” aggiunse Emma, lanciandogli uno sguardo complice.

Brian annuì e si sporse a baciarla. Baylee e Lexi chiusero entrambi gli occhi e il ragazzo esclamò “Niente smancerie, vi prego”.

“Concordo con Bay” si intromise Lexi. “Siamo felicissimi per voi, ma queste cose fatele in camera da letto”.

“Era solo un bacio” si lamentò Brian. “Non stavamo facendo niente di male”.

Baylee e Lexi scoppiarono a ridere e, subito dopo, anche Emma e Brian li seguirono.

  
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