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Autore: eddiefrancesco    16/03/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quasi a conferma delle proprie considerazioni, Kit trovò un paio di bambini ad aspettarlo fuori dalla stanza sotto il tetto per accompagnarlo in cucina. Sulle prime non vide Hero e provò un'improvvisa fitta di panico. Aveva avuto ragione lei a sospettare persino di quella gente semplice che viveva fuori dal mondo? Prima che potesse agire, Min lo fece sedere su una sedia dura e gli indicò un angolo dell'ampia cucina dove Hero stava aiutando Cassie ad appendere i loro indumenti lavati a un filo teso fra due pareti. «Vostro fratello è molto disponibile a dare una mano nelle faccende domestiche» osservò la padrona di casa. Kit si limitò ad annuire. Avrebbe potuto inventarsi sul momento qualche spiegazione per l'attitudine domestica di Sid, ma poi Min gli mise davanti un piatto fumante e lui si dimentico' di tutto mentre gustava un pasto caldo al cui confronto quelli serviti nelle locande sembravano brodaglie. «Vostro marito è un uomo fortunato» disse tra un boccone e l'altro. «Oh, smettetela» ribatte' Min. Dal letto, Hero guardava la finestra. Un debole chiarore annunciava il nuovo giorno, il rumore della pioggia però non era cessato. Vicino al caminetto, Kit russava piano, come aveva fatto tutta la notte, e lei sentì un improvviso pizzicore sotto le palpebre. Non aveva dormito bene come la notte precedente e lo imputava all'ambiente per lei insolito. Le locande, eleganti e modeste, erano comunque impersonali e ci era abituata, mentre quel posto e la placida vita della fattoria le erano estranei quanto una dimora nel cuore dell'India. La piccola stanza accogliente era calda e asciutta, il letto pulito e lei pure, ma nonostante questo non era riuscita a chiudere occhio. Sospettava che la causa della sua agitazione fosse più che altro ciò che le mancava. Lì, nel buio che si faceva sempre meno denso, doveva ammettere che nessuna coperta, per quanto pesante, sarebbe mai riuscita a infonderle lo stesso calore generato dal corpo di Kit Marchant, che quella notte aveva deciso di dormire sul pavimento. Non poteva biasimarlo, nondimeno Hero deplorava quella situazione. Era tentata di raggiungerlo sul pavimento, anche solo per stargli accanto, un folle impulso che le fece accelerare le pulsazioni al pensiero che ciò che aveva tanto paventato stesse finalmente per verificarsi. Stava perdendo il cuore o la testa? Un colpo alla porta la fece sussultare e lei prese la pistola nascosta sotto il cuscino. Nessuno però tentò di intrufolarsi nella stanza. «La colazione è pronta» gridò una voce femminile. Era la servetta, Cassie? «Scendete finché è ancora caldo» Con la pistola stretta in pugno, Hero continuò a guardare la porta per un lungo istante, prima di spostare l'attenzione verso la figura davanti al camino. Il rumore aveva svegliato Kit, che si era girato supino. Anche così scarmigliato era terribilmente affascinante, pensò Hero. I capelli scuri gli ricadevano sugli occhi e lei sentì di colpo la gola stretta. Persino la camicia lisa che gli aveva prestato Min Smallpeace contribuiva a dargli un aspetto più virile. O era soltanto la sua immaginazione a vederlo tale? «Ah, la colazione del contadino» disse lui, la voce ispessita dal sonno. «Che altro si potrebbe desiderare?» Lei scosse la testa. Personalmente aveva molti altri desideri, quasi tutti irrealizzabili, e perlopiù provocati dall'uomo che in quel momento si stava alzando in piedi con movimenti eleganti. Si domando' inquieta se lui potesse udire i battiti disordinati del suo cuore, invece Kit non sembrava essersene accorto. «Sbrigatevi! Non voglio perdermi neppure un boccone» la esorto' Kit, scostandosi un ricciolo scuro dalla fronte. «La torta di ieri sera è stata la cosa migliore che abbia mangiato da quando ci siamo messi in viaggio.» Il cibo era l'ultimo dei suoi pensieri, tuttavia non era il caso di restare ancora a letto. Scivolo' fuori da sotto le coperte e si ravvio' i capelli con le dita, grata di avere un berretto con cui coprirli. Se qualcuno le avesse chiesto per quale motivo lo portasse anche in casa, avrebbe risposto che aveva un problema al cuoio capelluto, sperando che il timore di un eventuale contagio avrebbe zittito la famiglia. Kit uscì rapidamente dalla stanza, senza lasciarle il tempo di infilarsi gli stivali. Lo seguì saltellando su un piede solo, e poi correndo per non farsi distanziare, mentre lui si faceva guidare dal suono delle voci. Trovarono la famiglia Smallpeace al completo già seduta intorno alla lunga tavola ed Hero si arrestò sulla soglia a guardare i bambini che mangiavano insieme agli adulti. Madre, padre e uno dei ragazzi più grandi aiutavano i piccoli; tutti e sei i figli parlavano contemporaneamente, almeno così le parve sulle prime, e sembravano dotati di una incontenibile vivacità. Senza la minima esitazione, Kit entrò nella stanza mentre Hero restava sulla soglia, incerta. Per conto di Raven, era stata parecchio in viaggio e aveva avuto a che fare con molti estranei, ma non si era mai trovata davanti a una famiglia al completo con tanti ragazzini. «Qui, vicino a me, signore!» «No, qui!» Dopo qualche istante Hero si rese conto che i bambini si stavano rivolgendo a lei. Si guardò intorno cercando Kit, ma lui si era già seduto, schiacciato tra due dei figli più grandi. «Adesso calmatevi, ragazzi» ordinò Bert. «Sid è capace di trovarsi una sedia anche senza il vostro aiuto.» Sid? Ci volle un minuto buono prima che Hero si ricordasse che stavano parlando di lei, allora si sedette in fretta nel più vicino posto libero, tra due bambini piccoli. Con il cuore in gola, si rese conto che forse era la prima volta che dimenticava il proprio ruolo. Non era mai stata travestita da uomo per molto tempo, ma in ogni istante aveva avuto ben chiari in mente la propria situazione e il proprio obiettivo. Sempre. Senza quella concentrazione costante, avrebbe corso il rischio di commettere degli errori, con effetti potenzialmente pericolosi. Si concentrò dunque sul momento presente per poter uscire al più presto dall'abitazione degli Smallpeace e sfuggire così allo sguardo acuto della padrona di casa. I bambini dovevano essere però di tutt'altro avviso, poiché continuavano a riempirle il piatto e lei dovette fermarli perché stavano spargendo il cibo su tutta la tavola. Max, seduto alla sua destra, nella foga lasciò addirittura cadere un pezzo del proprio pane tostato nel latte di Hero. Lei cercò di seguire la conversazione degli adulti, ma c'era troppa confusione, troppe voci cercavano di sovrastarsi l'una con l'altra. Riuscì a captare qualcosa a proposito di abiti non del tutto asciutti e della pioggia che continuava a cadere. Kit stava per caso mettendosi d'accordo con gli Smallpeace per trattenersi ancora lì? «Dobbiamo proseguire, fratello» disse Hero, spostandosi per schivare un proiettile di cibo uscito dalla bocca di Ty che stava chiacchierando animatamente di fianco a lei. «Figurarsi! Non andreste molto lontano con questo tempaccio. È meglio che per oggi vi riposiate» osservò Min. Hero le lanciò un'occhiata carica di sospetto. Non si fidava di quella gente apparentemente innocua, nonostante le riuscisse difficile immaginare un qualche tipo di connessione tra loro e il libro di Mallory. «Signore? Signore? Signore!» Hero trasali' sentendosi tirare forte per la manica. Era Max. Per fortuna, tra i vestiti asciutti che le aveva procurato Min Smallpeace, c'era un vecchio farsetto che le nascondeva il seno, anche se meno bene del suo solito travestimento, mentre Kit era in maniche di camicia. Se però i bambini si mettevano a tirarla per i vestiti, il suo segreto avrebbe avuto vita breve. Si liberò gentilmente della manina appiccicosa. «Che cosa c'è?» gli chiese chinandosi sulla sua testolina. «Se restate, vi farò conoscere Harold e George.» In un lampo, Hero immagino' due individui con la livrea del Duca di Montford, nascosti nel fienile, che aspettavano il momento giusto per assalirli.
   
 
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