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Autore: Selhin    21/03/2022    0 recensioni
Claire Farron è rinata nel nuovo mondo e alcune cose sono cambiate. Ha una vita completamente nuova ed ha la possibilità di rimediare agli sbagli commessi in quella precedente. E' una seconda occasione per lei ma sente che manca qualcosa. C'erano delle persone che considerava una famiglia prima, riuscirà a ritrovarle?
" It’s a new world. A world of hope. And it’s waiting for you… to be born again."
[ Post LR e principalmente HopexLightning ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Hope, Lightning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rebirth

Lost

* Capitolo 5 *

 

 

 

 

 

 

 

I used to be different.

No matter how tough the going got…

could always figure out a way to smile. ]

 

 

 

 

 

 

 

  Seduta a gambe incrociate sul letto, la schiena leggermente curva sullo strumento di legno appoggiato in grembo, Claire intonava una melodia a bocca chiusa mentre pizzicava le corde della chitarra di suo padre in quel pigro sabato pomeriggio. Era un po' consunta e vissuta ma suonava ancora bene e, nonostante avesse la sua personale nuova e fiammante – l’ultimo regalo per il suo compleanno – appoggiata proprio lì accanto, a lei piaceva di più utilizzare quella.

Forse perché le rievocava l’immagine delle prime volte che l’uomo l’aveva introdotta allo strumento, quando aveva circa sette o otto anni, invitandola con lui sotto il portico di casa nelle fresche giornate autunnali. Era stata titubante all’inizio ma, come aveva riprodotto la sua prima nota, si chiese perché non avesse iniziato prima.

Forse perché quando ci ripensava, alla sua vita precedente e a come fossero andate le cose, era grata di questa seconda possibilità con lui. Era morto che lei aveva appena sei anni e la sua immagine era un riflesso confuso nella sua memoria, Serah invece era stata troppo piccola persino per notare la sua assenza. Era un uomo un po' goffo ma gentile, ostinato e testardo ed era ovvio da chi lei avesse ereditato determinate sfumature del suo carattere tenace. Purtroppo aveva notato anche parecchie somiglianze con quello che da fin troppi secoli si auto proclamava suo fratello e Claire pensò che, forse, era stato proprio quello ad attrarre sua sorella.

O forse era solo che le piaceva davvero, la musica.

Aveva fatto qualcosa di simile prima, su Cocoon. Allora la madre l’aveva spinta su quella strada perché probabilmente vedeva in lei il riflesso del talento del marito e, anche quando la donna si era ammalata, Claire aveva continuato a suonare per lei cercando di alleviarne le pene. Passava i pomeriggi dopo la scuola in ospedale assieme a Serah a suonare e suonare, fino a che le sue dita non si gonfiavano per il dolore. Non si era resa conto che, così facendo, aveva in qualche modo contribuito al peggioramento della sua malattia. Lasciandosi andare sempre di più all’apatia aveva infine smesso di lottare per potersi riunire al suo amato lasciando sole lei e sua sorella. E, quando era morta, Claire giurò sulla sua tomba che non avrebbe mai più toccato uno strumento, non importava quanto Serah la supplicasse.

Ma, adesso era diverso, questa era una nuova occasione per tutti loro dopotutto.

Qualcuno bussò alla porta interrompendo il filo dei suoi pensieri senza però che lei smettesse di suonare. Il viso di sua sorella fece capolino da un piccolo spiraglio che aveva lasciato aperto, la guardò esitante prima di mostrarle un volantino che teneva fra le mani.

  “ Mamma dice che stasera possiamo prendere una pizza se vuoi. ”

Claire alzò un sopracciglio, ultimamente le cose in casa si erano fatte un po' tese per Serah quindi prese la notizia come una cosa buona. “ D’accordo, per me la solita allora. ”

Si fermò e riprese a suonare un accordo che non le riusciva particolarmente bene mentre la sorella usciva dalla camera, probabilmente per andare ad avvertire la madre, per poi ripresentarsi nella sua stanza sedendosi sul tappeto ai piedi del letto ad ascoltarla. Era una cosa che accadeva spesso, a Serah era sempre piaciuta la musica di sua sorella, anche prima, ma più di ogni altra cosa adesso amava guardare le sue espressioni mentre era concentrata sulle note. Sorrideva mentre osservava la dolcezza dei suoi occhi, la nostalgia che emanavano le sue mani, la determinazione che irradiava attraverso ogni molecola. Serah aveva sempre nutrito una forte ammirazione per sua sorella, si era costantemente presa cura di lei nonostante le difficoltà e la durezza della loro vita, aveva fatto così tanto solo perché fosse felice.

Adesso però era il suo turno.

  “ Tutto ok Serah? ”

Si riprese dal suo intorpidimento al suono della voce di Claire e sbatté le palpebre leggermente confusa. “ Ehm sì, perché? ”

  “ Mi stavi guardando con un’espressione un po' truce, a cosa stavi pensando? ” le sfuggì una risatina appoggiando definitivamente lo strumento accanto a sé. Era arrivato quel momento della giornata in cui smettere con la musica e ascoltare i problemi della sua sorellina era una scelta obbligata.

  “ Cosa? Ah non è niente, tranquilla. Fai come se non ci fossi. ”

Agitò le mani davanti a sé e Claire le prese un braccio e la sistemò sul letto accanto a lei. Serah afferrò un cuscino e lo abbracciò appoggiando il mento sul tessuto soffice ma rimase in silenzio.

  “ Mmh, ne hai parlato a papà? ” provò allora ad incalzarla lei con dolcezza continuando a fissarla. “ Sto parlando di Snow. ” aggiunse cercando di sottolineare l’ovvia questione anche se sapeva benissimo che sua sorella aveva capito perfettamente dove volesse arrivare. Ma si rifiutò ancora di parlare e nascose il viso nel cuscino con un lamento soffocato.

  “ Serah, devi dirglielo, hai aspettato troppo. ” la sua voce era severa e leggermente intimidatoria proprio come quando si apprestava a farle una ramanzina da sorella maggiore. “ Non puoi aspettarti che la mamma riesca a tenere questa cosa segreta ancora a lungo, per me non è un problema ma sai come la penso. ”

Erano passati quasi due anni da quando avevano ritrovato il grosso idiota, ovviamente per loro non era passato un giorno e avevano ripreso a vedersi e stare insieme come se nulla fosse cambiato, come se non fossero entrambi in un mondo nuovo con nuove regole e nuove prospettive. Snow abitava nella città vicina alla loro e, siccome aveva già terminato il liceo – quello stupido aveva tre anni più di loro adesso, Claire non riusciva ancora a sentirsi d’accordo con la questione di essere improvvisamente più giovane di lui – prendeva la moto e veniva in città praticamente ogni giorno. Solo che non l’avevano ancora detto al loro padre. All’inizio era stata più o meno d’accordo, Serah aveva solo quindici anni e probabilmente l’uomo non avrebbe preso bene la questione, ma ormai erano passati due anni e persino la mamma li aveva scoperti il mese scorso. Dovevano dirglielo, il tempo era scaduto. Se Snow aveva davvero intenzione di sposarla, come le aveva ribadito più di una volta – praticamente ogni dannato giorno – e renderla felice doveva almeno trovare il coraggio di presentarsi a suo padre.

  “ Sì, sì lo so hai perfettamente ragione. ” rispose infine sua sorella senza però sollevare il viso dal cuscino. “ Ho solo un po' di paura su come prenderà la notizia che ho un ragazzo più grande… ricordo fin troppo bene la tua reazione sorellina. ” fece una risata finalmente guardandola ma Claire si limitò a fissarla in silenzio alzando un sopracciglio. Questo era stato prima di…

  “ Ma ho intenzione di dirglielo presto, questa settimana probabilmente. Te lo prometto! ”

  “ Vedi di farlo perché penso che scoprirlo per caso dalla mamma peggiorerebbe solo la situazione già critica. ” le rispose alla fine sottolineando il suo disaccordo sulla questione segretezza. Si sentiva leggermente seccata per la frase di prima ma preferì sorvolare sulla questione. “ E poi… ” aggiunse, uno strano sorrisetto nella voce. “… credo che tu possa stare tranquilla, a papà piacerà. Quel grosso idiota ha un talento naturale per farsi voler bene dalle persone. ”

Serah la guardò sorpresa e lei comprese di aver fatto un errore enorme. Merda. Ma non fece in tempo ad aggiungere niente per scongiurare la malizia nella voce alla sua prossima domanda. “ Questo include anche te, Claire? ”

Rimase immobile presa in contropiede, Serah la guardava con occhi divertiti mentre sghignazzava alla sua dichiarazione improvvisa. “… non ho alcuna intenzione di rispondere. Questione chiusa. ”

Riprese in mano la chitarra e ricominciò a suonare i suoi accordi indisturbata nonostante le proteste divertite di sua sorella. Poi, Serah la fermò nuovamente con una domanda che la spiazzò. “ Cosa ti succede sorellina? ”

  “ Che intendi? Se si tratta ancora di Snow giuro che ti sbatto fuori a calci e… ”

Scosse la testa con decisione poi allungò una mano per sistemarle la frangia un po' troppo lunga e che le nascondeva parzialmente gli occhi azzurri. “ Da un po' di tempo sei strana, sembri… non lo so, triste direi. ”

  “ Non so di cosa stai parlando, sono come sempre. ”

  “ Non è vero. ” ribatté la più giovane con decisione. “ Anche Noel l’ha notato, da quella volta, da dopo quello che è successo alla ferrovia… abbiamo deciso di comune accordo di non parlarne visto che non sapevamo cosa fosse accaduto ma, sono preoccupata per te. ”

Claire evitò di proposito di guardarla non sapendo cosa rispondere, non era nemmeno sicura di poter sostenere il suo sguardo così Serah continuò. “ Sappiamo che Snow non era su quel treno, e nemmeno Fang o Vanille. E’ stata una delle prime cose di cui mi sono assicurata non appena le ho incontrate, e so che anche tu glielo hai chiesto… quindi, per logica, era qualcun altro. ”

Ancora silenzio. “ Claire, puoi parlare con me, lo sai vero? Non sei più sola. ”

L’inquietudine rendeva la voce di sua sorella tremolante ma comunque dolce e rassicurante, per un istante provò l’istinto irrefrenabile di buttarsi fra le sue braccia e piangere via tutte le sue preoccupazioni ma riuscì a trattenersi in qualche modo. “ Lo so… ”

Fissò la chitarra fra le sue mani mentre restavano in un silenzio confortevole cercando le parole per esprimersi. Serah era solo preoccupata per lei, le voleva bene e aveva ragione su una cosa, non era più sola a dover sostenere il peso del mondo. Poteva contare su di lei.

  “ Serah, perché pensi che siamo rinati in questo nuovo mondo? ”

La domanda spiazzò la più giovane per un momento ma la risposta le uscì veloce e sicura, non aveva mai dubitato. “ Per essere felici, perché abbiamo lottato per esserlo. Per questa seconda occasione. Tu più di tutti hai combattuto per questo. ”

  “ Esatto, è quello che ho fatto… ” rispose in un sussurro, poi alzò lo sguardo, gli occhi incerti e velati dal dubbio. “… allora dimmi, perché qualcuno di noi non dovrebbe esserlo? ”

Serah scosse la testa. “ Non capisco. ”

  “ Era triste sorellina, così tanto. Si sentiva solo e in qualche modo ferito. Ho provato un tale abbandono quando quel treno mi è sfrecciato davanti che sembrava dovesse scoppiarmi il cuore. Solo una volta ho sperimentato un sentimento come quello nella mia vita ed ho finito per trasformarmi in un cristallo di conseguenza. ” la voce aveva iniziato a tremarle e alcune lacrime le erano sfuggite dagli occhi, stringeva la chitarra così forte che la pelle delle mani era sbiancata. Quando tu sei morta. Non aveva bisogno di dirlo ad alta voce perché sapeva perfettamente che sua sorella avesse capito. “ Chiunque fosse non era felice e mi sento in qualche modo come se fosse colpa mia. Forse ho fallito, non sono stata in grado di aiutarlo e il fatto che non io ricordi nemmeno il suo volto rende tutto ancora più… miserabile.

Nascose il viso fra le mani mentre Serah si allungava su di lei per stringerla. In quel momento sembrava così fragile, così vulnerabile, molto lontana dalla sorella maggiore fredda e riservata che mostrava di solito. Stava ancora combattendo con sé stessa per mostrare le sue debolezze, c’era ancora parecchia strada da fare su quello. Le accarezzò i riccioli rosati in un abbraccio confortante, cercando di tranquillizzare i suoi singhiozzi silenziosi. Si chiese cosa avrebbe potuto fare per aiutarla ma non trovò risposta. Purtroppo non potevano fare altro che aspettare e sperare.

 

*.*.*.*.*

 

  “ Whoa! Rallenta, dannato pennuto! ” Snow afferrò le piume gialle del grosso chocobo che era riuscito a catturare mentre l’animale sembrava prendere quel gesto come un ordine per andare più veloce. “ Argh, aggrappati forte! ” disse voltando appena la testa a guardare il ragazzino seduto dietro di lui mentre perdeva completamente il controllo sul volatile.

  “ Ragazzi, vi farete male! ” gridò Lightning qualche metro più indietro, era riuscita a catturare un suo personale chocobo, più piccolo ma decisamente più collaborativo. Guardò con rassegnazione mentre i due prendevano ancora più velocità allontanandosi dal gruppo fra grida a metà fra orrore e divertimento.

Allungò lo sguardo verso le due ragazze di Oerba, la precedevano in groppa ad un grosso esemplare di uccello con le piume incredibilmente lunghe, incrociando gli occhi di Fang che le restituì un sorriso più che divertito. La giovane donna capì il messaggio nemmeno troppo nascosto nello sguardo azzurro della soldatessa, si voltò avvolgendo la vita di Vanille con le braccia e, ridendo, partì all’inseguimento. “ Ci pensiamo noi Sunshine, tranquilla! ”

Io sono tranquilla pensò Lightning mentre le osservava allontanarsi nella pianura acquistando velocità, il chocobo dei ragazzi era ormai una macchietta gialla che si confondeva con la steppa. Si massaggiò le tempie cercando di sventare l’arrivo di un’emicrania. “ Se quel grosso idiota non si da una calmata e la smette di metterci in pericolo inutilmente giuro che… ”

  “ Che fatica essere la leader eh? ”

Guardò alla sua sinistra dove l’uomo più grande del gruppo le si era affiancato ridendo, montava un chocobo in solitaria come lei ma presto un piccolo pulcino cinguettante fece capolino dalla montagna di capelli afro sulla sua testa. In effetti, nemmeno lui era totalmente solo.

Sospirò. “ Non ho mai chiesto di esserlo. ”

  “ Brr soldatessa, come sei fredda, pensavo ti stessi scaldando un po' dopo tutto questo tempo insieme. ”

Sazh le sorrise con lo sguardo di chi la sa lunga mentre lei lo esaminava in silenzio. In lontananza le urla divertite del resto del gruppo sovrastavano quasi il suono del Longgui alle loro spalle che camminava scuotendo la pianura. “ Si faranno ammazzare se continuano a strillare in questa maniera. ” disse lei scuotendo la testa con un sospiro rassegnato.

  “ Sono ragazzi,’ mammina’, che vuoi farci. ” disse Sazh senza pensare troppo alle conseguenze delle sue parole mentre il pulcino svolazzava attorno a lui per depositarsi sulla sua spalla. “ Lasciali divertirsi finché possono, dobbiamo approfittare di ogni momento lo sai. ”

  “ Non chiamarmi mai più così,vecchio’. ” fu categorica mentre inorridiva al pensiero di un nuovo soprannome con cui Snow potesse prenderla in giro. Quelli che le attribuiva Fang erano più che sufficienti.

L’uomo rise forte guardando la sua espressione e sorpreso dal fatto che stesse scherzando con lui. Trovava che in realtà si fosse parecchio ammorbidita in quelle settimane passate insieme e non poté che provare sollievo, lui più di tutti ricordava fin troppo bene com’era starle vicino i primi giorni. Una giovane donna parecchio incazzata con il mondo intero che si teneva a debita distanza fino a che non esplodeva come una furia. Era ancora così in realtà, ma in qualche modo stava imparando a fidarsi e a contare su di loro. A modo suo, ovviamente.

  “ Sono sollevato di vederti così, preoccupata e divertita allo stesso tempo. Sai, trovo che ti si addica molto il ruolo di mamma chioccia del gruppo in realtà. ” la guardò con un sorriso dolce, lo stesso sorriso paterno che aveva rivolto ad ognuno di loro nel corso di quelle settimane. Erano tutti così giovani in fondo. “ Per quanto so che non lo ammetterai mai, mi sembra che tu abbia alleggerito un po' il carico dal tuo cuore, eh? ”

Lightning continuò a guardare il gruppo in lontananza, in qualche modo Fang era riuscita a raggiungere i due compagni e a bloccare il grosso volatile. Erano tutti e quattro fermi lì a ridere divertiti della folle corsa in cui si erano appena cimentati mentre aspettavano che loro due li raggiungessero. Provò una stretta al cuore mentre ripensava alle parole del suo compagno di viaggio. Nonostante fossero allo scadere del tempo, nonostante la minaccia che li inseguiva e la morte sempre ad un passo dal raggiungerli, nonostante il pericolo e le scarse possibilità di farcela era vero. Si sentiva un po' più leggera ad averli al suo fianco.

Si voltò a guardare Sazh mentre arrossiva leggermente notando il sorriso di chi la sa lunga e gli occhi fissi su di lei. Non rispose e tirò le piume del suo chocobo per aumentare la velocità distaccandosi da lui di un bel tratto dirigendosi verso il resto del gruppo. Su una cosa il vecchio aveva ragione, il suo fardello si era notevolmente alleggerito ma non c’era affatto bisogno che lo sapessero. Avrebbe combattuto con loro e, in qualche modo ne era convinta, ce l’avrebbero fatta.

 

*.*.*.*.*

 

 

  C’era un bel sole caldo quella domenica, l’aria fresca di un inverno ormai agli inizi e il cielo limpido macchiato solo da qualche nuvola innocua verso est. La giornata adatta per una gita all’acquario della città pensava Claire allontanandosi di qualche metro da sua sorella per osservare una vasca piena di meduse di svariate dimensioni. Lei e Serah erano state lì solo una volta da bambine e siccome il posto era stato rinnovato da poco, creando così l’ennesimo punto d’interesse per i turisti, sua sorella aveva insistito per tornare a visitarlo. Peccato che assieme a loro si fosse unito anche lo stupido gigante il quale era rimasto appiccicato a Serah sin dal momento del loro ingresso. Non era un grosso problema, in fondo Claire ci era abituata ormai, ma se avesse saputo che quella giornata si sarebbe trasformata in un appuntamento camuffato a cui lei doveva restare per non destare sospetti si sarebbe finta malata fin dal mattino. Non le andava proprio giù la questione del mentire al padre ancora a lungo, era ora che sua sorella e Snow si dessero una mossa.

Sospirò mentre appoggiava la mano al vetro freddo, sotto il suo movimento una delle creature si mosse agitando il suo corpo impalpabile verso di lei, sembrava una ballerina che piroetta su di un immenso palcoscenico subacqueo. Spostò la sua attenzione su un’altra vasca poco più avanti piena di pesci dall’aria insolita, uno in particolare, giallo e con le pinne molto affusolate che ricordavano quasi delle piume, attirò la sua attenzione. Se ne stava in disparte a nuotare tranquillo lontano da tutti gli altri e le ricordava vagamente uno di quei volatili giganti che abitavano il loro mondo precedente.

Aveva fatto un altro di quei sogni quella notte, ma aveva preferito non dire nulla a sua sorella per non crearle aspettative inutili. Dopotutto non poteva essere certa di quando l’incontro sarebbe avvenuto.

Perciò quando alzò lo sguardo e incrociò gli occhi scuri di Sazh dall’altra parte del vetro non fu minimamente sorpresa, non quanto lui per lo meno. Vide la scintilla attraversare la sua espressione per un frammento di secondo trasformandola poi in un grande sorriso affettuoso. Lei inclinò la testa per salutarlo ed un piccolo sorriso si formò anche sulle sue labbra. Era esattamente come lo ricordava, forse solo un po' più giovane, proprio come lei dopotutto.

Lui la raggiunse facendo il giro della vasca piena di pesci e, dopo qualche istante d’imbarazzante silenzio e qualche pacca sulle spalle ad imitare un abbraccio, si sedettero su una panchetta poco distante parlando del più e del meno. Come stava? Cosa faceva lì? Era solo? Per un istante Claire temette per il peggio ma l’espressione dell’uomo era serena, più di quanto avesse mai visto.

  “ L’ho riavuta, mia moglie intendo. ” le disse, l’amore nello sguardo scuro. “ E’ proprio laggiù, guarda. ”

Sazh indicò una vasca un po' distante da loro appositamente aperta per consentire ai visitatori di accarezzare le Raja Clavata. Una donna alta e con la pelle scura teneva fra le braccia un bambino piccolo mentre lo aiutava ad allungarsi per poter toccare i pesci con la sua manina paffuta.

Claire non riuscì a trattenere un sorriso. “ Quello è Dajh? ”

Sazh annuì, la voce leggermente tremante per l’emozione. “ Ha appena due anni, un po' più piccolo di come ricordavi, ma è lui. Il mio bambino. ”

La ragazza si voltò a guardarlo mentre inaspettatamente l’uomo la stringeva velocemente in un abbraccio affettuoso. “ Grazie, per tutto quello che hai fatto per me. Se sono qui adesso lo devo a te Lightning. Non potrò mai sdebitarmi a sufficienza. ”

  “ Nessun problema, sono contenta di sapere che sei felice ora.” gli disse mentre si separavano notando gli occhi scuri velati dalle lacrime. “ E comunque, sono Claire adesso. ” L’uomo la fissò sorpreso per poi sorridere di nuovo asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Sì, trovava che quel nome dolce le si adattasse molto di più, sembrava ancora più calma e tranquilla di come ricordasse, serena avrebbe potuto dire.

Se non fosse stato per quel leggero turbamento nascosto nei suoi occhi di ghiaccio. Sazh notò che c’era qualcosa in lei, qualcosa che però non gli avrebbe rivelato. In fondo, non era cambiata poi molto. Sembra non sia ancora finita per lei.

  “ Sazh… ” l’improvvisa voce della ragazza lo allontanò dai suoi pensieri, le fece un cenno per permetterle di proseguire. “… circa un paio di anni fa, per caso sei venuto qui? ” non lo stava guardando direttamente negli occhi e aveva mantenuto la parola appena sussurrata, quasi temesse la risposta.

L’uomo rifletté portandosi una mano al mento. “ Siamo venuti per visitare l’acquario ma no, non ero mai stato in questa città prima di oggi. Inoltre un paio di anni fa Dajh era appena nato, non avevo il tempo per fare il turista. ”

Claire annuì, si sentiva da un lato sollevata che non fosse stato lui il portatore di tali sentimenti di solitudine e tristezza, aveva già sofferto troppo in passato. Ma, un’altra parte di lei, soffocò un grido frustrato poiché, anche se lo sapeva prima ancora che l’uomo rispondesse, ancora una volta la strada davanti a lei era sbarrata e avvolta dalla nebbia.

  “ Perché me lo chiedi? ”

La ragazza sospirò forte scuotendo la testa e cercando di tirar fuori un mezzo sorriso rassicurante. “ Oh, niente d’importante. Lascia perdere. ”

Ovviamente era qualcosa di molto importante, Sazh lo sapeva, poteva intuirlo dall’espressione tirata sul suo viso delicato e lo sentiva nella sua voce bassa ma appena sospirata. Ma lasciò cadere la questione, si erano appena ritrovati e non poteva certo mettersi a farle paternali adesso, anche se appariva giovane dentro Claire aveva il doppio, il triplo se non di più dei suoi anni visto il suo tempo trascorso nel Valhalla. “ E dimmi un po'… ” le disse invece cercando di cambiare argomento. “… sei sola, oppure c’è qualcun altro? ”

Lei sorrise grata che lui avesse capito, era sempre stato molto empatico dopotutto. Si voltò e fece un cenno con la testa in direzione di Snow e Serah che non sembravano minimamente essersi accorti del loro ricongiungimento. “ Non dirmi che non hai notato quel gigantesco scemo che sta facendo fotografie a dei pinguini strillando come il grosso idiota che è da almeno un’ora? ”

Sazh seguì lo sguardo di lei verso la coppia e la ragazza poté vedere immediatamente la scintilla attraversare il suo sguardo e rievocare i ricordi. L’uomo trattenne le nuove lacrime ma fu felice di sapere che era assieme a sua sorella e che anche Snow fosse lì. Rise, mascherando l’imbarazzo, al suo commento sul ragazzone che sembrava dato con il solito tono distaccato ma avvertì anche della dolcezza. Dopotutto sapeva che aveva finito per volergli bene anche lei, in un modo tutto suo di dimostrarlo.

  “ C’è anche Noel in città, a dire il vero lui è stato il primo che io e Serah abbiamo incontrato. I ragazzi del NORA e, nemmeno un anno fa, anche Fang e Vanille si sono riunite al gruppo. ”

L’uomo si voltò sorridente al sentire i nomi dei suoi vecchi amici mentre i ricordi piano piano gli riaffioravano alla mente. Una lacrima sfuggì al suo controllo, forse era la vecchiaia a renderlo così emotivamente instabile. Claire, dopo avergli lasciato un momento per assorbire le informazioni e dopo aver controllato con un’occhiata Dajh e la donna di cui ignorava ancora il nome, si alzò, lo afferrò per un braccio e lo condusse verso i due fidanzatini.

Era tempo che il papà del gruppo tornasse finalmente fra loro.

 

..::~*.*.*~::..

 

 

  Lei ti tormenta ancora.

Anche se sai che era solo un’illusione creata appositamente per te, che non era reale, riesce a farti soffrire ancora adesso. La vedi nei tuoi sogni, la vedi nei tuoi incubi, la vedi anche quando ti aggiri solo per l’edificio dove ti stai preparando per il tuo futuro. Che ironia, tu non hai alcun futuro lo sai benissimo ma ti illudi di averne uno perché sei debole. Non puoi lasciar andare la tua facciata di uomo buono e caritatevole che pensa solo al bene delle altre persone. Non puoi mostrare quanto tu sia abominevole in realtà.

Tu che ti sei lasciato sedurre da un’illusione.

Se lei lo sapesse ne sarebbe disgustata o lusingata? Come si sentirebbe a sapere che, nonostante tutto, la sogni ancora in quel modo?

La realtà è che tu sei felice che lei non sia con te perché, altrimenti, vedrebbe quanto tu sia miserabile, perché con lei la tua maschera cadrebbe immediatamente. Riuscirebbe a vederti dentro, a carpire il marciume che giace dentro la tua anima completamente soggiogata. Per questo ti lasci tormentare dall’illusione ancora adesso. Perché questa falsa lei non ti giudica, non ti odia, non gli fa ribrezzo il solo vederti.

Lei ti ama, anche se il suo è un amore irreale. Ma è comunque più di tutto quello che potresti mai ottenere e non c’è nulla che desideri di più che lei. La vuoi.

Sottomettiti a me.

Dita fredde si avvolgono fra i tuoi capelli, ti spingono sull’orlo della follia di nuovo, ancora e ancora. Non puoi farne a meno perché la realtà è che sei debole. Provi vergogna per te stesso, per come ti sei ridotto per colpa di un’illusione, un’ossessione. E’ come se non potessi respingerla, ci provi con tutto te stesso ad ignorarla, a voltarti altrove ma alla fine riesce sempre a raggiungerti.

Sottomettiti a me.

La sua voce ti ipnotizza, sussurra tutto ciò che hai sempre voluto che ti dicesse, ti implora persuasiva di farla tua. Accarezza la tua anima con gemiti sottili. Ti seduce, ti inganna, manipola la tua mente troppo fragile e tu continui a ripeterti che non è lei, non può essere lei, eppure non puoi resistere.

Sottomettiti a me.

Il suo bacio è freddo, distante, le sue labbra sono troppo morbide, troppo perfette. I suoi occhi trapassano la tua anima, ti spingono alla follia e non riesci più a distinguere la realtà dalla fantasia. Essere con lei è una droga di cui non puoi fare a meno, una fame che non riesci a soddisfare, ne vuoi sempre di più, non pensi ad altro che lei. E quando finalmente ti svegli tremante dall’ennesimo incubo che lacera la tua mente non puoi fare altro che rannicchiarti e piangere.

Sei mio.





 

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Note:  Con un po' ( parecchio ) ritardo ecco un nuovo capitolo. Sazh è un personaggio che non puoi non amare. E' un papà dall'inizio alla fine, per tutti, anche per il giocatore. Spero di averlo reso bene, il difficile di questa storia è stato uscire dalla mia confort zone e scrivere anche di tutti gli altri pg che avevo sempre lasciato in disparte. Perciò, niente, fatemi sapere se ha funzionato. Ci stiamo avvicinando al finale, -2!!!
SelhinF

   
 
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