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Autore: eddiefrancesco    23/03/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«State bene, signore?» Presa com'era da quei pensieri, Hero si era dimenticata del ragazzino, che la stava osservando con preoccupazione. «Sì» rispose, quindi gli consegnò la moneta promessagli. «Avete ancora bisogno di me?» Hero alzò lo sguardo. Il giorno stava declinando e di colpo le venne fretta. «Sì. Mi serve una carrozza.» Mentre osservava il giovane strillone che si allontanava di corsa, si rese conto che non avrebbe avuto il tempo di tornare alla locanda. Tanto meglio così, ragiono', perché aveva il sospetto che Kit non avrebbe approvato il suo piano. Non era degno di un gentiluomo. Certo, Kit non poteva capire cosa significasse per lei quella opportunità. Non era mai stato disperato e, anche quando aveva rischiato di perdere il suo patrimonio, aveva comunque avuto altre possibilità. Sarebbe potuto entrare nell'esercito, avrebbe potuto avviare un'attività commerciale, farsi aiutare da un amico o un parente. Tutte alternative a lei precluse. Ciononostante non voleva perdere la stima di Kit né che lui la vedesse per come era... per come Raven l'aveva plasmata. In un istante prese una decisione: avrebbe messo in atto il suo piano da sola, nonostante il pensiero le faceva salire il cuore in gola. Raven era stato onnipresente nella sua vita, un'ombra cupa e sofferente, eppure la consapevolezza di non avere nessuno al proprio fianco - chaperon, lacchè o compagno di viaggio che fosse - era più un'angoscia che un sollievo. Se fosse stata saggia, avrebbe mandato un messaggio a Mr. Laytham, tuttavia Hero non poteva rischiare che il suo piano venisse scoperto. Non poteva neppure sprecare tempo prendendo un appuntamento con il libraio. Se l'uomo che aveva visto da William Strong's l'aveva riconosciuta e aveva informato Raven della sua presenza a Londra, ben presto i suoi uomini avrebbero cominciato a darle la caccia. Hero esitò, lo stomaco stretto per l'apprensione, ma la posta in gioco era troppo alta perché lei potesse permettersi di soccombere alle proprie paura. Quando la carrozza accosto' al marciapiede, Hero si raddrizzo' in tutta la sua statura e diede al cocchiere l'indirizzo di Thomas Laytham, libraio in Londra. Mr. Laytham non aveva l'abitudine di servire i clienti dietro il banco del suo negozio, quindi Hero dovette per prima cosa parlare con un commesso. Gli abiti che indossava non erano eleganti come quelli dei ricchi acquirenti che venivano ricevuti da Laytham in persona e lei fu costretta a raccontare al commesso che si trattava di una faccenda importantissima e della massima urgenza, relativa a una delle edizioni centenarie per le quali il titolare della libreria aveva una particolare predilezione. La tattica funzionò. Hero venne subito ammessa nell'ufficio dove il titolare della libreria trattava i propri affari. Mr. Laytham era un uomo piuttosto anziano, con il ventre prominente e una folta chioma candida. Nel complesso, aveva l'aria dello studioso. Davanti al suo atteggiamento solenne, Hero sentì svanire parte della sua determinazione che l'aveva sostenuta fin lì e dovette fare un respiro profondo. «Quale sarebbe questa faccenda così importante, di grazia, Mr...?» Lo sbalordimento di Laytham nel trovarsi davanti un ragazzo era evidente. «Sid Marchant» fu la risposta automatica di Hero. «Vi ringrazio per avermi ricevuto subito, signore.» Sotto tutti gli aspetti, Mr. Laytham corrispondeva esattamente a ciò che sosteneva di essere, un gentiluomo, un collezionista e un procacciatore di libri rari, eppure Hero non riusciva a dimenticare che i giudizi di Raven riguardo alle persone di rado erano inesatti. E nonostante Mr. Laytham la stesse scrutando con un'aria altezzosa e di blanda irritazione, lei ebbe l'impressione di scorgere delle goccioline di sudore sulla sua fronte. Ebbene, aveva a disposizione un solo modo per giocare le proprie carte. «A dire il vero, sono venuto a chiedervi un favore» esordì Hero in tono che si augurava sufficientemente professionale. «Sto cercando un libro di Ambrose Mallory.» Laytham la guardò, sorpreso. «Non è forse quello che mezza Londra sta facendo?» Lei sorrise e si chino' in avanti, i gomiti appoggiati sulla scrivania del libraio, le punta delle dita che si toccavano. «Sì, ma a me basta una imitazione del Mallory.» L'uomo aveva avuto un rapido sussulto? Hero fece in tempo a cogliere un lampo nei suoi occhi, prima che le sopracciglia candide si inarcassero, e pensò con gratitudine alla lunga esperienza che anche in quel momento le consentì di mantenersi impassibile. «Non capisco» replicò Mr. Laytham. «Si tratta di uno scherzo.» Hero si appoggiò allo schienale della sedia imbottita. «Il libro non sarà venduto, ovvio, ma deve apparire abbastanza credibile da superare un esame superficiale.» Le sopracciglia di Laytham rischiarono di staccarsi dalla faccia, divenuta di un intenso color ruggine. «Mi state chiedendo... di procurarvi un falso? Un imbroglio, in definitiva.» Lei annuì. «Non dovrebbe essere difficile.» Anzi, se avesse avuto accesso a una libreria antiquaria avrebbe potuto preparare il facsimile con le proprie mani. Sarebbe stato necessario l'intervento di un tipografo solo per la copertina e il frontespizio. A parte qualche druido morto da chissà quanto tempo, chi era a conoscenza del contenuto del libro? «Dato che non esistono fonti attendibili circa gli argomenti trattati nel testo di Mallory, qualunque vecchio libro di occultismo andrà bene.» Ora Laytham era rosso come una barbabietola. «E perché diamine dovrei prestarmi a uno scherzo tanto oltraggioso?» Hero non ebbe il benché minimo tentennamento. «Credo che il motivo lo conosciate bene.» Il libraio sostenne il suo sguardo per un lungo istante prima di distogliere gli occhi. «Se avete scelto Laytham's perché siamo famosi per procurare i libri più rari e soddisfare le richieste dei clienti più esigenti, sono d'accordo con voi. Ma ciò che mi chiedete non rientra nel nostro campo, mi dispiace.» Sotto lo sguardo impassibile di Hero, l'uomo giocherello' per un po' con l'orologio da taschino, dopodiché grugni' come se giunto a una decisione. «Ecco... Se mi assicurate che la riproduzione sarà usata soltanto come scherzo, posso incaricare uno dei miei contatti di prepararvi qualcosa.» Fece una pausa e la guardò dritto negli occhi. «Naturalmente, per questo servizio non pretendero' alcun compenso e voi dovrete assicurarmi che neanche un penny passerà di mano.» «Naturalmente» replicò Hero, pur non avendo previsto quella presa di posizione. Aveva già deciso di usare una parte del denaro ricevuto da Raven per ingannarlo, e non le era certo sfuggita l'ironia della situazione. Evidentemente, Laytham si preoccupava del vero committente del lavoro, e non erano né Raven né altri collezionisti a tenerlo in ansia. Qualche personaggio potente o un ricco acquirente avrebbero benissimo potuto organizzare la messinscena del falso per incastrarlo. «Il volume mi serve prestissimo» puntualizzo' Hero. Laytham ebbe un sussulto, tuttavia fece un cenno di assenso. «A quale indirizzo devo farlo consegnare?» «Verrò a ritirarlo io stesso» tagliò corto Hero, che non si azzardava a fornirgli neppure il nome della locanda. «Domani.» «Ma... Ma è impossibile» balbetto' Mr. Laytham. «Potrebbero volerci settimane, perfino mesi, per trovare un testo adatto.» Io non ho né settimane né mesi, forse neanche giorni, avrebbe voluto gridare lei. Invece mantenne un'espressione distaccata per non tradire il panico. «Dopodomani, allora.» «Non ci sarà neppure il tempo di far asciugare l'inchiostro!» «Andrà bene anche sbavato» replicò Hero con indifferenza. «Neppure voi desiderate condurre trattative lunghe ed estenuanti per una faccenda come questa, ne sono sicuro.» Il libraio rimase a bocca aperta e scosse la testa. Dopodiché si alzò e la accompagnò alla porta senza tanti riguardi, ansioso di liberarsi della sua presenza. Uscita dal negozio, Hero scoprì che le ginocchia le tremavano e dovette appoggiarsi a uno steccato per non cadere. Aveva iniziato un gioco pericoloso, che avrebbe potuto costarle molto caro; con un brivido, pensò alla reazione di Raven se l'avesse smascherata. Lo sgomento minacciava di sopraffarla, ma lei reagì, dicendosi che avrebbe usato la copia di Laytham solo se fosse stato assolutamente necessario. Nel frattempo, avrebbe continuato le ricerche della collezione di Featherstone. Così, riepilogo' mentalmente tutte le tappe che avevano condotto al punto dove si trovava ora, riflettendo su ogni singola tessera del mosaico che poteva esserle sfuggita. Purtroppo non trovò risposte, solo un dettaglio alquanto inspiegabile: come mai Raven possedeva un frammento di lettera dove era citato il Mallory, ma non il libro stesso? Forse solo Raven possedeva la chiave di quel mistero, eppure... Doveva esserci qualcun altro che avrebbe potuto aiutarla. Colma di nuove energie, Hero si raddrizzo' si allontanò dallo steccato e andò a cercare una carrozza. Ormai era buio e lei non aveva intenzione di camminare per le strade di Londra da sola, sebbene fosse travestita. Oltre ai vari uomini che le avevano dato la caccia da quando era partita da Oakfield, intendeva sfuggire a coloro che potevano averla seguita fuori dalla libreria Laytham's. Non era così sciocca da assaporare il trionfo riportato sul libraio. L'abitudine alla prudenza le diceva che, nonostante l'apparente facilità con cui avevano concluso l'accordo, lei poteva essersi fatta un nuovo nemico molto potente... da aggiungere agli altri che già le stavano alle costole. Kit misurava la stanza a grandi passi. Avanti e indietro, avanti e indietro. Quell'atteggiamento sarebbe stato più adatto a Barto, mentre lui in circostanze normali l'avrebbe osservato di sottecchi, comodamente disteso in poltrona, senza una sola preoccupazione che lo turbasse. Ora invece capiva il bisogno di movimento, l'urgenza di fare qualcosa per alleviare il tormento che lo schiacciava come una pressa d'acciaio: Aveva paura per Hero. Con il senno di poi, Kit rimpianse di essersi allontanato da St. James's invece di setacciare il quartiere alla ricerca della giovane. Aveva ritenuto che il velocipede abbandonato costituisse la prova della sua fuga, invece chiunque avrebbe potuto prenderlo e appoggiarlo contro quella casa perché il proprietario andasse a riprenderselo... Persino i due uomini che li avevano inseguiti fuori dal Three Aces. Bastò il pensiero che Hero fosse finita nelle mani dei due loschi individui e che il suo travestimento fosse stato scoperto a fargli gelare il sangue nelle vene. Magari quella gente cercava solo dei soldi, nient'altro, eppure le cose avrebbero potuto facilmente prendere una brutta piega. Ed ecco che lui si ritrovava nella stessa situazione vissuta a Oakfield: impotente e inutili. Imprecando tra i denti, Kit sferro' un pugno alla parete vicina. Udì un colpo e si guardò la mano, come se ne fosse la causa. Poi si diresse verso la porta. Doveva essere una cameriera venuta ad accendere il fuoco. Quando aprì la vecchia porta di legno e si trovò davanti Hero, di impulso Kit la prese tra le braccia e la strinse a sé con forza tale da farle scricchiolare le ossa. L'avrebbe addirittura baciata, se non fosse stato per un colpo di tosse proveniente dal corridoio. Una rapida occhiata gli rivelò la presenza di un uomo massiccio, con dei baffi davvero eccezionali, che li stava osservando con disapprovazione. «Quanto tempo è passato, fratello!» esclamò Kit a suo beneficio, prima di trascinare Hero nella stanza. Finalmente poteva baciarla. Sbatte' la porta, spinse Hero contro la superficie di legno lucido e si impadroni' della sua bocca per la prima volta dopo i brevi istanti condivisi nella biblioteca di Cheswick. Stavolta però non fu un'esplorazione incerta, bensì un'ardente dichiarazione di possesso, resa ancora più intensa dal sollievo per il suo ritorno. Hero era lì, sana e salva.
   
 
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