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Autore: Reginafenice    24/03/2022    1 recensioni
[The Marvelous Mrs. Maisel]
Lenny telefona a Midge dopo aver trascorso, suo malgrado, la notte nel suo agiato appartamento nell'Upper West Side.
(Dopo gli episodi del sesto episodio della quarta stagione).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Ascolta, io lo so che… Tieni.» Disse Lenny mentre porgeva a Midge una banconota per ringraziarla di avergli fatto passare la notte nel suo appartamento. Anche se era accaduto non per sua scelta.

Midge lo guardò basita, «Cosa pensi che sia successo esattamente questa notte?»

Quella domanda rimbombava ancora nella sua testa, quando Lenny tornò a casa e si gettò sul suo letto. Certo, appoggiarsi su un morbido cuscino non sarebbe stato d’aiuto a dimenticare il modo in cui si era comportato con Midge. Non riusciva, però, a impedirsi di rimuginare sulla surreale catena di eventi che lo aveva visto protagonista quella mattina nell’Upper West Side e che aveva determinato la sua fuga da quella che era, a tutti gli effetti, una preziosa dimostrazione di affetto.

Desiderava con tutto se stesso scrollarsi di dosso la vulnerabilità che lo aveva assalito una volta resosi conto di non aver auto alcun potere sulla situazione. Era stata una serata piuttosto difficile, che aveva trascorso nell’apparente conforto di un’innumerevole quantità di consumazioni alcoliche.

Cosa avrebbe pensato Midge di lui? Con quale patetismo lo avrebbe giudicato, adesso che l’eroe aveva preso il fascino del suo potere, finendo smascherato e disarmato proprio di fronte alla sua pupilla? Probabilmente qualcuno avrebbe trovato comico quel dramma borghese, fatto di canzoncine inquietanti, di bambini erranti e di colazioni esageratamente stucchevoli, ma per Lenny ogni cosa sembrava aver assunto le dimensioni di un incubo terribilmente rumoroso e colorato. Ogni cosa, tranne Midge.

Le parti del copione si erano invertite, e ora era toccato a lei intervenire nel momento del bisogno, tentando di proteggerlo da quello che – con uno sguardo molto più acuto del suo – era riuscita a riconoscere come un pericolo per il suo benessere. Analizzare i fatti sarebbe stato molto più proficuo se Lenny non lo avesse fatto nei termini di un ragionamento emotivo tanto invischiante. 

Diverse ore dopo, quando Midge aveva ormai messo a letto i bambini da tempo, nel quieto appartamento della 113 strada di Riverside Avenue, risuonò lo squillo del telefono.

«Ehi, Upper West Side…» Il suo tono era malinconico.

Midge riconobbe immediatamente la voce di Lenny e si paralizzò per qualche istante, indecisa se lasciargli percepire la sua freddezza, «Come cavolo hai fatto a trovarmi?»

Lenny sorrise tra sé e sé, «Deve essere stato il tuo amico mago. È davvero in gamba! L’ho conosciuto quando sono andato all’ufficio di Susie. Anche lei ha deciso di fare sul serio, eh?»

«Tu sei riuscito a trovare il nuovo ufficio di Susie?» Nonostante fosse decisamente arrabbiata con lui, una piccola parte di lei non poté fare a meno di sorridere mentre formulava la domanda.

«Ho parecchie conoscenze nel settore, sai. Sono molto famoso e importante…»

«Certo, Mr. Bruce. Perdoni la mia stupidità. Credevo non avesse affatto gradito il trattamento riservatole questa mattina, o sbaglio?»

«So di essere fortunato a non aver ricevuto il telefono sbattuto in faccia, Midge. È già una grande vittoria per me.»

«Allora per quale motivo mi hai chiamata?»

Lenny sospirò nella cornetta, «Perché, non ci sei ancora arrivata?»

«Ci resterei male se scoprissi che l’hai fatto solo per riavere indietro la cravatta. Quindi, ti prego: non illudermi.»

«Stamattina sono stato un vero…»

«Stronzo?»

«Già. Ieri notte, invece, ero…»

«Ubriaco marcio tanto da dimenticarti come hai fatto a finire nel letto di mio figlio? Beh, sì Lenny, lo eri. E, come ho avuto modo di spiegarti, ti ci ho messo io in quel letto. Con l’aiuto di mia madre, ovviamente.»

«Non ho proprio collaborato, eh?»

«Diciamo che un bambino di cinque anni sarebbe stato molto più collaborativo.»

Lenny annuì, appoggiando la schiena alla parete della stanza, come a cercare una forma di sostegno non soltanto morale, «La vita, a volte, non è facile. Soprattutto per uno come me.»

Midge sentì stringersi il cuore, «E’ per questo che ti ho portato via dal marciapiede. Volevo che passassi la notte al sicuro. Forse te lo sei dimenticato, ma se c’è qualcuno che può capirti più di ogni altro quella sono io.»

«Mi capisci? No, Midge. Tu non puoi capire. E, forse, è meglio così.»

«Sei l’unica persona nella mia vita che sa cosa vuol dire avere quello che entrambi abbiamo dentro. Susie è la migliore manager del mondo, oltre che una straordinaria amica, ma solo tu mi puoi capire fino in fondo. Sai come sostenermi nel momento del trionfo come in quello del declino. Se solo mi permettessi di fare altrettanto per te…»

«Lo hai già fatto, quella sera al bar prima dello show di Steve Allen. Non voglio che tu lo faccia di nuovo.»

«Perché?»

«Dio santo, Midge! Perché da quel momento ho iniziato seriamente a sperare che…» Lenny sentì gli occhi appannarsi di lacrime. Preferì interrompere il discorso.

«Sono l’unica comica in grado di far piangere Lenny Bruce, ma non dalle risate. Dovrei cambiare mestiere forse?»

«Non sto piangendo.»

«Non perderti, Lenny. Dico sul serio.»

Lenny si raddrizzò e decise di cambiare argomento, «Comunque, credo che tuo figlio mi abbia rotto il naso, arrampicandosi su di me. Cosa gli dai da mangiare a colazione, l’acciaio per caso?»

«Avevamo finito il latte.»

«Mia figlia, invece, ama i biscotti. Puoi crederci? Penso di non sbagliare a supporre che li vendano anche nei quartieri alti.»

Aveva menzionato di nuovo sua figlia. Era stata proprio quell’omissione a ferirla di più durante il loro alterco della mattina. Non le aveva mai parlato del suo ruolo da genitore, pur sapendo che uno dei suoi figli aveva suppergiù la stessa età.

Rimasero in silenzio. Poi, Midge riaffrontò la questione, «Durante la tua fuga hai dimenticato anche il cappotto. Non credo ti importasse, però. Immagino che saresti uscito dal mio appartamento anche nudo pur di allontanarti il prima possibile da Zelda.»

«Beh, allora grazie per non avermi spogliato del tutto. Almeno da quel punto di vista, la mia dignità è ancora integra!»

«Per la cronaca, ho l’impressione che mia madre lo avrebbe gradito. L’ho vista arrossire diverse volte mentre ti guardava. Siamo stati mio padre ed io ad insistere affinché tenessi i pantaloni.»

«Che sant’uomo che è tuo padre! Se non fosse ebreo sosterrei la causa della sua beatificazione.»

Midge scosse il capo, ridendo silenziosamente, «Non sei impegnato? Non hai qualche attività da fare?»

«Ho capito, sei ancora arrabbiata. Vuoi che ti lasci in pace?»

«Non ho detto questo.»

Lenny fece un tiro di sigaretta, poi alzò un sopracciglio, «Lo sai che era davvero una bella cravatta? Come farò a vivere senza!»

«Non ne ho idea, però potresti accettare il mio ricatto: la cravatta per un paio dei tuoi biscotti.»

«Pensi che sarebbe bizzarro effettuare lo scambio al Wolford

«Uno strip club è il luogo perfetto per questo tipo di affari. Ti aspetto nel backstage uno di questi giorni.»

«Per allora mi avrai perdonato?» Non c’era traccia di sarcasmo adesso. La sua sincerità stava tutta nel bisogno di ascoltare un sì come risposta.

«La prossima volta potresti rimanere per il caffè. Magari, in circostanze diverse…»

«Leggo tra le righe un invito imperdibile.»

Midge sorrise e riattaccò, lasciandolo a contare i minuti dal loro prossimo incontro.

   
 
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