«Ascolta,
io lo so che…
Tieni.» Disse Lenny mentre porgeva a Midge una banconota per
ringraziarla di
avergli fatto passare la notte nel suo appartamento. Anche se era
accaduto non
per sua scelta.
Midge
lo guardò basita, «Cosa
pensi che sia successo esattamente questa notte?»
Quella
domanda rimbombava
ancora nella sua testa, quando Lenny tornò a casa e si
gettò sul suo letto. Certo,
appoggiarsi su un morbido cuscino non sarebbe stato d’aiuto a
dimenticare il
modo in cui si era comportato con Midge. Non riusciva, però,
a impedirsi di
rimuginare sulla surreale catena di eventi che lo aveva visto
protagonista
quella mattina nell’Upper West Side e che
aveva determinato la sua fuga
da quella che era, a tutti gli effetti, una preziosa dimostrazione di
affetto.
Desiderava
con tutto se
stesso scrollarsi di dosso la vulnerabilità che lo aveva
assalito una volta
resosi conto di non aver auto alcun potere sulla situazione. Era stata
una
serata piuttosto difficile, che aveva trascorso
nell’apparente conforto di
un’innumerevole quantità di consumazioni
alcoliche.
Cosa
avrebbe pensato
Midge di lui? Con quale patetismo lo avrebbe giudicato, adesso che
l’eroe aveva
preso il fascino del suo potere, finendo smascherato e disarmato
proprio di
fronte alla sua pupilla? Probabilmente qualcuno avrebbe trovato comico
quel
dramma borghese, fatto di canzoncine inquietanti, di bambini erranti e
di
colazioni esageratamente stucchevoli, ma per Lenny ogni cosa sembrava
aver
assunto le dimensioni di un incubo terribilmente rumoroso e colorato.
Ogni
cosa, tranne Midge.
Le
parti del copione si
erano invertite, e ora era toccato a lei intervenire nel momento del
bisogno, tentando
di proteggerlo da quello che – con uno sguardo molto
più acuto del suo – era
riuscita a riconoscere come un pericolo per il suo benessere.
Analizzare i
fatti sarebbe stato molto più proficuo se Lenny non lo
avesse fatto nei termini
di un ragionamento emotivo tanto invischiante.
Diverse
ore dopo, quando
Midge aveva ormai messo a letto i bambini da tempo, nel quieto
appartamento
della 113 strada di Riverside Avenue,
risuonò lo squillo del telefono.
«Ehi,
Upper West Side…»
Il suo tono era malinconico.
Midge
riconobbe
immediatamente la voce di Lenny e si paralizzò per qualche
istante, indecisa se
lasciargli percepire la sua freddezza, «Come cavolo hai fatto
a trovarmi?»
Lenny
sorrise tra sé e
sé, «Deve essere stato il tuo amico mago.
È davvero in gamba! L’ho conosciuto quando
sono andato all’ufficio di Susie. Anche lei ha deciso di fare
sul serio, eh?»
«Tu
sei riuscito a
trovare il nuovo ufficio di Susie?» Nonostante fosse
decisamente arrabbiata con
lui, una piccola parte di lei non poté fare a meno di
sorridere mentre
formulava la domanda.
«Ho
parecchie conoscenze
nel settore, sai. Sono molto famoso e importante…»
«Certo,
Mr. Bruce.
Perdoni la mia stupidità. Credevo non avesse affatto gradito
il trattamento
riservatole questa mattina, o sbaglio?»
«So
di essere fortunato a
non aver ricevuto il telefono sbattuto in faccia, Midge. È
già una grande
vittoria per me.»
«Allora
per quale motivo
mi hai chiamata?»
Lenny
sospirò nella
cornetta, «Perché, non ci sei ancora
arrivata?»
«Ci
resterei male se scoprissi
che l’hai fatto solo per riavere indietro la cravatta.
Quindi, ti prego: non
illudermi.»
«Stamattina
sono stato un
vero…»
«Stronzo?»
«Già.
Ieri notte, invece,
ero…»
«Ubriaco
marcio tanto da
dimenticarti come hai fatto a finire nel letto di mio figlio? Beh,
sì Lenny, lo
eri. E, come ho avuto modo di spiegarti, ti ci ho messo io in quel
letto. Con
l’aiuto di mia madre, ovviamente.»
«Non
ho proprio
collaborato, eh?»
«Diciamo
che un bambino
di cinque anni sarebbe stato molto più
collaborativo.»
Lenny
annuì, appoggiando
la schiena alla parete della stanza, come a cercare una forma di
sostegno non
soltanto morale, «La vita, a volte, non è facile.
Soprattutto per uno come me.»
Midge
sentì stringersi il
cuore, «E’ per questo che ti ho portato via dal
marciapiede. Volevo che
passassi la notte al sicuro. Forse te lo sei dimenticato, ma se
c’è qualcuno
che può capirti più di ogni altro quella sono
io.»
«Mi
capisci? No, Midge. Tu
non puoi capire. E, forse, è meglio
così.»
«Sei
l’unica persona
nella mia vita che sa cosa vuol dire avere quello che entrambi abbiamo
dentro.
Susie è la migliore manager del mondo, oltre che una
straordinaria amica, ma
solo tu mi puoi capire fino in fondo. Sai come sostenermi nel momento
del
trionfo come in quello del declino. Se solo mi permettessi di fare
altrettanto
per te…»
«Lo
hai già fatto, quella
sera al bar prima dello show di Steve Allen. Non voglio che tu lo
faccia di nuovo.»
«Perché?»
«Dio
santo, Midge! Perché
da quel momento ho iniziato seriamente a sperare
che…» Lenny sentì gli occhi
appannarsi di lacrime. Preferì interrompere il discorso.
«Sono
l’unica comica in
grado di far piangere Lenny Bruce, ma non dalle risate. Dovrei cambiare
mestiere forse?»
«Non
sto piangendo.»
«Non
perderti, Lenny.
Dico sul serio.»
Lenny
si raddrizzò e decise
di cambiare argomento, «Comunque, credo che tuo figlio mi
abbia rotto il naso,
arrampicandosi su di me. Cosa gli dai da mangiare a colazione,
l’acciaio per
caso?»
«Avevamo
finito il latte.»
«Mia
figlia, invece, ama
i biscotti. Puoi crederci? Penso di non sbagliare a supporre che li
vendano
anche nei quartieri alti.»
Aveva
menzionato di nuovo
sua figlia. Era stata proprio quell’omissione a ferirla di
più durante il loro
alterco della mattina. Non le aveva mai parlato del suo ruolo da
genitore, pur
sapendo che uno dei suoi figli aveva suppergiù la stessa
età.
Rimasero
in silenzio. Poi,
Midge riaffrontò la questione, «Durante la tua
fuga hai dimenticato anche il
cappotto. Non credo ti importasse, però. Immagino che
saresti uscito dal mio
appartamento anche nudo pur di allontanarti il prima possibile da
Zelda.»
«Beh,
allora grazie per
non avermi spogliato del tutto. Almeno da quel punto di vista, la mia
dignità è
ancora integra!»
«Per
la cronaca, ho l’impressione
che mia madre lo avrebbe gradito. L’ho vista arrossire
diverse volte mentre ti
guardava. Siamo stati mio padre ed io ad insistere affinché
tenessi i pantaloni.»
«Che
sant’uomo che è tuo
padre! Se non fosse ebreo sosterrei la causa della sua
beatificazione.»
Midge
scosse il capo,
ridendo silenziosamente, «Non sei impegnato? Non hai qualche
attività da fare?»
«Ho
capito, sei ancora
arrabbiata. Vuoi che ti lasci in pace?»
«Non
ho detto questo.»
Lenny
fece un tiro di
sigaretta, poi alzò un sopracciglio, «Lo sai che
era davvero una bella
cravatta? Come farò a vivere senza!»
«Non
ne ho idea, però
potresti accettare il mio ricatto: la cravatta per un paio dei tuoi
biscotti.»
«Pensi
che sarebbe
bizzarro effettuare lo scambio al Wolford?»
«Uno
strip club è il luogo
perfetto per questo tipo di affari. Ti aspetto nel backstage uno di
questi
giorni.»
«Per
allora mi avrai
perdonato?» Non c’era traccia di sarcasmo adesso.
La sua sincerità stava tutta
nel bisogno di ascoltare un sì come risposta.
«La
prossima volta potresti
rimanere per il caffè. Magari, in circostanze
diverse…»
«Leggo
tra le righe un
invito imperdibile.»
Midge
sorrise e
riattaccò, lasciandolo a contare i minuti dal loro prossimo
incontro.