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Autore: futacookies    25/03/2022    1 recensioni
{aleather}
Sierra aveva sempre ragione. Era, questo, qualcosa che Heather odiava profondamente, perché le poche volte in cui Sierra riusciva a metterla all’angolo e parlarle, finiva sempre con il tirarle fuori verità che erano estremamente scomode – e di cui avrebbe fatto volentieri a meno, grazie tante.[...]
«Forse dovrei farvi delle foto. Alejandro, ti dispiace avvicinarti, solo un pochino. No, non è necessario così vicino.», commentò poi Sierra, facendogli segno di allontanarsi da lei. Ecco, almeno qualcuno che la capiva.
«Pensa all’impennata di click se i tuoi lettori dovessero pensare ad un ritorno di fiamma.»
«Hai ragione.
Più vicino
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather, Sierra | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Such a delicate wrist

(something to hold when I lose my grip)

 

 

 

Sierra aveva sempre ragione. Era, questo, qualcosa che Heather odiava profondamente, perché le poche volte in cui Sierra riusciva a metterla all’angolo e parlarle, finiva sempre con il tirarle fuori verità che erano estremamente scomode – e di cui avrebbe fatto volentieri a meno, grazie tante.

Perciò, quando le aveva inviato un messaggio – no, lei di certo non le aveva lasciato il suo nuovo numero, quindi come diamine aveva fatto? – dicendole che avrebbe fatto meglio ad andare alla serata di gala organizzata di Chris, non poté fare a meno che reagire con stizza. L’invito, al limite del pacchiano, le era stato recapitato un paio di giorni prima ed era tragicamente finito tra le grinfie di Bruisier II. Quando gliel’aveva detto, Sierra le aveva seraficamente comunicato che gliene avrebbe procurato un altro.

Heather, però, non ci voleva andare: non aveva alcuna intenzione di rivedere pericolosi soggetti – per non dire di peggio – con cui aveva sperato di troncare per sempre ogni rapporto. Aveva una vita, lei, e non c’era alcun bisogno di metterla in pausa per tornare nel suo inferno personale. E poi c’era Alejandro, e avrebbe onestamente dato via un polmone piuttosto che ritrovarsi nella sua stessa stanza.

Le cose tra loro non avevano funzionato, se n’era fatta una ragione. Avevano vissuto il loro quarto d’ora da piccioncini e ci avevano messo una pietra sopra. Uno scoglio. Un macigno. Praticamente un meteorite. Era tutto finito, insomma, perché Alejandro era un intollerabile perfettino che non sopportava l’idea che esistesse qualcuno capace di fare qualunque cosa meglio di lui e Heather sapeva di non essere da meno. Quindi meglio così, davvero.

Soprattutto perché quell’impiastro non faceva altro che accompagnarsi a starlette televisive ogni volta che si presentava ad un evento. All’inizio aveva sofferto, poi aveva avuto modo di rinfacciargli che lo faceva soltanto nella vaga speranza di renderla gelosa e infine Heather aveva tristemente realizzato che questo trend non si arrestava nemmeno con la sua scomparsa dagli stessi circoli che Alejandro frequentava. Meglio quindi tornare al meteorite – meglio augurarsi che lo colpisse in testa, il meteorite.

Ciò non toglieva che, per tornare alla questione principale, Sierra avesse ragione. Se avesse dato nuovamente forfait, probabilmente i pettegolezzi su di lei e suoi motivi della sua assenza non sarebbero mai terminati – e, conoscendo la non brillante intelligenza del concorrente medio di un reality show, avrebbero tutti pensato che voleva evitare Alejandro, piuttosto che loro. Il che non era totalmente sbagliato, ma piuttosto che ammetterlo, be’, faceva prima a farsi rimuovere pure l’altro polmone.

Quindi. Quindi il meteorite restava dov’era, e pure i polmoni. Era solo una stupida serata, avrebbe dovuto sorridere, scoccare i suoi commenti più velenosi, magari evitare di trovarsi a metà strada tra Duncan e il punch che Courtney sperava di lanciargli contro. Era facile, davvero. Un gioco da ragazzi. Poteva fingere benissimo di volersi trovare lì. Fingere era la cosa che le riusciva meglio, dopotutto.

 

***

 

Quando aveva comunicato ufficialmente la sua partecipazione, Chris quasi non era riuscito a trattenere la sua soddisfazione: la serata-evento del reboot del suo show più famoso non sarebbe stata completa senza la presenza di una delle sue protagoniste di punta, aveva detto. Gli aveva attaccato il telefono in faccia. Magari non sarebbe stato male, si era detta, avrebbe visto altri patire le stesse sofferenze che le erano toccate per tre stagioni di fila.

A tutto reality – Il ritorno doveva diventare l’apice della carriera di Chris McLean, le aveva spiegato Sierra. Archiviati i problemi giuridici e trovati altri venti polli da spennare, il conduttore più impomatato della tv tornava alla riscossa per assicurare agli spettatori la loro sana dose di drammi e colpi di scena. Heather gli avrebbe suggerito la pensione, ma purtroppo non aveva voce in capitolo.

Le settimane prima dell’evento sarebbero state un inferno se non fosse stata completamente assorbita dal college: lezioni qui, progetti là, saggi da consegnare in date improponibili e la deliziosa tentazione di non andare effettivamente e dare la colpa al suo essere impegnata ad occuparsi della sua istruzione, a differenza di quelle zucche vuote con cui avrebbe dovuto trascorrere la serata – a differenza di Alejandro, che credendosi già adeguatamente istruito, aveva deciso di puntare sul suo ritrovato bel faccino e darsi alla carriera di modello.

«Non posso credere che tu mi abbia davvero costretto a prendere parte a questa pagliacciata.», borbottò contrariata a Sierra, dopo aver terminato il falsissimo giro di saluti in cui tutti si volevano momentaneamente bene e deponevano l’ascia di guerra.

«Io non ti ho costretta, Heather.», affermò l’altra, ficcandole in mano un calice di champagne, «Semplicemente il mio blog su di te è praticamente morto dell’inizio della scorsa stagione, e capirai che devo pur nutrire i tuoi fan in qualche modo!»

«Trovarsi un lavoro decente era troppo difficile?», protestò, rivolgendole un’occhiataccia.

«Sei sempre così acida, chica? Certe cose non cambiano proprio mai.»

Alejandro era arrivato alle loro spalle e le stava osservando con un sorrisetto divertito. Quel maledetto bastardo avrebbe fatto bene a ringraziarla di non averlo disciolto in tutto quell’acido che l’accusava di avere in corpo. E avrebbe fatto bene a non rivolgerle la parola per tutto il resto della serata. Per tutto il resto della sua vita.

«Come la tua stupidità, del resto, ma per certe disgrazie proprio non esiste rimedio.», rispose, fingendosi dispiaciuta. «Ora scusate, ma ho cose più importanti da fare.», annunciò, marciando verso il bar e rivolgendo a Sierra un sarcastico saluto.

Ignorò palesemente Sierra che la richiamava perché ancora non le aveva scattato nemmeno una foto e si lanciò sullo sgabello del bar.

«Un Toronto.», ordinò seccamente al barista. C’era così tanta gente a quella serata – giornalisti, conduttori, fotografi, celebrità minori a caccia di un briciolo di fama – che le probabilità di scontrarsi nuovamente con Alejandro sarebbero state minime. A meno che, ovviamente, il bellimbusto non l’avesse appositamente cercata e seguita. Il che prevedeva una lunga serie di implicazioni che Heather non voleva nemmeno vagliare, in quel momento.

«Un Tequila Sunrise, por favòr. Ah, Heather, ci rincontriamo. Che coincidenza.»

Coincidenza un corno, gli avrebbe voluto dire, ma dato che non voleva nemmeno rivolgergli la parola si limitò ad una scrollata di spalle. Magari avrebbe dovuto cominciare a vagliare le implicazioni. Così, giusto per passare il tempo. Proprio perché non aveva nulla di meglio da fare. Non di certo perché le interessasse sapere cosa volesse Alejandro da lei, eh. Sia ben chiaro.

«Io non credo nelle coincidenze, Al. Credo piuttosto che tu sia un rompiscatole.»

E lo era, indubbiamente. Nessuno si divertiva a starle sui nervi come lui. C’era una vena sul suo collo che pulsava violentemente, le aveva detto una volta, quando le faceva arrabbiare. La trovava adorabile, aveva detto. Be’, lei la trovava solo fastidiosa. E antiestetica, se proprio doveva essere onesta.

«Eppure ti piaceva questo rompiscatole.»

«Mi piaceva, appunto. Al passato. Adesso non mi piace più.»

Era dovuta scendere a patti con la triste realtà che quel cretino le era piaciuto abbastanza da uscirci per quasi due anni, da fare le tipiche sciocchezze da fidanzatini, abbastanza da andarci a letto. Ma non abbastanza da non lasciarlo quando ne era proprio diventata stufa. Anche se effettivamente si erano lasciati di comune accordo, certo. E anche in amicizia, dicevano le fonti di Sierra – Heather era stata la fonte di Sierra, per tutto quel tempo, perché voleva avere il completo controllo di come l’internet avrebbe preso la notizia. E perché aveva bisogno di qualcuno con cui parlarne, certo. Ma questo era secondario.

Alejandro le rivolse un’occhiata sarcastica che avrebbe dovuto significare che lui non credeva affatto che non le piacesse più. Ma dato che oltre che un rompiscatole era pure un codardo, ovviamente non lo diceva ad alta voce. Ed Heather non era tenuta a rispondere a domande che Alejandro non aveva nemmeno le palle di rivolgerle. Quindi si limitò a scrollare le spalle e a sbraitare contro il cameriere per avere il suo cocktail. Magari dopo avrebbe potuto cercare Sierra e farsi fare quelle benedette foto, così sarebbe riuscita a tornare a casa prima dell’inizio della proiezione. Non aveva mica firmato un contratto che la costringeva a restare lì.

 

***

 

Effettivamente, invece, c’era una postilla nell’invito che recitava che con l’accettarlo si accettava anche di partecipare e restare almeno fino al termine della proiezione. Questo Heather non lo sapeva, ovviamente – perché il primo invito era se l’era mangiato il suo gatto e il secondo non l’aveva nemmeno aperto, si era solo fatta dare l’indirizzo e l’orario da Sierra – ma l’aveva scoperto nel momento in cui uno dei buttafuori l’aveva molto poco gentilmente trascinata all’interno del locale.

«Era scritto in piccolo, Heather, com’è possibile che tu non abbia controllato, conoscendo Chris!»

Ecco, l’ultima cosa che voleva era la neolaureata in legge che le dava una lezione su Chris e le scritte in piccolo. Courtney aveva bevuto abbastanza per essere insopportabilmente socievole, il che significava soltanto che tra un paio di drink sarebbe diventata insopportabilmente emotiva e avrebbe iniziato a bestemmiare contro Duncan e tutti i suoi avi.

«Madre de Dios, Heather, come hai potuto non controllare la scritta in piccolo!»

«Perché, tu lo sapevi?»

Alejandro scrollò le spalle. Probabilmente non lo sapeva nemmeno lui, ma ovviamente lui non aveva motivi per voler tornare immediatamente a casa. Per non dover più vedere la sua faccia. Però Heather li aveva, dei motivi, aveva dei validissimi motivi per volersene andare e il solo fatto di non poterlo fare le faceva desiderare ancora di più che la terra si aprisse e la inghiottisse.

«Tu smettila di prendere appunti.», abbaiò poi contro Sierra, che la ignorò completamente e continuò a scrivere furiosamente sul suo telefono.

«Forse dovrei farvi delle foto. Alejandro, ti dispiace avvicinarti, solo un pochino. No, non è necessario così vicino.», commentò poi Sierra, facendogli segno di allontanarsi da lei. Ecco, almeno qualcuno che la capiva.

«Pensa all’impennata di click se i tuoi lettori dovessero pensare ad un ritorno di fiamma.»

«Hai ragione. Più vicino!», ordinò con uno squittio, e Heather si alzò di scatto. Non avrebbe permesso che qualcuno pensasse che lei e Alejandro erano tornati insieme, e men che meno avrebbe permesso che Sierra lucrasse sulle sue sofferenze.

Cioè. Non sofferenze. Più come- come- peripezie? Le sue peripezie amorose. Le sue infelic- no, solo peripezie amorose. Non aveva sofferto. Per niente. Anzi, era stata così felice dopo la rottura con Alejandro che era andata a tre feste di fila – per ubriacarsi. E non pensarci troppo. Perché se ci pensava le veniva da piangere. Per la rabbia, ovviamente, non perché c’era rimasta male. Perché era arrabbiata di non essere stata abbastanza. Perché era colpa sua, in fondo, se non aveva funzionato. Molto in fondo, eh.

«Non ho alcuna intenzione di farmi fotografare con certi viscidi vermi striscianti.», commentò secca. Ringraziò poi il tempismo di Chris che annunciava l’imminente proiezione, dopo un pomposo discorso su quanto si fosse divertito a torturare i suoi campeggiatori. I campeggiatori in questione sembravano tutt’altro che divertiti. E sembravano anche molto noiosi.

 

***

 

Ovviamente, ovviamente, Chris aveva avuto la premura di riservarle un posto vicino ad Alejandro. Sia mai che Sierra fosse privata delle sue benedette foto. O che le fosse concesso un briciolo di tranquillità. Intrappolata tra Courtney e Alejandro, Heather si preparò mentalmente a quella che sarebbe stata indubbiamente una delle ore più inutili della sua vita.

Il cast scelto da Chris non era semplicemente noioso. Era blando. Insulso. A soli dieci minuti dall’inizio della proiezione aveva già una lunga lista di cose che lei avrebbe fatto meglio. Gestito meglio. Sicuramente avrebbe fatto i salti mortali pur di mettere i bastoni tra le ruote all’ennesima coppietta da squallida romcom americana. E sarebbe riuscita a complottare tranquillamente contro il 90% dei giocatori.

«Che cosa ridicola.», borbottò Courtney, guardando la squallida coppietta flirtare e arrossire sul grande schermo. «L’amore non esiste.», disse poi rivolta ad Heather. «Sta’ a guardare.»

«Ehi! Voi!», strillò, attirando l’attenzione dei ragazzini in questione, stranamente seduti vicino e palesemente a disagio. «State ancora insieme?»

Quando i due scossero vivamente la testa, Courtney si girò verso di lei. «Visto? Tutte stronzate.»

Heather adocchiò quello che doveva essere il suo quinto bicchiere della serata, che Gwen, seduta alla sinistra di Courtney, fu abbastanza gentile da sottrarle.

«Ma insomma, brutta cornacchia! Devi sempre sindacare su tutto?»

L’urlo di Duncan si levò un paio di file dietro di loro. Gwen sospirò rumorosamente mentre Chris chiamava un’interruzione per non perdersi quello che era il momento clou di tutte le loro riunioni. Courtney e Duncan chiaramente non avevano capito che si poteva essere ex senza trascinare tutti i presenti nelle loro disgrazie affettive – cosa in cui lei e Alejandro erano bravissimi, invece – e quindi passavano almeno un quarto del tempo che dovevano condividere strepitando come bambini. Adesso, ad esempio, Courtney si era alzata e stava marciando contro Duncan, assicurando che i suoi passi rimbombassero nella sala in silente trepidazione.

Courtney aveva appena iniziato con il suo cavallo di battaglia, al grido belluino di “Tu, brutto troglodita”, quando Alejandro le picchiettò la spalla e le fece segno di seguirlo verso l’uscita.

 

***

 

«Sia chiaro.», specificò, mentre Alejandro si avvicinava per accenderle la sigaretta, «Sono qui soltanto perché assistere a quello scempio è peggio che stare con te.»

«Ma certo.», convenne lui, mentre si girava per guardare il panorama.

Il locale era all’interno di un grattacielo, abbastanza in alto da poter vedere tutta la città. Non era la prima volta che lei e Alejandro sgattaiolavano via nel momento in cui tutti erano distratti dai problemi di cuore di Duncan e Courtney. Probabilmente Alejandro gliel’aveva chiesto per abitudine, senza nemmeno rifletterci. Probabilmente non voleva trovarsi lì con lei più di quanto lei non volesse trovarsi lì con lui. Probabilmente.

«Quindi- uhm, come stanno i tuoi?», le chiese, in quello che doveva essere un pallido e nonché fasullo tentativo di avviare la conversazione.

«Non ti interessa davvero saperlo.», lo fermò lapidaria. Alejandro le rivolse una boccaccia. «Bene.», aggiunse poi, giusto perché il silenzio era più scomodo di una conversazione di convenienza. «Mia madre si sta godendo la bella vita in Europa, non mi ricordo nemmeno più dove e mio padre si avvia per la terza volta all’altare.»

«Denise?»

«Eh? Mio Dio, sei rimasto così indietro? No, Denise ha trovato un pollo più grosso da spennare. Questa si chiama Karen, mi pare.», disse con una smorfia.

«Vedo che l’hai presa bene.»

Heather scrollò le spalle. Non le importava più di tanto. Non aveva mai sentito bisogno di affetto. Anche se-. Per una volta-. Ecco, si era illusa che-. Be’, non che importasse alla fine. Entro la fine della serata si sarebbe liberata di Alejandro e chissà per quanto altro tempo non l’avrebbe visto. Ed era meglio così, davvero. Perché altrimenti si sarebbe raccontata che sarebbe riuscita a far funzionare tutto finché non ci avrebbe creduto. Come un’idiota.

«L’ho presa meglio di molte altre cose.», concesse, sbuffando una nuvola di fumo.

«Tipo?», incalzò Alejandro, rivolgendole uno sguardo inquisitore.

Voleva davvero essere preso a pugni. Forse si era presentato quella sera solo per farsi prendere a pugni. Se lo sarebbe meritato. Odiava quello sguardo. La faceva sentire scoperta. Vulnerabile. Sapeva di potergli riservare lo stesso trattamento, eh. L’aveva sempre saputo. A volte l’aveva fatto. Solo che adesso sentiva che non ne valesse nemmeno la pena, che per quanto avrebbero cercato di analizzarsi e scontrarsi e mettersi lo sgambetto a vicenda comunque le cose non sarebbero mai tornate come prima. Forse però non avrebbe dovuto tornare come prima. Non è che stessero proprio bene, prima.

C’erano certe ferite che erano fatte per rimarginarsi. Per scomparire dopo qualche giorno. Senza lasciare traccia. Heather aveva perso il conto di quante volte fosse caduta, da bambina, eppure le sue ginocchia erano perfette, non presentavano il ricordo di croste insanguinate che continuava a grattarsi. Invece le era bastato inciampare una volta, concedersi una debolezza, innamorarsi di Alejandro per ottenere una cicatrice che continuava a far male, se non ci stava attenta. Alejandro continuava a farle male, ma era l’unico modo in cui sapevano comunicare.

«Di’ un po’, sei venuto qui solo per tormentarmi?»

«Forse. Allora, vuoi dirmelo o no?»

«Cosa?»

«Che sei stata male dopo che abbiamo rotto.»

Heather fece una smorfia. Avrebbe apprezzato un briciolo di orgoglio. Un po’ di falsità. Qualche trappola buttata casualmente che lei comunque avrebbe schiavato. Avrebbe apprezzato un po’ d’impegno. Eppure dopo l’inizio della loro relazione, Alejandro aveva capito che il modo migliore per piegarla era quello di essere sincero, che si trattasse dei suoi sentimenti o dei suoi capricci o del fatto che odiasse il suo gatto. Perché non era abituata alla sincerità e quindi restava impalata come una scema, in attesa di avere una soluzione alle sue domande, cercando un secondo fine che non esisteva e per questo la mandava in tilt.

Certo che era stata male, dopo che avevano rotto. Questo Alejandro doveva già saperlo. Ma se pensava che l’avrebbe costretta ad ammetterlo ad alta voce di fronte a lui be’, si sbagliava.

«Sono stata peggio quando il mio milione è andato in fiamme.»

«Spietata come sempre.»

«Sarà. Credo che la proiezione sia ricominciata. Dovremmo rientrare, prima che Chris ci trascini in tribunale.»

«Pensi che abbiamo sbagliato, a non riprovarci?»

Heather si fermò e alzò gli occhi al cielo. Davvero, l’ultima cosa che voleva era questa conversazione. Alejandro poteva prendere tutte le sue infime macchinazioni, i suoi piani di riconciliazione, il suo finto interesse e poteva infilarseli su per il culo. Non poteva essere serio. Non aveva alcun diritto di dire una cosa del genere così, dal nulla, dopo mesi di silenzio, di odio, di parole lasciate a metà perché faceva troppo male perfino pensarci.

«Sei stato tu, vero? A dire a Sierra di farmi venire stasera.»

Alejandro non disse nulla, ma le rivolse un mesto sorrisetto che era tutte le conferme di cui aveva bisogno. Quell’idiota manipolatore sapeva che lei si era aggrappata ad una parvenza di amicizia con Sierra e ne aveva approfittato per- per cosa, poi? Sferrare la sua mossa? Che mossa? Le aveva solo chiesto se non avessero sbagliato. Poteva dirgli sì. O no. O poteva mandarlo a quel paese e dirgli che aveva cose più importanti da fare che preoccuparsi di lui — anche se non ne aveva, anche se non c’era letteralmente nulla di più importante, in quel momento.

«Io ho solo suggerito che i suoi blog ne avrebbero giovato.», commentò.

«E tu? Cosa ci avresti guadagnato?»

Che tecnicamente era una domanda inutile, perché lo sapevano entrambi benissimo, cosa ci avrebbe guadagnato, ma magari voleva sentirselo dire. Magari voleva vedere Alejandro ingoiare quel suo stupido orgoglio e avere l’intima soddisfazione di sapere di essere il motivo per cui lo faceva.

Invece Alejandro scoppiò a ridere. Heather si imbronciò e incrociò le braccia, aspettando che smettesse e la degnasse di una risposta.

«Madre de Dios, Heather-», iniziò, ma poi riprese di nuovo a ridere. Stava proprio ridendo di lei, non c’era dubbi. Non era nemmeno una risata fragorosa, e non sembrava chissà quanto denigratoria, ma comunque stava ridendo di lei. E la cosa non le piaceva.

«Quanto puoi essere stupida

«Ohi!», protestò, soffiandogli contro.

«-e non solo sei stupida, tesoro.», le rispose, avvicinandosi sempre di più.

Heather, ovviamente, non si sarebbe tirata indietro. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di metterla con le spalle al muro soltanto perché pensava di poterlo fare, perché pensava di essere in grado di prenderla in contropiede e metterla in difficoltà. Okay, era vero, pensava di poterlo fare perché gli era già riuscito un sacco di volte, ma Heather di certo non gliel'aveva mai permesso con facilità. Questa volta non faceva eccezione.

«Oh, no.», continuò Alejandro, afferrandole il mento. «Sei anche completamente incapace di patteggiare. Ignorare questi miei-», fece una pausa, riflettendo su ciò che voleva dire, «-tentativi di issare bandiera bianca non ti fa mica fare una bella figura.»

Heather roteò gli occhi. Se quello era un tentativo di issare bandiera bianca - e non lo era, perché non si era mai sentita più attaccata che in quel momento, praticamente assediata dal respiro di Alejandro, bollente sulla sua pelle, dalle dita che ancora indugiavano su di lei, da ogni singola parola che le avesse mai rivolto - allora lei era bionda. E stupida per davvero.

«E questo-», concluse, allontanandosi all'improvviso, lasciandole addosso una sensazione di vuoto, freddo e solitudine che non erano certo imputabili al metro scarso che li separava, «è il motivo per cui resterai per sempre sola.»

Heather sbuffò, ma Alejandro aveva chiaramente qualcos'altro da dire.

«Tu, mi amor, vuoi una resa totale. E io non sono disposto a concedertela.»

 

***
 

Se n'era andato senza aggiungere altro, mentre dall'interno della sala arrivavano ancora voci sbiadite di discussioni e il tentativo ormai disperato di Chris di terminare quella proiezione in tempo per potersi concedere otto ore di sonno, che altrimenti sarebbero iniziate a spuntargli rughe ovunque.

Heather, nonostante la persistente sensazione di freddo, non si era ancora mossa. Aveva la netta impressione di star piangendo. Si era stretta le braccia intorno al corpo ed era rimasta a fissare le luci della città finché non le avevano dato abbastanza fastidio da farla smettere di singhiozzare.

La cosa che faceva più male - rifletté dopo, mentre era in bagno a sciacquarsi la faccia e sistemarsi il trucco colato per non dargli la soddisfazione di vedere, in maniera così evidente e disarmante, l'effetto che aveva su di lei - era che aveva ragione. La sconfitta e l'aver torto sembravano distruggerla molto di più della prospettiva di non poter mai ottenere quella "resa totale" che forse l'avrebbe spinta a perdonarlo e riprovarci. A quel punto però era anche chiaro che Alejandro non la voleva abbastanza da mettere da parte il proprio, di orgoglio.

Se lui non era disposto a concederle neanche un metro, Heather non vedeva perché lei non si sarebbe potuta comportare di conseguenza - eccetto che- be'- non era quello, il punto. Il punto era che Alejandro un metro era anche disposto a concederglielo, se lei era disposta a percorrerlo per andargli incontro.

«Pensavo che avresti avuto bisogno di un fazzoletto.», le disse Alejandro, in cui era inciampata all'uscita del bagno.

Le stava porgendo un ridicolo fazzoletto di stoffa bianco, e lei aveva allungato il braccio automaticamente e poi si era bloccata a mezz'aria.

«No.»

«No?»

«Non ho bisogno di uno stupido fazzoletto. Ho bisogno di-»

Te. Aveva bisogno di qualcosa che lui non poteva darle, una relazione che per una volta funzionasse, un rapporto che non facesse acqua da tutte le parti, una storia d'amore che non si sarebbe lasciata corrodere da tutto il veleno che erano in grado di sputarsi addosso. Aveva bisogno di sentirlo vicino, di una vicinanza fatta d'intimità, non di centimetri, aveva bisogno di sentire il suo respiro e la promessa di un bacio che prima o poi avrebbe ricevuto.

«Di cosa, Heather? Di cosa hai bisgno?», chiese, sbuffando, afferrandole il polso, ancora sospeso tra di loro, e tirandola contro di sé.

Heather emise un verso strozzato, una protesta a cui non era riuscita a dare voce, e nascose il volto nell'incavo del collo del ragazzo, che rilasciò un lungo e sconsolato sospiro.

«Come faccio a darti quello che vuoi se non parli?», chiese, infilando una mano tra i suoi capelli.

«L'hai già detto, no? Tu non puoi darmi quello che voglio. È inutile.»

Sentiva una specie di assillante rassegnazione. Non riusciva a vedere una via di uscita, continuavano a cercarsi e rifiutarsi e a rovinarsi a vicenda senza scampo.

«Ti ricordi quando ci siamo messi insieme per la prima volta?»

«Mhh.»

«Eri felice.», la sua non era una domanda. «Era inutile anche allora?»

Heather si mosse a disagio tra le sue braccia. Che domanda stupida - era chiaro, visto com'era andata a finire, visto come andava sempre a finire, che fosse inutile. Eppure. Eppure c'era quell'attrazione, non solo fisica, che continuava a spingerla verso di lui. C'erano le sue dita strette intorno al suo polso. C'era la muta e disperata richiesta nei suoi occhi. C'era il desiderio di avere qualcosa di più. Heather sospirò. Si era arresa. Aveva vinto lui.

«No.»

«No?»

«Sì.»

«Heather, che diavolo-»

«No, non era inutile. Sì, va bene, va bene! Abbiamo sbagliato a non riprovarci. Ma quante altre volte dovremmo tentare, prima di riuscire a fare qualcosa di buono? Non ti stanca, il pensiero che domani potremmo litigare di nuovo e- e sembrerebbe di nuovo tutto inutile?»

Alejandro non le rispose immediatamente. Non stava prendendo tempo per studiarla. Non stava cercando un modo per ferirla, per anticipare le sue mosse. Stava semplicemente pensando - e questa prospettiva, che lui non avesse una rassicurazione pronta ai suoi dubbi, che anzi magari fosse stata lei, a farli venire a lui, la stava divorando. A questo punto aveva paura della sua risposta, il lancinante terrore che potesse dirle che forse aveva ragione a dubitare della loro relazione. Non voleva sentirselo dire - non voleva che fosse lui a dirglielo, voleva che almeno Alejandro mantenesse la sua stupida, orrenda fiducia nel fatto che alla fine avrebbe funzionato tutto, tra di loro.

«Alejandro, senti-»

«Non voglio sentire un'altra parola.», sentenziò, con un borbottio vagamente contrariato. «Andrà bene. Perché non dovrebbe? Solo il fatto che ti faccia tanti problemi significa che in fondo ci tieni.»

«Chi ha detto che non ci tengo?», sbottò, indignata, staccandosi da lui. «Sono solo stanca di rimanerci male tutte le volte.»

Aveva incrociato le braccia al petto e lo guardava con aria interrogativa - voleva solo una rassicurazione. Voleva che le dicesse che non l’avrebbe più fatta soffrire.

«Non posso prometterti che non ci rimarrai male. Posso solo-», si passò una mano sul volto, «posso solo dirti che proverò a non farti soffrire.», ci fu un attimo di silenzio, poi aggiunse: «Sai, questo è il momento in cui dici che anche tu ci proverai.»

«Mhh. E se lo dico poi che succede?»

Alejandro le rivolse un ghigno divertito.

«Succede che dobbiamo tornare alla proiezione di Chris, altrimenti ci denuncia per davvero.»

Heather annuì. Quella non era una resa totale. Non era neanche sicura che fosse quel compromesso faticoso in cui Alejandro continuava a sperare. Era qualcosa, sicuramente. Qualcosa di meglio che restare da sola, senza di lui, qualcosa di meglio che rotolarsi nel rimpianto e nell’autocommiserazione. Qualcosa, pensò, cercando di nascondere il suo sorriso divertito, che avrebbe fatto impazzire i fan dei blog di Sierra. 

Fece finta di pensarci su per un attimo, giusto per tenerlo sulle spine, poi gli afferrò la mano e cominciò a trascinarlo verso la sala di proiezione.

«Dai, muoviti! L’ultima cosa che voglio è farmi rappresentare in tribunale da Courtney!»



 
  
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