Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: eddiefrancesco    26/03/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Deve essere successo qualche anno più tardi, quando neppure lui era più al servizio di Sua Grazia» soggiunse Poynter. «Avevano avuto qualche dissidio, che voi sappiate? Chiese Kit. «Non lo so. In ogni caso, Raven non cercò un altro impiego. Immagino che sia stato il periodo in cui morì suo fratello maggiore. Augustus ereditò il patrimonio di famiglia, vendette la tenuta che i Tovell possedevano nel Surrey, acquistò Raven Hill e cominciò a isolarsi dal mondo.» Il bibliotecario sorrise ai due giovani con aria di scusa. «Ma immagino che conosciate già tutta la storia. Anche voi dovete aver cambiato il vostro nome in Raven» disse a Kit. «Infatti» rispose Hero, vedendo che il suo compagno di viaggio era rimasto sbigottito. «Entrambi siamo parenti alla lontana e Raven è stato così generoso da provvedere al nostro futuro.» «Ah.» Poynter sembrava soddisfatto. «In effetti mi stavo chiedendo quale fosse il vostro grado di parentela. Augustus Raven aveva soltanto quel fratello, morto senza figli.» Non era affatto insolito che i membri più benestanti di una famiglia si prendessero cura dei parenti meno fortunati. Coloro che non avevano eredi potevano perfino adottare coloro a cui erano più affezionati, parenti o amici che fossero. Era stato per questo motivo che il vero Erasmus aveva cambiato il proprio nome, sperando di accattivarsi con quella mossa il favore di Raven. Lui anelava ad accaparrarsi Raven Hill e tutti gli altri beni, nonostante Hero fosse sicura che Erasmus non nutrisse per Raven più affetto di lei. E la posizione di Erasmus non era affatto sicura, il che spiegava come mai si offrisse con sempre maggior disperato servilismo di eseguire qualsiasi ordine di Raven. «Ebbene, Augustus deve essere molto orgoglioso di avere come nipoti due così bei giovani.» Poynter sorrise. Per un pelo Hero non si lasciò sfuggire uno sbuffo sprezzante, perché Raven non era orgoglioso di niente, a parte se stesso e le sue acquisizioni. Del resto, lei ed Erasmus non erano forse poco più che pupazzi, aggiunte umane alla sua collezione sempre più vaste? «Vi siamo molto grati» disse Kit, accorgendosi che Hero era rimasta senza parole. «A quanto pare, non gli portate rancore.» Di nuovo il bibliotecario increspo' le labbra. «La vita è troppo breve, e la passione per il collezionismo troppo trascinante per sprecare il tempo a covare dei risentimenti. Nel corso degli anni, la mia strada si è incrociata spesso sia con Raven sia con Montford.» Scosse il capo, rattristato. «Mi ha addolorato molto sapere che Sua Grazia è gravemente malato.» «Che cosa?» Di nuovo fu Kit che ebbe la presenza di spirito di parlare, mentre Hero fissava l'uomo a bocca aperta. «Sì. Uno dei più grandi collezionisti del nostro tempo sta per intraprendere l'ultimo viaggio, anche se io continuo a pregare Dio che ce lo conservi ancora a lungo.» «Mi dispiace. Questa cattiva notizia non ci era ancora giunta all'orecchio. Anzi, mentre eravamo a Cheswick, ho avuto l'impressione di vedere degli uomini con la livrea del Duca.» Disse Kit. Poynter scosse la testa, anche lui stupito. «Forse stavano compiendo un'ultima missione per ordine di Sua Grazia» dichiarò infine con un sorriso malinconico. «È toccante pensare che il Duca di Montford stia ancora dando la caccia alla preda più ambita, il più raro dei volumi. Collezionista fino all'ultimo respiro.» Hero era talmente confusa che si lasciò condurre fuori dalla sede della London Institution senza curarsi di chi avrebbe potuto vederli. La sua mente era un tumulto di pensieri mentre cercava di assorbire le informazioni ricevute da Richard Poynter e dare a esse un senso. «Volete che cerchiamo un posto per sederci?» La sollecitudine di Kit, almeno, era una certezza immutabile. La giovane scosse la testa. «No. Preferirei camminare.» Kit le prese una mano e se la passò sotto il braccio, dandole un colpetto come se volesse confortarla. «Come volete. A questo punto è chiaro che il libro non ha mai fatto parte della collezione del vecchio conte. Martin Cheswick lo seppelli' in giardino oppure lo bruciò o se ne sbarazzo' in qualche altro modo. Il Mallory è perduto e non posso certo dire che mi dispiaccia.» «Forse» mormorò Hero. «O forse no.» Kit le lanciò un'occhiata interrogativa. «L'unica altra possibilità è che vostro zio possieda già il libro. Vi avrebbe dunque affidato questo incarico sapendo che alla fine avreste dovuto cercarlo proprio presso di lui?» Hero aveva già preso in considerazione quella eventualità, tuttavia non osava mettere Kit a parte dei propri pensieri. Gli occhi dell'uomo si fecero penetranti quando si accorse che Hero non rispondeva. «Vorreste introdurvi furtivamente a Raven Hill e cercare il Mallory?» ipotizzò. «Mi pare l'unico modo per scoprire la verità sulla sua esistenza.» «Entrare di nascosto nel castello di Raven è un'impresa impossibile» dichiarò lei. «E perché mai? Credevo che esistesse la possibilità di visitare tutte le grandi residenze, soprattutto una costruita nello stesso stile di Strawberry Hill.» Il sorriso di Hero era privo di allegria. «A differenza di Sir Horace Walpole, che aveva fatto stampare una guida della sua casa e addirittura faceva pagare il biglietto d'ingresso, Raven non ha l'abitudine di accogliere dei visitatori. Questo atteggiamento misterioso scatena la curiosità della gente, tanto che lui ha dovuto assumere diversi lacchè per scacciare i ficcanaso dalla sua proprietà.» In stile con le fantasie gotiche di Raven, i lacchè erano armati di spada. La giovane scosse la testa. «Nonostante Raven abbia sempre avuto la mira di superare Walpole, le somiglianze tra le due dimore sono poche. Strawberry Hill è progettata secondo un criterio molto innovativo, con tappezzerie eccentriche e un uso molto originale del colore e della luce. Al contrario, Raven non è un visionario.» A differenza di Walpole, gli interessava soltanto alimentare la propria immaginazione distorta, mentre Walpole aveva creato una sorta di fiera del gotico. «In entrambi gli edifici, gli archi a sesto acuto si sprecano e così pure i passaggi segreti. Però Strawberry Hill sembra un castello delle fiabe, con guglie, finestre di pietra con motivi a quadrifoglio ed elaborate scale in legno. Raven Hill è più simile a un castello, con tanto di segrete e cammino di ronda. Inoltre è costruita in pietra solida e intagliata, laddove Walpole ha preferito affidarsi alle tappezzerie, magistralmente realizzate, che riproducono tale materiale.» Non parlava mai della sua casa, ma una volta cominciato sembrava che non riuscisse più a fermarsi. «È come una tomba: fredda, buia e scomoda. Oltre che terrificante» concluse in un sussurro. «Che cosa?» Lei annuì. Aveva perso il conto delle volte che, da bambina, era incappata in qualche falso orrore aggiunto da Raven per il proprio divertimento. «Ho imparato molto tempo fa a non gridare davanti a una scure che cala e a non sussultare per qualche suono spettrale che esce dal nulla. Continuo a mangiare in silenzio e fingo che non sia successo niente.» «Che cosa?!» ripeté ancora Kit, fermandosi. «Non c'è una sedia comoda in tutto il castello, non esiste un angolino dove poter leggere un libro al caldo, ma soltanto teche traboccanti di volumi e intere casse di medaglie e di altre follie da collezionista.» Hero riprese fiato per proseguire, ma poi si avvide che Kit era in piedi davanti a lei e la guardava con aria turbata. «Quel demonio si merita di essere frustato» ringhio' lui, facendola pentire della propria sincerità. Non voleva assistere a uno scontro fra Kit e Raven, né ora né mai. La consapevolezza che il comunissimo cognome di quell'uomo era Tovell non sminuiva affatto il suo potere. Per tutto il resto Raven corrispondeva esattamente al significato del nome che si era scelto: corvo. Scosse la testa come per dissentire dalla condanna di Kit. «Si merita senz'altro una tale punizione, ma per crimini verso altre persone, molto più gravi della mancanza di un arredamento adeguato.»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: eddiefrancesco