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Autore: anonimo_21    27/03/2022    0 recensioni
"Ancora frastornata si alzò per avvicinarsi e guardarsi allo specchio. Tutto il suo corpo era visibilmente provato: Vi si vide allo specchio e si accorse di essere colma di ferite e lividi anche sul volto, e che le sue guancie erano bagnate dal pianto. ...Vi riuscì a vedere lo stupore dato da quella presa di coscienza crescere nei suoi occhi e diventare qualcosa di peggiore, mentre raggiungeva quella consapevolezza terribile: non era stato un sogno."
La fanfiction CONTIENE SPOILER DEL PRIMO ATTO DI ARCANE (e solo di Arcane poiché non ho quasi mai giocato a League of Legends, dunque non ne conosco la lore), ma se siete alla ricerca di storie su questa serie dubito sia un vostro problema. Detto questo, vi auguro di cuore una buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vi credeva di aver trovato una via d’uscita dal turbine di sensi di colpa che la opprimeva costantemente da quella fatidica notte: aveva compreso che fra tutte le emozioni che a lungo l’avevano assalita la rabbia era l’unica in grado di tenerla in vita. Del resto nella prigione nulla era cambiato da quando era arrivata. Le mura della sua cella, tuttavia, ora erano testimoni silenti del suo trascorso: esse mostravano i segni di scariche e scariche di pugni, con notevoli chiazze rosse ovunque, laddove Vi si era immaginata le concretizzazioni di tutti gli errori della sua vita, su cui aveva scagliato tutta sé stessa. Anche quella sera, nonostante fosse notte inoltrata e le luci principali della prigione fossero state spente ormai da ore, era ancora sveglia ed intenta a prendere il muro a pugni. Il sudore le scorreva ovunque, ed il suo respiro era affaticato, ma comunque Vi non smetteva, era imperterrita, infermabile. Con la coda dell’occhio vedeva il suo sangue scintillare alla luce fioca della cella mentre cadeva dai suoi pugni, ma non le interessava. A causa di tutto quel picchiare con cui aveva iniziato a riempire ogni sua giornata le mani le facevano sempre male, ma la mente soffriva un po’ meno. Comunque non aveva mai smesso di sentire il lamento straziante, che era sempre identico. Ora però Vi aveva trovato la forza di rispondergli, cercando di sovrastarlo: urlava sempre più forte, tirando pugni su pugni, come quando si allenava con i suoi amici nel covo a Zaun.
Dopo chissà quanto tempo Vi si fermò e, respirando affannosamente, appoggiò il braccio destro dolorante alla parete che aveva appena finito di colpire. La ragazza si fermò e guardò le nuove crepe che aveva lasciato nel muro: lentamente stava sbriciolando tutte le piastrelle di quella parete, non che le importasse. Vi camminò con passò lento fino al lavandino, dove, dopo essersi tolta le fasce ormai vermiglie grondanti, incominciò a lavarsi via il sangue e la polvere dalle mani, facendo smorfie di dolore ogni volta che l’acqua le riapriva una ferita ormai chiusa ma non del tutto rimarginata. Quando ebbe finito si levò di dosso la maglietta e la strappò per farne delle altre fasce, che avvolse attorno alle sue mani in un processo che conosceva a memoria. Il giorno dopo le sarebbe toccato cercare qualche altro straccio o portare via con la forza un’altra divisa a qualche maledetto detenuto, ma ormai era un evento ricorrente, pensava. Mentre armeggiava con quei pezzi di tessuto ebbe modo di guardarsi in ciò che rimaneva dello specchio che aveva rotto tempo addietro: non provava interesse per l’immagine di sé che vedeva, solo i suoi occhi attiravano la sua stessa attenzione. Le sembrò di vederci dentro il fuoco, lo stesso di quella fatidica sera che era ancora al centro dei suoi pensieri: il ricordo di chi c’era stato non la abbandonava, così come neanche lei voleva lasciarlo andare del tutto. Continuava a darsi la colpa di ciò che era successo, ma ora almeno non si lasciava più annullare totalmente da quel senso di colpa. Morte le persone a lei care, il passato non aveva alcun valore, ed allo stesso modo Vi riteneva insignificante anche il suo futuro, ma almeno era ancora viva. Questa era l’unica conclusione che aveva raggiunto, questo era l’unico risultato che aveva ottenuto: era ancora viva.
   
 
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